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Capitolo 6 - Chris

Chris tamburellava nervosamente le dita sul volante della suo Pick-up, mentre aspettava che scattasse il verde al semaforo. Una colonna infinita di macchine si susseguiva lungo il boulevard, mentre il sole si rifletteva sull'asfalto rovente nonostante fossero solo le otto del mattino. Il discorso di benvenuto agli studenti si sarebbe tenuto non prima delle dieci, quindi Chris sapeva di avere ancora tempo.

Era ancora infuriato per quello che era successo la sera prima con suo padre. Dopo essersene andato sbattendo la porta, aveva deciso di non chiamare il suo migliore amico, perché sentiva il bisogno di stare da solo e schiarirsi le idee. Era andato a fare una passeggiata sulla spiaggia, il suo posto preferito in assoluto. Normalmente trascorrere del tempo lì a riflettere aveva un effetto calmante su di lui, poiché gli dava un senso di libertà e di pace. Ma quella sera non era bastato. Fissava il mare davanti a lui: quella distesa di acqua scura, che si confondeva con il celo, nero come la pece e privo di stelle, proprio come il blu dei suoi occhi in quel momento, davanti ai quali scorreva, come in un continuo replay, la discussione avvenuta a cena. Strinse nei pugni la sabbia fredda e fine, e ripromise a se stesso, che avrebbe dimostrato a tutti, quanto valeva. E se non volevano accettarlo, che andassero al diavolo. Lui ce l'avrebbe fatta. Perché quello era il suo sogno e nessuno aveva il diritto di portarglielo via o dirgli come viverlo.

Era ancora perso nei suoi pensieri, quando il suono di un clacson lo riportò alla realtà. Ingranò la marcia e riprese il suo viaggio verso il college. Gli infiniti viali di palme scorrevano veloci e si mescolavano fra loro, tanto da sembrare una massa indistinta di macchie di colore. Chris sentiva il sole battere sul braccio, appoggiato sul finestrino abbassato, mentre con l'altro alzava il volume dell'impianto stereo. Pensò che, se non fosse per il suo umore, quella giornata sulla carta avrebbe potuto essere perfetta.

Una frazione di secondo dopo aver formulato nella sua testa quel pensiero, lo stridere dei freni e il rumore di uno schianto risuonarono in tutto l'abitacolo.

"Cazzo! Non ci posso credere!"
Chris scese velocemente dalla macchina. Doveva essersi distratto mentre alzava il volume dello stereo e non si era reso conto, che la macchina davanti a lui si era fermata, per far passare dei pedoni. Fortunatamente i danni non erano gravi, ma gli sarebbe rimasta di sicuro un bella ammaccatura.

"Ma chi ti ha dato la patente, si può sapere? Pezzo di idiota". A parlare era il proprietario della vettura colpita che, a quanto pare, si trattava di un taxi.

"Mi scusi. Lei ha ragione, non mi sono reso conto e non ho frenato in tempo. Le ripagherò tutti i danni."

"Certo. Pensa di cavarsela così il signorino. Ti pago i danni! Come se fosse sufficiente.  Siete tutti uguali voi figli di papà, non è vero?" Rispose l'uomo, guardandolo come se fosse un essere disgustoso. Chris non riusciva a capire. Si era scusato, si era offerto di ripagarlo, cosa voleva di più da lui?  Quella giornata non faceva altro che peggiorare. Fece un respiro profondo e cercò di rispondere il più tranquillamente possibile.

"Senta, io lo capisco che lei sia scosso per l'accaduto e mi sono già scusato con lei. Se avessi voluto fare il furbo avrei fatto finta di niente e sarei sgommato via con la mia bella auto da figlio di papà. Non crede?"

"A me non interessa un bel niente di quello che avresti o non avresti potuto fare. Adesso chiamo la polizia e risolviamo subito la questione". L'uomo sembrava non voler collaborare, anzi, pareva avercela con lui per qualche assurdo motivo di cui, sinceramente, non gli interessava nulla e stava iniziando a perdere la pazienza.

"Io avrei una certa fretta, non posso aspettare che arrivi la polizia. Però  posso lasciarle il mio numero, così mi potrà ricontattare e risolvere il tutto". La cerimonia di benvenuto era sempre più vicina e se non si fosse dato una mossa sarebbe arrivato in ritardo, una cosa che odiava.

"Così potrai avere il tempo di andare a piangere dal tuo paparino per fargli risolvere i tuoi casini, eh?"

Chris non ci vide più. Afferrò l'uomo per il bavero della maglietta e lo sbatté contro il suo stesso taxi con forza. L'uomo strabuzzò gli occhi per la sorpresa e iniziò respirare affannosamente.

"Ascoltami bene. A me non frega un cazzo di quello che pensi. Io ho provato ad essere gentile e non hai fatto altro che sputare sentenze su di me, quindi adesso ti dico io cosa faremo. Ora io ti firmo un assegno per il danno e tu la finisci con questa storia del figlio di papà, della polizia e di tutte queste cazzate, perché ora sono stanco. E se avrai da ridire, la prossima cosa che colpirò, non sarà il tuo taxi, ma direttamente la tua faccia. Ci siamo intesi?"

Chris allentò la presa sull'uomo, che, nel frattempo, continuava a massaggiarsi nervosamente con la mano, nel punto in cui Chris l'aveva stretto, e si accorse che non erano soli. Dal taxi infatti erano scesi un ragazzo biondino, riccio, che era corso verso l'uomo per accertarsi delle sue condizioni, ed una ragazza che lo fissava. Sentiva il suo sguardo carico di giudizio su di sé, così le diede in fretta le spalle ed aprì lo sportello della macchina per recuperare il libretto degli assegni. Scrisse velocemente una cifra e diede il pezzo di carta all'uomo, il quale, non appena Chris gli si avvicinò, si ritrasse spaventato. Ma il richiamo dei soldi doveva essere più forte di quello della paura, infatti  prese l'assegno e corse a rifugiarsi nel suo taxi.

Chris a sua volta tornò in macchina  senza dire altro, diede gas e si rimise nel traffico cittadino. 


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Spazio autrice
Ciao a tutti! I destini di Sam e Chris si sono finalmente "scontrati"!
Cosa ne pensate? Cosa vi aspettate? Sono curiosa di sapere le vostre opinioni e commenti ;)
Se vi è piaciuto lasciatemi pure una stellina altrimenti spero di appassionarvi nel corso del racconto :)
Un saluto a tutti!

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