CAPITOLO NOVE - ruthless heart
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capitolo nove - ruthless heart
Sometimes the most ruthless heart speaks the most truth
Victoria
Ero stata una stupida: una grandissima stupida. Sarei dovuta restare chiusa in stanza come aveva detto Benjamin, invece mi ero intestardita e avevo deciso di uscire per accertarmi che non gli accadesse niente. Una sola cosa mi aveva chiesto, ed io non l'avevo fatta, avevo combinato un disastro. Ero capace di causare solamente problemi, a tutti quanti, tanto valeva che mi facessi uccidere, vivere per rovinare la vita degli altri non aveva più senso. Ci avevo provato, avevo provato a non fare danni, a starmene buona e ferma, ma a quanto pareva la mia sola presenza era un problema, come in quel caso.
Perché ero uscita dalla stanza? Perché mi ero messa a cercare Benjamin? Perché ovviamente avevo un peso sul petto che stava urlando nella mia testa mandando segnali di allarme, come se lui fosse in pericolo. Io non riuscivo a spiegarmi quella sensazione che entrambi avevamo quando a uno dei due stava per succedere qualcosa, era come se fossimo legati da qualcosa di invisibile ma che riuscivamo a sentire fin dentro le ossa. Io non me lo spiegavo, non sapevo il perché, però era così e non riuscivo a capire come fosse possibile che io mi sentissi in quel modo mentre Michael stringeva il mio collo con forza lasciandomi respirare a malapena.
Mi sentii catapultata indietro nel tempo, come qualche settimana prima, con la pistola di mio padre puntata alla testa, nella stessa identica posizione ma con due persone diverse. Che cosa avevo fatto di male nella mia vita per meritare un simile trattamento? Sembrava che ogni volta che andasse meglio qualcosa dovesse arrivare a turbare il nostro equilibrio. Ma perché non potevo vivere come una ragazza normale innamorata del suo ragazzo e divertendosi con i suoi amici? Ancora una volta dovevo ringraziare mio padre per avermi regalato quell'incubo e per avermi prosciugato l'anima.
Ero rigida come una statua mentre il braccio di Michael stringeva e mi tirava all'indietro, e per un istante mi domandai cosa gli avessi fatto di così orribile per far sì che desiderasse la mia morte. Era triste il fatto che Paul gli avesse probabilmente promesso qualcosa che lui stesso sapeva di non potergli dare e che lui stesse scaricando la colpa su di me, in quel momento.
Cercai lo sguardo di Ben, che nel frattempo continuava a guardarlo e imprecare contro di lui facendomi pensare che se non fosse stato zitto lo avrebbe fatto stare zitto lui. Quando mi guardò, finalmente dopo infiniti istanti, lo pregai con lo sguardo di stare calmo e sperai che capisse che se avessi potuto gli avrei detto che lo amavo. Lo vidi vacillare qualche istante e venire verso di me con gli occhi lucidi, ma Sam tirava il suo braccio facendolo arretrare mentre Richie teneva la mazza da baseball di Alexander sollevata come simbolo di minaccia e io me stavo ferma ed immobile, quasi senza respiro, per la paura che se avessi fatto una sola mossa sbagliata lui avrebbe fatto del male a uno dei tre. - Quando il signor Romeo si deciderà a chiudere la bocca, potremmo iniziare a ragionare insieme - Disse Michael divertito.
- Se le torci un solo capello giuro su Dio che ti ammazzo - Esclamò Ben. - Non ho problemi cosa credi, ti fracasso la testa con questa mazza da baseball ti conviene non provocarmi. -
- Ben così non la aiuti però - Intervenne Richie lanciandogli un'occhiata.
- Sai Romeo, è buffo tutto questo, perché io ero convinto che tu fossi morto. - Constatò l'uomo alle mie spalle. - A quanto pare Paul non ha preso bene la mira, peccato, toccherà a me fare il lavoro sporco, come sempre. - Continuò tirando su con il naso. A giudicare dal suo aspetto, non dormiva da diversi giorni e sicuramente era sotto l'effetto di qualche droga. Aveva le pupille equivalenti a due spilli e le borse scure sotto gli occhi, che mi facevano appunto pensare che stesse passando notti insonni da giorni. - Quel figlio di puttana anche da morto mi fa fare i lavori sporchi, bastardo. -
- Ma quale lavoro sporco razza di bastardo che non sei altro, stavolta non mi scappi, anche a costo di finire dietro le sbarre perché se la tocchi io ti ammazzo Michael, credimi che ti ammazzo. - tuonò Benjamin.
