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2. Funerale e negazioni

Quando perdi una persona che ha fatto parte della tua vita fin da quando sei venuta al mondo, il vuoto che ti si forma nel petto è come una voragine e non è paragonabile a niente. Già solo sapere che mia nonna, la mia cara nonna che si è occupata tantissime volte di me e Lucia quando i nostri genitori erano lontani per i loro immensi e interminabili viaggi di lavoro, era andata via, mi ha spezzato il cuore in miliardi di pezzi, ma vedere prima il suo corpo esanime e poi la sua bara chiusa ha peggiorato solo quel forte dolore in me.
Non c'è qualcosa di giusto da dire in questi momenti, non esistono parole che possano farti sentire meno male, puoi solo aspettare che il tempo passi e che questo aiuti ad alleviare il bruciore causato dalla ferita.

Io e mia sorella oggi non abbiamo perso solo una nonna, ma abbiamo perso anche una mamma, un'amica, una compagna di viaggio. Nonna Hellen ci ha cresciute come se fossimo le sue bambine, ci ha amato, ci ha protetto e ci ha insegnato tante cose sulla vita e su come affrontarla, cercando di non farci pesare l'assenza di due genitori troppo distratti e, a tratti, troppo egoisti per capire che i figli hanno bisogno anche di affetto e non solo di beni materiali. È stata una donna eccezionale, specialmente nelle nostre vite, e ora doverla salutare per sempre fa così male che non so spiegarlo.

Durante tutta la funzione non riesco a seguire una sola parola pronunciata dal sacerdote. Trovo sempre scontato ciò che si dice durante i funerali, parole pronunciate da qualcuno che vuole illuderci che ci sia qualcosa dopo la morte, ma in verità penso che questa sia solo una favoletta che ci raccontiamo per stare un po' meno male e per dare una spiegazione all'ignoto che tanto ci fa paura. Ho smesso di essere credente tempo fa, nonostante i miei genitori siano molto religiosi, ma crescendo ho capito che non faceva per me. Non trovavo il senso di credere a delle cose che non possiamo vedere e che non possiamo spiegare, è come credere a Babbo Natale o alle principesse... insomma una cosa che va bene e ha senso solo quando si è bambini e la fantasia può aiutarti a creare delle storielle magiche o giù di lì. Non ho mai potuto parlare apertamente con loro del mio essere atea, non sono così comprensivi, non accettano che le loro figlie vogliano fare qualcosa che non è quella che avevano pensato loro o che abbiano delle idee e dei pensieri diversi da loro.

Ho sempre cercato di assecondarli per tutto, cercando da loro approvazione, finché mi sono stancata di essere la figlia perfetta ma mai felice, la figlia che mette da parte se stessa per accontentare loro e renderli fieri, per cui ho deciso di partire e di iniziare la mia vita lontano da tutto e tutti.
Se non mi fossi trasferita a New York sarei rimasta sempre bloccata in una dimensione non mia.
Non sono stata capace a ribellarmi, a differenza di Lucia. Lei ha fatto le sue scelte, andando contro di loro, e si è presa per questo tanto veleno. I nostri genitori le vanno spesso contro e la trattano come se fosse la pecora nera della famiglia, solo perché vuole decidere lei per la sua vita, solo perché a differenza mia ha il coraggio per dire loro di no e fare ciò che la rende più felice. Anche ora, per esempio, io vorrei piangere e buttare fuori le lacrime che mi stanno inondando dentro, ma fin da piccole nostro padre e nostra madre ci hanno sempre ripreso quando piangevamo in pubblico, dicendo che era sbagliato e che non bisogna mostrarsi disperati ma sempre composti, e questo mi ha indotto a non riuscire a sfogarmi, ha creato in me un blocco così grande che riesco a piangere solo all'interno, sembro sempre
calma, anche mentre il dolore mi sta squarciando il petto. Mia sorella, invece, sta piangendo, fregandosene del giudizio dei nostri genitori (anche se so che una parola in più da parte loro potrebbe ferirla), e sta così sfogando il male per la perdita che abbiamo appena avuto.

Mi abbasso gli occhiali da sole sugli occhi quando usciamo dalla chiesa, per dirigerci al cimitero, ma vengo fermata proprio dai miei genitori che richiamano la mia attenzione facendo il mio nome.

"Aurora, tesoro." mia madre si avvicina a me, sistemandomi il colletto del vestito che ho indosso "Io e papà abbiamo deciso di chiederti se ti andrebbe di fare un discorso per la nonna. Sei brava a parlare e, soprattutto, a differenza di tua sorella, non ti lasci andare in tremende scenate." parla senza empatia, come se non riuscisse a capire e a tollerare perché Lucia sta piangendo. Diamine, abbiamo appena perso la nonna improvvisamente. Non mi sembra così difficile da capire. "Dovresti essere tu a farlo, per dirle addio. È la cosa giusta."

