Capitolo 3
Lucifero non riusciva proprio a capire. Come aveva fatto a non riconoscere Michele quel giorno nella Radura? In fin dei conti sedeva sempre al suo fianco durate le Lodi e avrebbe dovuto riconoscere la sua voce cantare.
Ripensandoci, però, Lucifero si rese conto di non aver mai visto Michele in tenuta da combattimento e non era l'unico angelo con i capelli castano chiaro. Per quanto riguardava la sua voce quando cantavano le Lodi le voci di ogni angelo si fondevano tra loro per formarne una unica, quindi poteva essergli sfuggita l'intonazione del canto dell'Arcangelo.
Lucifero si passò una mano tra i capelli biondo platino, sospirando sconfortato. Non riusciva però a trovare un nome per quella sensazione, quel brivido, che gli aveva provocato il canto di Michele. Se ci ripensava riusciva a rivivere alla perfezione quella scena, risentiva quella voce soave cantare, procurandogli le stesse sensazioni di piacere. Sapeva solo che quella sensazione gliela provocava solamente Michele.
"Ancora sveglio?" chiese una voce alle sue spalle, facendolo sobbalzare per lo spavento. Si voltò di scatto e quando vide che si trattava di Nicola si tranquillizzò.
"Non riuscivo a dormire" rispose Lucifero, facendo un po' di spazio per far atterrare Nico. L'Arcangelo ringraziò e, dopo aver ripiegato le ali, si sedette al suo fianco.
"Ti va di parlarmene?" propose Nico, voltandosi nella sua direzione. Lucifero non rispose subito, osservando il cielo blu scuro davanti a sé, puntellato qua e là di piccole stelle luminose. Dio aveva lasciato il Paradiso il giorno prima per completare la sua grande opera: le piccole stelle che a poco a poco spuntavano nel cielo scuro erano opera Sua.
Il Portatore di Luce sospirò: erano tre giorni ormai che pensava e ripensava a Michele, non riusciva a farne a meno. Volse lo sguardo verso Nicola: era il suo migliore amico, l'unico che riuscisse a comprenderlo meglio di tutti. Sapeva di potersi confidare, lui non lo avrebbe mai tradito.
"Non è facile da spiegare" esordì Lucifero guardando il suo amico negli occhi, osservando quelle pagliuzze dorate che gli illuminavano l'iride.
"Provaci" rispose lui con un piccolo sorriso di incoraggiamento, inclinando la testa da un lato. E Lucifero lo fece, o almeno, ci provò. Raccontò quello che era successo dopo la loro piccola gara di velocità, del pedinamento di Michele e di quelle sensazioni sconosciute ma così forti, così potenti da farlo sentire diverso. Più vivo. Nico rimase in silenzio per alcuni minuti, meditando su tutto quello che Lucifero gli aveva appena raccontato, ma non riusciva a capire cosa potessero essere quelle strane sensazioni di cui parlava.
"Non so cosa dirti, sinceramente. Non so dare un nome a quello che provi"
"Cosa mi consigli di fare, allora?" domandò Lucifero, sconfortato nel sapere che neppure Nico capisse cosa gli stava succedendo.
"Prova a parlare con Michele"
"Parlare con lui?" si voltò di scatto verso l'Arcangelo, guardandolo come se fosse impazzito.
"Sì, prova a parlarci e vedi se in sua compagnia provi le stesse sensazioni"
"Non saprei di cosa parlare! Michele è molto introverso e lo vedo raramente in giro" esclamò l'angelo, spalancando le braccia.
"Sì, Michele non è molto espansivo, ma è dolce e gentile, ha una mente acuta. Parlo spesso con lui e siamo diventati buoni amici" lo smentì Nicola, posando una mano sul braccio dell'amico "Parlaci, solo così potrai capire cosa ti sta succedendo"
Lucifero sbuffò ma assentì, passandosi una mano tra i capelli di platino, scompigliandoli ulteriormente. Si sarebbe dovuto inventare qualcosa, ma cosa?
Michele si poteva definire come un angelo pronto ad aiutare chiunque, ma introverso e riservato. Nonostante il suo carattere schivo non perdeva la sua aria altera e il suo portamento elegante, nonché la sua bellezza semplice ma intrigante. Quello che ti colpiva di Michele erano i suoi occhi: grigi, sì, ma della stessa colorazione dell'argento più puro, talvolta si schiarivano di più facendoli somigliare a due preziosi diamanti. Nonostante il colore freddo i suoi occhi erano vispi, curiosi e gioiosi quando elargiva uno dei suoi sorrisi, dolci e rassicuranti. Il suo viso mutava quando sorrideva: si illuminava di una luce nuova e due piccole fossette comparivano sulle sue guance.
