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Capitolo 4 - Chris

Era ormai pomeriggio inoltrato quando Chris si tolse le cuffie dalla testa e spense il microfono, segno che la sessione di registrazione era terminata.

"Amico, credo proprio che siamo sulla strada giusta. Il pezzo sarà un successone, non vedo l'ora di cantarlo la prossima volta che ci esibiremo dal vivo" esclamò entusiasta Derek. Capitava, infatti, che venissero ingaggiati insieme per suonare le loro canzoni, ma l'estate era agli sgoccioli e le occasioni di racimolare qualche soldo iniziavano a diminuire drasticamente.

"Devo apportare ancora qualche piccola modifica e poi sarà pronto" rispose Chris.

"Fantastico, appena hai finito mandami un messaggio così farò un giro dei locali per farglielo ascoltare, magari riusciamo a trovare un posto che ci lasci suonare anche durante il semestre scolastico"

Chris diede un'occhiata al display sul telefono, segnava le 18.30. Poco meno di un'ora e avrebbe dovuto presenziare a quella maledetta cena di famiglia in cui l'aveva incastrato suo fratello Brian.

"Come mai quell'espressione? Cattive notizie?" gli chiese Derek.

"No, niente di che. Ho solo una cena di famiglia a cui non posso mancare, ma che eviterei volentieri, se potessi."

"Hey, se vuoi posso salvarti io, lo sai che mi fa piacere darti una mano. Potrei passare verso le nove e dire che abbiamo un concerto in programma, a cui non possiamo assolutamente mancare, e invece ce ne andremo a fare un giro da qualche parte, a rimorchiare qualche bella ragazza" Derek gli fece un occhiolino e lo colpì leggermente con il gomito per enfatizzare il concetto.

Chris si passò una mano sulla mascella squadrata, e pensò alla proposta dell'amico. Era proprio quello di cui aveva bisogno. In effetti aveva detto a suo fratello che quella sera avrebbe dovuto lavorare, quindi questo poteva rivelarsi il salvataggio perfetto.

"Grazie Derek, credo proprio che accetterò, ci vediamo alle nove."

Chris sapeva di non essere molto bravo ad esprimersi a parole, ma era davvero riconoscente al suo amico per essergli venuto in aiuto e sapeva che lui aveva capito. In un certo senso lui e Derek si compensavano. Il suo amico era la persona più estroversa che avesse mai conosciuto, attaccava bottone con tutti, era sempre di buon umore ed era un vero e proprio animale da palcoscenico, infatti sapeva sempre come animare la folla. Lui, al contrario, preferiva starsene per conto suo, in compagnia solo delle sue cuffie e del suo computer, mixando pezzi e componendo nuove basi.
Si erano conosciuti grazie ad uno di quei progetti comuni che gli venivano assegnati al corso di composizione e scrittura. Inizialmente Chris non riusciva a sopportare la sua parlantina e tendeva a rispondergli a monosillabi, per evitare che un nuovo fiume di parole lo travolgesse. Poi, però, avevano iniziato a lavorare al progetto e man mano scoprì che era un vero e proprio talento e anche un buon amico, considerando che si era trattenuto dal mandarlo a quel paese più di una volta, cosa che Chris era più che sicuro di meritarsi il più delle volte.
Si rendeva conto di risultare spesso antipatico, ma era più forte di lui. Non si fidava degli altri ed aveva la tendenza  di innalzare una sorta di barriera invalicabile, quando sentiva che qualcuno si avvicinava troppo. Solo poche persone riuscivano a scavalcarla e fra queste c'era Derek.

"Perfetto, allora ti chiamo dopo" gli rispose Derek avviandosi verso la porta.

Dopo aver salutato l'amico, Chris iniziò a prepararsi per la cena. Si fece una doccia veloce, poi prese un paio di jeans neri strappati, una t-shirt bianca e gli anfibi neri. Con i capelli ancora umidi, scese in soggiorno, dove si accorse dell'arrivo di suo fratello e della sua ragazza Cyntia. Entrambi sembravano parecchio agitati ed intenti a preparare affinché tutto fosse pronto in tempo ed impeccabile. Cyntia si stava occupando di apparecchiare la tavola, quando una forchetta le scivolò di mano per poi cadere sul pavimento.

"Cavoli!" esclamò, e si chinò per raccoglierla, scostando meccanicamente una ciocca dei lunghi capelli lisci dietro l'orecchio.

