Capitolo Tre - Mike
«Le pennellate sono praticamente perfette...» dico seguendo, col mignolo teso, una delle tante rifiniture che delineano il contorno dello stagno raffigurato in questo quadro. Sto cercando di tenere l'attenzione sempre rivolta verso la sfida perché credo di saper fare il mio lavoro e voglio che loro se ne accorgano. Vedo l'espressione trionfante sul volto del mio esaminatore, pronto a sottolineare soddisfatto il mio errore.
«Peccato che non sia autentico» concludo la mia frase prima che possa dirmi qualunque cosa. Il sorriso di Luca si affievolisce e capisco di aver fatto centro.
«Come, scusa?» chiede Cassandra sconcertata. Mi volto verso di lei ma commetto un grave errore: vengo catturato dai suoi occhi, scuri come chicchi di caffè, e dalla sua bellezza così semplice, troppo splendida per me. Mi guarda con aria confusa e spaventata allo stesso tempo, come se avessi appena ammesso di aver ucciso qualcuno.
«È un falso. Molto ben fatto, tanto che solo un occhio davvero attento può accorgersene» rispondo alla sua domanda e torno a scrutare Luca.
«Sei bravo e ci sai fare» commenta compiaciuto.
A me sudano ancora le mani. Non mi era mai capitato prima di essere così nervoso per un colloquio di lavoro, ma la posta in gioco è davvero alta: ho la possibilità di tornare a fare il lavoro che amo e non voglio sprecarla.
Mi sembra passata un'eternità dall'ultima volta.
«Per me ha superato la prova» annuncia Luca dopo qualche istante che a me è sembrato così lungo da poter andare dall'altra parte di Roma e ritornare, nonostante il traffico infernale, prima della sua sentenza. Sorrido ringraziandolo e gli stringo la mano. Sono felice che sia andato tutto bene.
«Benvenuto nel team, allora!» Cassandra mi sorride, avvicinandosi.
Ecco un altro passo falso: la mia mente ora viene trascinata altrove dal suo profumo inebriante seguendo le onde dei suoi lunghi capelli.
«Grazie», bisbiglio cercando di ricompormi a causa dei neuroni completamente in tilt, «quando si comincia?»
«Inizieremo domani stesso questa avventura. Oggi compiliamo il contratto e ti spiego il da fare prima e durante la mostra» dichiara Cassandra solo dopo avermi squadrato dalla testa ai piedi. È tutto inutile, i miei occhi sono stati intrappolati nel suo sguardo e noto da come reagisce che le faccio lo stesso effetto che lei fa a me. La vedo a disagio mentre prova a manifestare indifferenza al sorriso smagliante che ora, spontaneo, mi piega le labbra. Mi porge il contratto che leggo con scarsa attenzione, perché l'emozione in questo momento mi destabilizza.
«Dovrai autenticare le opere che arriveranno qui e poi, quando avrai finito, mi aiuterai a catalogarle e a disporle nel locale» mi spiega quando le restituisco il contratto firmato.
Finito il colloquio con Luca e Cassandra, rientro a casa. Non vedo l'ora di concedermi una doccia. Stamattina, al rientro dal club, sfinito, mi sono vestito in fretta e in furia senza neanche rendermi conto di non aver rimosso del tutto l'olio per massaggi dal corpo. I vestiti che indosso li sento impregnati ma, per fortuna, dall'esterno non si nota nulla. Non sono riuscito a recuperare neanche qualche ora di sonno tra una cosa e l'altra, per questo adesso sono stanco, distrutto. Vorrei solo poter crollare in letargo, come un orso, prima che la routine ricominci.
Appena mi chiudo la porta dietro, corro in bagno e apro l'acqua calda. Mi immergo tra i vapori che annebbiano l'intero bagno e sospiro. È sempre qualcosa di meraviglioso sentire l'acqua che scivola lungo il corpo, come se risanasse tutta la stanchezza che ho addosso. Prendo lo shampoo e inizio a insaponarmi, mentre lascio che la mia mente e il mio corpo si rilassino, ripensando a qualche ora fa.
Ho un lavoro.
Ho un vero lavoro.
Ho finalmente il lavoro per cui ho studiato tanto.
L'effetto che mi fa sapere che da domani tornerò a lavorare come esperto d'arte non mi lascerà di certo dormire, come succede ai bambini la notte di Natale. Purtroppo non posso privarmi di altre ore di sonno perché stasera ho comunque il turno al club.
Dopo qualche ora la sveglia suona. Lo stomaco brontola e da sotto le coperte punto lo sguardo sulle persiane semiaperte che lasciano intravedere il cielo. Il sole è ancora alto, nonostante siano le sei di pomeriggio. Da bravo idiota, avrei potuto chiudere le tende prima di mettermi a dormire. Controvoglia mi alzo, infilo una t-shirt e vado in cucina. Metto sul gas una padella con dell'olio e aspetto che si riscaldi a sufficienza per far soffriggere uno spicchio di aglio e del peperoncino. Sto riempiendo la pentola con l'acqua per la pasta quando mi squilla il cellulare e rispondo impostando il vivavoce in modo da poter continuare a cucinare senza impedimenti.
