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Capitolo 8

Non possedeva la bellezza angelica, né la loro aura di potere o la loro forza, cosa lo rendeva così speciale agli occhi del loro Padre? Cos'era Adamo comparato ad un angelo dei Cieli, comparato allo stesso Lucifero? Non era nulla, solo una debole ed insulsa creatura indegna di essere un Figlio del Cielo.

Questi e altri pensieri vorticavano nella mentre della Stella del Mattino mentre suonava il violino. Muoveva le dita e l'archetto ad una velocità tale che quasi non si riuscivano a distinguere, le note veloci e rabbiose rispecchiavano perfettamente il suo umore. Da quando il loro Padre aveva creato Adamo, e in seguito Eva, sembrava non curare più la sua prole angelica, quasi l'avesse dimenticata e rimpiazzata con quegli insulsi umani.

"Se continui di quel passo consumerai le corde di quel povero violino" disse Gavri'el atterrando insieme a Nico e Michele "Cosa ti ha fatto di male?"

"Nulla" brontolò Lucifero smettendo di suonare, battendo l'archetto sul violino una volta per farli rimpicciolire e trasformarli in una semplice collana attorno al suo collo. Sorrise lievemente a Michele, accettando più che volentieri un suo abbraccio, il quale riuscì a calmare leggermente la sua rabbia.

"A me non sembrava nulla" replicò Nico incrociando le braccia al petto "Sei strano in questi giorni"

"Strano? Che intendi per strano?"

"Sei più silenzioso del solito e passi tutto il tempo a suonare, come se stessi pensando a qualcosa" spiegò Gavri'el al suo posto, mentre l'Arcangelo guerriero annuiva.

"Non ci vedo nulla di male nel voler passare un po'di tempo da solo"

"Siamo solo preoccupati per te, tutto qui" lo tranquillizzò Michele, posandogli una mano sul braccio. Lucifero sbuffò, ma non replicò "È da quando nostro Padre ha creato Adamo ed Eva che ti comporti in modo strano"

"Solamente non vedo cosa ci trovi di speciale in loro" rispose Lucifero allargando le braccia "Insomma non hanno niente di quello che caratterizza noi angeli: non hanno ali, niente poteri. Nulla, eppure sembra che Lui tenga più a loro che a noi"

"Non credo che Lui tenga più a loro che a noi, ma sono anche loro Suoi figli. Io non ci vedo nulla di male" constatò Michele, stringendosi leggermente nelle spalle.

"Per me Lucifero ha ragione. A che scopo crearli? E poi simili a noi?" replicò Gavri'el incrociando le braccia al petto "Tu che dici, Nico?"

"Dico che nostro Padre avrà avuto le sue buone ragioni per creare una nuova razza. In fin dei conti ogni cosa che fa è per un buon motivo" replicò quietamente l'Arcangelo passandosi una mano tra i capelli corvini "Dovremmo essere pazienti e vedere come si svolgerà la questione"

"Se lo dici tu" borbottò Lucifero storcendo la bocca alle parole dell'amico, ma non era per niente d'accordo con lui. Lasciarono cadere l'argomento, ma Lucifero non prestava più attenzione al nuovo discorso, perso nei suoi pensieri. Un'abitudine che gli era diventata così familiare col tempo.


C'era un leggero subbuglio in Paradiso, Michele lo avvertiva chiaramente. Gli angeli erano agitati e sussurravano tra di loro, lanciando di tanto in tanto occhiate furtive a destra e a sinistra, come se avessero paura che qualcuno li potesse ascoltare. Gli era capitato più di una volta che alcuni angeli smettessero di parlare al suo passaggio, per poi riprendere a bisbigliare quando ormai non era più a portata d'orecchio, lasciandolo perplesso. Anche adesso, che stava passeggiando tranquillamente nella Radura verso il suo amato specchio d'acqua, non riusciva a non pensarci.

"Tutto ciò è follia!" disse una voce, facendo sobbalzare Michele. Proveniva dal laghetto al centro della Radura e sembrava una voce quasi disperata. L'Arcangelo si avvicinò silenziosamente, accucciandosi dietro il tronco di un grande albero, abbastanza vicino per ascoltare, ma abbastanza lontano per non essere visto.

"Follia? È così che la chiami?" rispose una seconda voce che, con orrore, Michele riconobbe: Lucifero.

"Sì, la chiamo così. Non funzionerà e lo sai" ribatté con decisione la prima voce: Nico.