- Michael - Lo chiamò Sam. - Senti mi dispiace moltissimo che tu ora sia costretto a vivere scappando, però ti prego, per favore, non fare del male a mia sorella, ti scongiuro. - Intervenne mio fratello. - Lasciala andare, se vuoi così tanto vendetta, prendi me e lascia andare lei. -
- Oh no - Esclamò sogghignando. - Non hai capito niente, sei proprio uno stupido dolce Sammy. Qui non si tratta di vendetta, si tratta di pareggiare i conti. - Spiegò semplicemente tirando su con il naso.
- Cosa significa pareggiare i conti? - Chiese Richie.
- Voi avete idea di quello che ho perso, per colpa di questa stupida troietta? - Sentii la pistola spingere sulla mia tempia e restai con il respiro incastrato in gola, chiudendo gli occhi e rabbrividendo al contatto del ferro freddo. - Ho ucciso mio fratello, per lei. Mio fratello, capite? L'unica persona che mi abbia mai amato nonostante fossi un criminale. Mio fratello che non c'entrava niente con tutta questa merda, che si è messo in mezzo soltanto perché gli avevo promesso che una volta conclusa questa questione mi sarei costituito. Sono stato costretto ad ucciderlo, per ordini di quel figlio di puttana di vostro padre, che non ha mai voluto metterci la faccia e ha sempre fatto fare il lavoro sporco a noi due. Ho ucciso mio fratello per colpa tua e adesso ne pagherai le conseguenze. - Disse infine.
Stavo per sentirmi male, soprattutto dopo che sentii la sua lingua scorrere viscida sul mio collo. Stavo per vomitare, davvero ero disgustata e mi sentivo violata in un modo così macabro che mi sarei uccisa piuttosto che stare ferma tra le sue braccia. - Non ti azzardare a toccarla ancora una volta. - Scandì Ben sibilando. - Hai ucciso tuo fratello perché sei uno stupido - Gridò Ben. - Cosa pensavi che uno come Paul mantenesse la sua parola? Che poi, cosa è che ti ha promesso? Speravi che davvero ti desse quello che tanto ti diceva? Sei ancora più stupido e ridicolo. - Dopo quelle parole scoppiò in una fragorosa risata: sembrava davvero divertito dalle parole di Michael e vedendolo in quel modo non sapevo come reagire. Ben era sempre stato la metà razionale, fra noi due, quella più furba e intelligente, che non si faceva guidare dall'impulsività, ma in quel momento sembrava tutto l'opposto, negli ultimi giorni sembrava l'esatto opposto. Forse era Ryan, forse era lui che gli entrava nella testa e lo consumava dall'interno come un parassita. Non sapevo cosa gli stesse accadendo, sapevo solo che mi preoccupava, perché non lo avevo mai visto in quello stato, e non riuscivo proprio ad aiutarlo, non senza la mia voce. - Tu credevi davvero, che dopo tutto quello che era stato capace di fare a sua figlia, avrebbe dato a te quello che volevi? A te che sei stato il primo stupido che ha trovato per strada? Non hai capito un cazzo di lui, hai sacrificato te stesso e la tua famiglia per il nulla. Complimenti, hai vinto il mongolino d'oro. - In seguito alle sue parole applaudì anche e lo fece così forte da stordirmi e spingermi a chiudere gli occhi. Aveva fatto male anche a me, pronunciandole, non riuscivo a capire perché Michael rimanesse così passivo.
- Che cosa mi aveva promesso? La libertà. - Spiegò respirando profondamente. - La mia famiglia, ecco cosa mi aveva promesso. Aveva detto che avrei potuto riavere la mia famiglia, e invece per questa stupida, l'ho persa. - Sbottò tirando di più verso il suo petto. - Perché non hai fatto quello che ti ha chiesto? Dovevi solo andare con lui e nessuno si sarebbe fatto male, che stupida... - Continuò.
