Capitolo Uno - Cassandra
Oh mio Dio, quanto stressa!
Rifiuto l'ennesimo avviso di chiamata e sospiro. È vero che le telefonate del proprio capo hanno la priorità su tutte le altre ma, nonostante credo che qui si stia davvero esagerando, continuerò a perdonarlo come tutte le volte e per ovvi motivi: adoro Samuele dal primo giorno che mi ha assunta per quel suo entusiasmo che mi sprona a fare sempre del mio meglio, solo che quando si parla di mostre da organizzare diventa ingestibile, mi tempesta di messaggi e colpi di telefono che arrivo persino a impostare la modalità aereo sul cellulare per riuscire a concentrarmi. E ora devo fare lo stesso se voglio lavorare in tranquillità.
«Allora, me lo fai vedere il locale che avete affittato per la mostra, o no?» Luca, il mio migliore amico e collega, nonché esperto d'arte di fiducia, richiama la mia attenzione. Sposto lo sguardo su di lui, che mi osserva con quegli occhi verdi che ricordano la prateria, gli sorrido e annuisco.
«È in Via del Tritone e ci costa un occhio della testa. Spero almeno che i turisti rimangano affascinati da quello che faremo!» Scalpito all'idea di preparare questa nuova esposizione, come se fosse la prima volta: l'emozione di disporre i quadri, le sculture, i vasi e tutti gli altri reperti storici che arriveranno a breve e che bisognerà catalogare è immensa. Inizierò ad allestire la sala principale che dovrà catturare l'attenzione degli ospiti con delle opere d'effetto, andrò poi a creare un percorso illuminato che i visitatori dovranno seguire per poter apprezzare la storia che voglio raccontare loro attraverso i capolavori esposti. Le opere provengono da tutto il mondo e sembra incredibile che la loro destinazione sia proprio Roma, la città d'arte per eccellenza. Non solo, sarò proprio io a riorganizzare con armonia tutti questi pezzi, cercando di rendere la mostra in programma un'esperienza unica.
«A proposito, dovrai trovare un altro esperto che ti affianchi questa volta. Io sarò impegnato a Parigi fino a metà ottobre.» Mi volto verso Luca e sgrano gli occhi.
«Dovevi abbandonarmi proprio ora?» Scuoto la testa, sconsolata. Ero convinta di poter contare su di lui, invece dovrò passare cinque mesi senza il suo supporto in questo incarico troppo importante per me. Non ho mai incontrato nessuno con le sue stesse doti: non so come faccia, ogni volta, a fiutare i falsi da lontano.
Dove lo trovo un sostituto valido?
Nel mentre arriviamo in piazza Barberini e la attraversiamo alla svelta (per modo di dire essendo piena di turisti, dato l'orario di punta, tanto che ci risulta difficile persino fare slalom tra loro).
«Almeno aiutami a trovare qualcuno che ricopra il tuo ruolo e tirami fuori da questi guai in cui tu stesso mi hai cacciata.» Sono demoralizzata e lui abbassa lievemente la testa annuendo.
«Potresti rivolgerti all'agenzia di critici d'arte "Ammira". Ti passo il numero così cerchi qualcuno che mi possa eguagliare.» Mi dà un pugnetto sulla spalla per tirarmi su il morale.
Trova anche il coraggio di scherzare.
Non ho mai lavorato con altri esperti che non fossero lui. È stato il mio Gandalf in questa giungla di musei e di critici con la puzza sotto al naso, mi ha insegnato molte cose. Agli inizi mi ha dato tanti consigli per migliorare, come essere ferma nelle mie decisioni o farmi valere, e ora non posso fare a meno dei suoi pareri schietti in corso d'opera. Mi ha sempre supportato e sopportato (e in tutta onestà non so come abbia fatto) durante ogni installazione, non solo come esperto, ma, soprattutto, come amico. Se devo essere sincera, sono terrorizzata al pensiero di non averlo accanto proprio questa volta. Come farò a organizzare una mostra degna di questo nome? A Roma poi! Dove parlare d'arte, senza essere guardati con sufficienza, è un bel rischio. È come buttare un persona in mezzo a vampiri affamati. So per certo che mi darà supporto anche a distanza, solo che non credo basterà.
«Va bene, valuterò questa agenzia. Tu quando dovresti partire?» Mi arrendo.
«Tra tre giorni.» Alzo un sopracciglio sempre più sconfortata e sorpresa.
«E me lo dici soltanto ora?» esclamo offesa tirandogli una gomitata amichevole nel fianco.
«L'ho scoperto da poco e non volevo allarmarti inutilmente finché non ne avevo la conferma.» Sono consapevole che se ha accettato di intraprendere questo viaggio proprio ora è perché si tratta di un'opportunità unica per la sua carriera.
«Però vorrei che valutassi tu il nuovo esperto, chiunque l'agenzia mi proponga» aggiungo in tono di supplica, mimando con le dita delle virgolette per accentuare la parola "esperto". Luca scoppia a ridere.
«Ti detto il numero, va!» Smetto di camminare e compongo, cifra dopo cifra, il recapito di telefono che pronuncia. Mi allontano di qualche passo, dandogli le spalle: è una mia mania non avere persone che ascoltano quando sono in chiamata.
«Buongiorno, sono Cassandra Rossini, un'organizzatrice di mostre d'arte dall'azienda "Fabbri". Il mio collega, Luca Scarlatti, mi ha fatto il vostro nome. Vorrei chiedervi se sapreste consigliarmi un esperto d'arte, disponibile da subito, per una mostra che vorrei allestire tra fine maggio e inizio giugno qui a Roma» dico tutto d'un fiato, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, appena una voce maschile mi risponde.
