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Capitolo 9 - Sam

L'eccitazione per il nuovo inizio aveva scacciato via quanto accaduto con il taxi e l'unica cosa che Sam desiderava al momento era sistemarsi nel dormitorio e correre alla cerimonia di inaugurazione.

Dopo aver pagato metà ciascuno la corsa del taxi, Jack e Sam, si incamminarono lungo il viale alberato che conduceva all'ingresso della struttura. L'edificio era proprio come quello raffigurato nelle foto del sito, che aveva sfogliato migliaia di volte nelle settimane che precedevano la partenza. Era suddiviso in tre blocchi: l'area centrale, l'area est e l'area ovest. La facciata era costituita da mattoni rossi a vista e non doveva avere più di quattro piani, mentre gli infissi color beige contornavano le finestre come le cornici dei quadri. Nel complesso tutto l'insieme trasmetteva eleganza ed una vena di antichità, che quasi strideva con lo stile moderno della città che la ospitava.

Oltrepassarono il pesante portone in legno spalancato all'ingresso e seguirono le indicazioni per la segreteria, dove trovarono ad accoglierli una signora sulla quarantina, dall'aria annoiata che aveva appuntato al petto una targhetta con scritto "Rose".

"Buongiorno, siamo due studenti del primo anno e avremmo bisogno di registrarci per il dormitorio" disse Jack.

" I vostri nomi?" chiese Rose, senza neanche alzare gli occhi dal computer.

" Jack Gibson e Sam.."

"Samantha Bennet" si intromise Sam

"Jack Gibson, dormitorio maschile area ovest, 3 piano, corridoio c, stanza 162" e gli porse le chiavi della sua stanza, poi si rivolse a Sam con lo stesso tono monocorde "Samantha Bennet, dormitorio femminile, area est, 2 piano, corridoio b, stanza 112"

"Non è che avrebbe una mappa?" chiese Sam un po' in imbarazzo

Rose, senza battere ciglio le allungò la chiave ed una mappa dell'istituto e tornò alle sue faccende

"Che donna deliziosa, non trovi?" disse Jack strappandole una risata "Direi, che le nostre strade per il momento si separano, ci vediamo in giro Sam"

"Ciao Jack, e grazie ancora per avermi aiutata all'aeroporto" disse Sam. Lui le fece l'occhiolino, alzò una mano a mo' di saluto e si diresse verso il suo dormitorio.

A questo punto a Sam non restava altro che darsi da fare per trovare la sua stanza, e con i bagagli in spalla e mappa alla mano si diresse verso l'area est. Sapeva che il suo senso dell'orientamento era pessimo, ma non pensava così tanto. Erano ormai venti minuti che girovagava per il dedalo di corridoi del secondo piano, quando riuscì a trovare quello giusto. Le braccia e le spalle le facevano male per aver portato il peso dei bagagli per tutto quel tempo, ed era in un ritardo tremendo per la cerimonia d'inaugurazione che stava per iniziare.

Ad un tratto, come un assetato nel deserto riesce a scorgere l'oasi, Sam vide il numero 112 a caratteri dorati su una porta alla sua destra. Girò in fretta le chiavi nella toppa della porta ed entrò nella stanza.

Era piuttosto spaziosa e aveva due letti, uno sotto la finestra e l'altro appoggiato al muro, ciascuno con a fianco i propri comodini, separati da un grande armadio dalle ante bianche. Di fronte a ciascun letto poi c'era la rispettiva scrivania, con un lumicino. La sua compagna di stanza doveva essersi già sistemata, perché vide che il letto vicino al muro era già completo di lenzuola e copriletto, mentre quello che doveva essere il suo si presentava come una spoglia rete di legno con un materasso arrotolato. Ad ogni modo ci avrebbe pensato più tardi, la cerimonia stava per iniziare e doveva darsi decisamente una mossa.

Si chiuse la porta alle spalle ed iniziò a correre a perdifiato per il corridoio, chiamò l'ascensore per scendere al piano terra, ma Sam aveva l'impressione che impiegasse un eternità ad aprirsi, così optò per le scale. Arrivata nell'atrio centrale, si mise alla ricerca dell'aula magna e dopo qualche tentativo riuscì ad aprire quella che doveva essere la porta corretta.

E lo era eccome. All'improvviso centinaia di teste si voltarono nella sua direzione, erano già tutti seduti ed il rettore doveva avere appena iniziato il suo discorso di benvenuto. Ancora sudata e con il respiro affannato per la corsa, individuò un sedile libero, vi si diresse a testa bassa e si sedette cercando di non attirare ulteriormente l'attenzione.

