Terra rossa
La notte nella stalla trascorse tranquilla.
Nessun rumore, nessun rumore sospetto.
L'aria fredda non li raggiunse anche grazie alla presenza degli animali.
Usama si svegliò con il braccio intorpidito e con la strana sensazione di un peso sul torace.
Aprì gli occhi e sorrise.
Kiara ancora profondamente addormentata era raggomitolata vicino a lui, con la testa appoggiata sul suo braccio e un braccio inconsapevole su di lui.
Era messa in una posizione strana, durante la notte doveva essersi mossa parecchio.
Lui però non se n'era accorto.
Sorrise di nuovo e rimase immobile a fissare il tetto a vista.
Poi corse con lo sguardo agli altri compagni.
Robin e Anna avevano dormito quasi seduti, uno appoggiato all'altro.
Il giovane uomo biondo sembrava finalmente rilassato, sebbene pure nel sonno avesse l'arco a portata di mano.
Anna, la ragazza che l'aveva sempre guardato con timore, stranita per i suoi colori e i suoi modi, sembrava la più innocente del gruppo.
Si chiese se ce l'avrebbe fatta. La ferita del calabrone l'aveva debilitata ulteriormente e Nala aveva concesso loro solo quella notte.
Sperò che la medicina avesse fatto effetto e avesse rimediato alla maggior pare dei danni della ragazza.
Non poteva negare di essere preoccupato. Per lei e per loro.
Il suo maestro gli aveva raccontato numerose leggende sulla gente dell'altro mondo, oltre il deserto.
Non sapeva che cosa li attendeva e questo lo spaventava.
Ma non si pentiva, si disse, ripensando al discorso della sera prima.
Si chiese, osservando la chioma mossa di Kiara, perché si fosse preoccupata tanto di sapere perché fosse andato con loro.
non aveva bisogno di sapere altro, se quello era il suo destino. Ma non aveva nemmeno mentito sul fatto c'è fosse stata una sua volontà.
C'era qualcosa in quel gruppetto che lo attirava.
Forse Kiara stessa.
Un raggio di sole filtrò da un buco nel soffitto e lo riscosse.
Si mosse sospirando e socchiudendo gli occhi nella penombra.
Doveva svegliare gli altri, dovevano partire il prima possibile.
Kiara si svegliò subito e saltò via da lui con una strana espressione che non seppe decifrare.
Gli altri, ma soprattutto Anna, ci misero un po' di più.
Non persero tempo a sistemare le bisacce e, quando furono sul punto di uscire, un giovane uomo, una montagna dai capelli ricci e scuri e la barba incolta, spalancò la porta.
Usama lo riconobbe come uno dei figli di Nala e lo salutò con rispetto.
L'altro senza una parola di scostò per farli passare.
Lui fu il primo ad uscire.
Anna l'ultima, con uno sguardo assonnato e stanco.
Il giovane del villaggio la bloccò, rischiando di venire infilzato da una freccia di Robin, e le poggiò un involucro di pelle sul petto.
- Tieni. Per te- disse appena con una voce cavernosa.
Anna con uno sguardo più sorpreso che terrorizzato, accettò il dono.
- Grazie...- bofonchiò appena.
- Fate attenzione- disse ancora il ragazzone fissandoli. Poi entrò nella stalla sbattendosi la porta alle spalle.
Robin ringhiò nella sua direzione.
- Non mi piace quel tipo- disse.
Kiara lo ignorò e saltellò fino dell'amica.
- che cosa ti ha dato?- chiese curiosa.
Anna ancora stordita le porse la sacca senza controllare.
Kiara la aprì e fece una faccia confusa.
- C'è. .. dell'erba...- commentò delusa.
A quelle parole però fu Usama a farsi attento.
- Posso vederla?- chiese.
Kiara gli porse il sacco rossa in volto senza alzare gli occhi.
- Ecco, tieni- disse a bassa voce.
Il giovane eremita sbirciò il contenuto della borsa e spalancò la bocca, lasciando tutti sorpresi.