«Salve. Guardi, al momento l'agenzia non può esserle d'aiuto. Se vuole posso chiedere al nostro miglior collaboratore, nel caso fosse disponibile.»
Che significa che non può essermi d'aiuto?
«Va bene. La ringrazio.» Mi fa attendere per alcuni secondi in linea.
Guardo Luca che scrolla le notifiche dal suo cellulare e, appena mi presta attenzione, alzo le spalle facendo roteare gli occhi per lasciargli intuire cosa mi sta passando per la mente.
«Rieccomi. Il mio collaboratore è disponibile da oggi stesso. Si segni il suo recapito, così può contattarlo quando vuole.» Sgrano gli occhi e mi avvicino alla svelta al mio amico strappandogli il cellulare dalle mani, poi digito le cifre che l'uomo mi scandisce mentre riprendo le distanze.
«La ringrazio molto.» Chiudo la telefonata dopo i soliti convenevoli e ritorno da Luca che, con lo sguardo perplesso, sta ancora aspettando di riavere indietro ciò che gli appartiene.
«Mi hanno lasciato il numero privato di uno dei loro. Ora lo contatto e vedo di organizzare qualcosa per domani. Sai per caso il motivo per cui hanno chiuso i battenti?» gli chiedo curiosa.
«Non ne so nulla», ammette scuotendo la testa, «ci ho lavorato tempo fa ed era un bell'ambiente. Chissà cosa è successo.» Faccio spallucce e rimetto il telefono all'orecchio, lasciando il discorso in sospeso. Mi circondo la vita con le braccia e tamburello con le dita sulla borsa che mi pende dalla spalla in attesa che l'interlocutore risponda.
Luca si guarda intorno, osservando i passanti, e mi domando se abbia avvertito anche Samuele della sua partenza imminente, poi, senza rendermene conto, con la mente divago proprio su di lui: non posso deluderlo. Non pensavo che mi avrebbe mai affidato un compito così importante, come se credesse a tal punto in me e nelle mie capacità. Ora sento addosso, in maniera inevitabile, tutta la pressione di questo compito vitale per la mia carriera e io dovrò mantenere alte le sue aspettative. È stato il primo ad aver creduto in me, mi ha assunto quando nessuno lo avrebbe fatto perché troppo giovane e inesperta per tutte le altre agenzie e mi ha supportato nella mia crescita lavorativa dandomi tutti gli strumenti di cui necessitavo. Mi è stato vicino a ogni traguardo, tanto che pensavo ci fosse del tenero fra noi, e alla fine quella che si è innamorata sono stata solo io. Per anni mi ha fatto battere il cuore, avevo giurato a me stessa di non intraprendere relazioni sentimentali sul posto di lavoro e invece mi sono lasciata travolgere come un ramoscello si fa trasportare dall'acqua quando cade in una cascata.
Vorrei dimostrargli che può contare su di me, anche per compiti lavorativi di un certo calibro.
Vorrei, in qualche modo, capire quanto io sia valida ai suoi occhi.
Vorrei sembrare quella giusta per questo lavoro e per lui.
«Pronto?» La voce roca dall'altra parte del telefono mi riporta alla realtà.
«Buongiorno. Sono Cassandra Rossini, l'agenzia "Ammira" mi ha dato il suo recapito perché sono nella disperata ricerca di un critico d'arte dalla disponibilità immediata» ribadisco seccata. Odio quando mi fanno ripetere le stesse cose da una persona all'altra, come quando chiamo gli operatori della mia linea telefonica.
«Se siete disperati avete trovato la persona giusta. Solo che dovrò svolgere questo lavoro da privato.»
È dell'entusiasmo quello che sta trapelando dal suo tono?
«Lo so, però mi hanno garantito la sua disponibilità. È possibile trovare un punto d'incontro? Ho davvero bisogno di un professionista...» sussurro nella speranza che la risposta sia positiva.
«Certo, certo.»
Finalmente una buona notizia.
«Le andrebbe bene se ci incontrassimo domani in Via del Tritone 172? Non può sbagliare, è l'unica serranda bianca della via.»
«Perfetto! Si trova vicino al JukeBar, se non sbaglio. A che ora?»
«Esatto. Alle 10:00?» Seguono dei secondi di silenzio in cui immagino il mio interlocutore come il classico uomo di mezza età che controlla, con gli occhiali calati sulle narici, sulla sua agendina ingiallita se ha altri impegni in quello stesso orario.
«Mi sembra che possa andare bene. Allora a domani.» Conclude con un saluto che ricambio, getto il cellulare in borsa ed esulto sotto lo sguardo compiaciuto di Luca. Credo sia riuscito a intuire tutto. Lo prendo sottobraccio e ci dirigiamo verso il locale. Lui sembra sollevato ora che ho trovato un candidato e io mi sento leggera, almeno un po'.
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Spazio Autrice: Salve a tutti e bentrovati! Sono felice di portare qui su wattpad alcuni capitoli della mia storia romantica Undress Me. La storia di Cassandra e Mike mi ha fatto dannare per un po', ma sono davvero soddisfatta e voglio condividerla con voi. Spero davvero che vi piaccia e vi appassioni.
Se avete dubbi, domande, curiosità io sono qui per voi!
Non vedo l'ora di mostrarvi di più!
Ma per ora...
xoxo, Althaia
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