Ben si avvicinò leggermente dopo aver sentito le sue parole e, contro ogni mia aspettativa e di chiunque altro nella stanza, sputò davanti a lui, disgustato e con una tale cattiveria negli occhi e che mi spaventai anche io. Non lo avevo mai visto così arrabbiato, se non mentre litigava con suo fratello dopo averlo quasi ammazzati. Temevo facesse qualche sciocchezza anche in quel momento, tanto da far scoppiare un cataclisma. Cercai i suoi occhi, sperando avesse il coraggio e la forza di guardarmi per far sì che riuscissi a tranquillizzarlo. Quando lo fece, sciolse i nervi all'improvviso e, alla fine, tornò a fare un passo indietro e sollevare le braccia in segno di resa, come a dire che lui aveva finito.
Sam sbiancò lentamente osservando l'uomo alle mie spalle, del quale non riuscivo più a vedere il volto e Richie imprecava contro il mio ragazzo, insultandolo pesantemente. Ben lo fissava dritto negli occhi, con così tanta rabbia da togliermi il respiro. Sentii Michael ridacchiare leggermente e poi fermarsi all'improvviso. Quando si bloccò gli occhi del mio gemello si spostarono dal suo viso, al mio, e poi alla mano dell'uomo. Lo sentii muoversi leggermente, sentii la mano di Michael togliere la sicura e, nel momento in cui mi resi conto che stava per premere il grilletto scossi il capo arrendendomi al fatto che avevamo perso e chiusi gli occhi, perché non volevo guardare Ben mentre Michael sparava e metteva fine alle mie sofferenze.
Infondo, quel momento lo avevo immaginato per tanto, immaginando anche ipotetici e differenti modi per morire. Speravo solo che gli occhi li avrei chiusi per sempre mentre gli unici ed immensi amori della mia vita mi stringevano fra le braccia e non facevano altro che ripetermi quanto mi amavano, perché l'unica certezza che avevo nella mia miserabile esistenza era l'amore di Sammy e di Ben. Io non sapevo cosa avessi fatto di tanto buono per meritarmi loro due, però qualcuno aveva deciso che io meritavo un'occasione con loro due e l'avevo ottenuta. Li amavo con tutta me stessa, con ogni mia cellula, li avrei amati anche nella mia vita dopo la morte, sarei rimasta con loro per sempre a guidarli e sorvegliarli, non li avrei mai abbandonati. Era così, con quei pensieri, che avevo chiuso gli occhi, mentre sentivo il sangue raggelarsi nelle vene quando avvertii le dita di Michael posarsi sul grilletto.
- No! - Gridò Richie. - Ti prego non farlo, per favore. Ti ascolteremo, dicci cosa vuoi e noi ti ascolteremo! Per favore, per favore non farlo. - Esclamò disperato.
Ma dov'era la polizia quando serviva? Dov'erano finiti i poliziotti che avrebbero dovuto essere appostati qui davanti?
- Mi ascolterete? - Domandò. - Che cosa voglio? - Chiese ancora. - Ah come siete stupidi... - Si stava divertendo sul serio, ma quanto sadico poteva essere? Mio padre, era tutto ciò che di schifoso esisteva al mondo, ma non era un sadico. Quando lui faceva quello che faceva, non lo faceva perché amava farmi del male, lui era convinto di fare la cosa giusta, che il suo amore per me fosse sano, che andasse bene, che non fosse sbagliato. Per questo avevo sempre ritenuto che fosse un misogino sociopatico, ma non era un sadico, al contrario di Michael. A giudicare da come lo avevo conosciuto, da come mi aveva trattata, da quello che stava facendo in quel momento, era così sadico che mi veniva da vomitare. - Io non avevo, e in realtà non ho nemmeno adesso, intenzione di uccidere la principessa. Io voglio vendetta. - Spiegò ridendo. - Romeo qui mi ha fatto incazzare, perciò mi stavo stufando e volevo spararle, almeno si sarebbe lagnato per un motivo. Non mi accogli mai come si deve piccolo principe, che peccato, avremmo potuto essere amici io e te. Sai, se tu mi avessi trattato bene, mi sarei preso cura della tua piccola rosa. - Scoccò la lingua contrariato ripensando, probabilmente, a quello che aveva detto Benjamin.