Lancio uno sguardo a lei e mio padre, osservando per un attimo il modo impeccabile con cui si sono vestiti. Sono bellissimi ed eleganti, non mostrano nemmeno i cinquant'anni che hanno, con i loro fisici asciutti e i capelli ancora biondi, con pochissimi accenni di bianco che glieli colora... sono perfetti, ma allo stesso tempo sono freddi. Freddi nel loro aspetto così come nel loro carattere. Hanno sempre obbligato noi ad essere quelle che non eravamo, a mostrarci sorridenti anche quando eravamo a pezzi, ma non hanno mai capito di essere i primi a non sapere recitare. Basta davvero pochissimo per rendersi conto di quanto fingano, di quanto siamo melensi quando fanno i dolci o quanto siano arrivisti quando fanno i gentili. Sono felice che io e mia sorella non abbiamo preso nulla da loro, abbiamo entrambe l'empatia di nonna Hellen, e questo mi basta.

"Mi dispiace, ma non lo farò." si scambiano immediatamente uno sguardo non essendo abituati ai miei rifiuti, l'unica altra volta che mi sono battuta è stata per il mio lavoro. Ho sempre saputo di voler fare la cuoca e ho cercato di raggiungere il mio obiettivo nonostante tutto, ma non l'hanno mai accettato. Chissà quante volte hanno provato a farmi cambiare idea e a propormi di lavorare come dirigente in una delle loro industrie cercando di farmi studiare economia o chissà cosa, ma ho sempre rifiutato. "Se c'è qualcuno che dovrebbe farlo, quella è Lucia. Lei ha vissuto la nonna fino all'ultimo, lei dovrebbe parlare della sua vita."

"Tesoro, avanti, non essere sciocca." ora è mio padre a prendere parola, è sempre stato così. Prima è mia madre quella che con finta dolcezza fa la proposta, poi interviene mio padre con il ruolo più autoritario. Un po' come il poliziotto buono e il poliziotto cattivo. Un po' come usare prima la carota e poi il bastone. "Tua sorella non fa che piangere, sai che bella figura. È pieno di gente, non lascerò che ci metta in ridicolo in nessun modo. Per cui sarai tu a parlare."

Sorrido amaramente sentendo le sue parole e poi scuoto la testa in segno di negazione, rifiutando per la seconda volta. "Mi dispiace, ma non sono d'accordo, e non lo farò. Non potete obbligarmi a fare nulla, e non ho bisogno più dell'approvazione di nessuno, non sono una bambina." si guardano sbigottiti, non abituati per nulla a questo mio atteggiamento, ma me ne frego e ne approfitto per allontanarmi senza aggiungere altro.

Sono un'adulta ormai, sono indipendente in tutto e per tutto. Anche se sono tornata qua niente sarà come prima, a differenza di ciò che credono loro visto che stamattina non facevano che dirmi quanto fossero contenti del mio ritorno a Londra.
A New York ho imparato a pensare a me, ora basta con il passato, la musica è cambiata.

*****

Ho cercato mia sorella per ore, visto che in cimitero non l'ho vista, ma di lei nessuna traccia. Sono a casa ormai da ore, da sola, perché lei non è nemmeno qua. Sono un po' preoccupata, ma non voglio starle tra i piedi. È ormai una donna adulta, non deve avvisarmi dei suoi spostamenti dato che per tre anni è stata completamente indipendente, ma non posso comunque fare a meno di essere in pensiero... so che oggi è stata una giornata difficile e so che abbiamo entrambe bisogno di parlare. Il dolore per aver perso la nonna può essere meno pesante se lo condividiamo.

Proprio mentre ho questo pensiero la porta si apre e, dopo qualche secondo, Lucia mi raggiunge in soggiorno. Ha gli occhi azzurri rossi e gonfi, segno che ha continuato a piangere anche dopo il funerale, e il viso pallido, fin troppo pallido.

"Lucia, ti stavo cercando... avevi il cellulare spento." mi alzo dal divano e mi avvicino a lei, cercando di leggerle nello sguardo che sentimenti prova, come facevo una volta, ma ora non riesco. "Non sei venuta in cimitero? Pensavo che ti saresti messa accanto a me, mi sarebbe piaciuto stringerti la mano mentre calavano nonna nella terra..."

Lei serra la mascella e fa un sospiro profondo prima di rispondermi "Smettila di fingere che ti importi qualcosa, ho sentito la mamma che ti chiedeva di tenere il discorso. Non volevo restare con te, con voi. Sono corsa via immediatamente. In cimitero c'ero, solo sono rimasta distante, con Ben, perché non volevo mischiarmi con voi." Con voi... mi fa male che mi raggruppi con loro, un tempo io e lei facevamo squadra e i nostri genitori erano il nemico, io non facevo parte della loro fazione. "Ma comunque non preoccuparti, è tutto okay e io sono abituata. In fin dei conti sei sempre stata tu la figlia preferita, oggi non mi aspettavo di certo altro di diverso. Ora scusami ma devo rinfrescarmi e uscire."

