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17 capitolo


ASHLEY

Non riuscivo a respirare, sentivo l'aria che veniva strappata dal mio corpo come se qualcuno mi stesse togliendo la vita a poco a poco, ogni respiro che cercavo di prendere sembrava troppo corto, come se l'aria fosse troppo pesante per me.

Il cuore mi batteva nel petto fortissimo, come se stesse cercando di sfondarlo.
Era tutto troppo veloce, troppo intenso, e non riuscivo a fermarlo, non ero capace di controllarlo.

Sentivo il fiato che mi mancava, la testa che girava, e ogni cosa attorno a me sembrava sfocata, lontana da me, quasi surreale.

L'acqua, che qualche secondo fa era calda e piacevole, ora era gelida, mi scorreva sul corpo paralizzandomi, togliendomi ogni capacita di reagire, sembrava quasi che cercasse di affogarmi.

Tutto il mio corpo era un urlo silenzioso, e sapevo che dentro di me nessuno poteva sentirmi, nessuno poteva aiutarmi.
Ero come bloccata in un limbo, in un luogo a me sconosciuto.

"te lo sei meritato" l'eco rimbombava nella mia testa.
"questo è perché hai ucciso i tuoi genitori"

Un vortice infinito cercava di strapparmi dalla realtà, tentava di portarmi via tutto, il fiato, la vista, l'udito...

Non sentivo altro che quelle stupide voci nella mia testa.
Tutto ciò che avevo attorno era scomparso nel buio, nell'oscurità che cercava di rapirmi, nel dolore e nei sensi di colpa che mi divoravano.

"tu non sei la vittima. Sei la carnefice" urla nella mia testa continuavano a sommergermi

"tu sei la causa del tuo dolore"

Tutte le forze che avevo impiegato per riuscire a superare il trauma ora sembravano vane, come se niente importasse.
Le capacita che avevo dimostrato, il coraggio che avevo avuto, gli sforzi che avevo fatto e la solitudine che avevo vissuto.

Tutto spazzato via.
Sentivo un bruciore al petto, quello stesso bruciore che pensavo di aver scordato, lo stesso che credevo di aver superato.

Le immagini mi colpirono all'improvviso. Le luci dei fari.
Il suono stridente dei freni.
Il boato dell'impatto.
Il silenzio.

No, no, no.
Dovevo smettere di pensarci.
Portai le mani al viso, ma erano fradice e le dita mi scivolarono sulla pelle.
Il respiro divenne sempre più corto, spezzato.
Il petto si sollevava e si abbassava troppo velocemente, come se stessi annegando. Stavo annegando.

"ashley" le voci arrivavano lontane, quasi ovattate dalle urla nella mia testa.

Una stretta al braccio cercò di rapirmi, ma questa volta non era l'oscurità, ma la luce.
Era Ethan.

"Ashley respira"  continuava a tenermi stretta a se "sono qui con te"

"apri gli occhi piccola, guardami" disse ma le lacrime continuavano a rigarmi il volto sommergendomi.

"non ci riesco" tre parole che uscirono tremando dalla mia bocca, avevo ancora il fiato corto.

"ci riesci Ashley" le sue parole erano come uno scudo contro le urla nella mia testa.

"respira con me, piano piano" la sua voce riusciva a celare la sua preoccupazione in quel momento, anzi mi trasmetteva coraggio.

Non era lì per dirmi di non avere paura, era lì per aiutarmi ad affrontarla.
Il petto inizio ad alzarsi e abbassarsi lentamente.
Il fiato stava tornando a farsi spazio dentro di me.

"continua così, stai andando alla grande"
E poi l'acqua che mi scorreva addosso, tornò ad essere calda e le urla nella mia testa tacquero.

Il mio corpo riprese a muoversi e sentii di nuovo scorrermi il sangue nelle vene.
La luce era tornata ed essa era Ethan

ETHAN

Raccolsi ashley dal pavimento della doccia, la asciugai velocemente e la posai ancora nuda sul letto.

Cercai di coprirla per evitare che sentisse freddo, ma al contatto con la coperta il suo corpo rabbrividì.

Sentivo il suo respiro debole , come se qualcosa le impedisse ancora di poter prendere aria.
Quasi sembrava che fosse lei a negarselo, come se pensasse di non meritarlo.

