21. Brutte notizie
Mi alzo in piedi quando vedo entrare i nostri genitori nella sala d'attesa. Si guardano smarriti intorno per qualche secondo, pronti ad avvicinarsi alla reception, ma io vado loro incontro, chiamandoli.
Si voltano entrambi verso di me e mi osservano con sollievo, capendo che sto bene. "Aurora, ma cosa è successo? Vi aspettavamo per la cena e pensavo vi foste dimenticate o chissà cosa, finché abbiamo ricevuto la telefonata..." mia madre parla a macchinetta, lanciando poi un'occhiata alle mie spalle, verso le sedie su cui sono accomodati i ragazzi "Benjamin è già qua." è un tono infastidito, non nasconde di certo quanto non sopporti il ragazzo di Lucia... ma non mi sembra certamente questo il luogo dove discutere di queste cose.
"Era il contatto di emergenza di Lucia." rispondo semplicemente. Mi meraviglio sempre di come non mettano noi come priorità. Come può essere questa la prima cosa che noti entrando in un ospedale dopo aver saputo che le tue figlie hanno avuto un incidente? Come fa a non rendersi conto, invece, della mancanza di mia sorella?
"Ovviamente, figurati se era uno di noi. Sempre irriconoscente, invece di mettere noi come contatto emergenza inserisce quel ragazzetto, come se per lei avesse fatto più di noi che l'abbiamo cresciuta." ora è mio padre che commenta, facendomi accigliare e provare un fortissimo motto di rabbia.
"Come diavolo fate a essere così insensibili?" quasi ringhio, stringendo i pugni. Non mi importa nulla se ho sempre evitato di rispondere male, stavolta non ho nessuna voglia di calmarmi e lasciar perdere. Sono fuori di me, sono preoccupata, sono a pezzi per mia sorella, non posso sopportare anche il loro cinismo. "Non vi siete accorti che Lucia non è con me?" ora urlo, senza riuscire più a trattenermi. Vedo immediatamente i ragazzi alzare la testa verso di me, stavolta anche Ben mi sta guardando. "Come potete non chiedere di come sta lei non vedendola invece di essere gelosi del suo contatto di emergenza? Volete comportarvi da genitori una volta tanto nella vostra vita?"
Loro si scambiano uno sguardo che non riesco a decifrare e poi riprendono a guardare me. "Non alzare la voce Aurora, capisco che tu sia sconvolta per ciò che vi è successo, ma non è il modo di affrontare le cose. Dicci come sta Lucia, non siamo insensibili, non siamo dei mostri."
"Oh certo che no, il modo di affrontare le cose per voi è sempre lo stesso, non mostrare nessuna emozione, reprimere tutto come ci obbligavate a fare quando eravamo solo delle bambine." sento una mano posarsi sul mio fianco e non c'è bisogno che mi volti per capire che è Martin, il suo profumo mi ha appena invaso le narici e il suo tocco per me è inconfondibile. Sta provando a farmi calmare facendomi sentire la sua presenza. "Andatavene, non vi voglio qua."
Mio padre ride nervosamente sentendo le mie parole mentre gli occhi di mia madre diventano più scuri per il fastidio. "Non fare la bambina, sei cresciuta tra gli agi, hai sempre avuto tutto ciò che desideravi. Vestiti, giocattoli, non ti è mai mancato nulla." la voce di lui è scocciata, come se davvero non arrivasse a capire cosa hanno sbagliato durante la nostra crescita. "Dicci come sta Lucia, potremmo far venire qua uno dei medici migliori dell'Inghilterra invece che farla curare da questi mediocri."
"Sai dove potete infilarvi i giochi che ci avete regalato?" non ho mai osato parlare loro così, ma in questo momento non mi importa più di nulla se non di mia sorella "Non ci avete mai dato né amore né la vostra presenza. E poi smettetela di pensare di essere i migliori in tutto e di screditare la gente che secondo voi non è al vostro livello. Il personale qua è stato gentile e mi sembra molto qualificato, potete tornare a casa. Non serve nessun aiuto da parte vostra."
Mio padre fa per ribattere ancora ma stavolta è Ben quello che si intromette avvicinandosi a noi. "Aurora non vi vuole qua, e sinceramente nemmeno io, fuori dai piedi." ha gli occhi rossi dal pianto e lo sguardo colmo di rabbia. So che odia i nostri genitori per come hanno sempre trattato Lucia e so che al momento è una bomba ad orologeria, direi che è un mix che non va affatto bene.
