Capitolo Sette - Mike
La mia mente si arrovella per cercare un nuovo argomento di cui parlare in modo da spostare l'attenzione di Cassandra su qualcos'altro. Non voglio che pronunci ancora quel nome. Da tempo ormai lo evito e, nonostante gli anni, il sol suono mi fa stringere lo stomaco in una morsa dolorosa. Sì, mi chiamo Michelangelo e lei non lo deve sapere (a meno che non lo scopra da sola). Tutto questo perché da piccolo sono stato sempre preso in giro. Alle elementari ero soprannominato "Michele l'angelo", ridevano di me e mi riempivano di dispetti come se fossi il preferito dell'insegnante solo per via del mio aspetto. E la tortura è continuata anche alle scuole medie e alle superiori, dove sono arrivati a definirmi "Il Michelangelo di scarsa qualità", reputando i miei lavori di arte inguardabili e affermando che i voti alti fossero dovuti solo ai capelli biondi e gli occhi azzurri. È stato frustrante e ci ho sofferto così tanto che da allora ho preferito essere chiamato "Mike". Libero un sospiro che mi sembra di aver trattenuto fin troppo al lungo e lascio andare questi ricordi ancora dolorosi.
«Quanto tempo credi che durerà la mostra?» L'ambito lavorativo è la prima cosa a cui penso. Dato che il mio contratto dura solo tre mesi, mi piacerebbe sapere se ci fosse una probabilità, anche minima, di prolungarlo.
«Dipende... Se tutto andasse per il verso giusto, proveremo a rinnovarla di volta in volta per tutta l'estate quando ci saranno più turisti.» Mi sorride e io ho ancora lo sguardo sulle sue labbra.
Davvero mi fa questo effetto di ipnosi?
«Capisco...» Il mio tono di voce si abbassa e mi dispiace tutta questa incertezza nelle sue parole, nonostante sapessi dall'inizio che il mio ritorno nelle vesti di critico sarebbe finito presto.
«Sono già passate due ore! È il momento di tornare a lavoro» esclama all'improvviso facendomi sussultare. Mi alzo, tolgo via le poche briciole che ho sulla maglia e, con Cassandra al mio fianco, ci incamminiamo verso il locale. La serranda ora è alzata ed entrando notiamo dei facchini che parlano con una ragazza con lunghi capelli rossi, suppongo una collaboratrice.
«Alessia, tutto ok?» La giovane si volta e scuote la testa.
«Cass, i signori hanno sbagliato il giorno di consegna, ma non è questo il problema...» Sembra tranquilla, però le si legge in faccia che fino a poco fa stesse dando di matto.
«Meglio essere in anticipo che in ritardo, non trovate? Grazie mille» dice Cassandra agli uomini di mezza età, ben piazzati, prima di accompagnarli verso l'uscita.
«La vera seccatura è questa», ci giriamo verso la ragazza che, spostandosi leggermente di lato, indica con un gesto plateale l'ammasso di custodie in legno dietro di lei, «non hanno voluto portare le casse nell'altra stanza e ora ce le ritroviamo in mezzo al locale, in bella mostra.» Lascia scappare una risata isterica.
«Pagheremo qualcuno che lo faccia per noi Ale, non ti preoccupare.» Mi trasmette sicurezza il fatto che riesca a mantenere una tale calma nonostante la seccatura che le si è appena presentata davanti.
«Potrei farlo io» rispondo d'istinto e le ragazze mi guardano incredule.
«Neanche questo è un tuo lavoro, Mike. Hai già degli incarichi ben precisi.» Cassandra incrocia le braccia al petto, non appoggiando la mia idea. Dopotutto anche stamattina ho fatto un lavoro che non rientra tra le mie mansioni.
«Ah! Tu sei il nuovo critico. Piacere, mi chiamo Alessia e sono l'assistente di questa folle, ma geniale, organizzatrice» ci interrompe la rossa a voce molto alta e ammicca verso il nostro capo.
«Piacere mio», mi avvicino per stringerle la mano, «le casse posso spostarle senza problemi e, per quanto riguarda il mio compito, ciò che non farò oggi lo porterò a termine domani.» Spero di averle convinte.
«Ci saresti di grande aiuto» rispondono all'unisono, lasciandosi persuadere. Mi avvio verso la cassa più vicina e provo a sollevarla. È piuttosto pesante, immagino che le altre mi distruggeranno la schiena. Faccio il tragitto dalla stanza principale del locale a quella usata come magazzino più volte e spesso sono costretto a fermarmi perché le braccia non reggono tutto quel peso. Riesco a terminare il trasloco poco prima della fine del mio turno. Sono stremato e vorrei solo tornare a casa. Vado da Cassandra e, poiché la porta è aperta, busso sul muro del suo ufficio per farmi sentire prima di entrare.
