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ABOUT GHOSTS & BROTHERHOOD


ORIGINARIAMENTE SU donnas_badcontests

PROMPT: fantasmi
RELAZIONE: i personaggi sono amici di lunga data
CARATTERISTICA: il personaggio è un sensitivo
PERSONAGGIO: Charles Leclerc






ABOUT GHOSTS & BROTHERHOOD





Un corvo picchietta il becco contro la finestra.

E' notte, così fonda che sono spenti anche i lampadari del corridoio. L'unica fonte di luce è la candela che Charles tiene tra le mani, un mozzicone con la stessa breve vita che avrà anche Charles se mai quel corvo dovesse riuscire a rompere il vetro. Non ha un'aria molto rassicurante.

Il ragazzo fa qualche passo nel corridoio, è al secondo piano, nell'ala dei dormitori, ma il suo percorso si blocca quando si rende conto che il rumore del becco contro il vetro non è più alle sue spalle. Ora è a pochi passi da lui, alla finestra successiva.

Stupido corvo.

E ancora più stupido lui, nel pensare di doverlo seguire.

L'uccello bussa a tutte le finestre del corridoio, indicandogli la strada, fino all'ultima prima delle scale a chiocciola che portano al primo piano. Il ragazzo le scende con passo svelto, mentre ormai la candela sempre più consumata è in procinto di spegnersi e la cera gli scotta la mano.

Un gorgoglio richiama la sua attenzione.

Non sembra lontano, così Charles prende un respiro e attraversa l'ennesimo corridoio fino a sbucare sulla balconata del primo piano con le grandi scale che la collegano all'atrio del piano terra.

Ed è proprio lì che c'è qualcuno, chinato sul pavimento, intento a muoversi con fare schizofrenico.

I gorgoglii invece provengono da una figura incappucciata, appesa dal collo al lampadario.

<<Che c'è ora? Cosa vuoi?>> domanda il ragazzo, inveendo contro quella figura che lo tormenta. Comincia a scendere le scale, ma più si avvicina e più la presenza svanisce, perdendo la figura umana.

Quando Charles mette i piedi esattamente dove si trovava il fantasma, questo non c'è già più. E' rimasta però la persona appesa al lampadario sopra la sua testa, che perde sangue sul pavimento. Il ragazzo segue il percorso di una goccia rossa, per poi scoprire la scritta per terra.

UNO DI VOI MORIRA' STA NOTTE

SCEGLIETE VOI

O SCEGLIERO' IO

Un giramento di testa lo coglie, ed il pavimento sotto i suoi piedi sembra improvvisamente mancare.

<<Charles, Charles, Charles>> sente chiamare da una voce lontana, e presto è tutto buio.

<<CHARLES>> il grido del professor Ricciardo lo fa tornare con i piedi per terra <<Se hai intenzione di dormire in classe anzichè seguire, almeno non gridare>>

<<Non era un sogno>> borbotta Charles, sbattendo più volte le palpebre per abituarsi alla nuova luce e sistemandosi meglio sulla sedia.

Il cuore gli batte nel petto all'impazzata.

<<Tutto bene?>> domanda Carlos, seduto al banco al suo fianco. Charles scuote la testa, poi fissa il professor Ricciardo mentre riprende a spiegare in attesa che si giri verso la lavagna per poter parlare senza essere - nuovamente - ripreso.

<<E' da quando eravamo piccoli che ve lo dico, questo posto è infestato>> sussurra il monegasco, mentre il professore scrive un'equazione facendo come sempre stridere i gessetti sulla superficie verde <<Voi non mi credete solo perchè il povero stronzo sensitivo sono io>>.

In effetti, a parte cose strane che sono capitate a tutti ma che possono tranquillamente avere una spiegazione razionale, Charles è l'unico ad avere davvero a che fare da sempre con le entità di quella spettrale tenuta che loro chiamano college, o casa considerando che vivono lì da anni. Charles è sempre stato sensibile alle interferenze degli spiriti con il loro mondo, come lo è ogni secondogenito della famiglia Leclerc da generazioni e generazioni. Sua nonna gli dice sempre che quello di potersi interfacciare con l'oltretomba è un dono, ma il monegasco preferirebbe nettamente vivere una vita tranquilla e senza spiriti.