- Sei un figlio di puttana e mi fai schifo. - Esclamò ancora Benjamin. Non stava assolutamente capendo che la gestione della situazione dipendeva da lui, e più Michael lo provocava, più lui si scaldava. Stava facendo il suo gioco, e non lo stava capendo. Stavamo per scortarci tutti. - Dimmi che cosa hai fatto a Victoria in quel garage abbandonato, dimmi che cosa le avete fatto prima che ti stacchi la testa a morsi. L'hai violentata? Se vengo a sapere che lo hai fatto io vengo a prenderti e ti ammazzo, ovunque tu sia, anche se sarai in carcere, giuro su Dio che mi faccio arrestare di proposito per venire ad ammazzarti. - Urlò ancora di più.
- Violentata? Assolutamente no - Era sorpreso, per la prima volta sentivo la sua voce sorpresa e anche disgustata, almeno mi sembrava. - Io eseguivo gli ordini di quel bastardo di Illman. Se l'avessi anche solo sfiorata mi avrebbe ammazzato. - Ci informò l'uomo.
Non sapevo per quale motivo precisamente, ma sotto sotto le sue parole mi rincuoravano. Non mi avevano violentata, forse un cuore, da qualche parte, lo aveva. - Lui vedeva tutto, era ovunque e da nessuna parte. Se soltanto l'avessi toccata nel modo sbagliato, se le avessi fatto qualcosa che lui non voleva, ci avrebbe uccisi. Potete dire tutto quello che volete di me, ma non sono quel tipo di persona che sfiorerebbe una bambina o una ragazzina contro la sua volontà. Paul mi faceva schifo, ma gli dovevo un favore, mi aveva tirato fuori di prigione, non potevo non fare quello che voleva lui. E in più rivolevo la mia famiglia, mia figlia e mia moglie, ma non posso e non potrò perché non saprà mai che stavo per tornare a casa da loro, per colpa di Paul che mi ha rovinato e distrutto. Figlio di puttana che non è altro... - Continuò a spiegare Michael. - Ma per colpa di questa stronzetta e dell'ossessione che lui aveva per lei, io ho perso tutto. Avevo soltanto mio fratello, e l'ho perso. Ora voglio che tu viva come sto vivendo io, con il peso dell'aver ucciso l'unica persona che ti amerebbe sempre senza condizioni, senza limiti, senza confini. - Mi sussurrò all'orecchio. - Io sono venuto qui, per vederti uccidere tuo fratello. Vivrai con la sua morte sulle spalle, bambina, così vedremo quanto riderai ancora con il tuo ragazzo, dopo tutto questo. -
- Che - Sam deglutì così rumorosamente che riuscii a sentirlo. - Che cosa significa? - Domandò mio fratello osservandomi dritto negli occhi. Io lo avevo capito, avevo capito perfettamente di che cosa stava parlando e che cosa voleva che facessi, non mi serviva che lo ripetesse, ed ero del tutto certa che lo avesse capito anche Sam. Osservai una scintilla nel suo sguardo, la stessa che ero sicura di avere io, perché quando sentii una lacrima rigarmi la guancia, la vidi scendere anche sul suo viso, dallo stesso occhio, sulla stessa guancia.
Nessuno fiatava più. Si sentiva soltanto il respiro pesante e spaventato di Richie, mentre Ben e Sam guardavano nella mia direzione. A quel punto sentii il sorriso di Michael sulla mia pelle, che mi fece sollevare la testa sperando di levarmelo di dosso, ma non fu necessario. Michael lasciò cadere il braccio con la pistola, lasciò andare il mio collo però, invece che liberarmi, mi abbracciò da dietro e prese le mie mani. - Sono certo che tu hai capito cosa sta per succedere. - Ormai piangevo come una disperata e non facevo altro che domandarmi dove fosse la polizia e come fosse possibile che non fossero ancora piombati in casa. Una vetrata che va in frantumi è impossibile che non venga sentita, dove erano? Cosa stava succedendo? Perché non erano ancora intervenuti? C'era qualcosa di terribilmente sbagliato in tutto ciò, qualcosa che non quadrava e non tornava. Non mi tornavano affatto i conti, non mi tornava nulla. Ero così sovrappensiero e al contempo concentrata su ciò che stava accadendo che mi scoppiava la testa. Era come se le voci che urlavano sempre, in quel momento, stessero cercando di dirmi qualcosa e di farmi ragionare, ma ero troppo occupata a resistere a Michael per poterle ascoltare.
