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19 (Daniel)

La festa terminò molto tardi. Gran parte degli ospiti lasciarono Light Mason alle tre del mattino complimentandosi con noi per il divertimento. I Lloyd organizzavano da sempre delle feste strabilianti e anche se la mia scelta di condividere l’evento con delle persone non altolocate non era stata ben disposta dai nostri conoscenti, almeno così avevo orecchiato da alcuni commenti, si era rivelato comunque un successo. Appena chiudemmo la porta per salutare l’ultimo invitato, tirai un sospiro di sollievo.

«È andata bene» mi rivolsi verso mio zio molto soddisfatto. Lui non lo era altrettanto. Eravamo da soli nel grande salone d’ingresso. I Campbell si erano già ritirati nelle loro stanze e zio non mancò di mettermi in chiaro il suo disappunto. Non attese che fossimo nel suo studio, come spesso accadeva per i rimproveri.

«Bene? La festa è andata bene, Daniel? È stata una delusione.» La sua considerazione mi ferì. Era furioso. Si allontanò dalla porta dandomi le spalle. Camminò a grandi passi con l’aiuto del suo bastone in direzione delle scale. Lo seguii.

«Perché, cosa non ti è garbato?» Mi sentivo avvilito. Io avevo vissuto una serata felice. Avevo ballato con lei e non capivo cosa non fosse andato bene.

Zio Charles si voltò furioso. Alzò il bastone da passeggio per additarmi.

«Tutto, a partire dal tuo ballo d’apertura alle danze. Doveva essere Helen Campbell a fare gli onori di casa, no un’insignificante ragazzina, per lo più maleducata, di cui non sappiamo nemmeno il nome.»

«Si chiama Isabel,» precisai, irritato cercando di mantenere un atteggiamento solido «il suo nome è Isabel.»

«E il mio è Lloyd, come il tuo, Dan. Non dirmi che è per questo che hai voluto invitare quegli zotici alla nostra festa. Per questa Isabel?» Mirò al punto. Il fatto che zio Charles covasse dei sospetti mi agitava.

«No, ho solo pensato che fosse opportuno allacciare dei rapporti con loro.»

«E cosa faremo, adesso, eh? Dovremo allacciare i rapporti con ogni benedetto villaggio della contea solo perché vivono nelle nostre terre? Che io sia punito per averti ascoltato» alzò gli occhi al cielo in segno di un aiuto divino.

 «No, abbiamo stabilito che doveva accadere solo una volta.»

«Ma non mi è ancora chiaro il quadro della situazione. Da quando sei qui hai la testa altrove, sparisci sempre più spesso al mattino, nonostante dovresti fare compagnia alla signorina Campbell; invece, non so che fine tu faccia.»

Dannazione. Mi ero esposto ben oltre di quello che credevo. Per fortuna avevo ancora la mia banale scusa. «Vedo i maneggi, lo sai.»

Zio ridusse i suoi occhi neri in due fessure «Strano che tu non abbia ancora condotto Hermés qui.»

Giusto, Hermés. «Perché non ho trovato nulla di adeguato. Forse ce n’è uno a Ulwell. Appena rientrerò a Londra farò preparare tutto per il trasporto.»

 «E in tutto questo quella ragazza non c’entra?» Zio Charles alzò un sopracciglio con fare sospetto. Deglutii a fatica. Mi sentivo sulle spine. «Perché dovrebbe essere concerne alla questione?»

«Perché mi è sembrato che aveste molta confidenza.»

Maledizione. Lo aveva visto. Avevo il cuore in gola.

«No, assolutamente. È una pura impressione» negai perfino con la testa. Lui non doveva esserne a conoscenza. Almeno non ancora.

«Peccato che non sia stato l’unico ad averla avuta. Hai deluso le aspettative di Helen, Dan. L’hai mortificata.»

 «Mi rincresce. Non ne avevo le intenzioni» sperai di essere amareggiato e straordinariamente convincente.

«Ma l’hai fatto. Ti avevo chiesto di essere coscienzioso, Dan, tu mi hai chiesto della fiducia, ma mi hai deluso. Per fortuna quest’obbrobrio è capitato solo una volta. Domani cercherai di rimediare con la signorina Campbell. Edward non è stato entusiasta che sua figlia sia stata messa in secondo piano da una popolana. Intesi?»

«Sì, zio.»

«Sì, cosa?»

«Sì, signore» abbassai lo sguardo. Quando era alterato voleva che rimembrassi le nostre distanze. Mi lasciò incollerito, salendo le scale fino alle sue stanze. Appena rimasi da solo persi la rigidità nel corpo e raccolsi un profondo respiro. Mi mancava l’aria.

