Cap 11• Nuova passeggera a bordo e domani è un altro giorno
♫ Where do we go from here - Ruelle ♫
Elèna
La mattina mi sveglio presto, nonostante abbia dormito poco come previsto, per prepararmi e arrivare puntuale al mio primo giorno di lavoro.
Lungo il tragitto non faccio altro che chiedermi come sarà l'ufficio, se avrò una stanza tutta per me, se i colleghi sono simpatici e se Wilson è un tipo esigente.
Arrivo all'edificio Wilson con ben mezz'ora di anticipo e trovo ancora tutto chiuso, così mi siedo sul marciapiede ad aspettare che arrivi qualcuno.
Dopo un tempo che mi sembra infinito, sento dei passi, mi giro e...
«Elèna! Che ci fai qui tutta sola a quest'ora?»
«Adam!» mi alzo spolverando i vestiti.
«Oggi inizio a lavorare e non volevo fare tardi il primo giorno, ma sono arrivata troppo presto in effetti. Tu come mai qui?» gli chiedo sperando non ci sia anche Henry.
«Hai visto allora che ce l'hai fatta? Nonostante la disavventura delle calze» mi dice ridendo e io lo seguo a ruota.
«Comunque sono qui perché devo prendere dei documenti per conto di Henry, uhm il mio capo se ti ricordi, e quindi anche io aspetto arrivi Jackson. Posso aspettare insieme a te?» mi chiede avvicinandosi.
«Certo! Almeno non sembrerò la tipica stagista timida e patetica» gli dico sincera.
«Mi vengono in mente molti aggettivi, ma non di certo patetica» mi dice fissandomi negli occhi. Distolgo lo sguardo imbarazzata e metto una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Scusa se te lo chiedo, ma cosa è successo con Henry? Non ho potuto fare a meno di notare il suo strano comportamento. Di solito non si comporta così con le ragazze, cioè è molto meno... come dire» cerca la parola giusta.
«Antipatico, stronzo, lunatico...» intervengo io.
Adam ride.
«Già. Hai capito. Di solito lui riempie sempre le donne di belle parole e credimi quello che gli ho visto fare con te era tutt'altro» risponde lui.
«Sì, ho notato. Non sarò il suo tipo» dico io mimando le forme di una modella taglia 38 e una quarta di seno.
«Non per sminuirti, ma penso tu abbia ragione. Non sei il suo tipo, ma non nel senso che intendi tu. Sei bellissima e non hai niente da invidiare alle altre, anzi forse sono le altre che avrebbero qualcosa da invidiarti, tipo il cervello» dice lui picchiettandomi due dita sulla testa come a indicare dove si trovi il mio.
Gli sorrido timidamente e accetto il complimento in silenzio.
Proprio in questo momento suona un cellulare. Non un cellulare, ma il mio cellulare. Lo tiro frettolosamente fuori dalla borsa dove lo avevo sepolto in mezzo a fazzoletti, chiavi di casa, gomme da masticare, un unicorno e qualche arcobaleno. Mary Poppins chi?
Finalmente lo trovo e osservo il display. È Leo.
«Rispondi pure, non ti preoccupare. Io me ne starò in disparte a far finta di farmi i fatti miei» dice Adam vedendo la mia indecisione.
«È il mio ragazzo, non starò molto» lo informo.
Noto però che il sorriso che mi rivolge non è come gli altri, ma più spento. Come persona educata quale è, però, si allontana per fumare una sigaretta lasciandomi sola per rispondere.
«Pronto?» rispondo quasi all'ultimo squillo.
«Amore scusa se ti disturbo! Volevo solo augurarti buona fortuna per il tuo primo giorno» esordisce Leo. Questa non me la aspettavo. Sono sorpresa.
Ultimamente sta diventando un po' più attento a quello che mi succede dopo le infinite volte in cui ho cercato di fargli notare questa mancanza, anche se mi ritrovo a chiedermi se sia troppo tardi.
«Oh grazie mille! Ci sentiamo stasera con calma. Ora vado che è arrivato il capo. Grazie ancora!» lo saluto e riattacco.
Nel frattempo intravedo arrivare Jackson in compagnia di Caroline, se non ricordo male il suo nome, la quale dopo aver salutato velocemente con un cenno del capo si avvia all'interno dell'edificio.