"Tu non c'entri proprio nulla ragazzino. Quando ti renderai conto che Lucia sta con te solo per fare un dispetto a noi sarà troppo tardi." mia madre è divertita mentre gli dice queste parole, come se fosse una vita che non aspettava altro. "Dovresti andare tu via, perché il tuo parere non conta niente, noi siamo i loro genitori."
"Ah sì?" mi supera e si mette davanti a loro con aria nervosa. Il suo corpo è teso come una corda di violino e so che sta per esplodere. "Genitori? Da quando siete arrivati qua non avete messo da parte nemmeno per un secondo il volervi giustificare, è più importante apparire piuttosto che sapere come sta Lucia." punta un dito contro di loro e fa ancora un passo avanti "Se lei morirà sarà solo colpa vostra, perché è da voi che stavano andando, chissà per quale cazzata poi, perché non sapete cosa inventarvi per demolire le vostre figlie."
"Attento a come parli e a cosa fai se non vuoi una bella denuncia." mio padre lo minaccia ma a Benjamin non sembra importare. Gli dà una piccola spinta ed è a questo punto che Martin lascia la presa su di me e si avvicina al suo migliore amico tirandolo e dicendogli che non è il caso e che deve pensare a Lucia.
"Anche loro dovrebbero pensarci." li guarda con ribrezzo mentre pronuncia queste parole cariche di veleno. "Invece cercano di marcare il territorio come fanno i cani. Dovreste pensare a cosa vuole davvero vostra figlia invece di trattarla come un fantoccio. Non perdete mai occasione per annientarla e ora volete fingere che vi interessi di lei."
"Ben basta..." Martin lo allontana appena, mettendogli una mano sul petto "Non vale la pena abbassarsi ai loro livelli... pensa a Lucia, ha bisogno di noi qua. Non fare stronzate che ti metterebbero nei casini." l'inglese continua a guardare torvo i nostri genitori ma non oppone resistenza e segue Martin nuovamente nelle seggiole della sala d'attesa.
Io sospiro, cercando di scacciare via la rabbia, ma anche per me è difficile gestire le mie emozioni al l'omento, dopodiché mi rigiro verso mia madre e mio padre. Hanno lo sguardo schifato e osservano verso i due che si sono spostati. "Forse Ben non ha tutti i torti... siete arrivati e subito il primo pensiero è stato lui, il pensiero sarebbe dovuto andare direttamente a vostra figlia."
Loro mi osservano con delusione, ma prima che possano dire qualcosa la nostra attenzione viene attirata dalla porta del reparto che si apre. Mi giro di scatto e i miei occhi si posano su un medico che immediatamente chiede chi siano i familiari di Lucia e chiede cortesemente di avvicinarsi. Il cuore fa un tonfo dentro il mio petto e mi serve qualche secondo per reagire e spostarmi da dove siamo.
Ho paura. Una maledetta paura di quello che potrebbe dirci. Non avrei la forza di affrontare qualcosa di così negativo, non posso vivere senza mia sorella, non posso immaginare una vita dove lei non è con me... dove lei non fa più parte della mia quotidianità. La mia metà, colei con cui ho condiviso tutte le gioie e tutti i dolori.
Respiro profondamente come per darmi la scossa e mi avvio verso il medico, vedo Ben fare lo stesso ma mio padre, senza troppo garbo, gli chiede di restare in disparte non facendo parte della famiglia. So che sta per ribattere, per fortuna Martin però glielo impedisce e prova a tranquillizzarlo parlandogli all'orecchio. Se fossi in me gli direi di stare comunque al mio fianco, perché merita di sentire come sta l'amore della sua vita, ma non riesco a spiccicare parola, tutto mi muore in gola.
I miei occhi si scontrano con quelli di Riccardo che mi rivolge un debole sorriso di incoraggiamento, nonostante nemmeno i suoi occhi siano tranquilli, e dopodiché mi avvicino al medico.
Mia madre tiene in mano la borsa con espressione che non fa trasparire nulla e mio padre ha l'aria autoritaria come sempre. Io, invece, sento il cuore battermi persino nelle orecchie e sento nuovamente quella sensazione di nausea invadermi, ho quasi voglia di inchinarmi e rimettere direttamente qua.
