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Capitolo 10 - Chris

Chris non aveva ascoltato una sola parola del discorso del rettore. Teneva lo sguardo fisso sulla nuca della ragazza seduta in platea, come se avesse la facoltà di leggerle la mente. Per un fugace istante era sicuro di aver visto la ragazza del taxi, ma la sua immaginazione poteva avergli giocato un brutto scherzo, quindi, era determinato a non perderla di vista e a capire se si trattasse effettivamente di lei.

Ad un tratto tutti gli studenti scattarono in piedi. Il discorso doveva essere terminato, pensò Chris. Vide la ragazza chinarsi a raccogliere la borsa, posta a lato della poltroncina, ma, essendo di spalle, non riusciva a scorgerne il volto.

"Chris dove stai andando?"

Era la voce di Derek che lo chiamava. Come guidato da una forza invisibile, Chris aveva iniziato a scendere velocemente le scale, per avvicinarsi di più, ma, giunto alla fine della rampa si rese conto di averla persa tra la folla.

Che diavolo gli era preso, non lo sapeva neanche lui. Non riusciva a spiegarsi tutto quell'interesse per una ragazza sconosciuta, che aveva visto solo per due minuti.

"Ehi bello che succede? Sei corso via all'improvviso" gli chiese Derek, che lo aveva raggiunto assieme a Sharon. Il tono della voce era quello di sempre, allegro e scanzonato, ma l'occhiata che gli rivolse sembrava tradire un lampo di preoccupazione.

Derek era forse la persona che lo conosceva meglio, forse persino più di suo fratello. Sapeva che Chris non era il tipo da colpi di testa ed era sempre piuttosto controllato, a meno che qualcuno non lo facesse arrabbiare sul serio, e allora quello era un altro paio di maniche. Perciò aveva capito che c'era qualcosa che lui non gli stava dicendo. Che avesse a che fare con la cena di famiglia o con il ritardo di quella mattina, Derek non ne aveva idea, ma sapeva che prima o poi Chris gliene avrebbe parlato. D'altronde era il suo migliore amico.

"Niente, pensavo di aver visto qualcuno che conosco, ma devo essermi sbagliato" rispose Chris, cercando di non lasciar trasparire alcuna delusione nel suo tono di voce.

Sharon gli lanciò un lungo sguardo indagatore, dopodiché scosse i lunghi capelli biondi e si rivolse a Chris e a Derek con il solito fare civettuolo.

"Mi piacerebbe intrattenermi con voi ancora, ma la mia beauty routine non può attendere oltre se voglio essere perfetta per il falò di stasera".

"Figurati, la ceretta ai baffetti ha la precedenza" le rispose Derek fingendo un tono amabile e comprensivo

"Io. Non. Ho. I. Baffetti!" gli urlò Sharon, schiumante di rabbia, scandendo ciascuna parola.

Parecchi studenti si voltarono e soffocarono una risatina.

"Cosa avete da ridere voi? Fatevi gli affari vostri!" abbaiò stizzita, allontanandosi dall'atrio, oscillando sui tacchi vertiginosi.

"Non capisco che cosa ci trovassi in lei. Siete come il diavolo e l'acqua santa, e in questo caso il diavolo è Sharon" disse Derek.

Lui non aveva mai visto di buon occhio la relazione tra Chris e Sharon, ma da buon amico non aveva voluto intromettersi. Chris era abbastanza grande da prendere le sue decisioni da solo. Non aveva mai visto una coppia più male assortita, eppure contro ogni aspettativa funzionavano. Durante i primi mesi della loro relazione Sharon era quasi simpatica, o meglio, non si comportava da stronza come al solito. Sembrava che la compagnia di Chris le facesse bene e tirasse fuori il meglio di lei. Ma poi era successo qualcosa. Chris non era mai entrato nel dettaglio, come sempre d'altronde, e si era solo limitato a dirgli che tra lui e Sharon era finita. Dopo la rottura Sharon era passata dal piangere a dirotto, a supplicare di riprovarci, a farlo ingelosire fino ad escogitare stupide vendette. Ma Derek non aveva visto Chris cedere di un passo. Ora si trovavano nella fase "amicizia". Per essere precisi, Chris la trattava come una conoscente/amica, ma era chiaro come il sole, che lei aspettasse solo il momento giusto per tornare all'attacco.

I due ragazzi si lasciarono l'edificio centrale alle spalle, così da raggiungere il loro dormitorio. Per farlo dovettero attraversare il parco gremito di ragazzi. Alcuni si erano fermati a chiacchierare tra loro, altri si erano semplicemente distesi sul prato a godersi il sole, e poi ce ne erano parecchi dall'aria disorientata, che si guardavano intorno come se fossero alla ricerca di qualcosa, probabilmente si trattava delle nuove matricole.

Chris aveva volutamente ignorato l'allusione di Derek alla sua relazione con Sharon. Era troppo complicato da spiegare. Il suo amico non sapeva tutte le cose di cui lui era a conoscenza sul suo conto, come non sapeva, che la Sharon che lui aveva frequentato, era una ragazza sensibile, in fondo, e che c'era dell'altro oltre quella facciata da snob strafottente. Ma ormai non aveva più importanza, la loro storia era finita e lui voleva evitare di tornare sull'argomento.

