Cap 25• Rondini e voler restare qui
♫ Back for you - One Direction ♫ / ♫ War OF hearts - Ruelle ♫
Henry's POV
Sono le da poco passate le undici e mezza quando il cellulare inizia a vibrare.
Chi cazzo è a quest'ora? Adam e Brian sapevano che non sarei uscito.
È stata una giornata infernale. Dopo l'incontro con quel Jamye/Jerry o come cazzo si chiama ed Elèna, il buon umore che avevo dopo la telefonata di Mason era andato a farsi fottere ed ero molto preoccupato che l'assenza di Elèna avrebbe compromesso l'affare.
Ma chi voglio prendere in giro?
La verità è che l'unico modo per non diventare pazzo era stato riempire di mail e telefonate Elèna cercando di tenerla occupata, con scarso risultato. Chissà cosa staranno facendo in questo momento e il fatto che io sia qui a chiedermelo mi fa impazzire ancora di più.
Torno a guardare il cellulare e quando leggo il nome di chi manda il messaggio sgrano gli occhi. Tutto mi aspettavo tranne di ricevere un messaggio proprio da lei.
Sohsno in un lohale vicino tuo albergo e ho pena fntouhns di bere tutta la vodka a dinshkpsimzone, ma l'unica cosa a cui sciesco a pentare sono i tuoi occhi e le tue rondini.
Guardo confuso più volte il cellulare. Deve essere uno scherzo. Che cazzo significa? Cerco di decifrarlo, ma l'unica cosa che sembra avere un senso è "bere tutta la vodka". Che cazzo vuol dire che si è bevuta tutta la vodka? Non è con quell'idiota del suo ragazzo? Che diavolo sta combinando?
Un altro messaggio.
Sai, sono proprio BUEHKL! Quando le gai fae?
Ok, è ubriaca come una pezza e sta scrivendo cose senza senso. La cosa che più mi fa riflettere è che deve essere sola. Chissà dove è quell'imbecille.
Ricordo cosa le è successo l'ultima volta che si è ritrovata sola in un locale, così in una frazione di secondo infilo le scarpe e una camicia ed esco a cercarla.
Dove cazzo può essersi cacciata? Passo al setaccio ogni fottuto locale della zona. Entro e controllo ogni buco, ogni bagno.
Arrivo in una zona piuttosto affollata e piano piano mi faccio spazio tra la calca per cercare di entrare in un locale dal quale si sentono fischi e applausi riecheggiare al di sopra della musica.
Una volta all'interno cerco di abituare gli occhi al buio e alle luci soffuse del posto che si mischiano con il fumo usato per aumentare l'effetto psichedelico.
Una capannina di gente è riunita sotto al bancone sul quale c'è una ragazza che balla attirando gli sguardi di tutti.
Strabuzzo gli occhi, sbattendo le palpebre più di unavolta perché non riesco a credere a quello che sto vedendo. Su quel fottutobancone c'è Elèna che balla ubriaca noncurante della gente che la guarda.
«Che cazzo» sibilo tra i denti cercando di farmi spazio tra la folla di maschi eccitati. Riesco a distinguere l'odore di testosterone mischiato a quello dell'alcol.
Sono quasi arrivato sotto al bancone e vedo Elèna muoversi come non l'avevo mai vista. Ondeggia i fianchi e scuote i capelli a ritmo di musica. Si è tolta le scarpe per avere migliore presa sul legno del bancone e nonostante sia ubriaca è comunque perfetta.
«Elèna!» urlo sperando mi senta.
Ovviamente non mi sente, sarebbe troppo facile. Continuo a spintonare e a ricevere insulti per i miei modi scortesi di passare e devo fare appello a tutta la mia forza interiore per non cominciare a prendere a pugni uno a uno questo branco di imbecilli sovra eccitati.
«Elèna, scendi subito! Mi hai sentito?» le urlo cercando di attirare la sua attenzione.
«E tu chi sei il fratello guastafeste?» mi dice uno.
Mi giro lentamente verso quello che ha osato parlare. Il tipo non appena nota il mio sguardo, ovvero quello di uno che sta per perdere le staffe, alza le mani in segno di resa.
«Ehi amico, stai tranquillo. Stavo solo scherzando» e si allontana.
Finalmente riesco a raggiungere Elèna. Cerco di farla scendere, ma qualcuno la sta tirando dalla parte opposta.
«Chi tardi arriva male alloggia, bello!» urla il tipo pelato che tiene Elèna per un piede.
«Scusa?» sibilo.
«Hai capito. L'ho vista prima io e tu sei arrivato solo adesso!» ghigna.