«Buongiorno Elèna! È da molto che aspetti?» mi chiede Jackson stringendomi la mano.
«Oh no, no! Sono arrivata poco fa» dico e con la coda dell'occhio vedo Adam fare un sorrisino.
«Buongiorno Jackson!» saluta Adam avvicinandosi.
«Oh Adam! Pensavo saresti passato più tardi insieme a Henry» esclama Jackson sorpreso di vederlo.
«In realtà doveva essere così, ma ieri sera siamo usciti e sai... Un cocktail tira l'altro...» allude a qualcosa Adam.
«E ti ritrovi in albergo in una matrimoniale» esclama ridendo Jackson.
«Il solito Henry» ridacchiano insieme.
A quelle parole il mio cuore perde un battito.
Perché cavolo me la prendo così? Vedo Adam guardarmi e fare una faccia strana.
«Tutto bene Elèna?» mi chiede.
«Oh sì, certo!» dico riprendendo fiato. «St-Stavo solo trattenendo il respiro. Sai, il singhiozzo. Lo odio» sorrido imbarazzata.
«Dovresti bere dell'acqua oppure potrei farti spaventare, ma ora che l'ho detto te lo aspetteresti e non funzionerebbe!» dice pensieroso.
«Sarà per la prossima volta» dico io di rimando sorridendo.
«Quindi voi due vi conoscete?» chiede Jackson che fino a quel momento aveva osservato la scena da spettatore.
«Sì, ci siamo conosciuti il giorno del colloquio» rispondo ripensando a quello che Adam aveva fatto per me nonostante non mi conoscesse. Non che ora fossimo grandi amici o che, ma non è una cosa da tutti mostrarsi così gentili con chi non si conosce affatto.
«Mmm, interessante... Mi è venuta in mente un'idea!» commenta Jackson grattandosi il mento.
«Sei assunto» esclama allungando la mano sulla spalla di Adam.
«C-Cosa? In che senso Jackson?» chiede Adam sbarrando gli occhi.
«Beh! Dato che io e Henry stiamo lavorando a quell'affare insieme molto spesso e che Elèna sarà la mia assistente, ho pensato che potrei assumerti per fare da autista anche a lei» dice Jackson di fronte alle nostre facce sconvolte.
«Oh, ma a me non serve l'autista. Mi so muovere benissimo con i mezzi e poi non vorrei creare disturbo al signor Evans» ma mentre parlo Jackson mi zittisce.
«Mezzi? Non esiste che tu prenda i mezzi. Lavori per me adesso e come mia assistente dovrai avere tutti i comfort e soprattutto non possiamo rischiare che arrivi tardi agli appuntamenti che si tengono da una parte all'altra della città! Per cui, poiché immagino tu non abbia un'auto, non si discute» dice serio Jackson.
Annuisco non potendo mettermi contro il mio capo già il primo giorno di lavoro.
«Allora, Adam, accetti?» chiede Jackson inarcando un sopracciglio.
«Per me va bene. Quando però gli impegni di Henry si accavalleranno a quelli di Elèna darò precedenza ad Henry» dice Adam allungando una mano verso Jackson.
«Affare fatto» dice Jackson stringendo quella di Adam.
«Bene! Entriamo e iniziamo a metterci a lavoro. Adam ti aspetto nel mio ufficio così potrò darti quei documenti da dare ad Henry. Digli che deve assolutamente firmarli entro e non oltre domani e vorrei me li consegnasse di persona. È molto importante» raccomanda Jackson.
Sia io che Adam seguiamo Jackson fino al suo ufficio, dal quale vediamo uscire Caroline su dei tacchi 15 centimetri che Dio solo sa come faccia ad arrivare intera a fine giornata.
«Accomodatevi» ci dice indicando le due poltrone vuote al di là della scrivania.
L'ufficio, come la stanza dove si è tenuto il colloquio, ha delle vetrate che danno sulla città. Il panorama è ancora più bello.
Jackson recupera una cartella piena di fogli e la porge ad Adam che la prende e la infila in una valigetta.
«Lì c'è tutto. Per qualsiasi dubbio, di' a Henry di chiamarmi senza problemi» spiega Jackson mentre Adam si è già alzato per salutare.
