Capitolo 8 - Chris
Chris parcheggiò la Jeep nello spazio riservato agli studenti del campus, sollevando una nuvola di polvere, dovuta alla frenata delle ruote sul selciato.Aprì lo sportello ed inforcò gli occhiali da sole. Ad attenderlo, appoggiato a braccia conserte con l'aria rilassata, di chi non aveva alcuna preoccupazione al mondo, c'era Derek.
"Ciao bello, come mai ci hai messo tanto? Manca meno di mezz'ora al discorso di inaugurazione!"
Chris ripensò all'incidente con il taxi. Anche se non era propriamente l'espressione corretta, considerando che non aveva fatto altro per tutto il resto del tragitto. In realtà non pensava tanto all'incidente in sé, che non si era rivelato granché grave, quanto allo sguardo che quella ragazza gli aveva rivolto. Nonostante il loro contatto visivo fosse durato poco più di due secondi, non poteva fare a meno di chiedersi cosa nascondeva la sua espressione. Disapprovazione? Spavento? Stupore? Sapeva perfettamente che quella ragazza non rappresentava nulla per lui, quindi il suo giudizio doveva avere ben poca importanza, eppure la sua mente ritornava sempre lì. Come a voler scacciare fisicamente quei pensieri, Chris scrollò impercettibilmente le spalle e si diresse verso Derek.
"Ho avuto un contrattempo lungo la strada. Sarà meglio sbrigarci" disse Chris estraendo dal portabagagli un paio di borsoni neri.
"Quei cosi sembrano sacchi per cadaveri. Se non ti conoscessi bene, così, tutto vestito di nero, ti scambierei per un sicario" scherzò Derek.
Chris fece un mezzo sorriso e continuò a camminare. Non aveva mai prestato grande attenzione alla moda. Diversamente da suo fratello, che aveva l'abito adatto ad ogni occasione, il suo armadio era piuttosto monocromatico. La maggioranza dei suoi capi d'abbigliamento era di colore nero oppure blu scuro, fatta eccezione per un paio di jeans, alcune canotte, e qualche rara camicia bianca, che era obbligato ad indossare agli eventi mondani in cui era richiesta la partecipazione di tutti i membri della sua famiglia. Prima di andare al college, quando viveva ancora a casa con i suoi genitori, era tenuto a presenziare a quegli eventi, che per lui rappresentavano una vera e propria tortura. Tutti quegli uomini e donne, ingessati nei loro finti sorrisi, che non vedevano l'ora di trovare qualche difetto nelle vite degli altri commensali, di cui, in seguito, avrebbero sparlato allegramente nei loro club esclusivi. Non riusciva davvero a sopportarlo. Fortunatamente, negli ultimi tempi, era riuscito a sottrarsi ai vari inviti usando come scusa la scuola e suo padre non faceva mai molto per fargli cambiare idea. Chris sapeva perché. Non voleva dare modo ai suoi "amici" di parlare della carriera poco convenzionale di suo figlio, così diversa da quella degli altri. Perlomeno, anche se per motivi diversi, su questo erano d'accordo: Chris non aveva interesse ad essere presente e suo padre preferiva non averlo nei paraggi. Una vittoria per entrambi.
Attraversarono il pesante portone di legno che separava il vialetto d'ingresso dall'atrio e si diressero verso la segreteria studenti per recuperare le chiavi della loro stanza.
"Buongiorno Rose, siamo qui per ritirare le chiavi della stanza" le disse Dererk appoggiandosi con un gomito al bancone e sfoderando un sorriso smagliante.
La donna dietro il bancone, sulla quarantina, aveva lo sguardo rivolto al computer e non diede segno di aver sentito alcunché. Aveva il capelli biondicci legati in uno stretto chignon, il viso stretto e cavallino, e la fronte segnata da una profonda ruga, dovuta probabilmente all'espressione perennemente corrucciata, che sfoggiava abitualmente. Dopo qualche istante di silenzio, parve però essersi accorta di loro.
"Nome e documento, prego"
"Derek Wilson e Christopher Specter" rispose Derek.
Ed entrambi fecero scivolare i propri documenti sul bancone.
"Signor Wilson, dormitorio ovest, terzo piano, corridoio b, stanza 121. Signor Specter, dormitorio ovest, terzo piano, corridoio c, stanza 162" e senza aggiungere altro, né degnarli di uno sguardo, restituì loro i documenti assieme alla chiave, a cui era appesa, ciondolando, una targhetta dorata recante il numero corrispondente.
"Grazie mille Rose, un vero tesoro, come sempre" la salutò Derek facendole l'occhiolino, pur sapendo che avrebbe ricevuto una risposta più calorosa se lo avesse fatto ad un muro di cemento.
I due ragazzi, superarono l'ampio atrio, dai pavimenti in marmo, e si diressero verso l'edificio ovest, in cui si trovava il dormitorio maschile.
