Capitolo 04 - Enter Sandman
Julij
Julij rimase a fissarlo per quasi un'eternità, Moonie era un'ombra opalescente alle loro spalle. Sapeva che non avevano tempo da perdere ma si sentiva obbligato a dire qualcosa di gentile. Will restava in silenzio, stretto, chiuso al mondo, si era disabituato da tanto, troppo tempo ad essere imprigionato dentro il proprio corpo da cercarvici rifugio nei momenti di disagio evidentemente.
«Mi dispiace di quanto che ti è successo...» farfugliò Julij ricercando invano lo sguardo dell'altro.
«Non ho bisogno della tua pietà...» ringhiò Will dopo una pausa interminabile.
Julij deglutì, ora riconosceva il suo amico, il suo riccio.
Quindi lasciò perdere la ricerca del contatto e deviò sul nocciolo del problema che scintillava tra loro.
«Come puoi averlo tu...»
Will rise sarcastico e indicò l'amuleto «Intendi questo? Per questo sei interessato, rivuoi il tuo simbolo? Per questo mi hai soccorso? Per strapparmelo? Prendi!»
Julji scosse la testa quando l'altro gli lanciò l'amuleto addosso e sorrise colmo di rammarico.
Osservò l'oggetto magico che aveva tra le mani poi aprì le dita e l'oggetto tornò volando da Will che lo rimirò sorpreso.
«Ha scelto te Will... Ti sei presentato alla mia porta perché sapevi che non ti avrei mai scacciato, non lo avrei mai fatto e mai lo farò perché io...»
Julji si bloccò cercando parole che un tempo gli erano state familiari.
Will strinse il gioiello e lo guardò con cipiglio di sfida «Perché?»
Julij rise divertito, di certo l'intento dell'altro era stato dare un tono spavaldo, ma ora che la sua voce scricchiolava come delle assi malmesse il suo perché appariva ancor di più la supplica di un cucciolo.
«Non penso di poterti dire molto che tu già non sappia solo che...»
Ma le parole rimasero inespresse perché le ali di Moonie lo avvolsero mentre gli incantesimi lanciati dalla voce di Sophie si infrangeva su di esse.
Tutto accadde rapido e Julij non ebbe il tempo di pensare o far nulla mentre le catene della sorella avvolgevano Moonie.
La Bogey gridò mentre il ferro gli bruciava pelle e ali, lasciando profondi solchi verde smeraldo.
Will ringhiò e come in risposta ai suoi desideri una spada trasparente e splendente come il cristallo. Lui la afferrò, scagliandosi contro Sophie.
Tranciò di netto la catena di lei liberando la Bogey prigioniera. Julij si protesse gli occhi perché l'altro splendeva come una stella ardente.
Ma era ancora indebolito e dopo la sorpresa iniziale Sophie fu pronta, rispondendo colpo dopo colpo spinse Will a terra e lo avrebbe anche trafitto con le sue punte se Julij non si fosse frapposto.
Sophie si ritrasse come scottata.
«Come puoi difenderlo, è il nemico, ha ucciso Adam! Gli ha rubato l'amuleto! Ci distruggerà, spezzerà i sigilli per Green, deve morire!»
Julij scosse la testa, voleva comprendere, parlare con la sorella, ma non era il momento.
Patrick li osservava aprendo la bocca incapace di parlare o muoversi.
Julji avrebbe voluto sentirsi in colpa ma per quanto fosse dispiaciuto per il fratello, per quanto odiasse vedere la delusione negli occhi della tutrice a lui frapposto, sapeva che quello era sempre stato il suo posto.
Quando sotto la pioggia aveva avvertito il suo sguardo, ogni volta che si era rifiutato di dimenticarlo o rinnegarlo. Così porse la gemma smeraldo alla Bogey che comprese all'istante. Afferrò la pietra traendone potere e mutò in un immenso grifone.
Nel tempo che la sorpresa si diradava dallo sguardo dei sui ex compagni Julij afferrò Will lo caricò sulla groppa della Bogey, con un gesto distrusse la parete della sua stanza e Moonie spiccò il volo.