Seguii i suoi passi e andai a coricarmi anch’io. Avevo il cuore pesante, pensavo alle conseguenze che avevo generato e a cui dovevo far ricorso, ma nonostante fossi nei guai, io non feci altro che pensare a Isabel.

I suoi occhi irriverenti, le sue sobillazioni, la sua risata...

Ah, era così seducente sentirla parlare. Aveva un’arguta intelligenza, era acuta e intenzionalmente provocatoria. Lei era tutt’altro che un angelo. Anzi... Lei era una piccola strega che stava incantando il mio cuore.

Non rispettava nessun criterio di una donna prossima al matrimonio, eppure questo suo puro menefreghismo di schernire senza nessuna pietà chiunque le stesse davanti mi intrigava. Mi ammaliava e mi divertiva a tal punto di scoprire fin dove si spingesse con la sua insolenza.

Mi aveva chiamato Cuor di Poeta per il semplice gusto di canzonarmi, ma aveva errato l’obiettivo se credeva di sminuirmi per così poco. Avevo notato che anche lei possedeva delle debolezze: evitava di sostare a lungo i suoi occhi dal colore indefinito sul mio viso. Sembrava a disagio se fossi io a schernire lei con provocazione o se mi avvicinassi troppo al suo corpo e questo mi faceva sentire invincibile. Ricordare con quanta sensualità le avessi parlato all’orecchio mi ammattiva. Sapevo di essere andato di nuovo oltre a limite consentito, ma fu inevitabile per me non percepire nelle viscere quell’inconcepibile forza gravitazionale che mi invitava a lambire con le labbra il lobo del suo orecchio. Volevo assaporarla, desideravo constatare se il sapore fosse più buono dell’odore, ma per fortuna mi trattenni. Anche se ero sul punto di commettere un’imprudenza, feci in modo di scostarmi da lei per notare un particolare molto rilevate: la mia presenza non le era immune.

Anche lei mi trovava attraente?

Ammettevo di saperci fare con le donne. Nelle mie esperienze avevo maturato delle tecniche per sedurle con la mia avvenenza, e avere una speranza di esserci riuscito anche con lei mi enfatizzò. Per questo non potevo lasciarla in un momento come quello. Avevo abbassato la sua barriera di diffidenza e non potevo farmi scappare l’occasione di ballare con lei. Potevo stringerla fra le mie braccia, potevo toccare il suo corpo. Avevo deciso di danzare con lei perché in fondo era ciò che avevo sempre desiderato di fare fin dal principio. Il mio obiettivo di invitare tutta la comunità di Durlstone Bay era stato per lei e non mi importava se zio Charles non lo trovasse opportuno.

Ero felice e ne era valsa la pena.

Avevo perso ormai la ragione e forse una come lei mi avrebbe portato alla fine, ma non sapevo di cosa. Avevo solo alcuni dubbi sul suo conto, dei dubbi che si erano nuovamente ripresentati anche durante la festa: chi era questo Robert per lei? E perché l’aveva pretesa con una tale insistenza? Vederli allontanarsi via insieme mi infastidì. Non mi sembravano affini come una coppia. O almeno, speravo che questo Robert non fosse un suo pretendente o peggio ancora il suo fidanzato.

Era un fardello che avrei presto risolto.

Non dormii affatto per tutta notte. Sebbene i sentimenti negativi che zio Charles mi aveva suscitato fossero incisivi, questa volta la mia mente fu in grado di assorbirli con molta leggerezza grazie all’intensa contentezza che Isabel mi aveva donato. Per la prima volta qualcuno mi stava salvando dalla sensazione di soffocamento che nutrivo verso la mia famiglia e se zio credeva di dissuadere il mio entusiasmo per delle convenzioni sociali si sbagliava di grosso.

Era l’alba ormai e io mi alzai dal letto. Mi vestii in fretta e uscii in segreto dalla tenuta. Avevo un appuntamento a cui non potevo mancare e questa volta avrei avuto il coraggio di parlare con lei.

Ciao amici, come state?
Scusate il ritardo dell'aggiornamento, ma ho recuperato oggi😅.
Ma bando alle ciance... Guai in vista a Light Mason per Daniel 🤯🤕.
Nascono i primi conflitti, i primi dubbi e suo zio non è entusiasta del suo raggiro per raggiungere i suoi obiettivi.
E voi come avete trovato questo capitolo?
Se vi va mettete delle stelline e date i vostri pareri. 😍
Baci,

Clary Blossom

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