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Capitolo III

C'era silenzio, ed era così assordante che Mike riusciva quasi ad ascoltare i suoi pensieri. Quella notte il ragazzo non riusciva a prendere sonno per colpa della scoperta che aveva fatto. Fu la primissima volta che notò che l'acqua del lago nero rifletteva una luce verdastra in tutto il dormitorio dei Serpeverde. Quella luce dava un'aria misteriosa ma al contempo affascinate a tutto l'antro dei Serpeverde. La sua mente era attanagliata dai dubbi e dalle domande, il ragazzo non riusciva a capire come mai la ragazza dai capelli rossi tanto indecifrabile quanto intrigante era entrata in possesso di quel diario. Il silenzio della notte fu interrotto da un rumore leggero ma anche assordante, argento che sbatteva contro altro argento, una collana scendeva dal collo fino al petto del giovane, il ciondolo appeso era nella sua mano, e senza rendersene conto aveva cominciato a farla sbattere ritmicamente, infatti Mike stava aprendo e chiudendo il ciondolo quasi come fosse un tic nervoso. Il tempo intorno a lui era come se si fosse fermato, i suoi pensieri andavano in un'unica direzione. Alyson Cooper, e soprattutto come faceva quella ragazza dei Corvonero a possedere il diario di una studentessa vissuta all'epoca dei quattro fondatori di Hogwarts? Ormai le prime luci dell'alba si erano alzate e la luce verdastra del lago nero, lasciava posto a un verde più acceso, la piovra gigante nuotava felice, mentre Mike con due borse sotto gli occhi era in sala comune ad ammirare questo fantastico cambiamento, la sua mente era ancora a vagare chissà dove, quando non si accorse di una voce femminile a lui conosciuta. Fu riportato subito alla realtà trovandosi una mano che si muoveva su e giù davanti agli occhi e una voce che diceva:
"Ehi Mike! Sei qui con noi?"
Il ragazzo saltò dalla sedia come se fosse stato preso dal panico, quando si voltò e vide dinanzi a lei una giovane compagna serpeverde che gli sorrideva. Mike con aria annoiata la salutó:
"Oh Gwen! Sei tu..."
La ragazza gonfiò le guance e di tutta fretta gli rispose
"Così si saluta la tua ex ragazza eh? Signor prefetto, capitano della squadra di quidditch e mago più promettente della storia di tutta Hogwarts?"
"Dai Gwen! Scusami, lo sai che la storia del fidanzamento è tutto un malinteso!"
La ragazza scoppiò a ridere e con tono ironico disse
"Ahahaha, certo non è stato il povero Mike ad urlare: STATE TUTTI LONTANI DA GWEN O VI CRUCIO! PERCHÉ LEI È LA MIA RAGAZZA!"
Mike si portò una mano sulla faccia e con tono esasperato rispose
"Quante volte ti devo dire che ho alzato il gomito a quella festa? Beh lo sai ero particolarmente felice perché avevamo vinto la coppa delle case per il terzo anno di fila  e la burrobirra era particolarmente buona e così ho un po esagerato, ecco"
La ragazza scrutò Mike con i suoi occhi grigi come la cenere e aggiunse con tono serio
"Ecco il Mike Winter che conosco, colui che non si fa mai mettere i piedi in testa. Comunque cosa succede Mike?"
Il ragazzo con tono cupo esclamò
"Nulla!"
"Sai Mike gli amici ci sono anche nel momento del bisogno quando te la sentirai di parlare con me io sarò contenta di ascoltarti. Ma per favore, non fare come lui... si insomma sai a chi mi riferisco no?!" rispose Gwen con tono preoccupato. Mike appoggió una mano sulla spalla della ragazza, i suoi occhi blu cobalto erano così penetranti che che era come se la mettessero a nudo, con il dorso della mano spostò una ciocca di capelli dal suo viso roseo e con voce rassicurante disse
"Tranquilla, non diventerò come lui, io non ho intenzione di sparire nel nulla!"
La ragazza arrossì leggermente per quel gesto inaspettato e spontaneo di Mike, dato che non era propriamente un tipo affettuoso, e subito dopo sorridendo gli rispose
"Grazie Mike!"
Gwen prese la mano di Mike che era ancora appoggiata sulla sua guancia. La ragazza sbalordita disse
"Oh guarda che ore si sono fatte! Dovremmo andare in sala grande a fare colazione!" Si alzò di scatto e si diresse verso la porta della sala comune, arrivati in sala grande, Mike si sedette al suo posto e alzó lo sguardo verso il tavolo dei Corvonero per scovare la ragazza dai capelli di fuoco.