- Ragazzi. Questa è un'erba rarissima. Credo cresca solo in questa zona. Non ne avevo mai vista così tanta tutta insieme. Deve aver cercato un bel po' per metterne da parte così tanta...- disse e poi si ritirò, riconsegnando ad Anna il suo regalo.
-Conservalo con cura. Ci servirà-.
Nala guardò i viaggiatori allontanarsi con una strana sensazione nel petto.
Quei giovani ragazzi sembravano così stanchi, provati, che dubitava nella clemenza del deserto.
Non capitava spesso di vedere facce nuove e nonostante tutto le aveva fatto piacere interrompere quella monotonia. Lei e i suoi figli avevano fatto bene a restare.
Un solco sorridente le segnò il viso.
Incrociò le braccia mentre le sagome dei ragazzi sparivano in controluce.
- Hai dato loro l'erba magica?- chiese al giovane dietro di lei.
Il figlio maggiore rispose con un cenno.
- Sì. L'ho data alla ragazza ferita. Come buon auspicio- disse con la faccia scura.
- spero per loro che ce la facciano- disse ancora lei continuando a fissare la piattezza dell'orizzonte.
- staremo qui ad aspettarli- disse il figlio con un sospiro.
Nala annuì e sorrise.
- Nessuno mi convincerà mai a rinunciare a questo spettacolo- disse.
- Ma ora torniamo alle nostre faccende. Se torneranno, saranno passati di sicuro molti soli- disse avviandosi verso il villaggio abbandonato.
Si lasciò il figlio alle spalle e si diresse alla loro capanna, addossata alla parete dell'altopiano.
Il silenzio di nuovo assordante.
La pace che le dava quel luogo era impagabile.
Accese il fuoco e anche le fiamme erano silenziose, lavò i panni alla fonte e l'acqua densa scorreva piano, senza impeto, poco più di un gorgoglio.
A mezzodì tornò con la mente al gruppetto di avventurieri, persi, nell'immensità del deserto.
Un suono, violento, le ferì le orecchie.
Un suono veloce, martellante.
Un galoppo.
Realizzò con sconcerto che la vita tranquilla che credeva di aver ricominciato era di nuovo finita.
Solo un'altra volta era arrivato un cavallo al villaggio.
Anni prima, quando lei era ancora una ragazza in forze.
Ricordò quel giorno.
Un cavaliere, da solo, ferito da un calabrone, come la ragazza bionda.
Un uomo senza spada, ma con le mani da guerriero.
Non si era fermato che per una notte, come i ragazzi.
Il suo sguardo acquamarina l'aveva colpita, sincero e limpido.
Si chiese se quel cavaliere e i giovani viaggiatori avessero qualche legame.
Poi scosse la testa.
C'era un nuovo visitatore che richiedeva di essere accolto.
Il cavallo era sempre più vicino, il passo sempre più raccolto.
Lei raggiunse i suoi figli in centro al villaggio.
Un cavallo nero e una figura incappucciata si stagliavano sullo sfondo rosso.
- Straniero, cosa ti porta? - chiese Nala a voce alta.
Il cavaliere smontò facendo scintillare la lama nuda al suo fianco.
- Sono a caccia. Ho bisogno di acqua per me e per la mia cavalcatura- esordì con voce sicura la figura.
Nala si fece ancora più seria.
Quella che aveva di fronte era una donna. Una donna pericolosa.
Indicò il villaggio alle sue spalle.
- La fonte è dall'altra parte. Basta che attraversi le case- disse.
La figura incappucciata si guardò intorno circospetta, portò una mano all'elsa, poi si mosse.
- Avrei anche bisogno di alcune informazioni- aggiunse una volta giunta alla sua altezza.
Sguainò la lama e gliela puntò alla gola.
- Sto cercando dei ragazzi. Dove sono andati? - chiese la donna.
Nala deglutì ma mantenne la calma.
- Non sono più qui. Probabilmente sono già morti in mezzo al deserto- rispose lei.
La cacciatrice rise e abbassò l'arma.
- Tempo fa avevo già fatto l'errore di dare per scontato una morte. Non sbaglierò una seconda volta. Dovrò verificare di persona- disse.
Poi alzò la spada e affondò.
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