Fu così che lo trovò Lucifero, lo vide ridere in lontananza insieme a Raffaele. Quando vide quel sorriso così dolce e spontaneo il suo cuore prese a battere più forte. Come poteva un solo e semplice sorriso procurargli tutte quelle sensazioni? Se solo quello gli faceva aumentare i battiti del cuore, cosa avrebbe fatto quando gli avrebbe parlato?
Lucifero si riscosse da quei pensieri e notò che Raffaele se n'era andato e Michele si dirigeva nuovamente verso la Radura. Agendo d'istinto, spalancò le ali e lo seguì come l'ultima volta, addentrandosi silenziosamente verso lo specchio d'acqua dell'altra volta. Come previsto trovò l'Arcangelo accovacciato sulle rive della Fonte, annusando i profumi inebrianti dei fiori. Lucifero prese un profondo respiro e camminò verso Michele, cercando freneticamente qualcosa da dirgli, ma la sua mente si era come svuotata.
"Chi va là?" domandò l'Arcangelo, alzando di scatto la testa ma, quando vide Lucifero uscire dal folto degli alberi si tranquillizzò.
"Sono io" rispose prontamente l'angelo, avvicinandosi "Posso sedermi?"
"Certo" Michele si sedette a sua volta sulle rive della Fonte, accarezzando amorevolmente i petali dei fiori "Come mai sei qui?"
"Potrei farti la stessa domanda" Lucifero si voltò verso Michele, sorridendogli.
"Vero" rispose l'Arcangelo, ricambiando il sorriso divertito "A me piace molto stare qui, mi rilassa"
"Davvero?"
"Molto, mi da la possibilità di pensare in tranquillità e poi adoro i fiori che crescono qui" spiegò Michele, portandosi un bocciolo di peonia al volto, annusandone il profumo "Sono buonissimi, vero?"
"Sì, buonissimi" ripeté Lucifero osservando rapito la naturalezza con cui giocherellava con i petali dei fiori.
"E tu? Come mai qui?" Michele volse lo sguardo verso il Portatore di Luce, il quale si ritrovò paralizzato dallo sguardo d'argento dell'Arcangelo.
"Io adoro i frutti di questi alberi" disse Lucifero e vide Michele annuire e spostare lo sguardo sull'acqua di fronte a loro. Solo allora si concesse di liberare il respiro che aveva trattenuto.
"Volevo chiederti come mai alle Lodi mi guardavi in quel modo?" domandò Michele con noncuranza, guardandolo di soppiatto.
"Perché come ti stavo guardando?" chiese a sua volta Lucifero, credendo che l'Arcangelo avesse intuito che lo aveva seguito nella Radura.
"Come se mi vedessi per la prima volta. Avevi uno sguardo... stupito" spiegò l'angelo, immergendo le dita nell'acqua della Fonte, increspandola.
"Davvero? Non... non era mia intenzione" balbettò Lucifero passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Michele gli lanciò un'occhiata stranita, non aveva creduto a quello che gli aveva detto il Portatore di Luce, ma decise di non ribattere "Piuttosto, ho notato che ti alleni spesso da solo. Come mai?"
"Mi alleno con Nicola o Samael, ma quando non possono preferisco allenarmi da solo perché la maggior parte degli angeli non riuscirebbero a tenermi testa in un combattimento" rispose Michele, mordendosi poi la lingua per quello che aveva detto "Ecco, alcuni sono inesperti e non vorrei far loro del male. Nico e Samael sanno duellare molto bene e preferisco allenarmi con loro"
"Capisco"
"E tu? Non ti vedo spesso ad allenarti"
"Io mi alleno qualche volta con Nico o Gavri'el, oppure con qualche altro angelo, ma preferisco volare piuttosto che combattere" disse Lucifero, stringendosi nelle spalle.
"In effetti mi sembrava di averti visto insieme a Gavri'el. Da quanto ricordo sei bravo a duellare" rispose Michele, richiamando alla mente alcuni ricordi.
"Grazie. Magari potremmo allenarci insieme qualche volta"
"Vedremo" rispose vagamente Michele, ritraendo la mano dall'acqua, osservando le piccole goccioline che cadevano dalle sue lunghe dita affusolate.
"Mi farebbe piacere" insistette Lucifero e alla fine Michele cedette, annuendo, dicendogli che gli avrebbe concesso un duello.