"Ti stai rimangiando il tuo giuramento?" domandò Gavri'el in tono scherzoso "Hai troppa paura?"

"Non si tratta di avere paura o di rimangiarsi i giuramenti. Si tratta di giocare di furbizia, cosa che voi non state facendo!"

"Giocare di furbizia?" lo schernì Lucifero mentre Gavri'el ridacchiava piano "Amico mio, cosa ti succede?"

"Cosa succede a te! Vuoi sfidare nostro Padre per una bazzecola" ringhiò Nico, adirato, facendo spalancare gli occhi a Michele.

"Non è una bazzecola! Avere il libero arbitrio sulle scelte senza che ci vengano imposte da Lui ti sembra una bazzecola?"

"La tua è solo gelosia! Un mero capriccio! Concordo con te che è stata una decisione improvvisa quella di creare una nuova razza senza avvisarci, ma scatenare una rivolta per questo..."

"Hai giurato che saresti stato al mio fianco, Nicola, e così farai" la voce di Lucifero era fredda e pericolosa, tagliente come la lama di una spada "Combatterai con me se necessario. Hai fatto un giuramento e ne terrai fede"

"Ascoltami, ti prego, non potrai vincere. Non puoi pretendere di essere come Lui" Nico si era calmato leggermente, scegliendo con cura le parole da dire all'amico.

"E chi ti dice che non posso esserlo?" ribatté l'angelo sarcasticamente. Michele, ancora nascosto dietro l'albero, spalancò gli occhi e poggiò le mani al tronco di fronte a lui per sorreggersi. Lentamente e con precisione l'Arcangelo compose tutti i pezzi del rompicapo, giungendo alla terribile conclusione: Lucifero voleva dichiarare guerra al loro Padre, credendo di poter essere eguale, se non superiore, a Lui.

No, non poteva essere. Lucifero non avrebbe mai fatto una cosa simile, non il Lucifero che conosceva. Ma purtroppo, quello non era più l'angelo di cui si era innamorato ed era stato talmente cieco da non notare i cambiamenti. Eppure erano stati così evidenti, ma i suoi sentimenti avevano oscurato tutto quanto. La gelosia e la brama di potere avevano oscurato il cuore di Lucifero. Samael aveva sempre avuto ragione sul suo conto, ma nessuno gli aveva mai prestato ascolto.

Doveva andarsene, doveva avvisare gli altri Arcangeli di quel folle piano. Fece un passo indietro, ma il rumore secco di un ramo che si spezzava lo fece pietrificare dalla paura. Le voci dei tre angeli si fermarono all'improvviso.

"Gavri'el va a controllare cos'è stato" disse Lucifero e poco dopo sentì il fruscio delle ali spiegate e il loro battito che si avvicinava sempre di più. Michele non osava muovere un muscolo mentre ascoltava i passi di Gavri'el poco lontano da lui, avvicinarsi gradualmente al suo nascondiglio.

"Michele, che bella sorpresa. Perché non ti unisci a noi?" disse l'Arcangelo con un sorriso quando lo trovò dietro all'albero. Solo in un secondo momento si accorse che indossava la sua armatura completa. Michele sorrise debolmente e lo seguì verso il laghetto dove li aspettavano Nico e Lucifero, anch'essi in armatura da guerra con le lunghe spade che pendevano dai loro fianchi.

"Michele, non mi aspettavo una tua visita" lo accolse Lucifero con un dolce sorriso mentre gli accarezzava una guancia. Si abbassò per dagli un bacio sulle labbra, ma l'Arcangelo volse la testa di lato. L'angelo si rialzò e lo osservò confuso "Cosa c'è?"

Michele non rispose, si limitò ad osservare Nico: era teso come una corda di violino. Indossava la sua armatura nera con ventura dorate e faceva sembrare la pelle del suo volto ancora più pallida del solito, gli occhi scuri brillavano di una pericolosa luce dorata, la mano destra stringeva spasmodicamente il pomolo della sua spada. Michele non lo aveva mai visto in quello stato.

"Cosa ti prende?" sussurrò Lucifero con dolcezza, prendendogli il mento con due dita per riportare lo sguardo dell'Arcangelo su di sé.

"Che cosa ti sta succedendo?" chiese semplicemente Michele, abbassando la mano dell'angelo.

