Capitolo 9 Adam
Ottenni la reazione che volevo, Aysun mi guardava con gli occhi sgranati, l'avevo colta alla sprovvista.
Mi guardò e scoppiò a ridere, la sua risata cristallina irruppe nel silenzio del bosco.
-Adam, non possiamo andare alla congrega, non c'è nessun Esbat e nessun Sabbah oggi. Il portale magico è chiuso.-
Mi passai la mano tra i capelli e la sciolsi dalla stretta ferrea, non so come ma riusciva ad innervosirmi con un nonnulla.
-Aysun, il portale magico è chiuso ma non è l'unica via d'accesso al tuo mondo.-
La sua faccia sorpresa era la cosa più bella che potessi vedere in quel momento, era stata colta alla sprovvista, -Ma come...?-
-Sali su me quando mi trasformerò in lupo.-
Il mio corpo iniziò la trasformazione, i vestiti si stavano lentamente lacerando, le cuciture stavano cedendo.
-FERMATI!-
Mi bloccai, fermato dalla voce irritata di Aysun. La guardai torvo e lei ricambiò il mio sguardo.
-Se credi che salirò su di te, ti stai sbagliando di grosso. Andiamo a piedi.- Incrociò le braccia al petto, facendomi intendere che non si sarebbe mossa.
Sbuffai, era insopportabile, non avevo mai conosciuto nessuno così testardo e cocciuto.
-Se andiamo a piedi, ci metteremo troppo tempo e io non ne ho da perdere.-
Lei scosse la testa, i capelli lunghi seguirono quel movimento veloce, per poi posarsi delicatamente sulle sue spalle.
-Sei troppo lenta.- Obiettai e in cuor mio speravo di convincerla.
Il tragitto era davvero lungo e con il suo andamento ci avremmo davvero impiegato troppo tempo e, a causa sua, ne avevo già perso abbastanza.
-Non sono lenta, non sono abituata alle lunghe distanze.-
Mi passai la mano tra i capelli e lei mi guardava, cocciuta e imbronciata.
-Come vuoi, allora io procederò da lupo. Segui le mie impronte, se ne sei capace.-
Ero davvero stufo, ero convinto che, marchiandola, lei si sarebbe piegata al mio volere e si sarebbe fidata di me. Purtroppo, non facevo altro che scontrarmi contro la sua testa dura.
Questa volta mi trasformai per davvero, i muscoli iniziarono a gonfiarsi in modo esponenziale, il sangue prese a scorrere più velocemente spinto dal battito cardiaco accelerato.
I vestiti si disintegrarono, il volto umano si perse nel manto nero del mio lupo, le mani si trasmutarono in due grosse zampe.
La guardai di nuovo, lei era rimasta immobile per la breve durata della trasformazione, il fiato sospeso.
Mi voltai per andarmene e a prepararmi per la corsa, non l'avrei lasciata sola, avrei fatto affidamento sugli altri lupi.
-Aspetta.-
La sua voce insicura mi costrinse a fermarmi, mi avvicinai a lei, lentamente e con discrezione.
-Ho cambiato idea.- Affermò risoluta e annullò la breve distanza che ci divideva.
Mi accovacciai per permetterle di salire meglio. Il corpo di Aysun era percosso da piccoli brividi, le sue mani tremavano in modo impercettibile.
Una volta salita, strinse le gambe al mio grembo e affondò le sue dita nella mia pelliccia.
Aveva paura.
Mi sistemai lentamente, in modo che Aysun non perdesse l'equilibrio e inspirai a lungo l'aria notturna. Quel gesti insignificante mi serviva per capire in quale direzione andare.
Una volta trovato l'odore che mi serviva, iniziai a correre.
Aysun si era stretta ancora di più, per evitare che venisse sbalzata e che si trovasse irrimediabilmente a terra.
Nonostante l'iniziale battibecco, ero davvero felice che si fosse fidata di me, o forse lo aveva fatto per arrivare in anticipo dalla sua amata congrega.
Io, d'altro canto, avrei preferito che non avesse accettato.
L'idea di portarla dalle sue sorelle, era una lama a doppio taglio. Se da una parte avrei, forse, ottenuto la sua fiducia, dall'altra avrei dovuto far i conti con le ramanzine di Alcmena e l'ira funesta di Diana.
