Cap 35• Maledetta paura e fare Romeo e Giulietta
♫ Photograph - Ed Sheeran ♫
We keep this love in a photograph
Elèna
Se questo è un sogno, vi pregonon svegliatemi. Mi appoggio alla porta con la schiena e piano piano scivoloper terra. La scena ricorda molto la sera in cui ho cacciato Leo, ma adesso nonsto piangendo, sto... Sorridendo?
Ok, sono impazzita, del tutto.
L'intera giornata è stata un turbinio di emozioni e mi sento la testa così leggera che se in questo momento si staccasse dal collo volerebbe in cielo come una di quelle lanterne che si lanciano ai matrimoni per augurare buona fortuna agli sposi.
Che cazzo sto dicendo? Sì sto dando i numeri, è ufficiale.
Sono seduta per terra appoggiata a una porta, con un sorriso ebete sulla faccia e i capelli scompigliati. Se qualcuno mi stesse osservando chiamerebbe di sicuro il manicomio per farmi internare. Neanche a farlo apposta, in lontananza sento delle sirene.
Ecco, stanno venendo a prendermi. Il suono delle sirene però si allontana e così mi rilasso e mi do dell'idiota per averlo potuto credere possibile anche solo per un secondo.
Rivivo il bacio al parco. Una, due, tre, mille volte e ogni volta la sensazione è sempre la stessa: pace.
Osservo l'anello che porto al dito, testimone che sia successo tutto davvero. È di argento e ha delle sfumature azzurre nella parte rettangolare superiore. Quante volte ho percepito il freddo di quegli anelli sulla mia guancia, sulle mie mani e ora è mio. Henry me lo ha regalato come se fosse la cosa più normale a questo mondo. Leo mi aveva fatto dei regali, ovviamente, ma mai nessuno era stato così spontaneo come quello di Henry. Non era per il mio compleanno, non era per Natale, né per nessuna ricorrenza. Semplicemente gli andava di farlo.
Credevo che sarebbe tornato ad essere lo stronzo cinico di sempre dopo avermi portata a casa ubriaca, ma oggi è stato completamente diverso, quasi non lo riconoscevo e alla luce degli ultimi fatti non mi riconosco neanche io. L'ho baciato e sono stata io a prendere l'iniziativa. Solo a pensarci divento rossa e mi imbarazzo al solo ricordo di quando ho poggiato le mie labbra sulle sue. È stato come se avessero desiderato quello da sempre, come se ricongiungendosi alla sue avessero trovato il loro rifugio. Mi decido ad alzarmi da terra prima che il sedere mi si ghiacci completamente e mi avvio al bagno per cambiarmi per poi andare a letto a smaltire tutto quello che è successo in meno di due albe.
Inizio a spogliarmi lentamente e osservo ogni punto della mia pelle dove Henry ha poggiato le sue mani. Le posso ancora sentire su di me e un brivido di piacere mi percorre.
«Ma la vuoi smettere?» mi rimprovero schiaffeggiandomi la faccia e guardandomi allo specchio.
«Oh, grandioso! Ora parlo anche da sola» rido nervosamente.
Prendo una salvietta struccante e inizio a smontare il capolavoro di Eleonora di cui ormai resta ben poco. Dovrei fare una doccia, ma sono davvero così stanca che infilo il mio fantastico pigiama e vado in camera.
Sono da poco passate le tre di mattina e la stanchezza della giornata inizia a farsi sentire.
Mi infilo sotto le coperte e spengo la luce lasciando accesa solo la piccola abat-jour sul comodino.
Dovrei cambiare questa lampadina, è inquietante! Penso guardando la luce rosa che si irradia nella stanza illuminando gli angoli dei mobili al suo interno.
Tic.
Che cosa è stato? Mi blocco e trattengo il respiro.
Hai paura eh?
Chi ha parlato?
La tua coscienza, piccola stupida.
Da quando ho una coscienza che parla e da quando io parlo con lei?
Da quando hai deciso di parlare da sola, mi sembra ovvio.
Tic. Di nuovo quel rumore.
Te la stai facendo sotto, ammettilo.