«Hai già finito?» chiede quando riesco a catturare la sua attenzione e, appena mi vede, il volto le si illumina. All'inizio mi è stata vicino per vedere se avessi bisogno di aiuto, poi l'ho invitata a tornare alle sue scartoffie. Non poteva di certo darmi una mano con quei macigni.
«Sì, proprio ora. Ti volevo chiedere se potessi andare via un po' prima» biascico, in imbarazzo.
«Ma certo, hai fatto ben oltre il tuo lavoro. Ci vediamo domani, Mike. Buona serata.» Mi sorride e apre il palmo della mano, su cui aveva la fronte poggiata, a mo' di saluto.
«Grazie. A domani.» Torno sui miei passi, prendo la mia giacca ed esco dal locale, pronto per ricaricarmi con una dormita in vista del mio "secondo lavoro".
La sveglia suona e mi sento ancora più stanco di quando mi sono addormentato. La schiena fa male e non ho le energie per affrontare la nottata. Controvoglia, opto per una doccia. Dirigo il getto di acqua calda sul punto dolente, nel tentativo di migliorare la tensione che sento. Tuttavia, con un asciugamano stretto in vita, mi guardo allo specchio appannato e sono più debole di prima. Mi vesto in fretta, indosso una tuta comoda e vado verso la cucina pensando a cosa mangiare prima di uscire, ma appena poggio la pentola sui fornelli, il cellulare inizia a squillare.
Credo che lo faccia apposta, ormai.
«Dave, che è successo? Sai che non devi chiamarmi tutti i giorni per chiedermi del nuovo lavoro» canzono il mio migliore amico, incastrando il dispositivo tra l'orecchio e la spalla.
«L'ho lasciata, Mike.» Sgrano gli occhi e poso il coltello che avevo appena afferrato per tagliare dei pomodorini.
«T-tu hai l-lasciato Valeria?» gli faccio quasi eco, incredulo.
Ho sempre temuto che prima o poi lei gli avrebbe spezzato il cuore, ma non pensavo che sarebbe stato proprio Dave a troncare la relazione.
«Avevi ragione, sai? Mi ha tradito. E non riesco ancora a crederci, non dopo tutto quello che ho fatto per lei.» È sconvolto, lo sento dalla sua voce roca, e apprezzo il suo sforzo per rimanere lucido.
«Mi dispiace tanto.» Non so cosa dire, mi ha preso davvero alla sprovvista.
«Aveva un amante... era il suo ex. Lo senti come suona ridicolo?» sussurra con il tono appesantito da un magone.
«Non abbatterti, dai. È naturale fidarsi della persona che si ama, non devi fartene una colpa.» Sto provando a tirarlo su, è la seconda bastonata che prende da una donna. Ho paura che possa cambiare il suo ottimismo e il modo di vedere l'amore.
«Le ho chiesto di andare in vacanza insieme quest'estate, in America, e aveva già i nostri biglietti aerei. Se li è tenuti senza pensarci due volte.» È sempre stata solo un'approfittatrice.
«Che stronza.» È l'unico commento che mi sfugge e intanto prendo il piatto per cominciare a mangiare, sperando che Dave non se ne accorga.
«Ma stai cenando? Hai il turno stasera? Scusa amico, ti sto disturba–»
Come non detto.
«Tranquillo, nessun disturbo», non gli permetto neanche finire la frase, «anzi, tienimi compagnia visto che ci sei.» Vorrei poterlo consolare da vero amico, solo che risulterei una pessima spalla. Non riesco a immedesimarmi in modo adeguato nel suo dolore e potrei dire qualcosa di sbagliato non avendo mai provato sulla pelle una rottura così importante. Le mie storie sono tutte durate poco e non sono mai stato davvero male per una ragazza quando la relazione è finita. Non come lui, almeno. Forse perché non mi sono legato a loro abbastanza. Nessuna fino ad ora è sembrata quella giusta per me: mi hanno desiderato per il mio corpo, per i muscoli, senza neanche provare a conoscermi un minimo. Per non parlare delle poche a cui pensavo di piacere sul serio e che, da quando ho cambiato lavoro, sono scappate a gambe levate appena scoperto che tipo di impiego notturno mi sottrae il sonno. A volte mi pesa troppo questa situazione.