"Ora che ci siamo davvero tutti. Come stavo dicendo, spero che abbiate trascorso una buona estate..." proseguì il rettore

Sam, sprofondò nella poltroncina rossa su cui era seduta, paonazza per la vergogna. Ma perché queste cose capitavano sempre a lei, pensava, e visto che oramai la sua bella figura l'aveva fatta non le restò altro che ascoltare il resto del discorso e non pensarci più.

Durante l'incontro, il rettore aveva presentato quelli che sarebbero stati i loro professori nel corso dell'anno. Il professor Doyle era un ometto bassino e panciuto, con un paio di folti baffi rossicci, e avrebbe insegnato loro composizione. La professoressa Maybell, era la responsabile del dipartimento teatrale; accanto a lei c'era il professor Farrel, che sembrava essere più giovane del resto del corpo docente ed insegnava danza. Infine, venne presentato il professor Eagle, che si sarebbe occupato delle lezioni di canto. Era un uomo distinto ed elegante, ma dall'espressione severa. Sam pensò che avrebbe dovuto sicuramente darsi molto da fare per dimostrarsi all'altezza, e anche se la cosa la spaventava, era determinata a fare del prorpio meglio per non fallire.

Terminato il discorso, Sam si ritrovò imbottigliata nella fiumara di persone che si accalcavano all'uscita, e ad un tratto vide comparire vicino a sé un volto conosciuto.

"Un'entrata trionfale, non c'è che dire!" le disse Jack con un sorriso

"Forse non ti avevo detto che sono la mia specialità" replicò Sam sorridendo e cercando di nascondere l'imbarazzo per la figuraccia di poco prima. "Hai già conosciuto il tuo compagno di stanza?" gli chiese, ansiosa di cambiare discorso.

"In realtà no. Quando sono arrivato ho trovato l'altro letto già sistemato e nessuna traccia. Immagino che lo scoprirò tra poco" rispose lui, con un alzata di spalle. "Tu, invece?"

"Nemmeno io... Cavoli! Mi sono dimenticata di aver lasciato tutte le mie borse nel bel mezzo della stanza! Sarà meglio che mi sbrighi, altrimenti, la prima cosa che la mia compagna di stanza vorrà fare, sarà uccidermi"

Jack scoppiò a ridere. "Allora ti saluto, non voglio assolutamente essere responsabile del tuo omicidio"

Sam gli fece un cenno di saluto con la mano, sgattaiolò tra la folla che si stava riversando nell'atrio e si diresse velocemente verso la sua stanza.

Dieci minuti dopo era seduta a gambe incrociate con la schiena appoggiata alla porta numero 112. Non poteva credere di essere stata così stupida da dimenticarsi, per la fretta, le chiavi in camera.

Mentre si insultava mentalmente, sentì dei passi lungo il corridoio, dal quale comparve una ragazza, alta e formosa, dai lunghi capelli neri acconciati in una serie di treccine, che la squadrò dall'alto in basso.

"Tutto bene? Ti sei persa per caso?" le chiese la ragazza

Sam si alzò in piedi all'istante "Ehm no... ecco... io sono rimasta chiusa fuori e sto aspettando che arrivi la mia compagna di stanza". Si chiese se sarebbe riuscita ad arrivare alla fine della giornata senza rendersi ulteriormente ridicola, ma la legge di Murphy, che sembrava accompagnarla perennemente, e la sua goffaggine, non giocavano a suo favore.

"Allora sei fortunata, perché questa è la mia stanza, ergo, io sono la tua compagna di stanza" le disse facendole l'occhiolino. "Il mio nome è Abigail, ma puoi chiamarmi Abby" disse Abigail tendendole la mano.

"Io invece sono Samantha, ma puoi chiamarmi Sam" rispose Sam stringendogliela. Ed entrambe si rivolsero un grande sorriso.

"Prima che tu apra la porta, ti avviso che potresti trovare la stanza un po' in disordine a causa mia. Ma ti prometto che rimetterò tutto in ordine in un baleno" si affrettò ad aggiungere Sam.

Abigail aprì la porta e davanti a sé vide i bagagli di Sam sparpagliati sul pavimento. Li evitò con un paio di saltelli e si lanciò di peso sul suo letto, sdraiandosi a pancia in su, con le mani intrecciate dietro la testa ed incrociando i piedi con indosso ancora le scarpe.

"Non ti preoccupare, tanto non sono una maniaca dell'ordine" le rispose ridendo.

"Penso che andremo molto d'accordo allora" rispose allegramente Sam, dopodiché iniziò a disfare i bagagli. 

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Spazio a utrice

Ciao a tutti! Sam è finalmente arrivata all'accademia tra mille peripezie ed ha conosciuto la sua nuova compagna di stanza Abigail! Cosa ne pensate?
Abbiamo anche dato un'occhiata al corpo insegnanti, che avrà un ruolo a suo modo importante nella storia :)
Attendo con ansia i vostri commenti e se vi va lasciate una stellina.
A presto! ;)

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