"Sai, poco tempo fa ero venuto in questa Radura dopo un allenamento e mi era sembrato che qualcuno mi stesse seguendo" disse Michele con noncuranza, asciugando le lunghe dita nella tunica "Ero proprio qui, davanti alla fonte e stavo canticchiando quando all'improvviso ho sentito un rumore"
"Davvero?" Lucifero cercò di sorridere, ma nel profondo sperò di non arrossire, per non tradirsi da solo "Che strano"
"Molto" acconsentì l'Arcangelo "Ma ho notato una cosa. L'angelo che mi ha seguito era dietro quell'albero" Michele si girò verso destra, indicandogli il grande albero dietro il quale si era nascosto Lucifero "E, prima di andare per cantare le Lodi, ho notato un qualcosa di viola saettare dietro il tronco"
"Un... qualcosa di viola?" ripeté Lucifero cercando di essere stupito, ma sentì le guance diventare calde per l'imbarazzo dell'essere stato scoperto.
"Sì e, a quanto mi risulta, c'è solo un angelo con le ali viola" constatò l'Arcangelo, sfiorando con le dita le piume violette dell'ala destra del Portatore di Luce "È per quello che mi osservavi durante le Lodi?"
"Io... sì, hai una voce bellissima e non me ne ero mai accorto perché, durante le Lodi, tutte le nostre voci si fondono insieme ed è difficile distinguerle"
"Davvero ti piace la mia voce?" Michele alzò lo sguardo su di lui, gli occhi grigi spalancati per lo stupore. Nessuno gli aveva mai fatto un complimento sulla sua voce.
"Certo, mi hai incantato con la tua melodia" rispose Lucifero sinceramente, sorridendo. Fu il turno di Michele di arrossire, le guance colorate di un rosso brillante, volgendo poi lo sguardo altrove non riuscendo a sostenere quegli occhi d'ametista.
"Scusami, devo andare" disse l'Arcangelo, alzandosi velocemente in piedi "Ci... ci vediamo"
Lucifero non ebbe il tempo di dire nulla che Michele era già volato via, lasciandolo seduto da solo sulle rive del piccolo specchio d'acqua con la testa piena di domande. Aveva detto o fatto qualcosa di sbagliato? Se lo aveva fatto non riusciva a capire cosa potesse detto da indurre Michele ad andarsene così velocemente. Con la mente piena di domande senza risposta si alzò e prese a sua volta il volo, andando da Gavri'el e Gabriele per distrarsi un po'. Magari più tardi avrebbe chiesto consiglio a Nico.
Quella sera Michele continuava a girarsi e rigirarsi sulla sua nuvola, senza riuscire a prendere sonno.
"Michele, cos'hai?" mugugnò Raffaele, voltandosi verso di lui, svegliato dai continui movimenti dell'amico.
"Nulla, torna pure a dormire" sussurrò l'Arcangelo e Raffaele, troppo stanco per ribattere, si riaddormentò subito. Michele sospirò e spiccò il volo, magari volando si sarebbe stancato abbastanza per dormire. In verità non riusciva a prendere sonno perché continuava a pensare alla conversazione avuta con Lucifero. Solitamente non parlava molto, ma con lui si era lasciato andare, parlando come non aveva mai fatto. Gli piaceva la compagnia di Lucifero, gli dava una bella sensazione e gli faceva provare delle emozioni che a lui erano sconosciute.
Michele batté più forte le ali e all'improvviso rivide gli occhi di Lucifero di fronte a sé, quei begli occhi viola intriganti. Gli erano subito piaciuti quegli occhi anche se alcune volte lo facevano sentire a disagio, quando lo scrutavano come se volessero leggergli nel profondo e carpire ogni suo segreto, ogni suo pensiero. Eppure riuscivano anche a farlo imbarazzare, come quel giorno: un semplice ed innocente complimento sulla sua voce, quello sguardo dolce e sincero, e lui non aveva capito più nulla. Era bastato così poco per scatenare delle sensazioni completamente nuove, per far battere più veloce il suo cuore e per far arrossire le sue guance. Michele batté le palpebre, riscuotendosi da quei pensieri, ma non poté impedire ad un piccolo sorriso di affiorare sulle sue labbra.
Cosa gli stava succedendo?
N.A.
Lo so, sono terribilmente in ritardo! A mia discolpa posso dire di aver avuto troppi impegni tra la scuola, la scuola guida e tutto il resto...
Però ho pubblicato questo capitolo e ammetto che non è uno dei miei migliori capitoli, anzi! Proverò a farmi perdonare con il prossimo!
Baci,
Poseidon1999
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