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Cap 30• Edward mani di forbice e lasciarsi

Party in the USA - Miley Cyrus

Elèna

Non appena apro la porta di casa, Eleonora salta giù dal divano e mi investe di domande.

«Dove siete andati? Come è stato? Ti ha baciata? Ora dov'è?» dice senza prendere fiato.
Alzo gli occhi al cielo e sorrido alla vista di lei e del fiatone che le è venuto per le mille domande.

«Intanto preparati: stasera si va a cena fuori. E poi, magari una domanda alla volta?» suggerisco togliendomi il giubbotto e sedendomi sul divano accanto a lei.

«A cena? A che ora? Con chi? Dove?» ricomincia lei.

«Nor, cosa ti ho appena detto?» la rimprovero.

«Oooh e va bene su! Hai capito cosa voglio sapere» dice lei sbuffando come una bambina di quattro anni.

«Dobbiamo essere in albergo per le nove e dopo decidiamo dove andare» la informo.

«In albergo? Che albergo?» chiede lei e come risposta riceve da me uno sguardo alla "secondo te?" e si porta una mano davanti alla bocca.

«Mi stai prendendo in giro!» e io le rispondo scuotendo al testa.

«Mi stai dicendo che andremo a cena con Henry Evans e che tutto questo accadrà tra meno di due ore, il che vuol dire che siamo già in fottutissimo ritardo?» esclama lei con fare melodrammatico.
«Non sappiamo neanche dove andremo! Come faccio a decidere cosa mettere?» si lamenta Eleonora in preda al panico.

«Oh sono sicura che troverai qualcosa in uno dei tuoi tre armadi» dico prendendola in giro.

«Puoi starne certa! E troverò qualcosa anche per te. Stasera sei sotto le mie grinfie» ghigna con uno sguardo assatanato che mi mette i brividi.

«Oh no!» esclamo esasperata.

«Oh sì» risponde lei sfregandosi le mani.

«Devo avvisare JJ prima» dico per cercare di ritardare la mia lenta e agonizzante morte per mano di Eleonora tirando fuori il telefono.
JJ risponde al secondo squillo.

«Qualsiasi cosa tu stia facendo, fermati. Fatti una doccia, vestiti elegante e per le otto e mezza fatti trovare sotto casa nostra. Si va a cena fuori» riverso le parole senza neanche darle il tempo di riflettere.

«E-ehm, ma che succede?» chiede lei giustamente confusa.

«Andiamo a cena fuori con degli amici»

«U-uhm d'accordo» risponde JJ non troppo convinta.

«Non te ne pentirai» cerco di convincerla.

O almeno spero...

«JJ, quando dico otto e mezza intendo otto e mezza qui! Non che devi ancora partire da casa» la ammonisco.

«Uffa quanto la fai pesante per qualche ritarduccio» sbuffa lei.

«L'ultimo tuo ritarduccio ha fatto diventare quello che doveva essere un aperitivo uno spuntino di mezzanotte» la rimprovero ricordandole l'ultimo dei suoi tanti ritardi.

È più forte di lei, non riesce ad arrivare in orario. Mai.

«Va bene va bene, allora vado. A più tardi» mi saluta staccando. E quest'altra è fatta. Ora la parte più ardua. Eleonora mi sta già fissando dal corridoio facendo apri e chiudi con la piastra in mano. Mi ricorda molto Edward mani di forbice in versione parrucchiere. Spero solo non esageri e non si faccia prendere troppo la mano.
Dopo avermi sistemato i capelli in delle morbide onde e avermi truccata, è l'ora della scelta del vestito.

«Mmm questo no, questo no» dice Eleonora passando in rassegna un vestito dopo l'altro.

«Bingo!» esclama prendendo un abito blu dalla gruccia.
È un abito molto semplice, ma d'effetto. È di un blu quasi elettrico, senza maniche e ha una scollatura semplice.

«Wow, è bellissimo Nor» esclamo io osservandolo.

«Già, non ringraziarmi quando Henry resterà a bocca aperta» dice lei soddisfatta.

