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Capitolo 02 - Here With Me

Julij



Controllò il cellulare un'ultima volta ma la colpa svanì quando avvertì il gemito di Will, lo ricercò all'istante e lo vide muoversi sotto le coperte.
Julij aveva allontanato Sophie e Patrick.
Non era stato facile convincerli a lasciarli andare.
Era una giornata troppo importante per restare a casa, avrebbero dato loro un nuovo compito nella confraternita mancare avrebbe rimandato l'inizio della sua vita di un intero anno, ma Julij non aveva avuto scelta.

Non poteva mostrare loro il corpo martoriato di William, lo avrebbero consegnato alla confraternita e con ogni probabilità condannandolo a morte, probabilmente dono infinite torture per estorcergli la magia che le Bogey avevano insufflato in lui per controllarlo. Julij aveva capito dalla sua scomparsa era che Will fosse uno dei bimbi rapiti da Green. Per lui voleva seguire le orme della tutrice, per salvare tutti i futuri Will, ma adesso gli avevano dato la possibilità di salvare proprio lui, la persona di cui più sentiva la mancanza anche se avrebbe dovuto odiarlo. Non ci era mai riuscito, riusciva solo a pensare a quella sera, ai suoi occhi scuri ricolmi di stelle e gioia.
Julij lo osservò, adesso pallido e segnato e infine gli si rannicchiò accanto, stretto al libro delle cure medicali.
Era consapevole di non essere un bravo curatore quanto Patrick, ma non avrebbe mai chiesto al fratello di occuparsi del ragazzo che lo aveva umiliato, ferito nel cuore e infranto ogni suo sogno di essere scelto dall'amuleto e divenire la somma guida dell'ordine. Se Will non gli avesse sottratto quella chiave sarebbe spettato a Patrick l'onere di indossare l'armatura del Cavaliere d'argento, guidare tutti loro e invece...
Julij ripercorse le lettere degli incanti che aveva usato per sanare le ferite dell'altro, del suo nemico, di Will.

Suor Elizabeth si sarebbe aspettata che odiasse il suo nemico, ma Julij non poteva che vedere quel ragazzino con immensi occhi che lo scrutavano in attesa.
Il suo sguardo corse di nuovo a quel volto, forse persino Sophie avrebbe fatto di meglio ma non lo avrebbe mai aiutato. Per vendicare l'orgoglio del fratello avrebbe di certo ucciso Will. Julij glielo aveva sentito dire più volte.
A parer suo gli umani che erano asserviti alle Bogey non meritavano alcuna pietà.
Non le importava che potessero non aver avuto scelta, per lei erano solo vigliacchi e traditori del proprio mondo. Lo stesso che li aveva ripudiati e dimenticati...

Julij osservò il suo lavoro nel dettaglio, i segni erano ridotti molto, sembravano cicatrici vecchie, avrebbe voluto cancellarle del tutto ma purtroppo non era riuscito a guarire del tutto quel volto che ancora adorava.
Ripensò a quel compleanno festeggiato sul freddo pavimento dello spoglio salotto di Will. Alla sua genuina gioia.
Julij gli credeva quando gli aveva detto di non averlo mai festeggiato, non riusciva immaginare cosa dovesse essere vivere nell'Altrove assoggettato a Green e alle Bogey, ma era certo che quei ragazzi non meritassero tutto quell'odio.
Will non lo meritava...

Gli sfiorò la nuca, aveva capelli molto più corti, un'espressione contratta e Julij si chiese se avesse dolore o se qualcosa lo tormentasse anche nel sonno.
Quasi non si accorse di essersi avvicinato tanto, scivolava inesorabilmente verso il suo volto fino ad avvertire il solletico del suo respiro.
«Dove ti hanno confinato in questi mesi Will... Chi ti ha ridotto in questo stato?»
Sussurrò poggiando la fronte sulla sua.
Non osava porre l'altra domanda, chiedendogli perché fosse tornato proprio da lui, ma in fondo non gli importava, era di nuovo là! Il suo calore era reale!

Infine, lo vide, un bagliore dalla tasca dei pantaloni di Will.
«Julji mi dispiace...» farfugliò Will nel sonno.

La luce aumentò e Julji fu certo di aver udito una voce sommessa, lo stava chiamando, invocava il nome dell'altro...

William... William Thunder... William....R ...