Arricciai il naso, probabilmente Aysun mi avrebbe odiato ancora di più ma io avevo bisogno che sapesse la verità nuda e cruda qual era.
Voglio solo che tu, Aysun, sappia chi sono davvero.
Sfrecciavo come una saetta nel bosco, facevo irruzione in quel buio fitto e il respiro pesante del mio lupo rompeva il silenzio da cui eravamo circondati.
Sentivo il suo sospiro, il battito del suo cuore che accelerava quanto più aumentavo l'andamento della corsa.
'Beta' chiamai mentalmente 'beta l'ho trovata, torna al castello del Nord e aspettami'.
Liam mi rispose immediatamente 'Va bene Alpha' mi rispose e continuai a sfrecciare nell'oscurità.
Percorsi tutto il bosco, tutta la notte, finché non arrivammo a destinazione.
Era vero, il portale era chiuso ma quel passaggio era sempre esistito. Le Volghe lo usavano di rado per paura che potessero trovarle: in passato gli uomini avevano utilizzato i portali terreni per recarsi nella terra natia delle figlie della Luna.
La grande Sacerdotessa li aveva distrutti tutti, aveva interrotto quei passaggi che da sempre avevano condotto a loro. Ne era rimasto solo uno e si trovava nella parte più a Nord del bosco, quasi vicino al mio regno. Arrivammo lì alle prime luci dell'alba, quando tutto sembrava prender vita.
Rallentai per permettere ad Aysun di vedere quanto fosse bello il mondo a quell'ora, gli uccellini iniziavano a cinguettare e i gufi ritornavano dal loro viaggio notturno pronti a riposare.
Un leggero venticello soffiava tra le foglie e faceva cadere le gocce di rugiada accumulate durante la notte. Mi fermai e mi accovacciai, Aysun scese e posò i suoi piedi nudi sull'erba, rabbrividì. Io lasciai andare il lupo e ripresi dal mia forma umana.
-Stai bene?-
Le chiesi dato il colore scolorito della sua pelle, forse mi ero lasciato prendere la mano. Lei annuì ed io le presi una mano e la baciai.
-Spero che il viaggio ti sia piaciuto.- Il tocco delle mie labbra sulla sua mano le creò la pelle d'oca, risi compiaciuto quando vidi quella reazione.
Evitò la mia domanda e si guardò attorno, curiosa di dove fossimo. I rami degli alberi talmente intrisi da loro rendeva difficile il passaggio a chiunque. Dietro di essi, un enorme montagna, cosparsa di muschio verde, non c'era altro.
-E adesso? Cosa facciamo?- Aysun era sicuramente all'oscuro di tante cose.
-Aspettiamo Bolt.- le dissi e mi sedetti in attesa che quel folletto si svegliasse.
-Probabilmente avrà fatto baldoria tutta la notte.-
-Chi è Bolt..?-
Stavo per rispondere quando riconobbi i passi svelti del folletto.
- CHI ? CHI AVREBBE FATTO BALDORIA STANOTTE?- La sua voce stridula mi ricordò di quando da piccolo venivo qui assieme ad Alcmena per andare dalla congrega.
-Oh suvvia Bolt, solitamente eri già qui pronto a creare i peggiori dispetti a chiunque si avvicinasse.- risi e Aysun mi guardò interrogativa .
-Benedetto ragazzo ancora qui? Non ti sei scocciato?-
Un piccolo esserino uscii dai cespugli, portava un cappello rosso a punta, una magliettina blu e dei pantaloni marroni. Aveva lo sguardo limpido e furbo, la barba gli scendeva fino ai piedi.
-Spero tu abbia per me buone notizie. Hai sconfitto il re? Oh scommetto di sì, un ragazzo forte come te.. e Aysun? Sta...- Si interruppe quando vide la diretta interessata al mio fianco. -Lei è qui!-
Spalancò gli occhi, sorpreso e meravigliato.
Si portò le mani al cappello e con fare teatrale lo tolse, esibendosi in un piccolo, quanto poco meno elegante inchino.