«Lasciala. Adesso!» dico digrignando i denti.
«Altrimenti che mi fai?» ridacchia il pelato.
Stringo i pugni e cerco di non dare retta alle fibre dei miei muscoli che mi suggeriscono di scagliarmi contro quello stronzo per ridurlo a pezzi.
Mi concentro su Elèna che non sembra stare tanto bene. È ridotta davvero male. Le prendo il viso tra le mani e cerco di non farla addormentare.
«Elèna, ehi mi senti?» le chiedo accarezzandole una guancia.
«Mmmm» mugola lei. «Henry?» dice sorpresa.
«Chi è? La tua ragazza?» gracchia ancora il pelato.
Ma questo non ha un cazzo da fare che rompere i coglioni a me?
«Può essere, problemi?» rispondo digrignando i denti.
«Bella puttana, complimenti» dice ridendo con il suo gruppo di amici.
Non ci vedo più, sono giunto al limite. Poggio Elèna sul primo sgabello libero. Stringo le nocche e prima di riuscire a fermarmi rifilo allo stronzo un gancio destro che lo colpisce in pieno naso riempiendogli il viso di sangue e facendolo piegare in due per il dolore.
«Povero coglione» dico prendendo intanto Elèna in braccio e portandola fuori dal locale facendomi largo tra la gente.
«Va tutto bene, ti porto a casa» le sussurro una volta fuori.
«Resta sveglia Elèna, non ti addormentare» le dico scuotendola leggermente. Compongo il numero di Adam che risponde al secondo squillo.
«Henry, tutto bene?» chiede con la voce assonnata.
«Scusa Adam, ma mi serve un favore. Mi daresti l'indirizzo di casa di Elèna?» gli chiedo.
«Elèna? Che devi...» dice, ma lo interrompo. Non c'è tempo per le domande adesso.
«Adam, dammelo e basta. Domani ti spiego» dico cercando di fargli intuire l'emergenza della situazione.
Mi detta l'indirizzo e dopo averlo ringraziato stacco per chiamare un taxi mentre nel frattempo cerco di tenere Elèna sveglia.
«Perché cazzo hai bevuto così tanto?» le chiedo anche se so che non mi risponderà, ma almeno sentendo la mia voce forse non si addormenterà.
«Dov'è la tua dolce metà? Perché eri sola?»
Quanto vorrei mi rispondesse, sono davvero curioso di conoscere la risposta. Arrivati finalmente davanti al portone di casa sua cerco il suo cognome sul citofono. Costa. Ecco.
«Siamo atei, non crediamo in Geova e no, non ci serve un aspirapolvere» risponde la voce dall'altoparlante.
«Ehm, sono Henry e ho qui la tua amica Elèna. Potresti aprirmi? Sai, pesa un pochino» dico schiarendomi la voce dopo un attimo di confusione.
«O mio Dio! Sì, ti apro subito. Secondo piano a destra» dice la voce squillante.
Ah bene, pure al secondo piano! Sarà anche magra, ma pesa la signorinella.
Una ragazza bionda, o almeno penso sia una ragazza dato che ha la faccia completamente verde, mi fa accomodare nell'appartamento dove poggio Elèna sul divano.
«Scusa stavo facendo una maschera e... Io sono Eleonora. Ma che è successo? Oddio Elèna, ma che hai combinato?» dice agitata cercando di farsi notare dall'amica che però è tutt'altro che cosciente.
«Ha bevuto troppo» le illustro la situazione.
«Bevuto? Ma Elèna non beve!» spalanca la bocca scioccata.
«Ciaooo, Norrrrrr» gracchia Elèna con la voce impastata.
«Beh questa sera evidentemente ha deciso che fosse la serata giusta per cominciare a farlo» dico guardando prima Elèna e poi la sua amica versione orco.
«Dobbiamo farla vomitare. Dov'è il bagno?» chiedo alla ragazza prendendo di nuovo Elèna in braccio. Ormai sono esperto di sbronze e lei deve assolutamente vomitare. La bionda mi fa vedere dove si trova il bagno. Appoggio delicatamente Elèna vicino al water e piano piano le faccio avvicinare la testa alla tazza. Le tengo i capelli e le accarezzo la schiena.
«Forza, devi vomitare adesso Elèna» le sussurro.
«Lei odia vomitare, cioè tutti odiamo vomitare, ma lei si sforza e si trattiene proprio» dice Eleonora guardandomi dall'altra parte della tazza.
«Le verrà. Ha bevuto troppo e fra poco sicuramente le salirà tutto» affermo sicuro di quello che dico.
Per un attimo incontro gli occhi di Elèna. Nonostante sembra le sia passato sopra un tram è ancora bellissima.