Beh sono le tre di mattina e un rumore alquanto inquietante mi impedisce di addormentarmi, per cui sì, me la sto facendo sotto.
Tic. Tic. Tic.
Ok, devo farmi coraggio! Mi alzo lentamente dal letto. Prendo il libro che si trova sul comodino e mi avvicino furtiva al luogo dal quale proviene il rumore: la finestra.
Sai cosa succede a questo punto? Samara sbuca dalla finestra e con la voce strozzata e roca ti informa che tra sette giorni morirai.
Non è divertente. La vuoi piantare?
Ma è divertente vederti tremare come una foglia, non sai quanto.
Dopo aver preso un respiro enorme mi affaccio alla finestra e scosto la tenda.
«Ti sei decisa!» sento sussurrare impaziente qualcuno.
Non riesco a credere ai miei occhi. Una figura è illuminata dal lampione del cortile e si trova esattamente sotto la mia finestra.
«Henry? Che diamine ci fai sotto la mia finestra? Mi hai fatto prendere un colpo» lo rimprovero.
Lui soffoca una risata.
«Ho pensato che forse stessi dormendo e non volevo suonare, così questa è stata la prima cosa che mi è venuta in mente» dice lui con dei sassolini tra le mani.
«Esistono i cellulari per questo e poi come facevi a sapere che sarei venuta ad aprirti?» gli chiedo.
«Non lo sapevo, ci speravo soltanto» dice guardandosi intorno. «Allora? Restiamo a fare Romeo e Giulietta o mi fai salire?».
«Ci devo pensare... Sarebbe divertente vederti arrampicare, magari con un po' di fortuna riusciresti ad arrivare quassù senza romperti una gamba» rido.
Lui mi lancia uno sguardo torvo che riesco a cogliere nonostante la luce fioca del lampione e così gli faccio cenno di salire.
Vado ad aprire e me lo ritrovo davanti alla porta.
«Come mai sei ancora qui?» gli chiedo cercando di non sembrare maleducata.
«E come mai tu hai un tomo di quelle dimensioni tra le mani?» mi chiede alzando un sopracciglio. Merda.
Già, merda. Ora che gli dici? Che volevi usare un libro fantasy come se fosse un piede di porco per tramortire chiunque stesse cercando di entrare?
«S-stavo leggendo» e fingo un sorriso sperando che se la beva.
Mia cara, quello beve di tutto ma di sicuro questa non se la beve.
«A quest'ora?» dice lui dubbioso.
«S-sì» balbetto io poco credibile.
No, ti prende per il culo.
Ah sei pure maleducata!
Guarda che io sono te quindi lo stai dicendo a te stessa.
Fottiti.
Ecco, come volevasi dimostrare.
Lui alza un sopracciglio segno che si aspetta la risposta vera.
«In realtà no...» sospiro «Volevo usarlo come arma, ecco» confesso.
«Arma? Cioè se io fossi stato un malintenzionato avresti cercato di stendermi a suon di...» e cerca di leggere il titolo «Cronache del mondo emerso?» dice ridendo.
«Ah ah, divertente. Sai, non ho con me armi degne di questo termine. Mi attrezzo come posso» rispondo irritata.
«Certo...La prossima volta però magari opta per una scarpa col tacco. Quella sì che fa male» dice Henry.
«Te ne hanno tirata una?» chiedo.
«È capitato» sghignazza lui.
«Ok, non voglio sapere. Torniamo alla mia di domanda: che ci fai ancora qui?» chiedo.
«Non potevo certo perdermi questo spettacolo» dice con un ghigno sul volto squadrandomi dalla testa ai piedi. Cazzo, il pigiama!
Oink, oink.
Scaccio mentalmente la mia coscienza e divento rossa per l'imbarazzo, poi corro in camera sbattendo la porta alle mie spalle e guardandomi in preda al panico in cerca di qualsiasi altra cosa.
Devo cambiarmi. Adesso!
Mmm sì certo, fa pure con calma. Non c'è mica Mr. Sono Figo Evans in salotto.
«Elèna? Ma che stai facendo?» chiede Henry da dietro la porta.