"Non so di cosa parli"

"Lo sai benissimo, vi ho sentiti" ribatté, prendendo le mani di Lucifero per intrecciarle con le sue "Abbandona qualunque folle piano tu stia escogitando, ti prego"

"Folle piano? Non c'è nessun folle piano, Michele" rispose Lucifero sfilando le mani dalla sua stretta, non vi era più traccia del sorriso "Devi aver sentito male"

"No, so cos'ho sentito e ti chiedo di lasciar perdere" ritentò l'Arcangelo facendo sbuffare Lucifero "Quello che vuoi fare... è da pazzi!"

"Da che parte stai Michele?" domandò l'angelo a bruciapelo, facendo spalancare gli occhi all'Arcangelo.

"Cosa vuoi dire?"

"Quello che ho detto. Sei con me o contro di me?"

"Lucifero, ti prego, non puoi chiedermi di scegliere" lo supplicò Michele mentre riviveva il suo incubo.

"Dovrebbe essere una scelta semplice. Se davvero mi vuoi bene..." continuò l'angelo dagli occhi viola con voce suadente, lasciando la frase in sospeso "Ma, forse, mi sono sbagliato. Forse non sono così importante per te, dopotutto..."

"No, non è così! Io tengo molto a te, come puoi pensare una cosa simile?" chiese Michele, allontanandosi leggermente da lui, come se le sue parole lo avessero scottato.

"Se tenessi veramente a me avresti parlato di noi a nostro Padre, ma non lo hai fatto" rispose Lucifero, la voce apparentemente calma, ma gli occhi stavano diventando di una sfumatura più intensa di viola, simile al nero. Michele tentò di parlare, ma l'angelo non glielo permise "Perché non lo hai fatto? Avevi paura di Lui, è così? Paura della sua reazione?"

"Io..." balbettò l'Arcangelo, arretrando di qualche altro passo. Lucifero stava cominciando a spaventarlo, doveva trovare un modo per calmarlo o per sfuggire alla sua rabbia. La Stella del Mattino, però, gli afferrò repentinamente il polso, impedendogli di muoversi.

"La paura di Lui, nel Suo giudizio, condiziona ogni angelo. Avere voce in capitolo sulle decisioni che vuole prendere è un nostro diritto! E l'amore! Perché tutto il nostro amore e la nostra devozione deve andare solo a Lui? Perché non possiamo donarlo a qualcun altro?" urlò l'angelo, strattonando malamente il polso di Michele, gli occhi spiritati.

"Lucifero, ora basta!" ringhiò Nico, allontanando malamente l'angelo da Michele.

"Non intrometterti" sibilò Lucifero mentre si rialzava, con l'aiuto di Gavri'el, e fronteggiava l'amico.

"Stai esagerando, lascialo in pace" rispose Nicola mettendosi di fronte a Michele con le ali dorate spalancate.

"Parlerò con Nostro Padre di questo e riunirò i miei seguaci. Farete bene a scegliere con cura da che parte stare" detto ciò Lucifero spalancò le ali e, seguito da Gavri'el, presero il volo sparendo poco dopo. Nico ripiegò le ali e si voltò per vedere in che condizioni era Michele, il quale era caduto in ginocchio.

"Michele" sussurrò Nico, mentre si inginocchiava a sua volta e allungava una mano per vedere il polso dell'amico. Era rosso nel punto in cui Lucifero lo aveva stretto con forza. L'Arcangelo passò una mano su di esso e il rossore scomparve, lasciando il polso come prima dell'aggressione.

"Dobbiamo fermarlo, dobbiamo fare qualcosa per fargli cambiare idea" mormorò Michele alzando gli occhi grigi sull'amico di fronte a lui, il quale scosse tristemente il capo.

"Non c'è niente che possiamo fare per fermarlo. Dichiarerà guerra ai Cieli e l'esito non sarà positivo per lui" rispose tristemente l'Arcangelo guerriero, stringendo Michele in un abbraccio. L'Arcangelo si strinse forte alle spalle di Nico mentre calde lacrime solcavano, veloci e silenziose, le sue guance. L'aveva perso, aveva perso Lucifero per sempre e non c'era modo per fargli cambiare idea.


Spazio autrice

Chiedo umilmente perdono per il ritardo nel capitolo! Però, capitemi, il Natale e il Capodanno mi hanno tenuto molto impegnata.

Per farmi perdonare eccovi il mio regalo per iniziare bene l'anno nuovo.

Buon 2018 a tutti!

Un bacio,

Poseidon1999

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