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Cap 3• Bla bla bla e non è successo niente

Beating heart - Ellie Goulding


Elèna

Il tipo mi sta ancora fissando, così sposto subito lo sguardo volgendolo altrove. Odio quando la gente mi fissa, penso sempre di avere qualcosa che non va. È vero che ho iniziato prima io, ma lui mi sta mettendo volontariamente in imbarazzo sfidandomi ad abbassare lo sguardo.
Mi scordo anche di essere ancora al telefono con mia mamma che inizia a chiamarmi insistentemente con la voce resa metallica dal poco campo.

«Elèna! Mi senti o no? Pronto?» dice esasperata.

Chissà da quanto tempo mi sta parlando e io non ho sentito una sola parola, distratta com'ero dal tipo dagli occhi verdi.

«Eh? No mamma, non prende più! Ci sentiamo più tardi. Buona giornata!» invento la scusa della linea che non prende.

«Ok, ti voglio bene!» dice lei mandandomi un bacio.

«Ti voglio bene anche io!» e stacco lasciando le cuffiette nelle orecchie.
Sbircio con la coda dell'occhio il ragazzo che finalmente si è deciso a smetterla di fissarmi e ora è appoggiato al finestrino con la testa all'indietro e le mani unite sulle gambe. Sta riposando, o almeno così sembra.
Alla fermata successiva il vecchietto seduto accanto a lui si alza e si avvia all'uscita.
In un secondo che mi sembra interminabile devo decidere cosa fare prima che le porte si aprano e qualcun altro mi soffi il tanto agognato posto a sedere.
Sedermi o stare in piedi per il resto della corsa?
Conoscendo la mia pigrizia non mi ci vuole più di un secondo a decidere.
Mi fiondo sul posto libero. Accanto a lui. Il cuore mi martella nel petto per l'agitazione.
Cazzo! Rilassati! Sicuramente non ti stava neanche calcolando e ti stai facendo mille paranoie mentali inutilmente. Maledico la mia insicurezza e la mia ansia di vivere mentre mi ripeto che è tutto a posto. Riprendo a respirare regolarmente fino a quando tutti i parametri vitali sembrano tornare normali e le mani smettono di sudarmi freddo ogni volta che lui si muove anche impercettibilmente.
Decido di prendere il cellulare e fare un giro sui social per fare finta di avere qualcosa da fare e non ritrovarmi a fissarlo di nuovo.
Do un'occhiata alla mia pagina Facebook, Instagram e Snapchat. Peccato non avessi altri social, altrimenti avrei aperto anche quelli pur di non avere la tentazione di guardare verso di lui. Le persone di fronte a me sembrano essere incuranti del mio stato emotivo instabile e nessuno pare aver notato il ragazzo con le labbra rosee e gli stivaletti logori ai piedi nonostante il resto del vestiario sembri molto curato.

Lo posso sentire respirare e con la coda dell'occhio vedo che ha due dita appoggiate sul setto nasale, gli occhi chiusi e la testa ancora poggiata all'indietro.

Accidenti se è sexy. Dei tatuaggi sbucano sul petto dalla camicia azzurra sbottonata e altri sono disposti alla rinfusa lungo il braccio sinistro.
Quello che però mi colpisce più di tutto sono le fossette sulle guance che di solito rendono i ragazzi un po' bambini, ma che in lui hanno tutto un altro effetto. Mi viene quasi voglia di infilare il dito dentro per vedere quanto sono profonde. Le fossette, intendo.

Da sottolineare che ho notato tutto questo in una frazione di secondi e con la sola coda dell'occhio. Io che non noto mai nulla a meno che non mi venga addosso!

Scuoto la testa cercando di scacciare i pensieri che mi affollano la mente e accendo il lettore musicale così da trovare qualcosa su cui concentrarmi che non abbia a che fare con l'individuo al mio fianco.
Ho una playlist tutta mia per incominciare la giornata e ormai è perfettamente calibrata sul tempo di percorrenza tra casa e master.
Chiudo anche io gli occhi e sento le persone scendere e salire alle varie fermate.
A cinque fermate dalla mia apro gli occhi per paura di addormentarmi e dimenticarmi di scendere alla mia fermata.
È ancora qui, lo sento, e un suo ginocchio sta sfiorando il mio.
Mi sembra quasi di vederlo sorridere quando nota che trasalisco al contatto. Che stronzo, penso scocciata.
Non appena la metro si accosta alla banchina, lui si alza e senza guardarsi indietro si avvia alle porte scorrevoli per scendere. Prima di scendere però lo sento sussurrare qualcosa e non so perché ma ho come l'impressione che l'ultima parola fosse Elèna. Sembra impossibile, certe cose succedono solo nei film e a me non succede proprio nulla di quello che succede nei film. Cerco di trovare una spiegazione razionale a ciò che è appena successo. Oppure è solo il mio subconscio che mi fa uno scherzo. Rassegnata, guardo le porte chiudersi e la sua figura allontanarsi in direzione opposta alla metro.
Ci metto ancora qualche secondo per elaborare le informazioni e solo dopo essermi guardata intorno e aver fissato il sedile vuoto accanto al mio afferro il telefono per mandare un messaggio a Eleonora.