Will
Quando lo posarono a terra Will sussultò e le ferite sull'addome ripresero a sanguinare copiosamente. Doveva aver perso i sensi perché non rammentava affatto di aver lasciato la camera di Julij tanto meno di come fosse finito il combattimento.La spada era sparita ma la sensazione provata mentre la brandiva era ormai parte di lui. Chiuse il pugno e si aggrappò a quella meravigliosa sensazione.Allora era vero? L'amuleto lo aveva veramente scelto nonostante fosse un reietto, succubo di Jenny Greenteeth. Il sangue scorreva, fluendo via assieme a tutte le sue forze.Will sorrise amaramente guardandosi attorno, riconosceva quelle stanze spoglie, aveva esso i suoi primi respiri in quel luogo e non era stato da solo.Una mano c'era sempre stata stretta alla sua... Uno sguardo scuro quanto il suo... Un altro corpo che lo abbracciava e poi?Will si rannicchiò mentre le mani di Julij premevano invocando parole di guarigione. Moonie aveva ripreso forma umana e lo osservava colmo di apprensione.«Non servono a niente stupido umano! Non sono ferite qualsiasi! Lame fatate e artigli di Bogey le hanno causate!»
Julij fissò la creatura e nei suoi occhi dorati Will rivide una disperazione familiare.
A lui sembrava giusto sparire in quel posto, dove la sua misera vita aveva avuto inizio eppure qualcosa mancava, una piccola mano, una presenza a lungo familiare che aveva lasciato un immenso vuoto.
Quello che un tempo era stato un orfanotrofio, rumoroso, ricolmo di voci e rumori adesso era vuoto. Adagiato su un letto improvvisato, un ammasso vecchie coperte polverose che avevano trovato frugando nell'edificio Will si ritrovò a contemplare la sua esistenza, vuota e silenziosa, come quel luogo.
«Allora curalo tu! Se tieni davvero a lui usa i tuoi poteri di fata!»
Moonie sembrò così piccolo davanti a quelle parole, Will allungò la mano verso di lui per rincuorarlo, non serviva che facesse altro, si era esposto già troppo e per cosa?
«Solo chi le ha inflitte può sanarle...» farfugliò Moonie afflitto.
«Bene! Dimmi come trovare quell'essere e io mi metro in caccia!»
Will smise di ascoltare, chiuse gli occhi e cercò di sprofondare nelle sensazioni che quel luogo stavano fluendo in lui.
Più i ricordi riaffioravano più quel senso di vuoto cresceva.
Bill...
Will vide un ragazzo identico a lui sedutogli accanto, capelli lunghi e un viso smunto che rendevano i suoi occhi ancora più grandi. Gli stringeva le mani pieno di paura.
Lo aveva stretto con forza a sé e l'altro aveva nascosto il volto invocandolo di nuovo.
Bill...
Il nome riemerse dai meandri reconditi della sua psiche.
Un nome quasi del tutto scordato, un dolore che aveva represso con tutte le sue forze.
Lo rivide un uomo così simile a lui, lunghi capelli neri come la notte che lo avvolgeva, mutare divenire una belva colossale, affondare gli artigli nel suo addome, colpirgli il volto e poi la sua voce emergeva da quelle tenebre mute in cui lo avevano imprigionato.
Ora non vai da nessuna parte Bill...
«Roane...» sussurrò Will riaprendo gli occhi, doveva averlo invocato assieme a Moonie perché sia la Bogey che Julij lo fissarono.
Will suppose di avere un aspetto davvero orrendo se lo guardavano in quel modo, doveva apparire terribilmente patetico.
Will cercò di raddrizzarsi ed ignorare le fitte di dolore.
« È stato Roane a tentare di uccidermi, non è la prima volta... Questa credo proprio che sarà la volta che riuscirà nel suo intento, perché non c'è nessuna speranza che possiate convincerlo a venire ad aiutarmi...»
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