"Indovina un po' chi è il mio compagno di stanza?" fece Derek per cambiare argomento, "Quell'idiota di Cole" disse con un aria disgustata

Per la prima volta in quella giornata un sorriso spuntò sul volto di Chris. Era ironico come la nemesi artistica di Derek fosse diventato il suo compagno di stanza.

"Guarda che lo vedo quel sorrisino. Sfotti pure. Voglio proprio vedere chi è il fortunato compagno di stanza di Mr. Asocialità"

"Devi ammettere che è divertente dai" fece Chris con aria colpevole, senza però smettere di sorridere.

Anche a Chris, Cole, non stava particolarmente simpatico. Si aggirava per l'accademia con quell'atteggiamento tronfio ed arrogante da primadonna, solo perché prima di essere ammesso aveva già pubblicato un disco auto-prodotto, che aveva avuto discreto successo. La situazione era peggiorata dopo aver battuto Derek in una battle all'ultimo beat, l'anno precedente, con una rima piuttosto crudele sulle capacità di rapper di Derek, il quale, dalla rabbia, non era stato in grado di replicare in maniera abbastanza mordace.

" E comunque, non so nemmeno io chi sia il mio compagno di stanza, te lo farò sapere quando lo scoprirò"

"Direi che non manca molto" disse Derek. I due ragazzi, infatti, avevano raggiunto il dormitorio e si accingevano a dirigersi verso le rispettive camere.

"Ci vediamo a pranzo per discutere della scaletta per il falò di stasera" lo salutò Derek

"In bocca al lupo con Cole" rispose Chris. Derek gli lanciò un'occhiataccia e sparì lungo il corridoio, mentre Chris trattenne una risata.

Una volta aperta la porta della propria stanza, però, il sorriso gli scivolò via dal volto, lasciando spazio alla sorpresa.

C'era un ragazzo ricciolino biondo affaccendato a sistemare le proprie cose, che sentendo il rumore della serratura si era voltato con un gran sorriso per presentarsi "Io sono Jack, sono davvero felice di..." ma anche l'altro ragazzo si interruppe e fissò Chris per un attimo.

"Aspetta un attimo, ma io ti conosco! Sei quel pazzo che ha aggredito il tassista stamattina!"

Chris non poté fare a meno di pensare che quello doveva essere il karma che si faceva beffe di lui, proprio come poco prima lui aveva fatto con Derek.

Sì non c'era alcun dubbio, il biondino era sicuramente il ragazzo che era sceso a difendere il tassista dopo quella piccola discussione. Quindi se lui era lì, forse c'era anche la ragazza che era con lui. E se fosse la sua ragazza? Però all'assemblea non erano insieme. Forse perché lei era in ritardo...

Chris continuava a non dire una parola e si limitava a fissare Jack, mentre tutti quei pensieri scorrevano nella sua mente. Nel frattempo Jack, intimorito da quel silenzio e dal suo sguardo fisso aveva iniziato ad indietreggiare, come se temesse che da un momento all'altro lui potesse aggredirlo. Ma nel farlo era inciampato in una delle sue valigie aperte sul pavimento ed era finito disteso a terra.

Chris si avvicinò nella sua direzione e, nonostante lo Jack lo guardasse torvo, gli tese una mano per aiutarlo ad alzarsi.

Jack lo guardò sospettoso, ed ignorando la mano davanti a sé, si rialzò in piedi.

"Ascolta non dobbiamo essere amici per forza ma ti assicuro che non sono un pazzo, quell'uomo mi aveva provocato" disse Chris. "Mi dispiace per l'incidente, non volevo spaventarvi. Ero sovrappensiero e non sono riuscito a frenare in tempo. E per la cronaca ho ripagato ampliamente i danni"

I due ragazzi si squadrarono per un momento immobili. Ora che lo vedeva da vicino Chris notò che era alto quasi quanto lui ma più asciutto, e dalla carnagione piuttosto chiara, il che stava ad indicare che non era californiano. Stufo di quell'immobilità Chris riprese a sistemare le proprie cose. Se Jack voleva credergli tanto meglio, lui di certo non avrebbe sprecato tempo a fargli cambiare idea, aveva ben altro a cui pensare.

Nel frattempo Jack non aveva proferito parola, ma anche lui aveva ricominciato a sistemare le proprie cose.

"Hai ragione non dobbiamo essere amici per forza" disse Jack all'improvviso rompendo il silenzio. "Io non conosco te e tu non conosci me, ma proviamo almeno ad essere civili l'uno con l'altro"

Chris smise di riporre le cose nell'armadio e rivolse la sua attenzione a Jack. Si chiese cosa gli avesse fatto cambiare idea, ma non gli importava poi tanto. Preferiva di gran lunga una tregua alla tensione costante, una situazione che viveva già a casa, e di cui non sentiva la necessità.

"Mi chiamo Jack Gibs" continuò Jack, allungando una mano nella sua direzione.

"Chris Specter" rispose Chris, e gliela strinse. 

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Spazio autrice

Eccoci al decimo capitolo, un mini traguardo per me nella scrittura di questa storia.

Chris ha incontrato il suo compagno di stanza che è nientemeno che Jack.

L'inizio non è stato dei migliori ma chissà se nel futuro le cose cambieranno. Voi cosa ne pensate?

Lasciatemi i vostri commenti e se vi va una stellina. :) 

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