Capitolo 03 - The Unforgiven
Will
Stretto all'amuleto William si era ritrovato a correre in un vicolo sconnesso.
Quando aveva udito il sordido ringhio comprese che aveva ragione, le Bogey lo avevano attaccato e adesso stavano cercando di completare l'opera?
Non comprendeva il perché di tanto impegno, sapeva di non essere importante per la corte di Green, solo Moonie aveva mostrato affetto nei suoi confronti, la creatura che aveva scelto di far suo il nome che un Will bambino gli aveva affibbiato incapace di pronunciarne il nome. La stessa che adesso si stava scagliando contro i suoi simili pur di difenderlo, guadagnandosi l'eterna condanna di Green e per cosa? Per un semplice succubo umano?
Will inciampò ma le mani di Moonie lo mantennero in piedi, guidandolo di nuovo in quel mondo nebuloso.
Poi la stretta di Moonie si era allentata, gli aveva gridato di proseguire, Will avrebbe voluto aiutarlo ma era troppo debole, così potette solo fuggire.
Si era ritrovato a vagare tra gli incubi e la realtà fino a ritrovarsi davanti a quella porta, ma non era solo, l'amuleto non aveva mai smesso di invocarlo.
Quella voce non aveva cessato un solo momento di parlargli.
Alla fine, era diventato un rumore indistinto nel profondo della sua coscienza mentre Will vagava ferito in quel mondo ostile.
Lo aveva invocato come se quella voce indistinta potesse aiutarlo.
Moonie era sparito, solo un miracolo avrebbe potuto guidarlo verso Julij.
In fondo gli era familiare, ricordava quella voce sin dalla sua infanzia, lontana, perduta nel tempo.
La stessa che adesso lo stava guidando nei vicoli della città, risvegliandolo ogni volta che il dolore lo assopiva, ogni volta che la cospicua perdita di sangue lo rallentava. Lo riaccompagnava verso la luce, Julij.
Il mondo era ridotto ad un ammasso grigio e informa ma Will sapeva che seguire quella voce calda era l'unica salvezza.
Non aveva visto la porta ma la voce lo aveva indotto a bussare.
Altro sangue era sgorgato dalle lacerazioni sull'addome e Will aveva tentato di premerle, ma era come arginare un fiume in piena.
Ma ne era valsa la pena perché oltre la nebbia aveva intravisto gli occhi di Julij, due gemme scintillanti.
Era passato così tanto da quando si erano persi l'uno nell'altro. Will era consapevole di non meritare niente da lui. Lo aveva ferito tradendo la sua fiducia, ma non riuscì a impedirsi di chiedere aiuto.
Le parole gli erano scivolate via assieme al sangue e infine era sprofondato nell'incoscienza.
Prima ricordò quel giorno di pioggia, quando fradicio fin nel midollo aveva osservato Julij assieme alla sua famiglia.
Dovevano avergli appena comunicato quello che aveva fatto visto la sua espressione incredula e stravolta. Lui, Will, quello che avrebbe il suo migliore amico, si era rivelato una serpe infida.
Lo aveva visto restare sotto la pioggia da solo e Will avrebbe voluto corrergli incontro e scuoterlo. Dirgli che non aveva accettato il suo amore per proteggerlo e per questo aveva scelto. Perché a lui in fondo non teneva così tanto, era stato più facile ordire l'inganno. Invece mai avrebbe potuto con Julij. Eppure, alla fine aveva causato la sua sofferenza, avrebbe voluto stringerlo almeno un'ultima volta, aveva disobbedito all'ordine diretto di Green per raggiungerlo, ma alla fine il richiamo di Green gli aveva impedito persino di dirgli addio.
Poi era scivolato ancora più giù, in profondità verso la sua prigione.
Incatenato a quella parete, privo di voce, cieco, in balia dei capricci delle Bogey ma soprattutto dei capricci degli altri succubi, aveva temuto più volte di impazzire, sperando persino di morire.
Aveva osato concedersi un ultimo sguardo a Julij e Green non lo aveva perdonato.
Persino a Moonie era stato impedito di avvicinarglisi.
Green lo aveva imprigionato nel suo corpo, sottraendogli tutto tranne il dolore.
La capacità di parlare, la vista. Rinchiuso dentro un corpo, avvinto da rovente acciaio magico, bloccato nel dolore per un tempo incalcolabile.
Il ricordo era così vivido, così doloroso che Will temette di essere tornato in quel corpo imprigionato.
Gemette ma stavolta la sua voce emise suoni e a quel richiamo giunse una risposta.
Svegliati Will...
Ti ho cercato così tanto e finalmente sei tornato alla luce...
William...
Billy...
Will rimase sconcertato mentre l'amuleto con impresse un'azzurra costellazione dell'Orsa Maggiore fluttuava davanti a lui.
Quella voce si fuse con quella di Moonie, Will fu certo di intravedere i suoi occhi di giada.
«Piccolo Will, svegliati!»
Ma non era solo anche quel sorriso, quelle fossette, quegli occhi nocciola screziati d'oro, Julij. Anche lui lo stava invocando e infine William si svegliò.
Julij
Comprese di aver trattenuto il respiro fino a quando la mano di Will scattò in avanti afferrando il braccio che reggeva la lama premuta contro il suo collo.