Carlos, il suo compagno di banco, lo guarda con la fronte aggrottata. Lo spagnolo forse è l'unico che dà sempre un po' corda alle visioni di Charles, ed anche questa volta gli crede, ma quando apre la bocca per rispondere una palla di carta lo colpisce in piena faccia.

<<Shhhh>> intima Max, girandosi verso di loro dal banco in prima fila che solitamente appartiene a Lando, ma che per la lezione di matematica diventa suo. Ha ancora il braccio a mezz'aria, segno che è stato lui a lanciare la palla.

Carlos alza un medio in risposta all'olandese, facendo una faccia stizzita.

Non che Max sia davvero un secchione da prima fila, è solo che da lì riesce a guardare meglio il sedere del Prof. Ricciardo, e al tempo stesso si comporta come tale per mantenere il personaggio. Lewis, al suo fianco, scuote la testa. Lui si che è un vero secchione.

Secondo Charles, anche a Lewis piacciono i didietro dei professori, ma si sente troppo omaccione per ammetterlo. E comunque, quello del Prof Ricciardo è impegnato. Chissà, magari col professore di Tedesco qualche chance potrebbe averla.

<<Dobbiamo parlare>> mima con le labbra Charles rivolto a Max, che poi è anche il suo migliore amico da una vita. Quest'ultimo, in tutta risposta, gli fa un segno col dito per dire dopo.

Il monegasco scuote la testa, facendo andare il suo ciuffo di capelli castani da una parte all'altra della fronte.

<<No, ora, usciamo>> lo sprona, ma Max non coglie l'urgenza di Charles e continua a fare "dopo", con il suo solito sorrisetto menefreghista.

<<Leclerc, ma oggi proprio non sai starti fermo>> tuona nuovamente il prof. Ricciardo, girandosi di scatto dopo aver sentito il brusio.

Il suo compagno di classe olandese ridacchia, tornando ad osservare il bel professore che quando si arrabbia lo affascina ancora di più. Charles, invece, si stringe nelle spalle. Odia essere ripreso. E' Max il bulletto della classe, lui è solo un principino educato, quasi non sa cosa voglia dire essere ripreso. Dannate visioni. <<Facciamo così, visto che sei tanto impaziente di parlare, perchè non vieni a risolvere l'equazione alla lavagna? Tanto è Halloween, siamo pronti agli errori spaventosi che farai>>

La classe ridacchia, e mentre Charles con la faccia da cane bastonato va alla cattedra dice ciao ciao all'immacolata media scolastica.

E lui che pensava che il Prof Ricciardo avrebbe avuto un occhio di riguardo per lui da quando si porta a letto il suo migliore amico.

**

Charles non sta sognando però quando, mentre percorre i corridoi dell'antica scuola per raggiungere la mensa, un corvo batte contro la finestra. Si ferma ad osservarlo, questa volta non è notte, non ha una candela in mano, e non si sentono grida lontane, il che paradossalmente è peggio. Significa che questa volta è vero. C'è un corvo che lo guarda con la testolina storta, da fuori alla finestra che affaccia sull'immenso giardino della tenuta. E quando fa un passo verso l'animale, un fulmine divide il cielo a metà per poi abbattersi poco lontano dalla scuola, emettendo un suono che fa vacillare le fondamenta e volare il corvo.

Qualche attimo dopo comincia il diluvio.

Deve parlare con gli altri. Brutte cose stanno per succedere.

Per fortuna, almeno Lando e Carlos sono facili da trovare. Sono nella mensa, seduti ad un'estremità della grande U formata dai tavoli di legno posizionati al centro della sala. Il luogo, come per la maggior parte degli spazi del college, ha tutte le potenzialità per diventare il set di un film dell'orrore. Soffitti alti e candelabri scuri, porte dalle volte gotiche, muri di pietra. Il tutto, però, è addolcito dal calore e dalla luce del fuoco acceso nel grande camino sulla parete nord della stanza, e dagli occhi della ragazza più bella del mondo, che osserva la sua entrata dal suo posto al centro del tavolo, accanto a suo padre, il Preside Raikkonen.