Dave è diverso. Lui ha sempre creduto nell'amore, si è buttato a capofitto nelle relazioni e, fino a sette anni fa, non ha mai avuto grandi problemi di coppia. Poi è stato lasciato tramite una email. Una fottutissima email. Ci è stato male per anni, era davvero innamorato. Da quel momento non ha più voluto sentir parlare di ragazze per parecchio tempo e, quando si è ripreso, ha iniziato a frequentare Valeria. Lo avvisai che quella donna non me la raccontava giusta, ma lo vedevo così accecato dalla passione che ho preferito non insistere e tenere i sospetti per me. Ora, invece, ho paura che possa chiudersi in se stesso. È un uomo spettacolare, solo un pizzico sfortunato in amore.
«Ma perché tutte a me capitano...» Si dispera con voce fioca.
«Abbi pazienza, amico. Sei un bravo ragazzo, oltre che un gran fico. Troverai sicuramente quella giusta che ti rispetti» dico, sperando di consolarlo, mentre insapono il piatto della mia cena ormai vuoto. Anche se non mi è davanti, lo conosco troppo bene e so per certo che il suo pensiero va ancora a lei. Infatti lo sento sospirare più volte. Chiudo il rubinetto, mi asciugo le mani su un canovaccio e vado a preparare il borsone, riponendoci delle salviettine e un asciugamano pulito.
«Lo vuoi un consiglio da amico? Anzi, facciamo due.»
«Spara, Mike.»
«Non buttarti giù. Pensa prima a te e vedrai che il vero amore arriva.» Rimane in silenzio e io spero di non essermi spinto troppo oltre, ma poi sento un altro suo sospiro liberatorio.
«Il secondo, invece, qual è?»
«Continua ad andare in palestra perché quei muscoli non si mantengono da soli.» Faccio una battuta, sperando che gli tiri su il morale e, per fortuna, ridacchia.
«Ora però devo andare. Ti aspetto al club, ok? Hai bisogno di svagarti.»
«Non lo so, ci penso. Buon lavoro, Mr. Brillantino» sussurra, alludendo a cosa mi aspetta anche stanotte, e sulle mie labbra compare una risata amara appena chiudo la chiamata. Dave non approvava questo mio ripiego lavorativo all'inizio, temeva che mi potessi perdere in qualche vicolo oscuro fatto di droga e alcool, ma è sempre rimasto al mio fianco. Non ha mai giudicato la mia scelta, al contrario, mi dava consigli preziosi su come comportarmi per restare vigile e responsabile.
Col borsone sulle spalle, esco di casa e mi avvio verso la metro. A quest'ora è abbastanza vuota nella mia direzione. La gente va via dal centro, non il contrario. Io, al solito, sono controcorrente. Scendo alla fermata di Termini e cerco di non perdermi nei corridoi che sembrano labirinti. Faccio questa strada tutte le sere, eppure ogni tanto sarei capace di confondermi, soprattutto quando vado di fretta. Trovo l'uscita e aspetto il mio abituale passaggio a Piazza dei Cinquecento. Dopo tre minuti, vedo sfrecciare poco distante da dove sono fermo una vecchia Punto bianca. Faccio segno con il braccio e mi incammino in quella direzione. Aperto lo sportello, entro in macchina e un profumo di lavanda mi travolge immediatamente. Mi accorgo così del un nuovo deodorante che penzola sopra il cruscotto. Saluto Paolo, sempre con la stessa pacca sulla spalla. È un tipo grosso, tutto muscoli e raggomitolato nella piccola vettura è così ridicolo che ogni volta mi chiedo come riesca a guidarla.
«Buonasera, Mike. È andata bene la giornata?»
«Molto, direi. Ho trovato un lavoretto come critico e ho iniziato proprio oggi.»
«Wow, che bella notizia, dobbiamo festeggiare! E com'è andato il primo giorno?» Paolo è entusiasta e sembra quasi che lo abbia iniziato lui il nuovo lavoro.
«Non male, anche se ho dovuto spostare delle casse che pesavano più di te» ironizzo e lui ride prima di ripartire in direzione del club, a pochi chilometri dalla stazione.
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Spazio Autrice: Rieccoci per gli ultimi capitoli! Lo so, lo so. È presto per abbandonarvi, ma il romanzo è online su Amazon ed è disponibile sia in versione cartacea che in versione digitale e da questo momento in poi ci saranno delle enormi svolte e non voglio spoilerarvi tutto. Spero che capirete.
In ogni caso questo è il penultimo capitolo che posterò.
Spero che vi sia piaciuto... ma soprattutto: che lavoro farà mai Mike?
Attendo le vostre supposizioni
xoxo, Althaia
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