«Perfetto. Allora ci vediamo domani, Jackson»
«Elèna, ti lascio il mio numero, così stasera mi mandi l'ora e l'indirizzo dove devo venire a prenderti domani» dice allungandomi il suo bigliettino da visita.
«Ah giusto! D'accordo, stasera ti faccio avere tutto» gli dico alzandomi per prendere il bigliettino.
«A domani» diciamo tutti e due in coro e Adam esce dall'ufficio chiudendosi la porta alle spalle.
«E anche questa è fatta!» sospira Jackson.
«Veniamo a noi, Elèna. Oggi ti farò vedere di cosa dovrai occuparti» mi dice alzandosi dalla poltrona facendomi segno di seguirlo.
Il resto della giornata passa tra training sui programmi da utilizzare per gestire l'agenda di Jackson, controllare fatture, segnare appuntamenti, ufficio stampa e alla fine sono esausta.
«Direi che è andata molto bene Elèna per essere il primo giorno. Sei in gamba e impari in fretta. Mi piaci! Continua così signorina e io e te faremo grandi cose insieme!» si complimenta Jackson alzandomi il pollice. «Ora torna a casa, riposati e ci vediamo domani mattina per le 9:30»
«Grazie! A domani. Buona serata» saluto uscendo dall'ufficio e avviandomi all'ascensore.
Con la coda dell'occhio noto Caroline entrare nell'ufficio di Jackson senza bussare e chiudere a chiave la porta dietro di sé.
Anni e anni di lotte per il femminismo e per far cadere i pregiudizi e poi... Sospiro ed entro in ascensore. Quando sono dentro mi tornano in mente le parole di Henry.
Non mi hai risposto... Ah non importa, chiedevo così per dire. Per lui dovevo essere solo un giocattolo, ma da quando ha capito che non ho voglia di giocare ha deciso di rendermi la vita impossibile, a cominciare dal colloquio.
Il vero problema è che per quanto si sia rivelato stronzo e indisponente ha comunque qualcosa che mi attira e non solo fisicamente. Quegli occhi profondi e tormentati sembrano raccontare un'altra storia. E non solo gli occhi, anche i tatuaggi. Non sono i soliti tatuaggi fatti perché "fanno figo". Le due rondini che ho intravisto dalla camicia sbottonata sembrano essere un grido disperato di libertà.
E chissà cos'altro ha tatuato.
Mi ritrovo a fantasticare con la testa all'insù sui posti in cui potrebberotrovarsi gli altri e scioccata scuoto la testa cercando di tornare alla realtà.
Uscita dall'ascensore mi dirigo verso casa e una volta arrivata scrivo ad Adam per comunicargli tutti i dettagli per l'indomani.
In cucina trovo Eleonora intenta a saccheggiare un pacco di biscotti mentre ingurgita una delle sue schifosissime tisane al finocchio. Aveva provato a rifilarle anche a me un paio di volte, ma hanno sempre fatto una brutta fine. Mi guarda e mi porge un biscotto chiedendomi come è andata a lavoro e così, brevemente, le racconto la giornata.
«Quindi avrai anche l'autista? Che culo che hai» dice lanciandomi delle briciole.
«Eiii poi pulisci tu! Sono una celebrità ormai!» dico gonfiandomi il petto.
«E hai pure le celebrità che ti fanno la corte!» alza e abbassa le sopracciglia lei.
«Non un solo riferimento a quello scemo, ti prego! Ho già abbastanza problemi all'idea che mi toccherà affrontare dei viaggi in auto insieme a lui» roteo gli occhi al cielo.
«Certo, come se fosse un sacrificio. Dico... Tesoro! Ma lo hai visto?» esclama eccitata.
«Ok, non ho intenzione di continuare a discutere di questo. Buona notte, Nor» le dico dandole un bacio sulla guancia e troncando pericolose conversazioni sul nascere.
«Non sei più divertente come una volta! Ah, giusto. Non lo sei mai stata» mi prende in giro dandomi una pacca sul sedere e ricevendo in cambio un dito medio.
Mando la buona notte anche a Leo e sprofondo nel letto dopo aver puntato la sveglia. Domani è un altro giorno.
***
Pagina Instagram autrice: martina.ingallinera
Playlist Spotify: Underground Love - La mia ancora di salvezza
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