«Nessuno resterà a bocca aperta, è una semplice cena» minimizzo io.

«Ah-ah certo e io sono bionda naturale» dice lei fissandomi.

«Falla finita» dico sorridendole e prendendo il vestito per indossarlo.

«Sei uno schianto!» urla battendo le mani soddisfatta.
Effettivamente guardandomi allo specchio io stessa stento a riconoscermi.

Non è la prima volta che Eleonora mi trucca, ma questa volta è diverso. Non sono i capelli o il trucco, ma sono io ad essere cambiata. Sono cambiata dentro. Non sono più chi ero stata fino ad ora e forse è giusto che sia così.
Stando con Leo ho rinunciato a molte cose e mi sono anche trascurata parecchio nell'aspetto fisico. Ora però sono rinata.

Elèna Costa è tornata.

Faccio un giro sul posto godendomi il vestito da tutte le prospettive e indosso un paio di décolleté non troppo alte per evitare di fare figuracce a causa dei miei maldestri movimenti su questi trampoli infernali chiamati tacchi.
Eleonora nel frattempo si prepara e io metto un po' di musica. Mi piace prepararmi con la radio accesa e mi rilasso mentre osservo Eleonora truccarsi come solo lei sa fare.
L'ho sempre invidiata per la sua capacità di trasformare l'occhio in un'opera d'arte, così come l'abilità che ha nell'acconciare i capelli. Tutte doti a me mancanti.

Rispondo alla raffica di domande che mi fa sulla giornata passata insieme ad Henry e quasi si cieca un occhio quando le racconto dell'episodio con il tampone di Spongebob e le mostro la foto.

«Nor, tu non hai mai visto questa foto. Giuramelo» la minaccio.
Risponde con un pollice alzato dato che non riesce a parlare a causa delle risate che quasi la soffocano.

«Come sei stata oggi?» chiede seria.
Ci devo pensare, perché nonostante la risposta più corretta sia che sono stata benissimo so anche che non vuol dire nulla e che tutto tornerà come prima, per cui non voglio alimentare false speranze in me e in lei. Sono appena uscita da una storia lunga e non ho intenzione di avere a che fare con altri uomini per un bel po' di tempo, soprattutto con quelli che hanno il nome che inizia per Henry e finisce con Evans.

«Bene, ma non nel senso che pensi tu. Cioè mi ha aiutata a non pensare a Leo e a passare una giornata serena. Tutto qui» sospiro.
Eleonora mi guarda da sotto le folte ciglia sulle quali sta applicando il mascara con dovizia meticolosa.

«Mmm e io ti credo. Sì...» dice lanciandomi un'occhiataccia alle quale rispondo con un gestaccio.

Quando prendo il cellulare trovo un messaggio di Leo.

So che sarà l'ennesimo messaggio mandato a vuoto, ma credimi quando ti dico che mi dispiace.

Fisso il cellulare per un po', ma poi decido di bloccare lo schermo e fare finta di nulla. Non mi farò rovinare questa serata. Non esco con le mie amiche da un po' e l'idea di conoscere meglio Henry, suo cugino e rivedere Adam mi elettrizza.

«Nor dobbiamo sbrigarci, sono quasi le otto e mezza» la avviso e lei fa una piroetta facendomi capire che è pronta.
Suonano al citofono e resto sbalordita quando scopro che è JJ. Questa data è da segnare sul calendario.
Io e Eleonora la raggiungiamo di sotto dopo aver chiamato un taxi.

«Mi spiegate dov'è che dobbiamo andare così tirate a lucido?» chiede JJ senza neanche salutarci.
Indossa un abito rosa salmone che la fascia in vita e ha raccolto i ricci in uno chignon, in perfetta contrapposizione con me ed Eleonora che siamo andate più sul classico. JJ è sempre stata un tipo particolare e questo si riflette anche nel modo di vestire, tuttavia è adorabile con questo vestito.

«Andiamo a cena con degli amici» rispondo vaga io.

«Oh al diavolo. Andiamo a cena con Henry Evans!» urla eccitata Eleonora.

