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Cap 20• Buon samaritano e bagno del locale

Cake by the ocean - Dnce

Henry

Dopo aver passato il pomeriggio sul ring insieme a Brian, la sera decidiamo di andare a fare un giro tranquillo.

Andiamo in un pub e aspettiamo arrivi anche Adam per completare il magico trio.

«Due long island, grazie» ordina Brian al barista.

«Stasera offro io» mi dice schiacciandomi l'occhiolino.
Ci sediamo al bancone sugli sgabelli e mentre Brian paga e ritira i cocktail, io mi perdo con lo sguardo sulla clientela del locale.
Ci sono un paio di anziani che giocano a carte, qualche lupo solitario che rigira tra le mani l'ennesimo bicchiere di scotch, l'angolo del karaoke e un gruppo di ragazzi che gioca a biliardo accerchiato da ragazzine sognanti.
Brian mi porge il cocktail facendo scontrare il suo bicchiere con il mio.

«A noi» brinda.
Io faccio un cenno del capo e assaporo il contenuto del bicchiere.
Volgiamo entrambi lo sguardo verso l'entrata dalla quale appare Adam.

«Vedo che avete cominciato senza di me» dice Adam guardandosi in giro.

«Naah ti stavamo aspettando» gli faccio l'occhiolino e Brian gli porge il suo cocktail.
Brindiamo a noi e alla nostra band facendo scontrare i bicchieri. L'assenza di Mason si nota subito. Di solito è lui quello che inventa strani brindisi e che riesce a trasformare una semplice uscita al pub in una scena del film Una notte da leoni in cui qualcuno di noi si sveglia nella vasca da bagno con una capra (come è già successo) o nel letto con delle galline e qualche tatuaggio in più. Diciamo che per quanto riguarda i tatuaggi, tranne Mason che si ostina a non volerne, di certo io, Adam e Brian non ce ne accorgeremmo subito.
Mentre siamo lì che brindiamo e parliamo del più e del meno, un gruppo di donne brille e su di giri irrompe nel pub attirando la curiosità dei clienti e anche la nostra.

«O cazzo» sbuffo io prevedendo già come andrà a finire.

«Ma tu guarda! È la nostra serata, amici» esclama Brian leccandosi le labbra.

«Odio gli addii al nubilato!» borbotta Adam roteando gli occhi e poggiando la fronte sul bancone.

«Concordo» lo sostengo io.

«Oh e andiamo! Siete una palla al piede. Decine di donne ubriache e super eccitate che aspettano solo che qualcuno le faccia sentire speciali per una notte. E chi siamo noi per tirarci indietro davanti a delle anime in pena e bisognose di attenzioni?» dice lui allargando le braccia e facendo spuntare un ghigno sulle labbra.

«È arrivato il buon samaritano! Io passo stasera» rifiuto la proposta girando lo sgabello verso il bancone e dando le spalle al gruppo di oche starnazzanti.

«Oh, non guardare me» dice Adam alzando le braccia terrorizzato dallo sguardo di Brian.

«Eh no, mio caro. Tu vieni con me! E di corsa anche» ghigna Brian tirando per un braccio Adam che cerca invano di divincolarsi dalla presa di mio cugino. Quando Brian si mette in testa una cosa non molla fino a quando non la ottiene. È davvero testardo e quando vuole sa essere anche assillante.

«Aaargh ti odio. E odio anche te Henry, bastardo! Non mi abbandonare» dice supplicandomi con gli occhi mentre Brian lo trascina via.

«Diveeertitii» canticchio salutandolo con una mano e ridendo sotto i baffi.
Resto solo al bancone mentre li vedo allontanarsi e avvicinarsi alle oche che grazie a Dio sono riuscito a scampare, non sono proprio in vena. Mi appoggio con i gomiti al bancone e fisso il mio cocktail annacquarsi mano a mano che il ghiaccio si scioglie mischiandosi all'alcol. Non ho voglia di bere, così rigiro la cannuccia ancora e ancora fino a che non si capisce più che cocktail sia.

«Come mai qui tutto solo?» domanda una voce femminile alle mie spalle. Oh, no. Non ne ho proprio voglia.

«Sorry, I don't speak Italian» la liquido senza neanche girarmi.

«Oh well, I can speak English, so...» risponde la voce.
Ma porca puttana, l'unica che parla inglese in questo posto del cazzo la dovevo trovare proprio io?

«I want to stay on my own so... If you don't mind...» dico girandomi e lasciando la frase a mezz'aria. «Caroline?» strabuzzo gli occhi. È l'assistente di Jackson. Quella dell'ascensore.

«Signor Evans, voleva liquidarmi usando la scusa dell'inglese?» dice avvicinandosi e ridendo. «Pensavo fosse una delle pazze dell'addio al nubilato entrate poco fa» rispondo senza interesse.

Lei si avvicina ancora di più e fa scorrere un dito sul mio petto per poi scendere fino alla gamba indugiando sul ginocchio.

«E se anche io facessi parte dell'addio al nubilato?» sussurra disegnando dei cerchi sul ginocchio con il dito.

«Non importa» dico osservando il gruppo di donne che si sono disposte a cerchio di fronte a Brian ed Adam incitandoli a ballare.

«Noi abbiamo qualcosa in sospeso» dice Caroline appoggiando la mano in mezzo alle mie gambe cercando di stimolare il piccolo Henry. Le afferro la mano e la sposto.

«Non è serata» dico cercando di farle capire che deve volatilizzarsi.

«E dai, Henry. Sei in un locale. Io sono ubriaca e tu sei solo soletto qui al bancone. Divertiamoci» dice ridendo soffiandomi nell'orecchio.
Dopo tutto la bionda forse ha ragione, sono qui a deprimermi per non si sa quale cazzo di motivo e non è di certo da me. Per tutto il giorno non ho fatto altro che pensare a quegli occhi marroni, gli unici in grado di portarmi in un mondo parallelo dove non sono uno stronzo menefreghista, gli unici in grado di farmi dimenticare chi sono, ma io so benissimo chi sono.
Sono Henry Evans e nessuno sarebbe in grado di cambiarmi, tantomeno una donna.

«Hai ragione» dico guardandola con un ghigno. Tanto vale divertirsi stasera.

Porto alle labbra un sorso del mio annacquato long island e prendo la mano di Caroline costringendola così a seguirmi verso il gruppo di donne che hanno accerchiato Brian e il povero Adam che non sa più da che lato scappare. Sono entrambi pieni di rossetto e hanno le camicie sgualcite. Queste donne sono delle furie scalmanate. 

Di quello che resta della serata rimane un ricordo confuso. Brian che fa uno spogliarello, le amiche della futura sposa che gli si lanciano addosso, e poi Caroline, in ginocchio davanti a me nel bagno del locale.

***

Pagina Instagram autricemartina.ingallinera

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