«Ehm arrivo subito» dico saltellando per la stanza nel tentativo di infilare un paio di pantacollant neri e un top. Apro la porta di scatto e trovo Henry intento a fissarmi scioccato.
«Perché ti sei cambiata?» mi chiede.
«Ehm sono più comoda così» mento.
Lui si avvicina e mi prende dietro la schiena sussurrandomi all'orecchio.
«Peccato, adoravo quei maialini» e io deglutisco così forte che penso mi abbia sentito anche la vicina novantenne. Eccolo, l'Henry di sempre.
Che ti eccita da morire.
Stupida vocetta.
Sarò anche stupida, ma capisco le cose prima di te.
Sto impazzendo, lo sento, o meglio, sento le voci. Non è normale. Io non sono normale. Lui non è normale. Questa situazione non è normale.
«N-non hai ancora risposto alla mia domanda» dico a bassa voce cercando di mantenere il contegno.
Oh ma allora sei tonta? Saltagli addosso e basta, chi se ne frega del perché è qui.
N-non lo so. Sono salito in macchina e poi... Non avevo voglia di tornare in albergo» dice lui in difficoltà.
Henry Evans è in difficoltà. Allora anche i duri sono umani.
«Mmm e...Cosa vorresti fare?» gli chiedo mentre nel frattempo mi siedo a gambe incrociate sul letto.
«Avrei in mente un paio di cosine» ghigna lui avvicinandosi.
Gliel'hai offerta su un piatto d'argento.
Io mi allontano piano piano fino a quando non mi rendo conto che il letto è finito e che se proseguo finirò con il sedere a terra, così sono costretta a fermarmi.
Henry si siede divertito sul bordo del letto e mi guarda ridendo.
«Stai tranquilla, stavo solo scherzando» dice continuando a ridere.
«Sei un cretino» dico lanciandogli un cuscino che lui prontamente blocca a pochi millimetri dalla sua faccia.
«Elèna non istigarmi, sai che non finisce mai bene per te» mi avverte lui posando il cuscino sul letto.
Io alzo le mani in segno di resa e rido per le sue parole e per il fatto che siano effettivamente vere e comprovate.
«Sono venuto anche per portarti questa. Me ne ero dimenticato» dice tirando fuori un foglietto piegato dalla tasca dei pantaloni.
«Cos'è?» chiedo io curiosa.
«Mmm niente di che, anzi forse... Niente lascia stare» dice ripiegando di nuovo il foglio, ma prima che possa metterlo via riesco a strapparglielo dalle mani.
«Davvero, non è niente» dice cercando di recuperare l'oggetto dalle mie mani.
Riesco ad evitarlo e ad aprirlo restando a bocca aperta.
«Ecco, visto. Non è niente, una cretinata. Non avrei neanche dovuto...» ma io lo interrompo abbracciandolo spontaneamente.
«È bellissima. Grazie, davvero» gli dico mentre sto in ginocchio sul letto e lo abbraccio.
«L'altra volta sono rimasto a osservare le foto sul muro della tua stanza e ho visto che ti piacciono quelle spontanee, non in posa, così, quando abbiamo fatto le tazzine e tu sei andata in bagno ho visto che ci avevano scattato una foto e mi è sembrata naturale, come quelle che hai appese e niente... L'ho presa» conclude.
È una nostra foto mentre siamo sulle tazzine rotanti. Lui ride e io ho una mano sulla bocca, il che mi ricorda la nausea che mi aveva assalita. Non è una delle foto in cui sono uscita meglio, ma il fatto che lui abbia notato il tipo di foto che mi piace tenere e che abbia pensato di regalarmene una azzera tutti i problemi estetici.
Mi stacco dall'abbraccio e vado subito ad appenderla insieme alle altre. Prima però, stacco tutte le foto che ho di Leo. È un capitolo chiuso per sempre e ne sono sicura, ora più che mai.
Appendo la nuova foto in mezzo alle altre con JJ ed Eleonora e la osservo ancora per un po' sotto lo sguardo attento di Henry.
«Grazie, Henry. È bellissima, davvero» mi giro e gli rivolgo un enorme sorriso di ringraziamento.
«Prego» sussurra lui.