Vorrebbe dire che è anche la più bella della scuola, ma lì giocherebbe facile considerando che è un collegio maschile.

Millie Raikkonen, con i lunghi capelli biondi raccolti in una treccia, il maglioncino bon ton poggiato sulle spalle e lo sguardo puntato su di lui, lo accoglie distendendo le labbra rosee in un sorriso.

<<Buongiorno>> saluta Charles, attraversando la stanza fino al tavolo buffet e sorridendo col suo solito portamento elegante a chi risponde al suo buongiorno.

Ovviamente, quella è solo la sala da pranzo degli ultimi anni e dei professori. Il resto della scuola mangia in un'altra ala della tenuta, riservata ai più piccoli. Non che in generale ci sia poi un gran numero di studenti, sono pochi i pazzi che la frequentano. Chi, se non un pazzo, sarebbe disposto a pagare una cifra esorbitante per far studiare i propri figli in una spettrale tenuta di campagna che sembra una miniatura di Hogwarts, nella speranza che un giorno diventino dei geni?

Charles e i suoi compagni sono ormai arrivati all'ultimo anno, e a lui non sembra che nessuno di loro - tranne Lewis - abbia davvero raggiunto le skills di genio. Ma neanche lontanamente "persona più intelligente della media".

Chissà, magari almeno il titolo sarà spendibile.

<<Come fai ad essere sempre così bello?>> dice qualcuno alle sue spalle, facendolo sobbalzare. Non è proprio giornata per fargli prendere quegli spaventi, dannazzione.

Millie lo affianca e si sporge davanti a lui per afferrare un budino al cioccolato poco distante.

<<Millie se mi vuoi bello e vivo, ti prego, non avvicinarti così tanto a me in pubblico>> commenta Charles, cercando di sembrare sciolto nel gettarsi del purè nel piatto ma sentendo in realtà la schiena irrigidirsi al solo pensiero di avere uno sguardo di ghiaccio addosso <<Io ti amo, ma tuo padre mi terrorizza più dei fantasmi di questo stramaledetto posto>>

<<Ancora con questa storia dei fantasmi>> lo riprende lei, sempre senza girarsi a guardarlo.

<<A proposito, oggi è successa una cosa. Dobbiamo parlare>> dice il monegasco, perdendo tempo a sistemare piatti e posate sul proprio vassoio <<Dirò ai ragazzi di venire in stanza per le cinque. Ti aspetto per le quattro?>>

<<Non vedo l'ora>> commenta Millie lafigliadellospietatopreside nonché sua fidanzata dall'alba dei tempi, prima di voltarsi e con grazia tornare al suo posto accanto al papà.

Charles si prende ancora qualche attimo prima di attraversare la stanza e raggiungere Lando e Carlos, ai quali si sono ora aggiunti Pierre e Antonio. Nello stesso momento, casualmente, entrano da due porte diverse della mensa Max e il Prof. Ricciardo.

<<Mi sento un ragazzino in tempesta ormonale>> annuncia l'olandese qualche minuto dopo, sbattendo il vassoio sul tavolo al solito posto di fronte a Charles.

<<Max, tu sei un adolescente in tempesta ormonale>> lo riprende Lando, scuotendo la testa e cominciando ad ingurgitare il cibo nel suo piatto.

<<Disse quello che beve ancora il latte della mamma>> controbatte Max, mettendo su il suo solito sorrisetto da stronzo che lo contraddistingue.

Prima che però Lando, o Carlos che ultimamente prende sempre le sue parti, possa replicare, Charles batte un pugno sul legno che zittisce tutta la loro parte del tavolo. Tranne Giovinazzi, che si lascia andare in un disperato commento su quanto faccia schifo il cibo. In realtà la cucina del college piace a tutti, ma che ci può fare, lui è italiano.

<<So che non credete nelle mie visioni, nei miei viaggi astrali, nelle voci che sento, ne...>> comincia Charles, sottovoce.

<<A proposito, come va con la lettura dei fondi di caffè?>> lo interrompe Max, alzando un sopracciglio.