«Dave?»
«Ciao Mike. Allora, com'è andata?»
Io e Dave siamo amici dai tempi del liceo, l'ho conosciuto il primissimo giorno quando ci siamo seduti allo stesso banco e da quel momento siamo diventati inseparabili. Per me è come un fratello.
«Intendi il colloquio?» chiedo confuso.
«Che altro sennò? Certo che il colloquio! Ma dove vivi?» Lo sento ridere e io faccio lo stesso di rimando. Non ricordavo di avergliene parlato.
«Direi alla grande. Mi hanno fatto firmare il contratto e da domani si comincia.»
«Senza nessun periodo di prova? Ci vengo a lavorare anche io se è così.» So perché ne è meravigliato, dopotutto lui è rimasto in prova per più di due anni.
«No. Hanno solo voluto che dimostrassi di esserne all'altezza. Hanno valutato la mia preparazione e ho superato a pieni voti il test» dico nel frattempo che calo la pasta nella pentola.
«Sono davvero felice per te, amico. E con l'altro lavoro come farai?» Già, l'altro lavoro. Detto così sembra persino un'alternativa, un passatempo, ma fino a stamattina era la mia unica fonte di guadagno.
«Rimane lì. Questo lavoro non durerà a lungo e non posso rinunciare a nessuno dei due.»
«Sei sicuro? Quello era solo un lavoro tappabuchi» mi ricorda dopo un po', con un tono perplesso.
«Quando avrò un lavoro a tempo indeterminato lo lascerò senza neanche pensarci, ora non posso permettermelo.» Per non avere più quel lavoro devo essere sicuro di guadagnare a sufficienza, di avere un'entrata fissa per riuscire a mantenermi.
Ho intrapreso i miei studi di arte con l'idea di diventare un ottimo critico, il migliore, e quando sono stato assunto dall'"Ammira" ero così eccitato che non potevo crederci. Con loro sono diventato più pratico ed esperto nel mio lavoro, i miei superiori si sono subito affidati a me permettendomi di farmi le ossa con la valutazione di quadri appartenenti a privati e qualche opera in musei di un certo spessore. Ma quel dannato giorno è stato un duro colpo. Ero con i miei amici quando il cellulare squillò, io risposi ed era il mio capo: in maniera concisa e distaccata, mi disse che il contratto andava reciso per problemi interni all'agenzia. Inutile dire che andai nel panico, la mia unica fonte di guadagno si era appena volatilizzata e, chiuso in bagno, non feci altro che pensare a come sostenere le spese per la clinica che ospita mio padre, essendo impensabile tenerlo in casa con me non avendo una formazione adeguata per potermi prendere cura di lui. Cercai di riprendermi per non mostrarmi provato davanti ai miei amici, però Dave intuì subito che fosse successo qualcosa. A fine serata gli raccontai tutto e lui mi promise che insieme avremmo trovato una soluzione, un nuovo lavoro. Mi aiutò tanto quella sera per non crollare a pezzi e, ancora oggi, non si è mai tirato indietro sostenendomi proprio come il fratello che non ho mai avuto. Essendo letteralmente sul lastrico, ho dovuto accettare il primo lavoro che riuscii a trovare tramite un annuncio online, lo stesso che fino ad ora è la mia unica occupazione. Tutto sommato si tratta di un lavoro divertente e, anche se part-time, il guadagno è discreto. Alla fine poteva andarmi peggio.
«Allora spero che dopo questa breve avventura troverai il lavoro dei tuoi sogni. Ora devo andare, ci sentiamo» saluta e riattacca senza neanche darmi il tempo di rispondere. Scuoto la testa e mi concentro sul mio pasto, aggiungo un po' di peperoncino in più nel piatto e mi siedo a tavola.
Anch'io mi auguro di trovare presto il lavoro adatto a me, ma il mondo dell'arte è un qualcosa sempre in bilico.
Speriamo bene.
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Spazio Autrice: Eccoci di nuovo qui! Oggi con un nuovo punto di vista. Ora avete conosciuto entrambi i protagonisti e, fidatevi di me, vi faranno impazzire!
Come autrice sono di parte, ma credetemi se vi dico che la loro storia è davvero... particolare!
Spero davvero che vi piaccia. Ovviamente per poterne scoprire di più dovete rimanere sintonizzati!
Vi ricordo che per dubbi o domande io sono sempre disponibile.
Vi ricordo anche che stelline e commenti sono super graditi per sapere se il capitolo vi è piaciuto!
E ora... al prossimo capitolo!
xoxo, Althaia
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