"Sono Rose e non ho interesse nel genere umano" disse Derek con tono robotico ed imitandone le sembianze. "Chris, ti giuro che a volte dubito che quella donna sia umana. Potrebbe essere un androide"
"Tu guardi troppi film di fantascienza" lo prese in giro Chris.
Derek borbottò qualcosa che somigliava molto a un "lo vedremo..." e premette il pulsante dell'ascensore per raggiungere il terzo piano.
Una volta saliti, Chris fece un cenno di saluto a Derek e si incamminò lungo il corridoio.
Giunto dinanzi alla porta 162, appoggiò i bagagli sul pavimento ed inserì la chiave nella toppa.
La stanza era semplice ma spaziosa. Aveva due letti, uno accostato alla parete sinistra e l'altro alla parete destra sotto la finestra, intermezzati da un armadio e da un comodino per ciascuno. Difronte a ciascun letto c'era una piccola scrivania con la rispettiva sedia ed un lume.
Chris srotolò il materasso bianco, appoggiato sulla rete del letto sotto la finestra, avrebbe lasciato l'altro al suo coinquilino, e iniziò a sistemarlo con la biancheria da letto presente nell'armadio, in cui poi ripose distrattamente i propri vestiti.
Fatto ciò, diede un'occhiata all'orologio che portava al polso e vide che mancavano circa dieci minuti alla cerimonia. Così afferrò le chiavi ed il cellulare e si chiuse la porta della stanza alle spalle.
La cerimonia si sarebbe tenuta nel teatro dove si svolgevano le rappresentazioni che concludevano l'anno scolastico. Era una sala circolare molto ampia disposta su due piani, divisi a loro volta in tre navate in cui erano posizionate in fila delle poltroncine rosse, mentre sul fondo svettava il grande palco nascosto da delle pesanti tende rosse di broccato.Chris entrò in teatro. Derek gli aveva mandato un messaggio poco prima per avvertirlo che si trovava in galleria, così lo raggiunse e prese posto affianco a lui.
"Eccoti qui, sei pronto a vedere quali belle matricole ci riserverà quest'anno scolastico?" gli chiese Derek dandogli una leggera gomitata.
Chris non rispose. Ad essere onesti quello era l'ultimo dei suoi pensieri, considerando com'era andata l'anno precedente. Ora il suo unico obiettivo era la sua musica e nient'altro.
"A proposito", continuò Derek, "prima mi sono dimenticato di chiedertelo... è tutto ok con Sharon?" chiese esitante.
"Lo sai che siamo rimasti in buoni rapporti e che siamo amici" rispose Chris laconico.
"Lo so, lo so era giusto per esserne sicuro, visto che sta venendo proprio verso di noi".
Chris constatò che Derek aveva ragione, Sharon stava salendo gli scalini e puntava dritto verso di loro. Come previsto, Sharon prese posto affianco a Chris e si rivolse a lui con un grande sorriso
"Ciao Chris, è un bel po' che non ci si vede" disse sbattendo le lunghe ciglia sovraccariche di mascara.
"Derek..." lo salutò freddamente
"Regina dei ghiacci" rispose Derek di rimando.
Sharon lo ignorò e continuò a rivolgere la propria attenzione a Chris, che invece non aveva alcuna voglia di fare conversazione e teneva lo sguardo fisso davanti a sé, sperando che la presentazione iniziasse il prima possibile. I suoi desideri vennero esauriti perché da dietro le tende fece capolino un microfono e dalle quinte emerse il rettoreJohnson.
"Buongiorno studenti" disse loro con un grande sorriso. "Quest'oggi sono lieto di inaugurare un nuovo anno scolastico e spero che.." il rettore però si interruppe. L'attenzione di tutti infatti era rivolta verso una ragazza, che era entrata di corsa sbattendo la porta antipanico sul retro. Aveva i capelli castani che le cadevano disordinati davanti al viso, arrossato per la corsa. Chris vide la ragazza sgattaiolare il più velocemente possibile verso una poltroncina libera, e mentre la osservava si rese conto che la ragazza aveva un'aria familiare.
"Ora che ci siamo davvero tutti" riprese il rettore "Come stavo dicendo, spero che abbiate trascorso una buona estate e che siate pronti ad affrontare le nuove sfide che quest'anno vi riserverà...".
Ma Chris non lo stava più ascoltando. Aveva capito perché aveva la sensazione di aver già visto quella ragazza. Era lei. La ragazza del taxi.
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Spazio autrice
Chris e Derek sono finalmente arrivati in accademia così come la nostra "adorata Sharon" chissà cos riserverà per loro questo nuovo anno...
Voi cosa ne pensate?
Lasciate un commento e se vi va anche una stellina ;)
P.s. il cognome di Chris, "Specter", è un omaggio al mio personaggio preferito di una serie che mi ha tenuto compagnia in questa quarantena e che ho adorato, ovvero Suits.
Un saluto a tutti, al prossimo capitolo!
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