<<Oh, Maxie, fallo parlare! Ma l'hai sentito come ha gridato oggi a lezione??>> si mette in mezzo Carlos, uscendo dalle vesti di difensore esclusivamente di Lando e diventando paladino della giustizia e dei bullizzati da Max. La verità è che Carlos, che ha paura dei fantasmi nonostante i suoi vent'anni suonati, sta sempre a sentire quello che Charles ha da dire a riguardo nella speranza che, quando succederà qualcosa di brutto, lo saprà e si regalerà finalmente quella vacanza alle Maldive che si merita da anni.

<<Come poteva sentirlo? era troppo impegnato a fare il lecchino con il Prof. Ricciardo>> lo sfotte allora Lando, cercando di imitare l'espressione di Max con le narici strette, gli occhi assottigliati e le labbra arricciate senza però ottenere lo stesso effetto intimidatorio.

<<Poi ti dico cosa gli lecc...>>

<<MAX>> lo interrompe Charles, quasi tentato dal coprirsi le orecchie come solo un principino come lui saprebbe fare. Si limita però a dargli una stampata sotto il tavolo e a guardarlo con le palpebre spalancate, sulle rughette della fronte sembra quasi impressa la scritta DISPREZZO.

<<Oddio, quanto sei fighetta>> commenta Max, sbuffando <<Povera Millie>>

<<In questo tavolo non si può parlare di cose serie!>> sbotta invece Charles, pensando per un momento di non dire niente a nessuno e di stare a guardare mentre il fantasma quella notte avrebbe scelto chi fare fuori. Poi si rende conto che quel qualcuno sarebbe anche potuto essere lui. Quindi cambia subito idea. <<Camera mia. Alle 17. Abbiamo problemi gravi, ce ne va della vita di uno di noi. Non mancate. E ora, continuate pure a dire cavolate>>

<<"Cavolate">> lo prende in giro Antonio, facendo una voce da femmina e alzando il mignolino.

<<Leclerc, si dice stronzate!>> corregge Max, forse gridando un po' troppo.

<<VERSTAPPEN>> si sente gridare il prof Ricciardo, dall'altra parte del tavolo <<Quante volte te lo devo dire, niente parolacce>> dopo aver attirato l'attenzione di tutta la sala, Daniel si passa disperatamente una mano tra i capelli ricci.

<<Scusi Prof>> risponde Max, con fare troppo inoffensivo per il suo carattere. Quando poi tutti i professori distolgono lo sguardo dalla situazione, Daniel gli fa un occhiolino e l'olandese quasi arrossisce.

Ah, gli ormoni.

**

Quando la finestra della stanza di Charles si apre all'improvviso, quel pomeriggio, il monegasco si butta giù dal letto con un urlo e tastando il pavimento va alla ricerca della cosa più simile ad una mazza che riesca a trovare nelle vicinanze. Un evidenziatore è il miglior risultato.

<<Cioè, se io fossi davvero qualcuno o qualcosa di malvagio, vorresti farmi fuori con quello?>> commenta Millie, lasciando definitivamente il parapetto ed entrando nella camera. Fuori sta ancora piovendo e lei è fradicia dalla testa ai piedi, sul pavimento sotto di lei si sta creando una pozzanghera e la sua unica soluzione è strizzarsi i capelli, peggiorandola.

<<Ma come ti viene in mente di entrare dalla finestra! E con questo tempaccio>> grida Charles, lanciando l'evidenziatore sul letto e mettendosi a sedere sul pavimento, mentre con lo sguardo fulmina la sua ragazza. Sguardo che si addolcisce quando lei si toglie la maglietta bagnata, gettando anche quella per terra e peggiorando la pozzanghera, ma vabbè. E' ancora uomo abbastanza da pensare a Millie in reggiseno e non alle piastrelle bagnate.

<<E' Halloween, volevo farti spaventare un po'>> ammette lei, attraversando la stanza fino e raggiungendolo per terra in ginocchio, con quello sguardo dal significato univoco <<E' una festa molto eccitante>>

Charles vorrebbe rispondere che è anche una festa un po' inquietante, considerando che c'è uno spettro che vuole farli fuori. Però le priorità sono altre. Se pure dovesse morire quella notte, almeno l'avrà fatto un'ultima volta.

<<No, tu sei eccitante>> risponde infatti, avventandosi su di lei.