"Amore, non è successo niente, non c'è bisogno di essere nervosa" le disse Brian dolcemente, distogliendo per un attimo lo sguardo dai fornelli, su cui stava cuocendo un delizioso risotto ai frutti di mare.

"Non posso farci niente. Il solo pensiero, di conoscere i tuoi, mi rende ansiosa" gli rispose con un gran sospiro.

"Dai, ti aiuto io" si propose Chris, che andò a prendere i calici dalla credenza ed iniziò a disporli sulla tavola, seguito a ruota da Cyntia, che intanto, si era apprestata a piegare i tovaglioli fino a fargli assumere la forma di un piccolo cigno.

"Grazie Chris, sei davvero un tesoro" gli disse Cyntia.

"Nessun problema, davvero" rispose lui secco cercando di chiudere il discorso. Non aveva nulla contro Cyntia, anzi, pensava che lei e suo fratello formassero una coppia neanche a dirlo "perfetta", una di quelle destinate a stare insieme per sempre con tanti bambini, una bella casa eccetera eccetera. Ma le dimostrazioni d'affetto lo mettevano in imbarazzo e sentirsi chiamare tesoro, dalla sua futura cognata, rientrava decisamente tra queste.

Il campanello suonò. 
"Vado io!" esclamò Brian, spegnendo il gas, mentre Cyntia cercava di eliminare pieghe inesistenti da tubino rosa cipria, lisciandolo ripetutamente con le mani.

"Mamma. Papà. Ciao, accomodatevi"

"Signori Specter è un piacere conoscervi" disse Cyntia porgendo loro la mano.

Chris non accennò ad avvicinarsi. Rimase appoggiato al piano della cucina, con le gambe incrociate, assistendo alla scena da lontano. Constatò che i suoi genitori non erano cambiati molto dall'ultima volta che li aveva visti l'anno prima. Sua madre indossava un tailleur blu notte, con una collana di perle al collo e i capelli neri le ricadevano con dei boccoli sulle spalle. Mentre suo padre, al suo fianco, indossava un completo blu scuro e teneva in mano una bottiglia di vino.

"Christopher, caro, non ti fai mai sentire" sua madre andò verso di lui e lo abbracciò. Chris avvertì l'odore del suo profumo alla lavanda, quello che spruzzava sempre, o almeno fin da quando aveva memoria.

"Christopher" le fece eco suo padre, rivolgendogli uno sguardo serio.

"Papà" gli rispose lui, sostenendolo con la stessa intensità.

"Ora che abbiamo terminato con i saluti, direi che è arrivato il momento di metterci a tavola" disse Brian cercando di stemperare la tensione.

Tutti presero posto ad eccezione di Cyntia e Brian che iniziarono a servire le portate, dopodiché, una volta che anche loro si furono accomodati, cominciarono a cenare.

"Allora Cyntia, raccontaci qualcosa di te. Da dove vieni? Di cosa ti occupi?" le chiese suo padre

Di che cosa ti occupi? Parlami un po' di te? Come se fossimo ad un colloquio di lavoro, pensò Chris irritato. Suo padre non riusciva proprio ad essere affabile e a mettere a proprio agio le persone. Aveva sempre quell'espressione severa e autoritaria, che tendeva ad incutere timore. Ma evitò di fare commenti e continuò a mangiare, tenendo gli occhi fissi sul piatto.

"I miei genitori sono originari del Texas, ma si sono trasferiti in California dopo essersi sposati. Mio nonno possedeva una catena di Ranch e tutte le estati lo andavamo a trovare. Lì ho avuto modo di imparare a cavalcare e a prendermi cura dei cavalli, che ho sempre amato, ed è per questo che ho deciso di diventare una veterinaria". Brian le poggiò la mano sulla sua e la guardò dolcemente.

"Mmm, interessante" rispose suo padre. Poi spostò la sua attenzione su Brian e gli chiese come procedesse con il suo lavoro, così iniziarono a discutere di clienti, cause e tutte quelle cose che a Chris non interessavano minimamente. Nel frattempo sua madre parlava con Cyntia, perciò Chris pensava che il peggio fosse passato, poiché nessuno stava facendo caso a lui, e sperava che le cose proseguissero in questo modo per tutta la durata della cena.