L'uomo mi diede una ginocchiata sulla gamba, facendomi cedere e sbilanciare in avanti, in modo che finissi incollata al suo petto e che lui potesse muovermi e spostarmi come se fossi la sua bambola. Sentii il freddo metallo della pistola fra le mie dita e qualche istante sollevò le mie braccia, accompagnate dalle sue che mi imponevano di stringere la pistola. Mi stava pilotando come se fossi il joystick di una playstation, tanto che le mie dita finirono sul grilletto e lui tentò di premere per sparare. Prima che potesse farlo, però, riuscii a sbilanciarmi e a dargli una gomitata dritta alla bocca dello stomaco, lo feci allontanare quel tanto sufficiente per riuscire a stringere io le sue mani e quindi anche l'arma. Tentai di rigirare la pistola e distogliere l'obiettivo da Sam e mi sdraiai completamente con la schiena su di lui, mentre i ragazzi mi venivano incontro e Michael scalciava come un pazzo per il dolore che il mio gomito causava al suo stomaco. Il problema fu che sparò prima che riuscissimo a portargli via la pistola e centrò in pieno il braccio di Sam, il quale cadde a terra dolorante e imprecando di dolore. Rotolai via da Michael e gattonai verso mio fratello, che aveva iniziato a piangere disperato, mentre Richie agitava la mazza da baseball, sbattendogliela poi sulla testa e facendogli perdere i sensi. Ben tolse il piede dalla cassa toracica dell'uomo soltanto quando si rese conto che aveva realmente perso i sensi, e prese a calciarlo per vedere se rispondeva o meno.
- Sam! - Gridò correndo verso di noi mentre stringevo il mio gemello fra le braccia e piangendo. - Sam come ti senti? -
Richie ci lanciò un'occhiata e alla fine corse ad aprire la porta lasciando la mazza.
- Mi dispiace, mi dispiace, scusa Sammy mi dispiace - Lo stringevo fra le braccia e gli baciavo la testa con disperazione, dondolando su me stessa e tirando su con il naso.
- Sì salve mi chiamo Benjamin Woods, ho bisogno di un'ambulanza, adesso -
Ben stava chiamando i soccorsi e Richie stava facendo entrare la polizia, mentre non faceva altro che imprecare contro di loro. Ero confusa, disperata, mi sentivo morire perché ancora una volta si erano fatti male e avevano rischiato la vita per me, per proteggermi, quando io non avevo fatto altro che uscire dalla mia stanza senza dare retta al mio ragazzo, all'unica cosa che mi aveva chiesto, e a Richie. Ero stata una stupida e me ne rendevo contro sempre di più mentre stringendo Sam fra le braccia, piangendo disperata, mentre Ben mi diceva di stare tranquilla perché Sam stava bene... Ancora una volta avevo lasciato che le persone si facessero del male per me, non ce la facevo più a vivere così.
- Dove cazzo eravate mentre questo schizzato le puntava la pistola alla testa? - Gridò il mio fratellastro.
Ascoltavo Richie gridare contro il poliziotto che aspettava la pattuglia in aiuto per le deposizioni e l'arresto e più lo guardavo, più mi rendevo conto che qualcosa non andava. Sam era stretto al mio petto, che perdeva sangue dal braccio, io lo stringevo talmente forte che sentivo che stava facendo fatica a respirare. Avevo le dita intrecciate fra i suoi capelli e continuavo a baciargli la testa lanciando occhiate al poliziotto. Ben camminava avanti e indietro per la casa come un pazzo schizzato, il mio gemello piangeva e tirava la mia t shirt mentre aveva una crisi di panico ed io, per non farlo crollare ancora di più, provavo a stare calma, mentre aspettavo l'ambulanza, ci stavo provando nonostante fosse difficile. Eravamo tutti e quattro fuori controllo, come un fiume in piena che aveva appena straripato ed io, chissà per quale motivo, avevo la sensazione che non fosse ancora finita.