Tristemente, in quel momento pensa che Max non avrebbe il coraggio di chiamarlo fighetta. Tristemente perchè non sa che Max in realtà una volta l'ha, più o meno per sbaglio, registrato mentre faceva l'amore con Millie, e lo chiama fighetta proprio da quel giorno.

Stranamente, i ragazzi arrivano - chi più chi meno - puntuali, e Charles si becca nuovi sfottò perchè lo trovano con una pezza ad asciugare la pozzanghera lasciata da Millie.

<<Ma Carlos?>> domanda il monegasco quando prendono tutti posto nella stanza - Max poggiato sul termosifone, Lando sulla sedia girevole della scrivania, Pierre e Antonio ai piedi del letto e Charles con Millie accucciata addosso sul materasso -.

<<Uh, non hai visto? Ha mandato un messaggio sul gruppo. Sta andando alle Maldive>> risponde Lando, scrollando le spalle <<Secondo me l'hai spaventato a morte>>

<<Beato lui>> risponde Antonio, il secondo più sensibile a queste storie dopo Carlos. Infondo, da dove viene lui, è pieno di storie di spiriti e leggende. Come poteva neanche una essere vera?

<<E Lewis? Dov'è?>> chiede Pierre, contando i presenti con un dito.

<<Perchè, Lewis è uno di noi?>> sbotta Max, con del risentimento personale. Prima di darsi ai professori, Maxie aveva avuto un debole per il so tutto io della classe, Lewis Hamilton. Debole che gli era passato grazie all'arrivo del Prof. Ricciardo, e dopo un due di picche che probabilmente si ricorderà per tutta la vita.

<<In realtà non era a pranzo, quindi non l'abbiamo invitato>> nota Charles. La questione comunque non crea troppo scalpore, è più che altro prassi.

Il principino sensitivo riesce finalmente a raccontare ai suoi amici della visione di quella mattina, del corvo, del fantasma che lo perseguita, della persona impiccata e della scritta col sangue, <<uno di voi morirà sta notte, scegliete voi o sceglierò io>>.

Nessuno in realtà, tranne Antonio, rimane particolarmente scosso. Cosa che fa irritare abbastanza Charles, anche se cerca di non darlo a vedere.

<<Pensiamoci però, quante volte le previsioni di Carletto si sono avverate?>> è proprio l'italiano a parlare per primo, facendo irritare ancora di più il Carletto in questione.

<<Una volta disse che qualcuno si sarebbe rotto il braccio, e pochi minuti dopo arrivò quel ragazzino del primo anno con la gamba rotta. Ricordate?>> fa mente locale Lando, grattandosi la fronte con le dita. Max comincia a guardarlo con insistenza, sollevando le sopracciglia.

<<Giusto, ha toppato anche quella volta>> ammette allora il ragazzino inglese, annuendo.

<<Charles, le tue visioni fanno schifo>> dice Millie, prendendo coraggio e parlando un po' per tutti. Charles lascia andare il braccio che teneva attorno alle spalle di lei e si allontana per guardarla scioccato, sentendosi tradito anche da lei che più di tutti doveva rimanergli vicino.

L'attimo dopo, un tuono fortissimo risucchia qualsiasi altro suono.

Poi, il buio.

<<Bene, per sicurezza scegliamo qualcuno da fare fuori?>> mormora Max nell'oscurità.

Il fatto che proprio lui si sia convinto, manda tutti fuori di testa.

Alla luce delle torce dei telefoni inizia una tavola rotonda su chi e come andasse fatto fuori. Il pensiero che quelle discussioni, iniziate da un sogno di Leclerc e fomentate da un semplice black out fossero palesemente da psicopatici non li tocca minimamente. L'istinto di sopravvivenza è più forte.

La discussione sul "chi" è stata abbastanza fomentata, era partita dall'età, per poi passare alla nazionalità (e lì avevano perso Antonio e Pierre, che ancora discutevano sugli screzi tra Francia e e Italia) e finire col mandare a quel paese ogni criterio. Erano allora passati alle relazioni personali, scoprendo come ognuno di loro aveva un motivo per odiare davvero una sola persona: Lewis Hamilton.