Ma ancora una volta sembrava fosse svanita nel nulla, così il ragazzo si sedette guardando quelle leccornie e iniziò a mangiare.
Una volta finito di mangiare tutti gli studenti si avviarono verso le rispettive aule secondo l'orario di ogni casa.
L'unica cosa che sapeva lui era che avevano lezione di Trasfigurazione, ma non sapeva se avessero lezione da soli o con un'altra casa.
Il suo cervello era in perenne movimento, si potevano quasi sentire gli ingranaggi che continuavano a ruotare tanto che pensava rapidamente e continuava a porsi domanda di qualsiasi genere sul diario. Era talmente preso dai pensieri su questo che non si accorse che la lezione era già cominciata nè tantomeno si accorse di chi c'era davanti a lui.
Si riscosse solo quando il professore Silente lo chiamo e gli fece una domanda:
"Signor Winter, la vedo assente, e suppongo che per essere così assente e non seguire lei sappia già tutto sugli animagus e metamorfomagus", rimaneva serio ma i suoi occhi tradivano divertimento, Silente è sempre stato un professore piuttosto flessibile, severo si ma sempre gentile e comprensivo, e non sdegnava un po' di umorismo.
"Ehm, in realtà non proprio... mi scusi professore, starò più attento, ero sovrappensiero" nel dire questo con la coda dell'occhio colse il riflesso delle candele dell'aula su una chioma di capelli rossi... proprio di fronte a se.
Il professore riprese la spiegazione dopo aver indugiato per qualche secondo su Mike facendogli capire che era meglio che stesse attento, ma come poteva?!
La ragazza che tanto andava cercando era lì davanti a lui, quando meno se lo aspettava compariva sempre, cominciava a pensare ne fosse solo frutto di sue allucinazioni.
Sedeva guardando dritta davanti, non si era minimamente girata nè scomposta, ma sembrava tesa, teneva la schiena dritta e altrettanto il collo, fece un unico movimento che ipnotizzò Mike, con la mano prese i capelli e li spostó tutti da un lato inclinó la testa e cominció a prendere appunti sulla lezione, le era rimasto un lato del collo scoperto, e il ragazzo si meravigliò di come si ritrovò facilmente a pensare alla sua mano che accarezzava quel collo, e che fosse lui a scostare i capelli di lei.
Si ridestò dai suoi pensieri, doveva dire alla ragazza del diario doveva chiederle spiegazioni, ma come fare?! Non poteva mettersi a parlare nel bel mezzo della lezione, così decise di scrivere un bigliettino: "Ho un diario che credo ti appartenga, di una certa Alyson, ma vorrei sapere come mai lo hai tu" le bussó sulla spalla non appena Silente gli diede le spalle, e allungó subito la mano in modo che la ragazza prendesse il biglietto in fretta, lei si giró con aria interrogativa, ma non sembrava sorpresa di vederlo, evidentemente lei era più attenta di lui. Guardó Mike negli occhi, guardó il biglietto, poi di nuovo fisso i suoi occhi caramellati su quelli color oceano di Mike e senza più staccarli prese il biglietto. La tensione tra loro era quasi palpabile, sembrava una sfida a chi abbassava prima lo sguardo ma al tempo stesso non avrebbero mai smesso di fissarsi. Ma quando Silente tornó a passeggiare tra i banchi il contatto visivo tra i due si interruppe, Alhena si giró.
Aspettó il momento propizio per aprire il biglietto, una volta letto buttó giù una riposta "ecco dove era finito! Devi ridarmelo, è un cimelio di famiglia mi uccideranno se lo perdo" senza neanche girarsi posó il foglietto sul banco di Mike, che lo lesse di corsa, cimelio di famiglia?! Ma cosa stava dicendo?! E di quale famiglia?! Voleva farle troppe domande così decise che era meglio continuare la conversazione in un altro momento e luogo dove potevano parlare indisturbati.
"Possiamo parlare del diario dopo la lezione?! Troviamoci in biblioteca alle 11"
Le lanció la carta appallottolata direttamente sulle gambe, la vide abbassare la testa per leggere, stavolta non rispose si giró e senza parlare con le labbra scandì solo un "Vabene".
Nessuno dei due voleva mostrare emozioni ma la verità è che entrambi erano decisamente nervosi all'idea di doversi vedere da soli e di trovarsi a parlare per prima vera volta.

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