«Oh merda! E quando avevi intenzione di dirmelo? E poi perché?» farfuglia concitata JJ. Riesco a leggere il panico nei suoi occhi. «Devo andare a casa a cambiarmi. Mi serve... Niente, non ho niente di adatto per cui non verrò. Addio» e fa per andarsene, ma io la trattengo per un braccio e scoppio a ridere.

«JJ, sei perfetta!» le dico.

«E tu stronza» mi rimprovera lei.

«Touché» ammetto alzando le mani in segno di sconfitta.

«Avresti dovuto dirmelo» continua lei arrabbiata.

«Così non saresti venuta» ribatto io.

«Non è... Sì è vero, ma resta comunque il fatto che sei una stronzetta» dice lei sorridendo.

«E tu mi adori per questo» dico dandole un buffetto sul braccio.

In tutta risposta mi fa la linguaccia e anche Eleonora inizia a ridere. Quanto mi sono mancate le serate tranquille con loro.

«Scusa, ma cosa dirai a Leo? Perché stiamo uscendo con Henry?» chiede JJ tutto d'un tratto.
Merda. Con tutto quello che mi è successo non le ho detto nulla di quello che è successo con Leo. In realtà neanche Eleonora sa bene come sono andate le cose.

«Ci...Ci» balbetto io.

«Ci?» mi incalza lei.

«Ci siamo lasciati» e il silenzio cala su di noi. JJ sbarra gli occhi e spalanca la bocca e Eleonora corre tempestivamente a chiudergliela facendo combaciare nuovamente la mascella con la mandibola.

«Voi cosa? Quando? Perché cazzo non ne sapevo niente?» dice lei.

«È successo tutto così in fretta che non ho avuto ancora il tempo di metabolizzare» cerco di giustificarmi.

«Beh ora hai tempo fino a che non arriva il taxi per raccontarci tutto» propone JJ con le orecchie tese. Accetto
la proposta perché so che parlandone con loro riuscirò ad avere più chiara la situazione e inizio a raccontare a partire dalla sorpresa a lavoro di Leo.
Ometto la parte in cui Leo mi scaglia contro il muro perché anche nella mia mente è così orribile che non voglio doverla riproporre a nessuno.

«E a quanto pare gli ho mandato un paio di messaggi, che ho poi trovato nella posta inviata e che è meglio non vi faccia leggere perché sono a dir poco imbarazzanti e senza senso e lui mi ha recuperata dal bancone mentre ballavo ubriaca fradicia e mi ha riport...» ma JJ mi interrompe.

«Momento! Momento! Momento! Time out. Ubriaca fradicia? Tu?» urla JJ incredula. Io annuisco senza nascondere la vergogna per quello che ho fatto.

«Per quattro anni, e sottolineo quattro, ho cercato in tutti i modi possibili di farti non dico ubriacare, ma provare la sensazione di essere brilla e ho miseramente fallito e tutto quello che bastava era farti deprimere?» dice agitando le braccia al cielo.
Soffoco un sorriso e guardo Eleonora che imita i miei singulti sul water la sera prima.
Roteo gli occhi al cielo e proseguo con il racconto, evitando tutti i particolari momenti imbarazzanti con Henry.

«Cioè Henry, quello che ti bacia e poi dice di non farne una tragedia, ti ha portata su una fottuta ruota panoramica e al luna park e ora ti ha invitata a cena dicendoti di portare anche le tue amiche? Ok, io già lo amo. Cioè in senso figurato, ovviamente. Oddio beh non che sia un brutto ragazzo, anzi» e si interrompe guardando me che sto alzando un sopracciglio.

«Sto blaterando come al mio solito, vero?» dice lei mettendo una mano dietro la nuca e facendo un sorriso imbarazzato.
Nel frattempo una macchina bianca si avvicina e riesco a distinguere la scritta TAXI sul tettuccio. Sarà sicuramente il nostro, infatti dopo qualche metro si ferma davanti a noi e io apro la portiera.

«Sì, ma ti adoro anche perché blateri. Forza salite» e le faccio passare per poi salire per ultima e dare al conducente l'indirizzo dell'albergo di Henry.

***

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