Capitolo #1
Correvo, non so per quale motivo, ma correvo.
Correvo, nonostante davanti a me si presentasse solo il nulla. Un nulla che sembrava infinito. Correvo? O era solo una mia illusione? Non vedo le mie gambe, le mie mani il mio corpo. I miei sensi non funzionavano e la mia percezione del tempo era svanita.
Era come se non sentissi più il mio corpo. Come se non ci fosse più.
Che fossi morta? Era dunque questo l'inferno? o il paradiso?
Corrugai la fronte, o almeno l'intenzione era quella, e riflettei ... Dopo un po conclusi che era impossibile. Troppa calma, e poi, sentivo i battiti accelerati del mio cuore, quindi assolutamente no. Non potevo essere morta. Tirai un sospiro di sollievo, anche se non potevo di certo dirmi sollevata, perchè pur sempre vagavo nel nulla.
Se volevo trovare una via d'uscita prima di tutto dovevo calmarmi.
Cercai di concentrarmi sui miei battiti.
Chiusi gli occhi
"Uno" inspiro
"due" espiro
"tre"
Un brivido, seguito da uno strano fischio dietro le mie spalle mi costrinse ad aprire gli occhi e a mandare al diavolo il disperato tentativo di calmarmi. Mi girai cercando di capire cos'era stato. Mi guardai intorno ma non vidi nulla.
Poi un minuscolo puntino bianco apparse. Man mano che avanzavo si faceva sempre più grande e luminoso, assomiglia ad una stella luminosa, sembrava emanare un sacco di energia!
Riflettei ...
Energia... luce ...
Che fosse un portale? Un portale che mi avrebbe permesso di tornare a casa? Se fosse stato così sarei potuta uscire da questo posto. Cercai di correre verso il punto, ma sotto di me si era aperta una voragine. Una voragine che però non mi risucchiò, come avevo pensato, ma che mi portò a fluttuare in quel nulla. "Oh, ma che cavolo, proprio ora che avevo trovato l'uscita!" urlai al vuoto. "Perchè mi odi così tanto!"Inspirai cercando di cacciare indietro le lacrime che stavano per uscire.
Riguardai il puntino che nel frattempo si era ingrandito. Aspetta, ingrandito? Ma se io non mi ero mossa ... Un altro brivido mi corse lungo la schiena, scacciando la speranza che avevo acquistato, sostituendola con la paura. Quella cosa, quella luce, si stava dirigendo verso di me. La luce che aveva iniziato a definirsi nelle sue fattezze. Il mio cuore riprese ad accelerare il suo battito. No! Quello non era un portale. Peggio ... Quello, quello era ... era un fascio di luce che si stava scagliando contro di me.
Mi guardai intorno, ma ancora il nero mi avvolgeva. Il fascio si stava avvicinando e con esso la paura faceva strada al panico. Non sapevo come reagire, cercai di muovere una gamba, ma fluttuando qualunque movimento era vano. Così feci l'unica cosa che al momento mi sembrò sensata, cercai di avvicinare il busto alle gambe, in modo tale di riuscire a schivare il colpo, o almeno, se le leggi della fisica fossero state a mio favore, era quello che speravo.
Il raggio intanto era così vicino da poterne sentire calore.
Velocemente provai a fare quello che avevo pensato, ma non riuscii a mettermi nella posizione sperata. Il raggio, ormai, era davanti a me. Pochi metri mi separavano da lui.
In quegli attimi, non potendo fare altro, chiusi gli occhi e sperai che l'impatto non fosse troppo doloroso. Sperai in una morte veloce e indolore. Il calore aumentava, il mio cuore martellava nel petto e sentivo goccia di sudore colarmi dalla fronte a dalla schiena.
Tre...
Due...
Uno...
Un enorme calore si protrasse per tutto il mio ventre, per poi salire fino all'addome e contemporaneamente scendere fino alle ginocchia. Strinsi gli occhi e serrai le mani in pugni, stringendo più forte che potei le mani e le palpebre.
Il calore gradatamente diminuì, lasciando il posto al freddo e, con esso, anche a delle voci.