- V - Mi chiamò Ben. - C'è qualcosa che non va. - Sussurrò catturando anche l'attenzione di mio fratello.
Annuii d'accordo con lui, mentre Sam tirò su con il naso e, facendo una smorfia di dolore, si mise a sedere, sempre restando fra le mie braccia. - Che vuoi dire? - Disse con voce rotta.
- Michael ha rotto una vetrata - Constatò Ben. - Stiamo parlando di una vetrata, cazzo, non un bicchiere. Non può non essersene accorto. - Spiegò poi.
Lo guardai negli occhi, perché entrambi avevamo avuto lo stesso sospetto, e lui lo aveva detto a voce alta sia per conto mio che per conto suo. Ero certo che anche Richie lo avesse pensato, perché mi era venuto istintivo, soprattutto contato che fino a prova contraria una vetrata che cade in frantumi, causa un frastuono di non poco conto. - Secondo te il poliziotto lo sapeva? - Domandò Sam confuso.
- Se lo sapeva non lo so - Gli lanciò un'occhiata e tornò a guardare me e Sam. - Ma se non lo sapeva ha fatto finta di niente. -
- Stai dicendo che qualcuno li ha sempre aiutati dall'interno? - Chiese di nuovo mio fratello.
- Ci sto pensando da un po', a dire il vero. - Bisbigliò il mio ragazzo. - Non lo so, cazzo. È tutto troppo strano, non mi tornano i conti, non riesco a creare un quadro generale sensato. -
Io, in quel momento, non riuscivo a ragionare a mente fredda. Ero sempre stata calcolatrice, per ogni cosa che dovevo fare riflettevo mille volte prima, ogni volta che succedeva qualcosa che mi puzzava riflettevo per giorni, a volte riuscivo a capire altre le mie ipotesi erano nettamente lontane dalla realtà, ma era una cosa che proprio mi veniva in automatico fare. In quel caso, però, c'erano troppe persone che amavo coinvolte nella faccenda, quindi non riuscivo assolutamente a riflettere, non da persona esterna alla questione come era mio solito fare.
- Senta io mi sono stufato di voi poliziotti buoni a nulla! - Urlò Richie mentre la pattuglia entrava in casa pronta ad arrestare l'uomo, ancora a terra. - Vi avevamo piazzato qui fuori per aiutarci, perché mia sorella aveva ricevuto una minaccia di morte, perché era in pericolo e dovevate gestire la situazione, invece chissà in quale modo da stregone è riuscito a rompere una vetrata di casa mia e a puntarle una pistola alla testa. Siete un ammasso di incapaci, ma che cosa vi ho chiamato a fare io? Quasi quasi la prossima volta vi porto caffè e brioches per passare il tempo tanto vi fate i cazzi vostri ugualmente. - Decretò sbuffando teatralmente.
- Richie - Ben gli andò incontro sorridendo amaramente e facendogli un cenno col capo. - Lascia stare ormai è fatta. -
Vidi un poliziotto estrarre le manette e dirigersi verso l'uomo che si stava lentamente riprendendo e, mentre stringevo Sammy senza riuscire a smettere di dondolare, osservai la scena con il cuore che batteva a mille, perché infondo mi terrorizzava quell'uomo e l'idea che potesse uscire proprio come aveva fatto mio padre. - Lei ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà essere e sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato durante l'interrogatorio. Se non può permettersene uno, gliene sarà assegnato uno d'ufficio. -
Arrestarono Michael, davanti ai miei occhi, ma c'era sempre e comunque qualcosa che non andava, mi sembrava quasi una messa in scena, un teatrino improvvisato, oppure no, datoci soltanto per farci contenti.