Incontrare un ragazzo misterioso, fissarlo e fare figure di merda una dopo l'altra? Fatto!

Lei risponde subito.

Oh cazzo! Chi? Dove? Quando? Com'era? Che è successo??? Voglio i dettagli!

Guardo il cellulare divertita e le scrivo ancora.

Poche domande, eh? Stasera cioccolata calda e ti racconto tutto nel lettone.

Arrivo a destinazione e, come ogni mattina, faccio una corsa per raggiungere la navetta aziendale prima che mi lasci qui e mi abbandoni al mio destino.
Salgo su e trovo metà della mia classe intenta a chiacchierare.
Che caciara, sembra di stare in un bus per una gita del liceo, penso innervosita.

«Ormai non si saluta la mattina, eh?»

Una voce alle mie spalle mi fa sussultare.
Mi giro e vedo un ammasso di ricci e un paio di occhi che mi guardano in cagnesco.

«Oh falla finita! Lo sai che anche se non ti saluto è come se ti avessi salutata!» le dico facendole la linguaccia.

«Ma che significa??? Io pretendo il buongiorno!» frigna  imbronciandosi.

JJ, un soprannome per una ragazza con le rotelle fuori posto, ma dal cuore d'oro.

«Oooh e va bene! Buooongiornooo!!!» urlo fingendomi eccitata al pensiero di andare a lezione.

«Questa è la mia migliore amica!» dice dandomi una spallata.

«JJ, sai che non amo il contatto fisico la mattina presto» dico guardandola male.

La mattina sono sempre un po' nervosa, sarà perché odio alzarmi presto, ma che posso farci se la civiltà prevede fatica e duro lavoro!

«Mamma mia quanto sei antipatica. Ricordami perché ti sopporto ancora?» si imbroncia.

«Perché siamo migliori amiche da tre anni e ormai dovresti conoscermi» sentenzio.

Io e JJ ci siamo conosciute al primo anno di università e da allora non ci siamo più divise e insieme a Eleonora formiamo un perfetto trio di psicopatiche.

«Bla bla bla! Resti comunque antipatica la mattina e lo sai benissimo anche tu» mi rimprovera lei a braccia conserte.

«Certo che lo so» affermo con fierezza.
Mi siedo dal lato del finestrino e mentre la navetta sta per partire mi viene in mente l'incontro di poco fa. Voglio assolutamente dirlo a JJ, sperando non ne faccia un affare di stato come ogni cosa. D'altronde, è semplicemente un singolo episodio che ha spezzato la monotonia della mia vita degli ultimi anni e che mi dà l'occasione di raccontare qualcosa di diverso alla mia amica.

«JJ, stamattina ho incontrato un ragazzo davvero notevole! Alto, bello, sexy, con le fossette e due occhi verdi come smeraldi» sussurro cercando di non farmi sentire dai miei colleghi nei posti accanto.

«E cosa aspettavi a dirmelo??» grida lei scattando sul sedile.

Ecco, lo sapevo. La guardo in cagnesco e le faccio cenno di abbassare la voce tirandola verso di me.

«Non ti dico più niente se urli» la rimprovero.

«No, no, no, promesso, giuro! Non urlo. Giurin giurello o come diavolo si dice in questi casi!» sussurra lei emozionata.

Sorrido e continuo.


«Nulla, tutto qua» e concludo il mio breve, ma intenso racconto.
Ora mi uccide, ma è vero, non è successo nulla. Semplicemente non riesco a togliermelo dalla testa!

«Scusa? Mi fai giurare di non dire niente per poi... non dirmi niente? Ora parli, cazzo. Chi è, quanti anni ha, che vi siete detti?» gesticola lei.

«È proprio questo il punto! Non ci siamo detti niente» la riporto con i piedi per terra.

Mi ammazzerebbe se potesse, lo vedo dal suo sguardo iniettato di odio.
Ma questo è quello che è successo: niente.

***

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