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Chapter I - Prologue

Se c'era una cosa che probabilmente odiavo più di tutte nella mia vita -omettendo mio fratello- era sicuramente la sveglia.

Avete presente il fastidioso marchingegno elettronico che suona alle 6:30 del mattino, costringendoti ad alzarti dal letto? Ecco, parlo esattamente di quello.

Alzai, di poca voglia, il braccio, allungandolo verso la sveglia e la spensi.

"Ancora cinque minuti e mi sarei alzata" mi ripetevo sempre, sperando con tutta me stessa che quel rompicoglioni di mio fratello non venisse a svegliarmi.

Mi accoccolai meglio sotto le coperte e, come se l'avessi chiamato, Aiden fece capolino nella mia stanza, spostando le tende e aprendo la finestra.

La luce del sole mi arrivò dritta in faccia e dovetti corrucciare la fronte per non morire seduta stante «Aiden chiudi quella cazzo di finestra» biascicai, cercando di urlare, ma avevo ancora il sonno in circolazione e questo mi fu alquanto difficile.

Il mio adorato fratellino si avvicinò al letto e tolse, in modo poco delicato, le coperte dal letto, saltandomi addosso «Octaviuccia è tardi, è ora di alzarti» mi strinsi il cuscino tra le braccia e mi spostai di lato, ignorandolo.

Lui non prese bene questa cosa e mi sfilò anche il cuscino dalle mani «alza il tuo bel culetto che oggi si parte» mi girai ancora più incazzata, non poteva essere così felice di trasferirsi in un luogo sperduto dal mondo.

Aiden era sempre stato il contrario di me, io che preferivo un libro e Netflix alla partite di rugby e le feste. Chiunque ci definiva come il sole e la luna.

Ovviamente io non ero il sole «ti prego, la tua felicità mi disgusta» dissi.

Avevo la voce impastata dal sonno e tra poco sarei svenuta a terra.

Mio fratello mi guardò negli occhi, così diversi.

Lui gli aveva color mare mentre i miei erano color cioccolato.

Mi fissò ancora e quasi non mi scoppiò a ridere in faccia «suvvia sorellina, una nuova aria non fa mai male» mi buttò il cuscino in faccia e lo guardai ancora più male.

Se possibile, l'avrei fulminato «in West Virginia pioverà parecchio, ok? Mi mancherà il caldo, le spiagge e la rete Wi-Fi» urlai, alzandomi dal letto e dirigendomi verso la sedia, in cui la sera prima avevo poggiato i vestiti per oggi «quindi, non dirmi che fa bene cambiare area, tanto sarò asociale in entrambi i casi; e no Aiden, non cambierò per te e si, continuerò a pararti il culo anche in una giungla se potessi» tra me e lui era sempre stato così, mio fratello aveva sedici mesi in più di me, eppure si credeva già un uomo vissuto.

Avrebbe finito il liceo quest'anno e già aveva fatto domanda a moltissime università, per quanto mi dolesse ammetterlo, per lui andarsene da Los Angeles sarebbe stato più doloroso di me, nonostante non lo dicesse apertamente.

Avrebbe lasciato la squadra, la sua ex ossessionata -ok, forse questo era un bene- e i suoi sogni.

Eppure si ostinava a dire il contrario.

Contento lui.

Dal canto mio, avrei continuato a parargli il culo da ubriaco e da sobrio con mamma, come facevo sempre.

Mamma era l'unica figura familiare presente in casa, io non avevo mai conosciuto mio padre, andatosene di casa due mesi dopo la mia nascita. Mia madre, Betty, non ne parlava mai e, quando da piccola le chiedevo di lui, lei sviava il discorso, parlando di altro.

Purtroppo molte volte l'avevo sentita piangere per le mie stupide domande da bambina, così decisi di stare zitta e non chiederle più niente.

Tuttavia ancora oggi, a distanza di anni, sentivo mamma piangere.

Sospirai e presi i vestiti puliti, ignorando le parole di mio fratello e beccandomi un bellissimo terzo dito.

Con quest'ultima visione, mi chiusi in bagno.

Stetti un bel pò sotto la doccia, tant'è che quando uscì erano le 7:05 e mia madre sbraitava da sotto.

Mi feci una coda veloce e tornai in camera a prendere le ultime cose.

Mi soffermai molto a guardare la mia stanza, i miei ricordi, il mio letto.

Col cuore in gola, spensi la luce e chiusi la porta a chiave, portandomi dietro miriadi di valigie. Scenderle dalle scale fu un impresa, soprattutto considerando quanto fossi goffa.

Allo stipite delle scale trovai mio fratello con un foglio e una penna in mano, borbottava qualcosa sugli oggetti che non doveva assolutamente scordarsi.