"A proposito... Chris" lo chiamò suo padre volgendo il suo sguardo su di lui. "Non sarà più necessario che tu vada in quella sottospecie di college. Ho parlato con Adam e mi ha confermato che potrai iniziare gli studi di legge già da domani, con l'inaugurazione del nuovo anno scolastico. Certo, sarai una matricola e avrai perso un anno, ma potresti avere l'opportunità di dare alcuni esami del secondo anno, se dimostri il tuo impegno e la tua dedizione" continuò, spostando meccanicamente lo sguardo da Chris, al piatto, per poi posarsi nuovamente sul figlio minore, in attesa di una risposta.
Chris appoggiò la forchetta sul bordo del piatto, si pulì la bocca con il tovagliolo e dopo averlo riposto sul tavolo, come se avesse a disposizione tutto il tempo del mondo, rivolse la sua attenzione al padre.

"Penso proprio che tornerò in quella sottospecie di college invece" rispose, senza scomporsi.
Sulla tavola era calato il silenzio. Sua madre lo guardava preoccupata e allo stesso tempo stringeva il braccio di suo marito, come per calmarlo.

"E questo cosa significa?" gli chiese.

"Significa esattamente quello che ho detto. Non andrò alla Berkly. Puoi avvisare il tuo amico Adam se vuoi"

"Ti rendi conto di quello che ho dovuto fare per farti avere questa possibilità? Sei fortunato che conosco il rettore da tanti anni e che mi doveva un favore, e tu cosa fai? Getti all'aria questa occasione senza pensarci un attimo?" disse colpendo il tavolo con la mano. Sua madre sussultò accanto a lui.

"Tesoro, non agitarti, non intendeva quello" cercò di calmarlo sua moglie.

"Io non ti ho chiesto nulla. Nessun tipo di trattamento di favore. Ho preso la mia decisione tempo fa. Te l'ho ripetuto più volte che non è l'avvocato, quello che voglio fare nella vita."

"E cosa vorresti fare sentiamo?" gli rispose ironico suo padre "Far girare i piatti davanti a una folla di ragazzini scalmanati, talmente ubriachi che, per loro, non farebbe la differenza se a mettere la musica fossi tu o un registratore automatico? E per quanti anni pensi che potrebbe durare questa tua "professione", sentiamo? Sei un buono a nulla. Ecco quello che sei, ma arriverà il momento in cui avrai bisogno di aiuto e io sarò lì, ad aspettarti al varco"

Chris sentì la collera montargli dentro. Strinse i pugni sotto al tavolo ed inspirò profondamente cercando di calmarsi.

"La sai una cosa, papà? Tu credi che io non valga nulla, non è vero?" gli chiese Chris con un sorriso sprezzante "Ti ricordi tutte quelle domande di ammissione ai college, che hai inviato a nome mio, tra cui Harvard, per i quali non ero stato preso? Non era vero, mi avevano accettato. Ma non te l'ho mai detto, perché altrimenti tu mi avresti costretto ad andarci e non era quello che volevo. È stato più facile farti credere che non ce l'avevo fatta e che non ero in grado. In fondo, è quello che hai sempre pensato no? E per la cronaca, se dovessi avere bisogno di aiuto, di sicuro non busserei alla tua porta."

Vide un lampo di sorpresa scorrere negli occhi azzurri del padre, che venne sostituito velocemente dalla delusione e dalla rabbia. Avevano gli stessi occhi lui, Brian, e suo padre. Sua madre lo ripeteva sempre e per Chris quella era l'unica cosa che lo accomunava a lui. Per il resto, non vedeva altre somiglianze e ne era ben felice.

"Mi stai dicendo che mi hai mentito? Che hai buttato all'aria il tuo futuro e hai rifiutato le migliori università, dove chiunque farebbe carte false per entrare, solo per fare il dj? Ho capito bene?" suo padre era furente.

Chris scostò violentemente la sedia e si diresse a grandi passi verso l'ingresso. Non ne poteva più di sentire quei discorsi, era stufo.

"Dove pensi di andare? Non abbiamo finito!" gli urlò suo padre. Ma lui era già uscito, sbattendo la porta alle sue spalle.

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Spazio autrice
Ciao a tutti, in questo capitolo abbiamo conosciuto un po' di più il rapporto di Chris con la sua famiglia.
Voi cosa ne pensate?
Spero che la storia vi stia piacendo e vi ringrazio moltissimo per le visualizzazioni. Attendo con ansia i vostri commenti, le vostre impressioni e se ci va lasciatemi una stellina che fa sempre piacere ahahah
A presto! ;)

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