Lentamente aprii gli occhi, e mi guardai l'addome. Uno sfarfallio di piccole particelle si era generato laddove prima avevo sentito caldo. Il raggio, si, mi aveva trapassata, ma non mi aveva ucciso. Sorrisi portando le mai sulla pancia, per accertarmi che realmente fosse tutto apposto, quando una risata brutale mi fece gelare il sangue nelle vene. Mi voltai. Dietro di me un grosso essere viola con un enorme mano d'orata ghignava. Dalla sua mano dipartivano flussi di energia che si congiungevano, pochi metri distanti da lui, formando una specie di barriera. Con le mani che ancora stringevano la mia pancia capii. Capii che il raggio il raggio che mi aveva trapassata non era diretto verso di me ma verso di lui. Mi rigirai e guardai verso dove avevo visto provenire il raggio. Un armatura luminosa spiccò il volo.
"Cazzo!" sentii una voce metallica echeggiare nelle mie orecchie. D'istinto mi guardai attorno, l'oscurità aveva lasciato il posto ad uno spazio scuro, ma ricco di sfumature, che andavano dal viola al bianco, passando dal blu al verde, interrotte qua e la, da piccoli punti bianchi e arancioni, punti piccolissimi distanti da me e ... e a delle figure, figure che combattevano.
"Lin..." Una voce decisa, e affannata fece la sua comparsa.
"Non è il momento di fare il moralisti! Non so se te ne sei accorto ma di fronte a noi un coglione surrogato cerca di ucciderci, me ne frego del linguaggio" interruppe bruscamente la voce metallica "Piuttosto qualcuno si occupi degli Araldi!" continuò la voce.
"Sai sarebbe più facile concentrarsi su di loro se qualcuno non mi spaccasse i timpani" La voce affannata di un uomo sostituì le prime due.
"Legolas non cominciare anche tu"a parlare la voce di un'uomo.
Uno sbuffo.
D'un tratto un tuono si materializzò dal nulla e colpì un orda di mostri che guidavano una specie di moto d'acqua volante, che stava velocemente avanzando da dietro la schiena del titano viola.
Chiusi gli occhi."No non di nuovo, devo cercare di svegliarmi se no so come finirà!" Questo sogno lo avevo già fatto altre volte e tutte finivano nello stesso modo.
Quando li riapri mi guardai attorno, ricercando qualsiasi cosa potesse svegliarmi. Dietro di me navicelle, strani astronavi e armature volanti emanavano e/o scagliavano verso il mostro e gli strani esseri che lo circondavano, fasci di luce. Quasi tutti i colpi andavano a segno facendo precipitare quegli esseri nello spazio. Poi di nuovo quel calore si impossessò di me, distraendomi dalla mia ricerca. Mi guardai attorno, un altro fascio mi si stava dirigendo contro. Anche se sapevo che non mi avrebbe neutralizzata, l'istinto prevalse, facendomi portare le braccia, di cui, grazie al cielo avevo ripreso il controllo, in avanti per coprirmi. Il raggio però non mi attraversò stavolta, ma venne schermato da una barriera. La osservai, era di un giallo trasparente, al suo interno si vedevano alcune serpentine di energia che si facevano strada e avanzavano nel puntoni cui il raggio era stato fermato. Feci per abbassare le braccia, quando notai che anch'esse erano ricoperte da una sfusa luce gialla, simile a quella della barriera. Inoltre erano ricoperte da una strana armatura come il resto del mio corpo. Ecco questo era un particolare a cui non avevo mai fatto caso, o che non mi era mai apparso nei sogni. L'armatura era stupenda, anche se pesante. Poi un vuoto di prevalse come se qualcosa si stesse staccano da me. Seguito da un dolore che mi fece piegare in due. Portai le braccia, anch'esse doloranti, di nuovo alla pancia. L'armatura era sparita. Una donna mi attraversò. Lei aveva la mia stessa armatura e ,come me, si era piegata e teneva le braccia strette alla pancia, poi, con un urlo sovrumano si rialzò e scomparve.
"Uomo di ferro, ne arrivano altri". Una foce possente fece capolinea dal nulla.
Mi girai. Dietro di me un enorme ovale luminescente si era aperto. I miei occhi si illuminarono. Un nuovo portale, una nuova via di fuga! Magari se riuscivo ad oltrepassarlo mi sarei svegliata. Incominciai a dirigermi verso di essa, ma mi bloccai quasi immediatamente quando vidi che da quel ovale uscivano centinaia di esseri blu. So a che punto del sogno fossi " No, ti prego no"dissi puntando i miei occhi al cielo.