Non aveva notato un tatuaggio sul polso, le stelle... la costellazione dell'Orsa Maggiore, Julij sfiorò la pelle dell'altro.
Come poteva quel marchio essere là? Era l'amuleto del cavaliere a lasciarlo, solo i prescelti lo portavano fino al giorno della loro morte... Ma il nuovo Cavaliere sarebbe stato Adam... l'amuleto lo avrebbe scelto quella mattina... Alla cerimonia che si erano persi per colpa di Patrick...

Il suo telefono squillò e quando Julij rispose la voce angosciata di sua sorella Sophie lo travolse. «Ti prego dimmi che sei ancora a casa! È scoppiato il finimondo, i Succubi di Green hanno fatto irruzione sul nostro piano di esistenza, hanno ucciso il Cavaliere e non solo... Hanno rubato l'amuleto! Ti prego resta dove sei, non ci raggiungere è troppo pericoloso!»
Julij sbattè le palpebre e solo dopo che la sorella gli ebbe urlato le promise che sarebbe rimasto in casa.
Una volta riattaccato il suo sguardo si posò nuovamente sul corpo assopito davanti a lui. Poi la voce lo invocò ancora.
Aveva sentito quella voce, ma non poteva essere là, non aveva senso che invocasse proprio quel nome.
Le dita di Julij si serrarono attorno al polso dell'altro.
«Che sta accadendo...»

Da William non giunse alcuna risposta, il suo corpo era immobile e il suo respiro a malapena percepibile ma una lama si posò sul collo di Julij e una voce tintinnante gli sibilò all'orecchio «Allontanati da lui...»





Will



Non aveva mai visto tanta ansia negli occhi di giada della creatura.
Moonie lo stringeva con tanta forza da fargli male.

«Non addormentarti Will... Penso io a te, tranquillo... Non ti lascerò da solo...»

La voce della creatura un brusio lontano, Will si sentiva nuovamente un piccolo orfano, imprigionato in una terra aliena e lontana nel tempo e nello spazio da tutto.
Sapeva bene che se anche fosse morto in quella gabbia di pietra a nessuno sarebbe importato, o sentito la sua mancanza, era solo un orfano e nell'altrove uno schiavo.
Solo per quello era stato scelto.

Moonie emerse violentemente dentro i suoi pensieri riscuotendolo dai deliri della febbre.

«Piccolo, non smarrirti... Ti stanno dando la caccia! »

William per un breve istante tornò presente, il volto gli pulsava, dolendogli tanto da tentare di strappargli un grido. Persino dopo anni di repressione e negazione della sofferenza Will non riuscì a reprimere un gemito.
Le sue mani sporche di sangue, il ventre dilaniato, riconobbe quei segni... Artigli?
Possibile che un'altra Bogey lo avesse ridotto in quello stato?

Era troppo confuso e impiegò del tempo per notare qualcosa di evidente stretto nel suo pugno, un oggetto metallico, circolare che emanava una stranissima luce azzurrina. Si rifletteva in modo sinistro negli occhi color giada di Moonie.
La creatura osservava l'oggetto con mal celato orrore.
Will rimirò l'oggetto con distacco, non capiva cosa ci facesse l'amuleto del Cavaliere d'Argento nella sua mano?

Rammentava la missione, dovevano uccidere il discepolo, il nuovo eletto... Dopo avergli portato via la chiave al loro mondo avrebbero tagliato la testa del serpente, uccidere la luce guida dei figli dell'eclisse.
Ricordava di esser stato alla sua vecchia dimora, di aver ricercato nel luogo le sensazioni di una notte di affetto perduto, agli occhi dolci come il miele di Julij, ma non rammentava affatto cosa fosse successo poi, di certo non come si fosse ritrovato tra le braccia di Moonie, lacerato e sanguinante, con in mano quel dannato amuleto.

Moonie lo chiamò nuovamente ma la sua voce era ridotto ancora a un eco lontano, un'altra cosa aveva catturato l'attenzione del ragazzo, un tatuaggio che non aveva mai visto prima sul suo polso, il segno dell'Orsa Maggiore, il marchio che l'amuleto lasciava su colui che aveva prescelto come Cavaliere d'Argento.

Per poco non scivolò dalla presa serrata di Moonie che lo riafferrò con maggior forza facendogli scricchiolare le costole. «Piccolo dobbiamo trovare un rifugio sicuro, ORA!»
Le labbra di Will si mossero senza che riuscisse a frenarle «Julij...»

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