2. Nebbia
Brine scese dalla macchina e si incamminò verso il piccolo edificio che appariva come dimenticato da tempo. La sua figura trascura si ergeva in maniera quasi inquietante, circondato da alti alberi che ormai avevano abbandonato il loro tpico colore verde per vestire i panni dell'autunno appena iniziato. Nonostante quel poligono di tiro sicuramente non versasse nella migliore delle condizioni rimaneva comunque uno dei posti preferti di Brine.
Ricordava ancora il giorno in cui il vecchio l'aveva portata li per la prima volta. Di solito gli altri poliziotti si allenavano in un apposito poligono vicino alla stazione di polizia, ma a Brine non era mai piaciuto granché. Troppa gente. E quando aveva bisogno di sparare per sfogarsi non era certo il meglio.
Così O'Neill le aveva mostrato questo poligono isolato che, a detta sua era frequentato da pochissime persone. E così Brine aveva finalmente trovato il suo angolo di paradiso.
Salì le scale dell'edificio ed entrò, percorrendo il piccolo corridoio che l'avrebbe portata all'ufficio del custode.
<Buongiorno Gram> salutò sorridendo al vecchio custode.
<Guarda guarda chi si vede. Ciao Brine, sei venuta ad allenarti?>
<Si Gram. Ho avuto una giornataccia e ho pensato che venirti a trovare fosse proprio quel che mi serviva>
<Brava, ottima idea> disse il vecchietto ridacchiando. In quegli anni aveva avuto modo di conoscere il carattraccio della ragazza.
<Allora, ti preparo la tua carabina ad aria compressa>
Brine scosse a testa <No Gram, niente carabina ad aria compressa, oggi sparerò a fuoco>
Gram si girò a guardarla <A fuoco? Il tempo non è dei migliori oggi, piccola. Non so quanto ti convenga>
Brine gli sorrise <Non ti preoccupare, non è la prima vlta che vado a sparare fuori con il brutto tempo.
Il vecchio scrollò le spalle. Quando Brine si metteva in testa una cosa era impossibile dissuaderla.
Così prese il suo fedele mazzo di chiavi e si diresse verso l'armeria, scomparendo dietro la grande porta di ferro che ne sigillava l'entrata.
Riemerse dopo qualche momento con in mano una grande custodia nera e una piccola scatola di proiettili.
<Ecco qua> disse porgendogliele <Da qui puoi fare tranquillamente tutto da sola>
Brine sorrise <Certo Gram, grazie> disse, e uscì dalla stanzetta dirigendosi verso la piattaforma dei 50 metri, spalancò la piccola porta a vetri ed entrò nella zona di tiro.
Come aveva già immaginato quel giorno c'era solo lei. Ottimo. Si diresse verso uno dei banconi e poggiò la custodia e i proiettili, poi aprì la serranda di una delle linee di tiro.
Dal momento che quel poligono era molto vecchio, diversamente dagli altri che aveva visto, non aveva la piattaforma dei 50 metri al coperto, ma all'aperto. Infatti al di la della serranda Brine potette ammirare il piccolo campo ben curato che la separava dai bersagli ancora coperti. Certo, il fatto che fosse all'aperto rendeva a volte impossibile sparare a causa degli agenti atmosferici, ma a Brine non dispaceva più di tanto. Le era sempre piaciuto sentire l'odore acre della polvere da sparo che si mischiava a quella dolce della pioggia. Il connubio perfetto.
Brine si diresse verso un piccolo riposiglio e ne tirò fuori il proprio borsone dal quale cacciò tutto ciò che le sarebbe servito: giacca e pantaloni di cuoio rinforzato, le scarpe con la suola appiatita, il suo fedele guanto e la visiera blu. Poggiò tutto sul bancone e poi si dedicò alla custodia.