Alzai gli occhi al cielo e gli lasciai le valigie, passandogli accanto «mi raccomando Aiden, non ti scordare la testa» sogghignai mentre lui mi buttò una bestemmia in faccia.

Che finezza, davvero.

Mia madre spuntò dalla cucina e ci guardò negli occhi «oh signore Octavia, pensavo fossi morta in bagno! Siamo in super ritardo, l'aereo parte esattamente tra un'ora, ti prego sbrigatevi a caricare tutto in macchina» guardai fuori, Marco era esattamente lì con il suo orribile SUV giallo canarino e lo smartphone prontamente in mano.

Alzai gli occhi al cielo e mi preparai mentalmente ai venti minuti peggiori della mia vita.

Marco era un vecchio amico d'infanzia di mia madre.

Fin da quando ho memoria, mi ricordo sempre di lui buttato a casa nostra.

Probabilmente più che amici, lo stereotipo più corretto per descriverli era scopa-amici.

Ma non erano comunque fatti miei, per quanto amassi mia madre, non era stata una figura molto presente.
E come darle torto.

In ogni caso, la vita era sua, anche se io e Aiden odiavamo Marco.

Sospirai e mentre Marco aiutava Aiden a caricare tutto in macchina, controllai il cellulare.

Nessun messaggio ricevuto.

Mi morsi il labbro, cosa credevo di trovare?

Quando finirono e la mamma salì avanti, capì che era giunto il momento.

Salendo in macchina, salutai mentalmente il mio passato.

Le ore in aereo furono terribili e quando arrivai, altre due ore di macchina mi distrussero il sedere.

Era quasi l'ora di pranzo e non ci vedevo più dalla fame, in più, considerando che la nostra nuova casa si trovava proprio al centro dell'unico tra i tre vialetti esistenti in quel paesino, mi accorsi che non c'era proprio nulla.

Soltanto una piccola biblioteca, un supermarket abbastanza piccolo e una piccola farmacia.

I beni principali insomma.

Mi sporsi verso mia madre che stava guidando una piccola Peugeot a tre porte «spero che almeno ci sia una scuola qui» sbottai, seccata.

Mia madre mi scoccò un'occhiataccia dallo specchietto e mio fratello trattene una risata «Aiden non seguire le orme di tua sorella e tu, ringrazia che vi abbia portati con me a lavoro, invece di lasciarvi per sempre a vivere da soli. Voi ragazzi non capite mai nulla, vedete solo quello che volete vedere e poi...» mi misi le cuffiette e feci partire gli Starset a tutto volume, lasciando che mia madre si lamentasse delle solite cose con mio fratello.

Quando arrivammo, quasi non baciai il pavimento ma mi contenni.

La casa sembrava abbastanza abitabile, niente a che vedere con quella di prima, ma si poteva fare. Accanto a noi, non sostava nessuno se non una sola villetta, il che rendeva tutto ancora più inquietante «mamma esattamente perché ci siamo solamente noi?» le chiesi, non ero una ragazza che si fidava particolarmente.

Lei alzò gli occhi al cielo e mio fratello mi cinse dal collo «ma chi se ne fotte, avremo voglia di farci altre amicizie in altri quartieri» mia madre annuì e decisi di non fare più domande, mi stavo lamentando troppo e forse mio fratello non aveva compreso che in quel fottuto posto, esistevano solo tre vialetti! E il nostro era il più inquietante.

Odiavo non sapere e odiavo quando Aiden voleva apparire bello e perfetto agli occhi di tutti. Gli diedi una gomitata nelle costole e lui si piegò in due «oh ma guardatelo, un giocatore di rugby del suo calibro che si piega in due dalla gomitata della sorellina» sghignazzai, scoppiando a ridere.

Aiden, tenendosi il fianco, mi fulminò con lo sguardo «questa me la paghi, sorellina» cantilenò, sorridendo sornione e sottolineando il sorellina.

Alzai gli occhi al cielo e mia madre urlò dalla macchina, mi chiesi da dove prendesse tutta quella voce per urlare in quel modo «Octavia smettila di dare fastidio a tuo fratello, Aiden, invece di giocare, aiutami a scaricare le valigie» io e lui ci guardammo negli occhi e, sbuffando, scoppiammo a ridere.

«Pronta per una nuova avventura?» mi chiese «no ma sono pronta a viverla» risposi.

Spazio Autrice

Ebbene, benvenuto nel mio nuovo libro. Ho deciso che in questi ultimi mesi mi dedicherò a BARLUME e a UNFORGETTABLE.

Spero che questa storia, che comunque è un po' diversa dalle mie ff o dalle mie storie fantasy, vi possa piacere.

Un bacio,

~Aly

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