Fa per superarmi, ma io meravigliata la tengo. Cosa sta succedendo tra noi? Dov'è finito il nostro rapporto speciale? Cosa ci sta succedendo? "Lucia, che dici? Io ho rifiutato di fare quel discorso, ho detto loro che era una cosa che avresti dovuto fare tu... ma comunque parliamone, non allontanarti da me. Ho preparato un po' cose da mangiare, potremo stare insieme e passare una serata come ai vecchi tempi e starci vicine in questo momento."

"Elèonore e Maria mi aspettano, non posso dare buca in questo modo, hanno organizzato anche loro una serata per me, da giorni, per starmi accanto. Mi dispiace, ma sono sicura che non ti perderai, in fin dei conti negli ultimi tre anni sei sopravvissuta alla grande." mi regala un sorriso tirato, mentre io mi rendo conto che non ho la più pallida idea nemmeno di chi siano le sue amiche "Buona serata Aurora, non aspettarmi sveglia, crederò che dormirò da loro." si libera dalla mia presa e sale in camera sua senza aggiungere altro, così la lascio andare un'altra volta, come ieri notte, sentendomi terribilmente fuori posto... in questi tre anni, è evidente, ho perso più di quello che credevo.

*****

Lucia

È stata una giornata più che dura, una di quelle che vorresti scordare ma sai che ti resteranno dentro per la vita intera.
Mia nonna, la mia ispirazione e forza, non c'è più. Non riesco ancora a crederci, è così doloroso che è allo stesso tempo surreale. Mi sento persa al momento, lei è stata l'unica a starmi vicino per tutta la mia esistenza, specialmente dopo che mia sorella si è trasferita tagliandomi completamente fuori dalla sua vita. Nonna Hellen mi ha tenuto stretta a sé, ha cercato di darmi forza e coraggio per continuare a credere ai miei sogni e per non chiudermi in me stessa, ed è anche grazie a lei che ho conosciuto Benjamin. Se lei non mi avesse spinto a continuare la mia vita nel modo più spensierato possibile, non avrei mai conosciuto le mie amiche in un locale e di conseguenza l'amore della mia vita e il mio migliore amico.

"Dovresti dirle che cosa ti ha ferito, come ti sei sentita quando è sparita, o non capirà mai perché sei così distante da lei." smetto di osservare il vino all'interno nel mio bicchiere e alzo lo sguardo su Elèonore quando la sento parlare. "So che a volte sembra così difficile parlare ed esporsi, ma bisogna farlo, io l'ho capito a mie spese. Se non avessi preso coraggio e detto tutto ciò che sentivo, probabilmente non mi sarei mai messa con Chris." ha ragione, loro due ne hanno passate tante. Quando ci siamo conosciute mi ha raccontato quanto è stata tormentata la loro storia a causa del suo ex, ma ora sono così felici che mi chiedo se non abbia ragione. Parlare di come ci si è sentiti e di come ci si sente può davvero aiutare così tanto? Il problema è che io non sono ancora pronta, mia sorella mi ha ferito così tanto, sono così arrabbiata e delusa, e la cosa peggiora quando mi accorgo che lei non si rende conto di nulla. Da quando ieri è tornata si comporta come se non fosse passato un solo giorno da quando è andata via e mi ha escluso da tutto.

"Io penso che debba aspettare... perché quando si è così nervosi si rischia di peggiorare le cose e il rapporto. A volte la rabbia parla per noi e ci fa dire delle cose che non pensiamo." Maria dice la sua, e io sorrido inevitabilmente... lei ed Eléonore la pensano diversamente praticamente su tutto, ma vanno d'accordo comunque in un modo unico, è questa è una cosa sensazione e inspiegabile. Si sono conosciute quando Maria ha iniziato a frequentare Mason, il suo ragazzo, perché lui ed Elèonore sono migliori amici fin da bambini, e hanno così legato subito. Dopo poco tempo loro due hanno conosciuto me e siamo diventate un trio super affiatato. Sono le amiche che ho sempre sognato, solo Dio sa quante volte mi sono state accanto e mi hanno sorretto quando cadevo. Sono così felice di averle nella mia vita, insieme abbiamo condiviso tanto, e so che sarà una di quelle amicizie che durerà per tutta la vita.

"Credo che aspetterò davvero..." convengo, bevendo un sorso di rosato "Non sono ancora pronta a un confronto. Mi serve tempo, devo prima riprendermi un po' dalla perdita di nonna, riabituarmi all'idea che Aurora sia davvero tornata... mi serve davvero solo tempo." loro non dicono nulla, non ribattono, annuiscono, accettano la mia decisione e basta, dopodiché si sistemano una alla mia destra e una alla mia sinistra, stringendomi così in un abbraccio che vale più di mille parole.

Loro sono accanto a me, io non sono più sola, io posso affrontare ogni cosa.

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