L'aria si fece pesante e si creò un silenzio imbarazzante, quasi poteva essere tagliato con delle forbici.
Il rumore dell'acqua si sentiva ancora scorrere dal bagno, non mi ero curato di chiuderla.

La stanza era illuminata dalla luce debole della bajour che si trovava sul comodino.
A essa era appoggiata una fotografia che non avevo notato prima d'ora, sopra vi era raffigurata Ashley da bambina.
Con lei un uomo e una donna, supponevo fossero i suoi genitori.

Sembravano così felici, una famiglia che si amava.
Non ricordo neppure cosa voglia dire avere una famiglia, figuriamoci amorevole.

A dir la verità non mi ero mai soffermato a guardare bene la stanza di Ashley.
Si era trasferita da poco ma aveva reso "sua" questa stanza.

Era tappezzata di fotografie, la libreria piena di libri di ogni colore, lo specchio decorato con tanti sticker attaccati su esso.
Questa stanza emanava proprio la sua essenza.

Il silenzio si ruppe per la voce di Ashley "Ethan" pronunciò tutto d'un colpo "voglio andare a denunciarlo"

Smisi di guardarmi in torno e tornai ad osservare lei "ne sei sicura?"
"si, andremo domani stesso" disse convinta della sua scelta.

Non mi sarei mai permesso di negarle un suo diritto, se si riteneva pronta io l'avrei appoggiata.
Per la prima volta nella vita avevo qualcuno a cui tenevo veramente tanto.

"ti va di dirmi cosa è successo?" chiesi con cautela.
"era solo un attacco di panico" strinse l'asciugamano a se "ho solo bisogno di liberarmi di questo peso"

"va bene però ora vai a dormire, ci vedremo domani" mi alzai dal letto e feci per andarmene.

"Ethan" mi bloccò
"dimmi" mi voltai di scatto "hai bisogno di qualcosa prima che vada?"
"no" rimase a riflettere, come se non volesse veramente pronunciare ciò che stava per dire
"in verità vorrei che restassi con me, puoi?" chiese quasi impaurita dalla risposta

"va bene, Nelly" pronunciai il soprannome che le avevo assegnato in modo quasi sarcastico, solo per cercare di farla ridere e ci riuscii.

La notte ormai inoltrata faceva scorgere la luce della luna, che mi arrivava dritta negli occhi.
Così mi voltai dall'altro lato del letto e trovai Ashley che mi osservava, accovacciata su se stessa.

"sono le due, dormi un po', domani faremo ciò che mi hai chiesto" la rassicurai sperando che così riuscisse a dormire.

Lei calò la testa e si voltò dal lato opposto, come se il mio sguardo le impedisse di dormire.

"buonanotte piccola nelly" fu l'ultima cosa che pronuncia prima di chiudere gli occhi e girarmi nuovamente verso la luce della luna.

Continuai a pensare a cosa fosse successo.
Il mio tocco sotto la doccia le aveva provocato i ricordi della notte alla festa, che a loro volta le avevano causato un attacco di panico.

Mi sentivo in colpa, una sensazione che nella vita non avevo mai provato, almeno non prima di conoscere Ashley.

Non mi era mai importato di ciò che le mie azioni provocavano agli altri, ma con lei, per l'ennesima volta era diverso.

Sentii dei movimenti dietro di me, ma non mi mossi, magari Ashley si stava semplicemente muovendo nel sonno.
Ma mi sbagliavo, era sveglia.

"so che stai dormendo, ma ho bisogno di dirlo ad alta voce" pronunciò con cautela, probabilmente non voleva svegliarmi.
"non so veramente come avrei fatto senza di te nell'ultimo mese" le sue parole celavano paura, forse il terrore di affezionarsi a me.

"ma io credo veramente di essere innamorata di te e non so veramente come gestirlo... se solo fosse tutto più facile"
fu l'ultima cosa che pronunciò perché poi il silenzio torno a riempire la stanza.

Rimasi paralizzato.
Pensava veramente che dormissi, sennò non lo avrebbe mai detto ad alta voce.

Come poteva una ragazza come lei, amare uno come me?
Piuttosto come poteva, in generale, qualcuno riuscire ad amarmi?

Fu l'ultimo pensiero che feci prima di crollare nel sonno.

la mattina dopo

"credi che la caserma sia aperta? ci dovremmo informare prima di ritrovarci lì per nulla" constatazione intelligente per una persona che ha appena aperto gli occhi dopo una notte insonne.