Vidi il capo della polizia venirmi incontro, soffermarsi sulla mia figura e fissarmi dall'alto, mentre mi crogiolavo nel dolore con Sam fra le braccia. Infondo sapevo che non fosse niente di troppo grave, che bastava estrarre il proiettile dal braccio e chiudere la ferita con dei punti, ma mi sembrava davvero di essere tornata indietro di qualche settimana. Al posto di Sam c'era Ben, bianco come la porcellana, il suo sangue che colava sul prato verde, il respiro debole e il battito quasi nullo. Ben era privo di sensi, avevo il suo sangue fra le mani, avevo il suo sangue ovunque, proprio come stava succedendo con Sam. Ecco perché mi sembrava un flashback, perché nonostante fosse una ferita al braccio, mi sembrava che stesse morendo dissanguato. In più, credevo di sentire il suo dolore, perché mentre lo stringevo sentivo male al cuore, faticavo a respirare e non facevo altro che singhiozzare. Non me importava nulla del detective che mi stava fissando in attesa che lo guardassi a mia volta, non me ne fregava niente perché io pensavo solo a Sammy che stava tra le mie braccia e tremava come una foglia. Pensavo solo al fatto che fossi macchiata anche del sangue della persona che amavo di più al mondo, perché non c'era nessuno sulla faccia della terra, nessuno esistente nell'universo, che io amassi più di Sam. Quando lo guardavo negli occhi sentivo il nostro legame scorrermi nelle vene, quando mi abbracciava, quando mi faceva riaddormentare dopo un incubo, quando mi tirava su i capelli perché ero ubriaca e stavo rigettando tutti i succhi gastrici, quando mi prendeva la mano e silenziosamente mi diceva che sarebbe andato tutto bene, io mi sentivo più forte. Mi sentivo sempre come se mi trasmettesse tutta la sua forza con un solo sguardo, come se si congiungesse a me quel tanto necessario per far sì che io mi alzassi da terra e trovassi di nuovo il mio equilibrio. Perciò in quel momento non me ne importava niente del resto, di ciò che avevo intorno, di Michael che mi gridava addosso, dei poliziotti che lo spingevano fuori di casa e di Richie che sputava insulti sia al corpo di polizia che a Michael. Non mi importava del caos che si era creato, di Ben che camminava come un pazzo per il salone, sui vetri rotti, che mi ricordavano tanto il mio cuore nuovamente spezzato, e cercava di ragionare, perché voleva risposte, perché le bramava e sapeva che qualcosa non tornava. Non me ne importava perché io stavo stringendo Sammy e lui aveva la testa posata sul mio petto, respirava affannosamente a causa del dolore e teneva il palmo della mano posato sul mio cuore. - Respira amore mio, respira - Bisbigliò. - Sto bene, non mi accadrà nulla, mi fa solo male il braccio. - Ridacchiò a fatica.
- Sam cosa parli - Tuonò Benjamin nel sentire la sua voce. - Stai calmo, fermo e zitto. Ti ha preso il braccio ma è comunque una ferita profonda e stai perdendo parecchio sangue. Stai giù e chiudi la bocca. - Accorse fissandolo con severità. Mi fece sorridere, a dire la verità, vederlo che teneva a Sam in quel modo, anche se fingeva non fosse così. Bisticciavano sempre, loro due, ma alla fine si volevano bene e si piacevano, non potevano negarlo.
- Romeo, Romeo - disse Sam sorridendo - sei per caso preoccupato per me? -
- Ma chi? - Domandó Ben sollevando le sopracciglia. - Io? No ma che dici, te la caverai lo so benissimo - Gli scoccò un'occhiata mezza preoccupata e mezza divertita. - Devo ricordarti che tu non mi piaci? -
- Oh no - Replicò. - Tu menti, io ti piaccio, non fare finta che non sia così, bugiardone -
Il mio ragazzo scosse il capo, ma alla fine sapevamo benissimo tutti e tre che la verità era che si volevano bene. Ben gli sorrise e rimase a fissarlo mentre lui si faceva sempre più pallido in attesa dei soccorsi. Sbuffò sonoramente perchè aveva chiamato i soccorsi da mezz'ora e non erano ancora arrivati. Alla fine, mi guardò negli occhi e mi baciò la testa, stringendomi in un abbraccio un po' impacciato perchè io stavo stringendo mio fratello. - Andrà tutto bene, vedrai. -
Come no, quella frase l'avevo già sentita, almeno mille volte da quando tutta quella storia era iniziata, ed ero così stanca che tremavo a causa della mancanza di forze per lottare e rialzarmi.