<<Si merita questo anche solo per non aver voluto partecipare alla Confraternita>> mormora Lando. La confraternita era semplicemente il modo in cui si chiamavano quando avevano quindici o sedici anni, solo che per esserne ufficialmente parte dovevi superare delle prove, generalmente scherzi cattivi. Lewis li aveva sempre sfottuti per questo però, e non aveva mai voluto farne parte. Anche perchè una delle prove, studiate appositamente per lui, era passare a tutti i membri i compiti a casa per un anno. L'altra fare cose con Max.

<<Se ci pensate, questa è molto una cosa da confraternita>> puntualizza Charles, annuendo a sè stesso <<Magari se avesse deciso di farne parte, non avremmo mai pensato di scegliere lui>>

<<Voi siete pazzi>> li riprende invece Millie, ora seduta dalla parte opposta rispetto a Charles e intenta a spegnere e riaccendere la torcia del telefono per "creare atmosfera".

Era più facile per tutti però conformarsi all'idea di scegliere Lewis, piuttosto che accettare la dilagante follia.

Il "come" era stato più facile, ed anche più leggero. Se l'era vista Lando, lasciando la stanza di Charles il tempo necessario di fare un salto in camera sua e tornare con un grosso tabellone.

<<È una tavola Ouija>> puntualizza, rispondendo agli sguardi interrogativi degli altri <<L'ho trovata in soffitta qualche giorno fa>>

Per quanto la combinazione a Charles puzzi abbastanza, lascia che il piano venga spiegato.

<<Chiamiamo Lewis, giochiamo con la tavola, solo che muoviamo noi la planchette, ci inventiamo qualcosa e poi facciamo dire allo spirito che Lewis deve andare sulle scale dell'atrio, dove Charles ha visto l'uomo morto nella visione. Lì poi Max lo butta giù, perché onestamente è l'unico che potrebbe farlo>>

Max scrolla le spalle, gonfiando il petto - e il suo ego - al pensiero di essere considerato l'unico capace di uccidere un uomo. Certo, è una cosa terrificante, ma gli è sempre piaciuto essere l'unico a saper fare qualcosa, o a saperla fare meglio degli altri.

Nessuno ha niente da ridire sul piano, così si dividono i compiti. Lando decide di occuparsi di studiare le regole della tavola e prepararla, trascinando Antonio con sè. Pierre si propone di accompagnare Max nella ricerca di incenso e candele, ma Max lascia la stanza dicendo che è un servizio che deve fare da solo, per "prepararsi spiritualmente", così si accoda a Charles e Millie nell'andare a prelevare Lewis dalla sua stanza, o dalla biblioteca, gli unici due luoghi del college che frequenta.

Appuntamento in una mezz'ora in sala da pranzo.

Peccato che quaranta minuti dopo siano tutti in sala da pranzo, tranne Max.

<<Le candele servono come protezione per noi, non possiamo farlo senza>> si impone Lewis, quando Lando propone di cominciare senza l'olandese. E ti pareva, doveva sapere pure come funziona la tavola Ouija. C'è uno sbuffo generale.

<<Magari gli è successo qualcosa>> pensa Millie ad alta voce. Di nuovo, un fulmine illumina la stanza. La pioggia scroscia sulle alte e sottili finestre, senza accennare a voler smettere. L'elettricità continua a non dare segni di vita.

<<So io cosa gli è successo>> sbotta Charles. Prende il suo telefono dal tavolo sul quale sono poggiati anche gli altri, con le torce accese, e lo usa per farsi luce mentre esce dalla sala da pranzo e cammina tra i corridoi del primo piano. Sicuro, attraversa un paio di stanze fino ad avvicinarsi al ripostiglio del custode dal quale, come immaginava, provengono dei lamenti. E no, anche se per le orecchie di Charles sono terrificanti, Max sembra decisamente felice.

Per ripicca, il monegasco decide di non bussare neanche.

Si copre gli occhi con una mano e con l'altra spalanca la porta dello stanzino.

Il grido del Prof Ricciardo gli perfora i timpani.