La voce metallica imprecò, di nuovo, "Friday manda l'Iron League"
'No dovete andarvene' urlai io consapevole del fatto che come le altre volte non mi avrebbero sentito.
" Non basterà solo quella per fermarli" stavolta a farsi sentire una voce femminile decisa anche se era chiaro che ormai era stanca.
'Andatevene' ripetei con le lacrime che intanto minacciavano di uscire.
"Dove sono i due telepatici?" Chiese seccata la voce metallica
"I telepatici? È così che li chiami adesso?" Rispose una voce divertita e al tempo stesso affaticata
"Stanno rinforzando il campo protettivo ad occidente"
'No' sussurrai tra i singhiozzi.
"Chiamate..." Prima che potesse finire la frase il mostro viola, che fino a poco prima si era limitato a schivare e beffarsi di quelle armature che continuavano a colpirlo cercando di farlo cadere, parlò "Sciocchi umani, credete di potermi sconfiggere con le vostre misere capacità ?!" Un'altra risata. "Voi non potete nulla contro di me!" con uno schiocco di dita fece aprire altri venti portali. Poi sollevò la mano dorata.
La puntò verso le armature e le navicelle.
Una sfera di luce si stava formando su di essa.
Aumentava sempre di più, diventava sempre più grande e luminosa.
Dall'altra parte le voci iniziato ad echeggiare confuse e spaventate, parlando l'una sopra l'altra. "scappate ..." " ritirata" " continuate a colpire" "Innalzate le difese!" "Dannazione! Innalzate quelle cazzo di difese!"
Un ghigno,
un una luce,
il silenzio
l'Esplosione.
Mi alzai di scatto dal letto cercando con le mani un appiglio per sostenermi.
Avevo il fittone, così cercai di riempire i polmoni di tutta quell'aria che era stata loro privata durante il sogno. Successivamente mi presi la testa fra le mani. Le mani! Le guardai immediatamente. Poi guardai lo spazio che mi circondava.
Niente luce azzurrina, niente spazio. Sospirai, cercando di calmare il mio cuore che non voleva saperne di calmarsi. "Cavolo è sempre lo stesso sogno!" Urlai, frustrata, nel cuscino, che nel frattempo, avevo portato sulla faccia. Lo tolsi e osservai la sveglia. '6.57'. Sbuffai. "Sarà meglio che mi alzi" dissi stiracchiandomi. " Non devo arrivare un'altra volta in ritardo se no va a finire che un giorno o l'altro il signor Wayne mi licenzierà"
Già lavoravo per una delle più antiche e potenti multinazionali in giro per il mondo. Fondata nel XVII secolo come casa mercantile, oggi conta qualcosa come 170 mila dipendenti. La rivista Forbes, una delle più lette e famose degli Stati Uniti, indica che il patrimonio della multinazionale ammonta a circa 200,5 miliardi di Dollari.(Anche se secondo me, conoscendo il signor Wayne, è un dato non del tutto vicino alla realtà.) Essa presenta dieci divisioni che vanno dalla siderurgia all'aerospaziale, dalla chimica all'elettronica, e comprende, sentite ,sentite, anche 2 fondazioni.
Lavoro per il signor Bruce Wayne, come segretaria da ormai 5 anni. Cioè, inizialmente lavoravo alla reception, accoglievo i clienti, li indirizzavo al piano oppure al laboratorio giusto, ritiravo la posta oppure la spedivo, facevo firmare dei moduli ... Cose da receptionist insomma.
Poi un giorno Chris, uno dei pochi che qui dentro possa considerare amico, mi ha avvertito che ai "piani alti" si era liberato un posto da segretaria. Non ne ero sorpresa, Lucy, o almeno credo che si chiamasse così, era una svampita totale. Non che voglia essere giudicata male, ma come si potrebbe chiamare una che si dimentica l'anniversario della multinazionale, o il compleanno del capo oppure di fissare gli appuntamenti o di annullarli. Al solo pensiero di cosa è successo l'ultima volta mi vengono i brividi. Mi sorprende solo che sia durata così tanto, il capo non è un tipo flessibile su certi argomenti, ma evidentemente facevano altro . . . di cui io però non voglio sapere niente!