"Salve... Lucia ha superato l'operazione." questo dovrebbe farmi sospirare di sollievo, ma dal suo tono capisco che c'è qualcosa che non va "Ha avuto un trauma cranico e un'emorragia interna, ma l'abbiamo fermata e l'abbiamo sottoposta a trasfusioni. Non vi tedierò con termini tecnici, ma il punto è che dovrebbe ormai essere sveglia, visto che l'effetto della anestesia dovrebbe essere svanito, ma non lo è. Per questo pensiamo sia in coma."
Vengo pervasa da un brivido freddo che mi colpisce la spina dorsale, il pavimento sotto i piedi è come se sparisse e venissi inghiottita di botto. Non posso crederci... non voglio crederci.
Sento i suoni ovattati, sento i miei genitori parlare con il medico ma non capisco nemmeno cosa stiano dicendo, non riesco a connettere il cervello e a processare i suoni.
Una sola domanda mi rimbomba in testa e non posso fare niente per cacciarla via. So che nessuno dei presenti la farà, che tutti avrebbero paura di sentire la risposta, ma io devo sapere. Assolutamente.
"Quante possibilità ci sono che si svegli?" le parole sfuggono al mio controllo e interrompendo così il discorso che faceva mio padre.
Il medico mi guarda in modo leggermente più dolce e compassionevole, mi basta questo per capire che la risposta non è qualcosa che mi tranquillizzerà. "Non lo sappiamo... potrebbero essere ore, giorni, mesi oppure..."
"Oppure mai..." completo io la frase per lui e le sue labbra formano immediatamente una linea sottile e piatta mentre mi guarda dispiaciuto e annuisce. "Cristo..." è l'unica cosa che aggiungo prima di allontanarmi. Non mi interessa sapere altro, non mi interessa l'ipocrisia dei miei genitori, non mi importa di nulla. Voglio solamente prendere una boccata d'aria fresca perché mi pare che i polmoni mi stiano per esplodere.
Corro letteralmente fuori, senza fermarmi nemmeno quando Ben e Martin mi chiamano. Mi appoggio al muro dell'ingresso con la schiena e automaticamente scoppio a piangere. Le lacrime vengono giù come un fiume in piena e il respiro mi si accorcia in pochi secondi. Mi sento morire, mi sento sbriciolare l'anima e il cuore molto velocemente. Come può essere reale tutto questo? Come può mia sorella essere in coma? Cosa darei per prendere il suo posto.
Alcune persone mi passano accanto lanciandomi occhiate stranite e preoccupate ma me ne frego. Non ha nulla più senso in questo momento. Ho il pensiero fisso di mia sorella. La mia dolce Lucia... quella bambina che da bambine mi guardava con gli occhioni dolci e mi faceva sciogliere.
"Aurora..." mi volto sentendo la voce di Ben e lo osservo asciugandomi gli occhi con il dorso della mano. Ha lo sguardo spento e piange, sembra un bambino smarrito... e smuove davvero il cuore vedere un uomo alto e grande osservare qualcuno con questo sguardo. "È in coma vero?" chiede conferma e io annuisco. È come se gli dessi così il via libera per piangere ancora e ancora. "No... non lei. Dio, ti prego... non lei. Non lo merita. No, no, no."
Mi si spezza qualcosa dentro davanti a questa scena. Non oso immaginare come si senta, ma credo che il nostro dolore sia molto simile. Per me è la mia compagna di vita, per lui è l'amore della sua vita.
"Tornerà da noi." la voce rotta dal pianto non sembra nemmeno la mia "Si sveglierà presto, Ben..." non sembra credermi, sembra davvero perso, è come se avesse smarrito ogni speranza. D'istinto mi avvicino di più a lui e lo stringo, più forte che posso, come per trasmettergli la forza, come per fargli capire che non è solo e lo capisco, come se volessi aggiustare qualcosa.
Ricambia immediatamente l'abbraccio, lasciandosi quasi andare su di me, quasi non riuscendo a restare nemmeno in piedi. È davvero a pezzi, e io sono esattamente come lui.
Non so quanto tempo restiamo stretti l'uno all'altra, pregando, sperando... cercando di trovare un coraggio e una forza che sembrano essere svanite.
Non so quanto tempo passi... ma so che lui ha bisogno di me e io ho bisogno di lui. So che ci capiremo e so che insieme possiamo affrontare questo dolore lancinante, fino al ritorno di Lucia.
Possiamo farcela. Dobbiamo farcela... e so che lei sentirà che saremo al suo fianco.
So che questo la riporterà da me, da noi... so che questo presto sarà solo un brutto e doloroso ricordo.
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