La aprì e ne rivelò il contenuto. La sua bellissima Walter sembrò quasi ammiccarle sotto le luci al neon della stanza. Brine accarezzò il profilo dell'arma con l'indice fino a soffermarsi sui numeri di serie incisi alla base del mirino.
44027.
Stavano a significare che quell'arma era unica, ed era sua. Nessuno poteva portargliela via.
Brine si riscosse dal suo piccolo stato di trance e iniziò a montare la carabina aggiungendo il guanciolo e il calciolo che di solito toglieva alla sua bimba di cinque chili per farla stare più comoda nella custodia. Quando fu completamente assemblata posò anche la carabina sul bancone.
Ora doveva solo vestirsi e andare a togliere la copertura dal bersaglio. Decise di iniziare con la seconda, anche perché una volta messa quella sorta di armatura di cuoio i suoi movimeti non sarebbero stati più tanto agili.
Così si diresse verso la porticina che le avrebbe permesso di uscire nella zona di tiro. Questa era alta la metà di una persona normale, quindi costringeva tutti coloro che volevano uscire ad abbassarsi. Brine superò la porticina con un movimeto agile ed automatico, come se non avesse fatto altro in quegli anni - E in un certo senso era così. Superato quel piccolo ostacolo, Brine si diresse verso il bersaglio.
La ragazza si guardò intorno. La nebbia si stava alzando velocemente, inghiottendo tutto ciò che la circondava.
Brine osservò delusa quello spettacolo. La pioggia non sarebbe stata un problema mentre sparava, ma la nebbia era tutt'altra storia, maledizione. Non poteva certo sparare a caso e pregare di beccare il bersaglio.
Per la millesima volta maledì il tempaccio irlandese e quella dannata nebbia tipica dei mesi autunnali. Forse avrebbe fatto meglio ad andare alla piattaforma dei 10 metri. Quella almeno era al coperto. Il problema è che non c'era gusto a sparare con una carabina ad aria compressa.
Brine sospirò e decise comunque di togliere la copertura al bersaglio. Magari quella nebbia era solo qualcosa di momentaneo. Facendo due calcoli ci avrebbe messo almeno una ventina di minuti a finire di vestirsi e preparare la postazione di tiro. Con un po' di fortuna probabilmente la situazione sarebbe migliorata.
Ma quando si girò nuovamente verso la postazione di tiro quella speranza un poco morì. In pochi minuti la nebbia aveva occupato tutta la zona dei 50 metri tanto che Brine non riusciva neanche più a vedere da dove fosse venuta. Fortunatamente conosceva quel posto come le sue tasche.
Sospirò nuovamente. Quel giorno non glie ne stava andando bene neanche una.
Si avviò di nuovo verso la struttura al coperto, procedendo a tentoni in quel mare di incorpreo bianco.
L'unico rumore che si avvertiva era quello dei suoi piedi che calpestavano l'erba e del fiato che abbandonava le sue labbra condensandosi in piccole nuvolette che si confondevano con la nebbia.
"Che calma innaturale" pensò la ragazza.
Una strana sensazone attraverò Brine. Era come se improvvisamente sono fosse più sola in mezzo a tutta quella nebbia. Come se li con lei ci fosse qualcuno.
Brine fu scossa da un fremito. Se c'era una cosa che aveva imparato in vita sua era dare sempre ascolto al suo istinto. Anche se l'intruso non aveva emesso alcun rumore, Brine sapeva che era li, lo percepiva.
<Chi c'é?> chiese al nulla.
Nessuna risposta.
<Fatti vedere, lo so che ci sei. E' iutile che ti nascondi>
Ma anche questa volta non ci fu risposta. Che si stesse immaginando tutto?
Passò altro tempo e Brine iniziò a sentirsi una stupida. Stava quasi per riprendere ad avanzare verso la struttura quando improvvisamente vide qualcosa di strano.
Lentamente, quasi fosse una proiezione della stessa nebbia, una figura iniziò a staccarsi dal fondo bianco e ad avanzar verso di lei.
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