Comunque dicevo, Chris mi ha informata che si era liberato il post così ho fatto il colloquio e sono stata assunta. Niente di emozionante. Niente cose del tipo "Appena sono entrata il suo sguardo si è posato su di me. È stato come se avessi appena ricevuto uno schiaffo in faccia, come se il mio cuore, il tempo si fosse fermato. Ero rimasta rapita e affascinata dai suoi occhi magnetici. L'uomo, con la sua voce suadente, mi chiese di accomodarmi. Una volta accomodata, iniziò a elencarmi i compiti che avrei dovuto svolgere nel caso in cui fossi diventata la sua segretaria. Io non lo ascoltavo, ero troppo presa dalla sua bellezza e dai suoi occhi. Mi ero appena innamorata dell'uomo che mi sedeva difronte." Fermi ! Niente di tutto questo! Per l'amor del cielo viviamo nel ventesimo secolo. Cliché come questi esistono solo nei romanzi d'amore. Questa è la realtà gente. Oltretutto al colloquio lui non era neanche presente. Al suo posto il manager industriale, Lucius Fox.
Con questo non voglio affatto insinuare che il Signor Wayne non sia un uomo attraente. Alto, fisico simile ad un dio greco (non fatevi illusioni non l'ho mai visto senza camicia ma diciamo che i muscoli si intravedono attraverso quest'ultima). Occhi scuri e penetranti e capelli corti alla Zack Efron (non giudicateci ma é la prima persona che mi é venuta in mente) e scuri. Uomo misterioso e intelligente non lo nego,ma anche un latin lover senza scrupoli, usa le donne solo per ... Bhe lascio a voi immaginare cosa. Frivolo e superficiale. Non a caso Forbes, la risposta di gossip piú famosa d'America, lo classifica come scapolo più ambito di Gotham City.
In ogni modo, una volta uscita dal letto, mi diressi in cucina e misi a scaldare la macchina del caffè. Mentre si scaldava decisi di fare una doccia, così per togliermi il sudore creatosi sul mio corpo dopo quell'incubo. A volte mi capita di fare sogni del genere, in cui nomi come quelli di Tony, Legolas oppure Capitano ricorrono. Posso anche capire il mio subconscio quando decide di ricordarmi Legolas, infatti da piccola i miei genitori erano ossessionati con "Il Signore degli Anelli" lo guardavamo tipo una volta a settimana. Ma gli altri due? Riguardo l'orologio. "Cavolo mi devo sbrigare"
7.20. Sono sulla metropolitana, per un pelo devo aggiungere, diretta verso il mio ufficio e guardo lo schermo che indica la posizione del mezzo. In questo momento sto passando sotto a Robinson Park. A detta di mia madre uno dei parchi più belli della città di Gotham, anche se io preferisco la baia di Miller. E un posto quasi sempre desertico. Qui a Gotham c'è sempre quest'aria malinconica e di terrore. Molti ritengono che il male sia nato da qui.
Si dice che ancora prima del XVII secolo sull'isola abitava un'antica tribù nativa Americana conosciuta come Miagani. Questa tribù non esiste più ma una leggenda suggerisce che uno sciamano, di nome Blackfire, mi sembra, abbia cercato di governare la città, ma, ritenuto un tiranno, venne ucciso. Egli prima di morire maledisse la città.
Verità o meno sinceramente non me ne importa granché. Non credo a Dei, sciamani, maledizioni o cose varie. Anche se a dire il vero la mia sicurezza sulla "non esistenza di queste leggende metropolitane" è stata messa a dura prova. Prendiamo Superman, per esempio. Come diavolo fa a volare e a sparare raggi laser dagli occhi? Anche se vorrei, non riesco a credere che un'ampolla abbia reso un uomo ... così. Ma non può di certo essere un Dio... se lo fosse sarebbe ancora qui con noi...
La frenata improvvisa del treno interrompe i miei pensieri.
"Una nuova ed emozionante giornata si annunciava per me alla Wayne Enterprise." Pensai ironicamente spostando il mio sguardo dalla cima dell'edificio, fino alla strada di fronte a me.
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