In sole ventiquattro ore questo ragazzo è riuscito a farmi provare sensazioni mai provate e adesso per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sento viva.
«Elèna?» mi chiama lui.
«Sì?» rispondo.
«Posso restare qui? Solo... Per dormire» mi chiede passandosi la mano tra i capelli. Restare? Dormire? Qui?
Siamo fottute sorella. Anzi forse lo sarai tu.
Ma insomma la smetti? Non mi aiuti. E ora che faccio?
Ma ancora vuoi pensarci?
Henry mi sta scrutando così mi decido a rispondergli.
«C-certo, ti apro il divano letto» e faccio per avviarmi in salotto quando lui mi ferma per un polso e mi fa girare facendomi sbattere contro il suo petto.
«Intendevo con te, nel letto» mi chiede incrociando i miei occhi.
Ho la gola secca, le gambe molli e non riesco a proferire parola. Forse se non mi stesse tenendo lui in questo momento sarei già piombata al suolo. Vuole dormire con me e d'altronde non sarebbe la prima volta e per di più l'altra volta sono stata proprio io a chiederglielo. Contro ogni mia aspettativa la mia testa si muove facendo cenno di sì prima ancora che io riesca a capire che sta succedendo.
«Grazie» mi sussurra all'orecchio lasciandomi delicatamente andare il polso.
Si siede sul bordo del letto e inizia a slacciare le scarpe. Lo osservo incantata. I capelli gli cadono sul viso e incorniciano i lineamenti decisi. Una volta tolte le scarpe, lega i capelli in un codino come la prima volta che l'ho visto. Inizia a sbottonare la camicia.
«C-che stai facendo?» chiedo allarmata.
«Non crederai mica che dormirò vestito? Questa camicia mi graffia e i pantaloni sono stretti» si difende lui.
Nudo. Nudo. Nudo.
La pianti pervertita?
«I pantaloni? Vorresti restare in mutande? Nel letto?» spalanco la bocca scioccata.
«Sì e sono boxer, non mutande!» continua a sbottonarsi la camicia per poi passare ai pantaloni.
«Ti stai godendo lo spettacolo? Se vuoi puoi darmi una mano» dice con malizia quando si accorge che sto seguendo i movimenti delle sue mani sulla lampo dei pantaloni.
«Non puoi dormire in boxer. L'altra volta eri vestito» mi lamento.
Ma sei scema? Henry ispiro sesso da ogni poro Evans vuole dormire in boxer con te e tu lo rimproveri? Ma sei etero?
«L'altra volta non ci conoscevamo nemmeno si può dire e dopo quello che ti era successo non potevo certo traumatizzarti mettendomi in boxer. Saresti scappata a gambe levate dandomi del maniaco. Stasera però, dato che non ho dormito bene ultimamente e tu sai perché, vorrei fare un bel sonnellino ristoratore. Per cui, che ti vada o no, dormirò in boxer» conclude lui in tono sicuro.
Come se fossi a casa tua, insomma!
«Oh e va bene fa come vuoi. Buonanotte» mi infilo sotto le coperte girandomi dall'altra parte e spegnendo l'abat-jour.
«Perché l'hai spenta? Faceva molto film a luci rosse» sghignazza lui. Ecco, cosa avevo detto? Devo cambiarla!
«Notte, Henry! Sono le quattro» sospiro pesantemente.
Lo sento muoversi ancora nella stanza e dal rumore diqualcosa che cade pesante per terra, deduco si sia tolto i pantaloni.
Gesù, ma che ti ho fatto di male?
Gesù, grazie.
Sparisci!
Henry scosta le coperte e si infila sotto e io mi rannicchio il più possibile lontano da lui.
«Guarda che non ti mangio mica» e posso quasi sentirlo ghignare anche al buio.
In tutta risposta alzo il copriletto fin sopra la testa e finalmente Henry si arrende sdraiandosi e appoggiando la testa sul cuscino.
«Buonanotte, Elèna» sussurra avvicinandosi lentamente e accarezzandomi i capelli. Cullata dal suo respiro e dal suo tocco mi addormento.
***
Pagina Instagram autrice: martina.ingallinera
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