"veramente? pensavo di presentarmi lì e andare alla cieca" le risposi sarcastico.

"simpatico, vedo che il tuo essere fastidio funziona perfettamente anche appena sveglio" mi prese in giro cercando di toccare il mio ego.

"se tu non facessi affermazioni stupide, io non dovrei risponderti così, miss perfetta in tutto" la provocai con un nuovo soprannome con cui prendermi gioco di lei.

"divertente, ma ora alzati dal letto e andiamo"

"con calma nelly, prima devo passare da casa" mentii "ti passo a prendere dopo"

"si come la settimana scorsa ... ah no, poi sei sparito quella volta" la sua frase suonava quasi come un rimprovero.

"ti ricordo che sei stata tu a non voler andare più in caserma nelly" la fulminai con lo sguardo "sarei venuto a prenderti senza motivo"

Lei si voltò dall'altro lato, assumendo lo sguardo imbronciato di una bimba piccola.

"se non ti vengo a prendere hai il diritto di tirarmi uno schiaffo appena mi vedi" le proposi un patto, posizionandomi davanti a lei.

"però ora devo andare, ci vediamo tra poco" le diedi un bacio sulla fronte di sfuggita e uscii dalla stanza senza vedere la sua reazione.
Adoro farla impazzire, ma prima o poi sarà lei a fare impazzire me.

Non andai a casa mia, ma da Noah, perché la settimana scorsa il discorso era rimasto incompleto.

"Allora, ci sono novità?" chiesi a Noah che questa volta non si trovava con Will.

"Ti sembra una cosa facile da scoprire ethan"? mi chiese saccente

"Mi sembra che voi stiate perdendo tempo, non sono neanche più certo di credere a ciò che mi avete detto" pronuncia con noncuranza.

Non mi importava di cosa poteva pensare Noah di me, ultimamente si era allontanato da me solo per colpa di Will, si meritava questo trattamento, non sembrava nemmeno più il mio migliore amico.

"senti ethan ti devi calmare, la situazione si sistemerà e diremo tutto ad Ashley quando sarà il momento" cerco di giustificarsi inutilmente; non avrei permesso a lui e Will di far soffrire Ashley.

Le avrei rivelato tutto io, anche se la situazione ancora non era del tutto chiara.

"Sai cosa? ci penso io da ora in poi, smettila di frugare nella vita di Ashley" esternai con disprezzo e disapprovazione.

"riguarda anche me, non puoi farlo Ethan.
Per una cazzo di volta ragiona con lucidità, non gira tutto intorno a te"
Le sue parole provocarono una rabbia improvvisa dentro di me.
"fottiti noah" urlai prima di uscire da casa e sbattergli la porta in faccia.

"sono sotto casa tua, scendi e andiamo" ancora ero sulla moto quando chiamai a telefono ad Ashley.

Una volta arrivati trovammo una fila infinita di persone che erano lì per fare una denuncia.

"ti senti pronta?" le chiesi seduto in attesa del nostro turno

"si, devo e voglio farlo" mi rispose fiduciosa di te.
Amavo quando Ashley mostrava l'immensa forte interiore che aveva.

"numero 13" la voce del megafono ci avvisava che era il nostro turno.

"buongiorno, sono qui per sporgere una denuncia per molestia" vidi Ashley tremare per la frase che aveva appena pronunciato.

"va bene signorina, per favore mi porga i documenti" disse l'operatore alle denunce.

Rimanemmo un po' ad aspettare che verificasse i documenti nel database del computer.
Potevo percepire l'ansia di Ashley nell'aria, tremava e respirava con difficoltà.
"tranquilla, sono qui con te" le bisbigliai all'orecchio cercando di rassicurarla e lei di risposta appoggiò la testa alla mia spalla.

"Allora, Ashley Nelson, nata il 13 novembre a Providence, la foto-" cercò di dire l'operatore prima di essere interrotto da Ashley.
"ci deve essere un errore, non sono nata qui io, vengo da Saint Andrews"

"signorina Nelson, qui mi risulta che sia nata qui, suo padre è..." questa volta fu lui stesso a interrompersi, digitò qualcosa sullo schermo e tornò a parlare.
"qui mi dice che non posso rivelare il nome dei suoi genitori per una richiesta di anonimato"

"ma che assurdità è questa, Daniel e Grace Nelson sono i miei genitori" affermò Ashley innervosita dalla situazione.