- Ragazzi, mi dite cosa è successo? - Il detective osservò noi tre e Richie se ne stava a braccia conserte dietro l'uomo che si occupava del mio caso da mesi. Il solito detective che sembrava non voler mai ascoltare quello che gli dicevamo, quello con cui avevo specificatamente detto, nei mesi scorsi, che non valeva più parlare.
- Le sembra il caso? - Benjamin si alzò in piedi e sollevò le sopracciglia mentre lo osservava piuttosto contrariato.
- Le ho detto che ha sparato al ragazzo e che sta perdendo molto sangue. - Intervenne Richie. - Le ho detto che mia sorella non è disposta ad un'amabile conversazione in questo momento, per cui alla deposizione ci pensiamo io e Benjamin. Se le va bene è così, altrimenti ci vediamo in commissariato appena possiamo. - La sua punta di sarcasmo era parecchio evidente, non riuscivo a capire il detective stesse lì fermo e impalato, soprattutto perché trovavo poco consono il fatto che ci stesse fissando come se gli stessimo nascondendo qualcosa, quando in realtà non era così e avevo la sensazione che fosse l'esatto contrario.
- Victoria - Mi richiamò abbassandosi al mio livello e arricciando il naso. Mi fissava in modo parecchio inquietante, e mi disturbava quello sguardo che vedevo come una via di mezzo fra una minaccia e un avvertimento. - Se non tornerai a parlare, finirà molto male. - M'informò piegando la testa di lato e sollevando le sopracciglia. I suoi occhi scuri mi fissavano intensamente, come se stesse provando a leggermi la mente per captare informazioni. Entrambi stavamo facendo la stessa identica cosa, perché io cercavo di capire quale fosse il messaggio celato dietro quelle parole e lui dietro ai miei silenzi. - Adesso che lo abbiamo arrestato, il processo si terrà a breve e se tu non parlerai, sarà un disastro, perché niente ti potrà salvare dal tuo destino. -
Era chiaro a cosa si riferisse John, era chiaro che mi stesse dicendo che se non avessi parlato sarei finita dietro le sbarre, ma poco me ne importava, ci avrei pensato soltanto quando sarebbe stato il momento.
La mia unica preoccupazione, dopo l'accaduto, era Sammy, era non lasciarlo mai andare e salvarlo. Non me ne importava di salvare me stessa, non c'era più nulla che avrei potuto salvare di me, perché avevo capito di essere una minaccia per tutte le persone che amavo. Si trovavano più al sicuro senza di me, anche perché a forze di proteggermi si erano fatti del male tutti quanti, era come se fossi io stessa il pericolo per loro, come se fare loro sanguinare loro tenesse viva me. Non c'era più nulla di buono in me, dovevo stare da sola e sparire, per far sì che stessero tutti al sicuro. Più passava il tempo più sospettavo che stringendoli più forte, avrei fatto ancora più del male a tutti loro, finendo magari per ucciderli.
- So che cosa stai pensando e smetti di pensarlo - biascicò il mio gemello spingendomi a guardarlo negli occhi. - Non è colpa tua, non sei tu. -
Non aggiunse altro, si lasciò stringere e basta, mentre attendevamo l'ambulanza e mentre Richie e Ben lasciavano la stanza seguendo il detective John per la deposizione.
Mentre osservavo i paramedici portare via Sam dalle mie braccia e posarlo delicatamente sul lettino pensai a quanto spietato potesse essere spietato il mio cuore, perché nonostante sapessi di avere rovinato la vita di tutti quanti, ero troppo egoista per lasciarli andare.
L'unica cosa che poteva salvarli era che io mi lasciassi andare definitamente e mi facessi trascinare via dai miei incubi.
Un cuore spietato come il mio poteva essere al sicuro soltanto da solo, ed era da solo che doveva smettere di battere.
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Hola a todooooooos
Come ve la passate in questo semi lockdown?
In quale zona dell'Italia siete?
La Lombardia è di nuovo rossa and sooo non posso uscire di casa di nuovo, evvai.
mi raccomando: stay safe!
love ya!
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