-Vedi Bolt, c'è stato un piccolo cambiamento di programma, 'un imprevisto' se vogliamo chiamarlo così. Ho bisogno che parli con le sue sorelle.-
-Imprevisti?- Bolt mi guardò interrogativo,- Di cosa stai parlando? Di' la verità, hai permesso a quel bamboccione balbettante di completare il rituale? Io lo sapevo che la tua poca prontezza di riflessi ti avrebbe tratto in inganno, caro ragazzo. Vedi, noi folletti siamo famosi per la nostra rapidità d'azione, mica come voi lupi puzzolenti.-
A quel punto ringhiai, in modo del tutto scherzoso per zittire quel vecchio folletto brontolone, con lo sguardo gli indicai il collo di Aysun, il suo sguardo si rabbuiò -Oh...- sussurrò e finalmente, capii.
-Entrate e di' a Ginevra che voglio altri di quei biscotti alle noci che mi ha fatto la settimana scorsa!- il folletto ci aprì la strada e la grande montagna si divise allo schiocco sonoro delle sue dita.
Presi Aysun per mano e la condussi dietro di me, mentre con passo incerto mi seguiva al buio.
-Non te li porterò e sai perché? Stai ingrassando! Ginevra ti tratta troppo bene per essere un folletto brontolone- e gli feci la linguaccia. Bolt iniziò a urlare e a saltellare sù e giù come una molla, amavo prenderlo in giro, anche la mia compagna rise.
-Hai paura? Le chiesi, la mia mano si strinse ancora di più alla sua.
-No.- mi rispose sicura di sè, e ricambiò la mia stretta.
Non le dissi più nulla, le uniche che avrebbero potuto schiarirle le idee erano le sue sorelle e sicuramente si fidava più di loro che di me, era comprensibile.
Attraversammo il lungo cunicolo buio, grazie ai miei occhi da lupo riuscivo a camminare nell'oscurità senza problemi. L'odore di muffa mi entrava nelle narici e delle piccole gocce d'acqua cadevano su di noi.
Aysun si strinse ancora di più a me, il passaggio si faceva sempre più stretto e poi fu la luce: eravamo finalmente arrivati.
Il meraviglioso luogo dove vivevano le Volge era situato in un immensa radura verdeggiante, piena di qualsivoglia piante. I grandi faggi si stagliavano alti nel caldo cielo di primavera, sui loro rami i primi accenni delle piccole foglie verdi. L'erba ai nostri piedi era rigogliosa e di tanto in tanto si potevano scorgere i primi fiorellini primaverili. Le piccole casette in legno erano tutte vicino l'una con l'altra, in tinta con i colori che le circondavano.
Il villaggio era molto piccolo ma molto confortevole, alle sue spalle le figlie della Luna avevano curato della terra creando dei piccoli orticelli. La Luna era nella fase crescente e ciò permetteva alle Volghe di poter dare inizio alla semina. Immaginavo le figlie della Luna chinate, mentre con le loro sapienti mani scavano nel terreno per dare vita a nuove piante.
Era il mio momento dell'anno preferito quando vivevo lì, in quei giorni ero particolarmente euforico. L'idea di mettere le mie mani nel terreno e prepararlo per un nuovo ciclo mi faceva sentire importante. Era essenziale la cura che vi ci voleva, altrimenti nessuna pianta sarebbe cresciuta.
Nell'aria si sentiva ancora l'odore del fuoco che aveva illuminato il villaggio durante tutta la notte.
In qualche modo, eravamo finalmente a casa.
La felicità della mia compagna era evidente, il suo sguardo correva da una casetta all'altra, entusiasta di poter rivedere di nuovo le sue sorelle.
Il sole sorgeva alto e le figlie della luna erano già all'opera, mi lasciò la mano ed iniziò a correre in direzione del villaggio. Io mi godevo il sole sul viso, ero letteralmente a pezzi e stanco dopo i difficili giorni che avevo dovuto affrontare.
Nonostante tutto i ricordi dolorosi, quel posto mi dava sempre tanta serenità. Iniziai a camminare in direzione di Aysun che si era fermata per aspettarmi. All'entrata del villaggio comparvero Alcmena, Ginevra e Diana che ci guardavano entusiaste. Quando arrivai al suo fianco Alcmena mi accolse con un sincero sorriso e i suoi profondi occhi blu si illuminarono. -Finalmente! Vi stavamo aspettando!-
Perdonami Selene, se puoi.
Il destino ci aveva giocato un brutto scherzo.
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