Così l'operatore torno a digitare qualcosa sul suo computer e dopo qualche secondo si voltò verso di noi.

"si, signorina è corretto, ma non posso rivelare il nome dei suoi genitori biologici"

Il quel momento Ashley era confusa, ma io no.
Io avevo già capito tutto.

"non capisco cosa sta dicendo, sono loro i miei genitori" la frustrazione di Ashley era palpabile nell'aria.

"sì signorina" ricontrollo velocemente il computer "loro sono i suoi genitori adottivi"

In quel momento avvenne la catastrofe, Ashley continuava ad insistere dicendo che l'operatore si sbagliasse e lui cercava di assicurarle che era così.
Ma io sapevo che era la verità.
E lei non era a conoscenza del fatto che io lo sapessi.

Sul suo volto iniziarono a sprigionarsi delle lacrime che iniziarono ad aumentare sempre di più.
"mi dica chi sono" urlò piangendo " mi dica chi sono i miei genitori biologici"

"signorina mi dispiace ma non posso e se anche volessi infrangere le regole, non ho i nomi sul database" affermò l'operatore dispiaciuto per la reazione di Ashley.

Rimasi affianco a lei mentre cercavo di nascondere la verità, sapevo che se avesse capito che io lo sapevo già, mi avrebbe odiato per sempre.
Eravamo andati lì per una denuncia che finì per non essere conclusa.

Ashley recuperò la sua borsa e corse fuori dalla caserma piangendo.
La seguii e misi in moto il motore, pensando volesse subito andare via.
Le era appena crollato il mondo addosso e io non potevo fare nulla per aiutarla.

"ho vissuto una fottuta vita nella menzogna!" sbraitò ai quattro venti.

"Ashley, andiamo a casa e capiamo meglio la situazione" provai a dire, ma a lei non piacque la mia affermazione
"cosa c'è da capire, tutto ciò che era la mia vita ora è solo una stupida bugia"

"Ashley ci sono tante cose che tu devi capire" provai nuovamente a parlare, ma quest volta fui sciocco.

Lei mi guardò torva e rimase in silenzio per qualche secondo, il tempo necessario per mettere insieme i pezzi del puzzle.

"TU LO SAPEVI" realizzò nel momento stesso in cui le parole fuoriuscirono dalla sua bocca.

Non potevo fare altro se non ammetterlo ormai.
"Ashley ti posso spiegare, torniamo a casa per favore"

"tu sei un bugiardo, come hai potuto tenermelo segreto" la sua voce era un misto tra rabbia e delusione

"piccola per favore, volevo dirtelo, ma non era il momento giusto" cercai di giustificarmi ma ormai sapevo di averla persa.

Il suo sguardo era furioso "vaffanculo, stupida io che pensavo di amarti" disse senza pensarci due volte e se ne rese conto troppo tardi.

"anche io ti amo Ashley, te lo giuro non volevo farti del male" lasciai uscire il segreto più grande che stavo nascondendo persino a me stesso, le permisi di sapere ciò che provavo per lei.

"se mi ami come dici, non mi avresti fatto questo" delusa si girò verso la moto e salii.

"Nelly cosa stai facendo, non sai guidarla" preoccupato mi avvicinai a lei bruscamente

"Fottiti parker" pronunciò prima di premere l'acceleratore e sfrecciare dritta via da me.
Cercai di inseguirla ma purtroppo o per fortuna la mia moto era fin troppo veloce persino per un atleta come me.

Continuai comunque a correrle dietro perché riuscivo a vederla in lontananza.
Ma nel momento in cui sbattei le palpebre un boato arrivò dal fondo della strada.
Corsi più in fretta cercando di vedere ciò che era successo.
Voltai l'angolo e mi ritrovai ai miei piedi la moto e Ashley catapultata via a 10 metri di distanza.

Il casco era distrutto e il sangue sgorgava dalla sua testa.
Il mondo si fermò in quell'istante in cui la vidi morente a terra.

Eccoci qua, non odiatemi per favore.
Capitolo molto intenso, abbiamo scoperto il segreto, almeno in parte🤫; ad Ashley non è finita molto bene però.
Usciranno degli spoiler su tiktok e ig quindi andatemi a seguire (sarasb00k).
A venerdì prossimo, parola di autrice💋

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