«Elèna, sforzati» le dico indicando la tazza.
La vedo sospirare e avvicinare il viso ancora di più per poi venire scossa da singhiozzi e finalmente iniziare a riversare fuori tutto l'alcol ingerito.
«Ci penso io adesso, mi ammazzerebbe se sapesse che ti ho lasciato qui mentre lei vomitava» dice l'amica di Elèna prendendo il mio posto.
«D'accordo. Aspetto in cucina, per qualsiasi cosa chiamami» e mi avvio alla porta.
«Oh, Henry!» mi chiama l'amica e io mi giro.
«Grazie» dice.
«Di nulla» rispondo e vado in cucina.
Mi guardo un po' intorno. È una casa piccolina, ma accogliente. Si vede che è abitata da due ragazze giovani perché sui muri ci sono poster di Marilyn Monroe, Audrey Hepburn e accanto al frigo c'è appesa una lavagna magnetica su cui sono segnati appuntamenti e frasi di canzoni.
Sento la bionda chiedere a Elèna se sta meglio e tirare lo sciacquone.
Ha sicuramente aperto il rubinetto del lavandino per aiutare Elèna a darsi una sistemata e per pulirla prima di metterle il pigiama.
Dopo circa un quarto d'ora in cui cerco di mantenere saldi i nervi per non fiondarmi in quel bagno, aprono la porta del bagno ed Eleonora, se non ricordo male, esce dal bagno tenendo Elèna per un braccio. Per fortuna non è più verdastra e ha abbandonato le sembianze della principessa Fiona di Shrek.
La raggiungo e le do una mano a portare Elèna in camera sua.
Ha riacquistato un po' il colorito che di solito tinge le sue guance e faccio un sospiro di sollievo perché il peggio sembra essere passato. Mi sono davvero preoccupato vedendola in quelle condizioni.
«Grazie» dice di nuovo l'amica.
«Non devi, sul serio» rispondo sinceramente perché mi è venuto spontaneo farlo.
«Posso chiederti una cosa?» fa lei.
Io annuisco mentre la aiuto a far sdraiare Elèna nel letto.
Le ha messo un pigiama rosa con dei maialini stampati. È davvero buffa, trattengo un sorriso mentre la osservo.
«C-come hai fatto a trovarla?» chiede guardandomi.
«Mi ha cercato lei e ho capito che qualcosa non andava...» rispondo sinceramente.
«Vedi...» inizia lei torturandosi le mani e dato che non sembra continuare la sprono a finire quello che stava per dire.
«Non so se dovrei essere io a dirlo, cioè sono problemi di Elèna, però per essersi ridotta così vuol dire che la rottura è stata peggiore di quello che mi aveva fatto capire e io come una stupida l'ho lasciata uscire da sola» riversa le parole come un fiume in piena, ma una cosa riesco a coglierla: rottura.
«Rottura?» chiedo alzando un sopracciglio.
«Ehm, già... Con il suo ragazzo, Leo» risponde lei abbassando gli occhi.
«Ora si spiega tutto, allora» rispondo io pensieroso.
Deve essere finita proprio male se lui l'ha lasciata sola e lei ha cercato rifugio nell'alcol.
Non posso che provare un senso di rabbia per quell'essere viscido che ha avuto il coraggio di lasciarla sola in queste condizioni, ma allo stesso tempo mi sento sollevato anche se non so perché.
O forse sì, ma lo sto negando a me stesso.
«Si è addormentata» constata Eleonora dopo qualche minuto.
«Ti dispiace se resto qui?» le chiedo continuando a guardare Elèna.
«Certo che no. Io vado in camera, qualsiasi cosa chiama pure. Buona notte, Henry» dice lei uscendo dalla porta dopo un mio cenno del capo in segno di saluto.
Mi siedo sul bordo del letto e osservo ogni centimetro del suo corpo. Anche in quel pigiama ridicolo è sexy come nessun'altra.
Questa ragazza mi farà impazzire. Nonostante abbia fatto di tutto per starle lontano è come se qualcosa mi riportasse sempre da lei. Seguo il movimento della cassa toracica che si alza e si abbassa ad ogni respiro e non riesco a reprimere la mia voglia di accarezzarla.
*** SPAZIO AUTRICE ***
Tempo fa è stata scelta la ship: #Helena ❤️
Vi piacciono insieme? Fatemi sapere cosa ne pensate della storia fino ad ora :) e se vi va votate.
All the love, M
***
Pagina Instagram autrice: martina.ingallinera
Playlist Spotify: Underground Love - La mia ancora di salvezza
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