<<Non vedo, non vedo>> li rassicura Charles, rimanendo fermo sulla soglia con la paura di andare a sbattere contro di loro <<Max, mi servi. Tu e quelle dannate candele>>

<<Sto per fare una battuta sconcia>> è la risposta di Max, la cui voce è leggermente affannata <<Dai, mi lasci altri 5 minuti?>>

<<NO!>> risponde Charles, inamovibile. Lascia la porta aperta e fa qualche passo indietro nel corridoio, togliendosi la mano dagli occhi e aspettando l'amico e il suo professore. Quando escono dallo stanzino, vestiti e sistemati, non riescono comunque a togliersi le mani di dosso, camminando abbracciati alle spalle di Charles finchè Daniel non prende la sua strada, lasciandoli per tornare nell'ala professori.

<<Questa era la tua preparazione spirituale?>> domanda il monegasco a denti stretti, quando dopo aver salutato il professore con un bacio fin troppo appassionato Max torna da lui.

<<E che preparazione>> commenta Max, accendendo con un fiammifero una delle candele che ha rubato dallo stanzino e aiutando l'amico a fare luce nel corridoio, anche se più che altro illumina il suo sorrisone <<Dovresti provare qualche volta>> lo sfotte poi, dandogli una pacca sul sedere.

Charles scuote con rassegnazione la testa, ed in silenzio tornano dal resto del gruppo.

Ora che ci sono anche Max, le candele e l'incenso, non ci sono più scuse.

<<Che Halloween cominci>> mormora Lando, afferrando la plancette di legno e posizionandola al centro della tavola dello stesso materiale. Ci sono lettere, simboli, un yes, un no, ed un goodbye.

Alla luce tremolante delle candele, Lando spiega le regole della seduta. I ragazzi si scambiano sguardi fugaci, alcuni sono impauriti, altri elettrizzati, e tutti cercano di evitare quello del ragazzo con le treccine che siede tra Antonio e Pierre e che verrà a sua insaputa sacrificato alla fine del gioco.

<<Ricordatevi, non togliete mai le mani dalla plancette. E se inizia a muoversi in modo sconclusionato la riportiamo tutti su goodbye>> dice Lando, prendendosi la responsabilità di guidare la seduta.

Charles annuisce, sentendosi improvvisamente su di giri. Per la prima volta, i suoi amici stanno credendo ad una sua visione. Per la prima volta, non è l'unico pazzo. Lo sono tutti.

Dal momento in cui i sette mettono la mano sulla planchette l'aria cambia. Cala il gelo. Lo percepiscono tutti, il freddo entra nelle ossa, fa venire loro i brividi. Max respira con la bocca aperta e l'aria che ne esce quasi si ghiaccia, creando una nuvoletta davanti al suo viso.

<<Siamo sicuri di volerlo fare?>> domanda Antonio, muovendo nervoso le due dita sulla planchette. Non era questo quello che si aspettavano, doveva essere una cosa finta, eppure sono tutti determinati a voler andare fino in fondo.

<<Facciamolo>> esclama Lewis, curioso.

Il lampadario sopra le loro teste cigola, muovendosi leggermente.

<<C'è qualcuno qui con noi?>> domanda allora Lando, schiarendosi la voce.

Segue un momento di silenzio, in cui la planchette rimane ferma, poi improvvisamente si sposta sull'H. Poi sulla I. Mentre tutti gli occhi sono puntati sulla tavola, Charles cerca quelli di Lando che con un cenno della testa gli conferma di essere stato lui a spostare il puntatore.

<<HI>> legge quest'ultimo, ad alta voce.

L'attimo dopo una candela di spegne.

E Lando viene trascinato via nel buio.

Millie urla, staccando le dita dalla planchette.

Si sente un rumore sordo, e il panico si diffonde. Charles allunga una mano per riprendere quella di Millie e riportarla sul puntatore, gridando uno <<state calmi, non vi alzate, tenete le mani a posto>>.

<<LANDO>> lo chiama Max, ma non arriva nessuna risposta.

<<Se rispettiamo le regole andrà tutto bene>> afferma allora Pierre, aggiustando la sua seduta e tornando a concentrarsi sulla tavola. <<Chiudiamo la seduta e magari Lando...>>

Pierre non riesce neanche a finire di parlare che la planchette comincia a muoversi, trascinando le loro mani da una parte all'altra della tavola.