Rossi fiotti erano scivolati via dalla ferita che la lama aveva aperta.
Will gli apparve pallido e incerto ma i suoi occhi scuri mostravano una determinazione incrollabile.
La creatura alle sue spalle aveva allentato la presa.
«Moonie fermo...» aveva sussurrato Will con voce spezzata.
Julij osservò meglio la creatura, slanciata, folti capelli scuri intrecciati in ciocche verdi e viola e due occhi di giada che ardevano nella sua direzione.
Julij non era abituato a vedere le Bogey in forma umana e si sorprese ad ammirarne l'androgina bellezza. Delicato e duro. Poteva intravedere uno strano alone alle sue spalle, che fossero le sue ali? Velate dalla sua malia?
La creatura che Will aveva ribattezzato Moonie gli scoccò uno sguardo distaccato e si allontanò consentendo al suo protetto di avvicinarsi all'amico.
«La tua stanza non è cambiata affatto...» borbottò Will lasciando scivolare le sue lunghe dita sul collo dell'altro.
Solo in quel momento Julij comprese quanto roca fosse diventata, appariva come uno strumento musicale arrugginito.
Avrebbe dovuto chiedergli mille cose.
Davvero vuoi chiedermi della mia stanza?
Dove accidenti sei finito per tutto questo tempo?
Chi ti ha ridotto in quello stato?
Chi è quella Bogey che ti fa da guardia del corpo?
Come hai potuto pare tanto male a Patrick? Come hai potuto andarci a letto dopo che ti ho detto di amarti? Come...
«Che è successo alla tua voce?»
Fu questa la sola domanda che emerse.
Un lieve prurito solleticò il collo di Julij e quando la mano dell'altro si allontanò si accorse che il ragazzo gli aveva medicato la ferita grazie alla magia delle Bogey che gli aveva donato Green.
Will si portò la mano alla gola come a ripensare alla domanda dell'altro.
«Non ho le capacità che hai tu ma per un piccolo graffio posso rimediare...»
Nei suoi occhi scuri scintillava genuina perplessità.
In effetti Julij sapeva che in una tale situazione chiedergli della voce roca era la cosa meno sensata.
Adam era di certo stato ucciso, il prescelto per guidare i figli dell'eclisse e l'amuleto che racchiudeva l'apice del potere del suo stesso ordine si trovava nella tasca dei pantaloni di Will, uno dei nemici e non solo, il suo marchio era impresso sul polso della mano che lo aveva appena curato.
Julij si sentiva uno sciocco, ma davvero voleva una risposta a quella domanda così la ripeté più deciso.
«Che è successo alla tua voce Will?»
Ricordava quando lo aveva sentito cantare, come anche la sua risata, era melodiosa, calda e dolce... E adesso risuonava così graffiante e spezzata.
I grandi occhi scuri di Will si incupirono aprì la bocca ma prima che potesse rispondere Moonie lo afferrò per una spalla e si frappose tra loro.
«Green! Ecco cosa è successo! Malgrado il successo della sua missione non ha gradito la sua insubordinazione così è stato incatenato e lasciato alla mercè degli altri succubi... Gli ha tolto la vista e anche la voce, così da essere prigioniero dentro il proprio stesso corpo... Lo consideravano una bella bambola...»
Will distolse lo sguardo e Julij invano lo inseguì. Era visibilmente a disagio ma non impedì ai due di proseguire il discorso, forse voleva liberarsi da quel segreto.
«Insubordinazione?» chiese Julij perplesso, ricordava che se ne era andato con la sola chiave dell'Altrove, non pensava che questo lo avrebbe fatto punire, tutt'altro.
Moonie gli scoccò uno sguardo carico d'odio «Non sopportava tornare nell'Altrove senza averti dato un ultimo sguardo, gli era stato un ordine diretto da Green, sarebbe potuto tornare come un eroe ma disubbidendole ha passato un secolo d'inferno...»
Julij sgranò gli occhi «Come un secolo? Will è andato via solo sei mesi fa!»
Sei mesi era comunque tanto tempo se passato incatenato, usato come un pupazzo, cieco e muto alla mercè degli altri, ma un secolo?
Moonie rise amaramente «Il tempo per noi scorre diversamente nell'Altrove, quello che per te sono stati una manciata di mesi per Will sono stati moltissimi anni... Cento anni di torture solo per uno sguardo per te... Doveva riscattarsi con questa missione ma tutto è andato a rotoli, più di quanto immaginassi.»
Will se ne stava chiuso a riccio, stretto alle coperte.
Julji sentiva le domande aggrovigliarsi nella sua mente ma tutto svaniva davanti alle rivelazioni della Bogey.
Cosa poteva dire per dargli sollievo?
Si sentiva un verme per averlo odiato, e lo nauseava pensare alle torture a cui era stato sottoposto per un solo sguardo.
«Credevo di essermi immaginato tutto, ma tu davvero eri la, quel giorno di pioggia, credevo di averti intravisto davanti casa... Non era frutto dei miei desideri»
Quelle parole parvero destare Will che sollevò lo sguardo sull'altro, i suoi occhi scuri da bambino ancora risplendevano ricolme di stelle.
In esse si era accesa una scintilla.
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