A. H. A. H. A. H.

<<Sta ridendo>> nota Lewis, poco prima che anche un'altra candela si spenga, e di Pierre rimanga solo l'eco di un grido.

Tante cose successero quella notte, cose che nè Charles nè gli altri si sarebbero mai potuti immaginare. Cose che gli fecero rimpiangere di aver condiviso la sua visione, di aver assecondato la presenza, di aver voluto scegliere come un dio chi fare fuori, quando se avessero lasciato le cose al caso probabilmente ad abbandonarli quella notte sarebbe stato solo uno di loro e non tutti.

Ma era con Charles che lo spettro voleva giocare, ed è con lui che giocò, lasciandolo per ultimo dopo aver sgozzato Millie davanti ai suoi occhi, dopo aver versato il sangue di Max sulla tavola e sulle sue dita ferme sulla plancette, dopo aver tirato nell'oscurità Antonio e posseduto Lewis.

Proprio nelle sembianze di Lewis gli aveva sorriso, con gli occhi vitrei che rimandavano il suo sguardo terrorizzato.

<<Siamo solo io e te, adesso>> aveva detto, ma neanche la voce era quella di Lewis. Era acuta, fastidiosa, come i gessetti che il prof Ricciardo faceva sempre stridere contro la lavagna.

<<Perchè io? Cosa ti ho fatto?>> domanda Charles, mentre le lacrime scendono sul suo viso mischiandosi al sangue schizzato da qualcuno dei suoi amici.

<<Sono qui da tanto tempo, e tu sei il primo che è riuscito a mettersi in contatto con me. Volevo giocare. E tu hai giocato>>

<<Mi hai detto di scegliere, noi abbiamo scelto>> quasi grida il ragazzo, pensando che avrebbe dovuto sapere che non avrebbe mai funzionato, che non avrebbe mai dovuto mettere a repentaglio la vita dei suoi amici. Anzi, che forse avrebbe dovuto sacrificare sè stesso e salvare loro.

<<Quindi hai imparato una lezione, mai fidarsi di un fantasma>> lo prende in giro lo spirito, facendo spalancare la bocca di Lewis per ridere <<E comunque non avrei mai potuto farvi male davvero, finchè non avete giocato con la tavola. Ma grazie per il divertimento Charles. Ora ti lascerò vivere, con la consapevolezza che tutto questo è successo a causa tua>>

Poi, la schiena di Lewis perse rigidità e si accasciò per terra.

La luce tornò improvvisamente, mentre Charles si alzava in piedi.

Tutto attorno a lui, ora riusciva a vedere chiaramente i suoi amici. Ed erano morti.

<<Charles>> lo chiama qualcuno alle sue spalle <<Charles>>

E quando si rigira, è tutto buio.

**

<<Charles>> grida il professor Ricciardo, facendolo tornare con i piedi per terra <<Se hai intenzione di dormire in classe anzichè seguire, almeno non gridare>>

<<Non era un sogno>> borbotta Charles, sbattendo più volte le palpebre. Dopo aver parlato si blocca, il cuore gli batte nel petto all'impazzata.

Ha già vissuto quella scena.

<<Tutto bene?>> domanda Carlos, seduto al banco al suo fianco.

E no, non va bene per niente.

Charles si guarda attorno, fino a far cadere gli occhi sul quaderno che ha davanti. Sulle pagine piene di formule matematiche, ritrova la scritta RUN fatta con il pennarello. Pennarello che ha tra le mani.

<<L'hai scritto mentre dormivi, hai avuto una visione?>> chiede ancora Carlos, incitandolo a parlare.

Di tutta risposta, Charles si alza di scatto dalla sedia. Guarda Carlos, ricordandosi del modo in cui nella sua visione se l'era scampata. Dopo di che attraversa la classe e afferra Max per il colletto della maglietta, obbligandolo a mettersi in piedi.

<<Andiamocene tutti alle cazzo di Maldive>> dice il monegasco, trascinando via il suo migliore amico con una voglia di abbracciarlo che forse mai aveva provato nella vita <<Questo posto è il male, io vi ho avvisati>>

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