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Stelle Fredde

In realtà il caldo era quasi sopportabile, ciò che uccideva era l'aria, secca, che prosciugava ogni goccia d'acqua che era presente nei loro corpi spossato dalla stanchezza.
La terra rossa del deserto si stendeva da ogni parte, per leghe.
Ai loro occhi era ancora ben visibile la sagoma dell'altopiano ed era l'unico conforto, poiché grazie a quella avevano la sensazione di fare progressi, di non star girando intorno.
Kiara faticava.
Robin aveva preso Anna sulle spalle che, dopo una mattina intera di cammino, non ce l'aveva più fatta.
Usama era quello che, grazie alle sue caratteristiche fisiche, se la cavava meglio.
Ad un certo punto diede il cambio al suo compagno e si prese il carico di Anna.
Tutti avrebbero ceduto presto.
Kiara aveva la bussola di Zoe e la guardava spesso, controllando la direzione; sud-sudest.
Se ne era quasi dimenticata, tra tutto quel che era successo aveva pensato poco a casa.
Sospirò bramando un sorso d'acqua.
Avevano deciso di razionare l'acqua perché non erano sicuri che sarebbe bastata, e la cosa la debilitava molto.
Alzò lo sguardo verso il sole che aveva iniziato la sua parabola discendente.
Presto sarebbe arrivata la notte gelida.
Dovevano trovare un riparo.
- Quanto potete camminare ancora? - chiese.
I suoi amici la guardarono esausti.
- Non molto temo. Abbiamo bisogno di magiare e riposarci. La donna dell'avamposto mi ha rivelato che non è lunga la distanza dalla fine del deserto. Ma bisogna affrontare ogni giorno con estrema attenzione. Il rischio qui è di morire assiderati o di sete in uno dei giorni di viaggio- disse Usama facendo scendere Anna.
- Quanto esattamente? - chiese  Robin dubbioso.
- e perché non ce ne hai parlato prima di queste informazioni? - chiese ancora il giovane biondo passandosi una mano sulla barba ormai lunga.
- Non ve ne ho parlato perché stavate dormendo. Nala mi ha detto che per raggiungere un nuovo corso d'acqua da questo lato del deserto ci vogliono tre giorni di cammino. Per raggiungere il verde ce ne vogliono ancora altri due...- disse.
- Sembrano così pochi giorni...- commentò Anna esausta.
- Già ma non vuol dire che sarà un'impresa facile- disse ancora Usama.
- No certo...- commentarono all'unisono.
- Come intendete passare la notte visto che non possiamo accendere un fuoco?- chiese Kiara.
Nessuno si fece avanti con un'idea.
- Potremmo costruire un rifugio con i mantelli...- Propose Anna.
- E dormire uno sopra all'altro - sparò Robin concedendosi una risata.
Le due ragazze arrissirono fino alla punta delle orecchie.
- Eeem si forse. Vediamo- disse Kiara lanciando occhiate fugaci ad Usama.
Il ragazzo le sorrise quasi ingenuamente.
Lei scosse la testa e sospirò poi si illuminò.
Frugò nella bisaccia alla ricerca dell'otre di Alishlait che la nomade le aveva regalato molo tempo prima, nella foresta.
Lo porse al giovane eremita e sorrise.
- Questo... non so di cosa sia fatta, ad essere sincera. Tuttavia so che questa bevanda è contro il freddo. Forse tu sai cos'è?- chiese.
Usama si rigirò l'otre nelle mani e si fece pensieroso. Aprì il tappò e annusò il contenuto.
- Non vorrei sbagliarmi... non sono sicuro. Ma mi ricordo di una volta in cui il mio maestro mi ha parlato delle carovane del deserto. Credo che questo sia il "fuoco nomade" di cui mi parlava- disse osservando il contenuto liquido con gli occhi luccicanti di uno studioso.
Robin si avvicinò curioso.
- Dovremmo provare ad usarlo- disse.
Usama cercò il permesso di Kiara ed estrasse una ciotola dalla bisaccia.
- iniziamo con un sorso a testa. Non sappiamo che effetti faccia sul corpo- disse il ragazzo versando un po' di bevanda argentata nella ciotola.
Il sole ormai stava tramontando e sapevano che non si sarebbero più mossi almeno per un po' di ore.
Robin fu il primo a iniziare a preparare il bivacco, dopo aver ricevuto il suo sorso di "fuoco".
Kiara fu la seconda e andò ad aiutarlo,  Anna, penultima, si sdraiò e si addormentò in pochi istanti.
Usama fu l'ultimo a bere e prese un piccolo sorso, analizzando il gusto, cercando di riconoscerne gli ingredienti.
Sorrise per il capogiro di piacere caldo che il liquido gli trasmise a ogni cellula del corpo.
Ripose la ciotola e finì di aiutare gli amici tanto che il bivacco fu pronto prima del buio.
Consumarono una cena magra e cruda e non spesero che poche parole.
Quando il buio si fece pestò si avvosero in un mantello e si sdraiarono al riparo della piccola tenda improvvisata.
Kiara volse gli occhi verso il cielo e spalancò gli occhi.
Lì, nel mezzo del nulla, il cielo e le sue stelle erano magnifiche.
Il risalto di quei puntini luminosi nella notte scura creava un'effetto magico.
Alzò un dito verso il cielo socchiudendo un occhio e si immaginò di trovarsi là in alto, tra gli dei.
Sospirò.
Una mano scura raggiunse il suo polso e la guidò nel disegno di una sagoma distinta.
- Quello è il disegno della spada- disse Usama.
Lei riconobbe la sagoma e sorrise.
- È vero. Sembra quella di mio papà...- disse piano.
Usama sorrise nel buio.
- Quella laggiù è la bilancia- disse ancora indicando due triangoli di stelle.
Poi le mostrò altre costellazioni.
Costellazioni diverse da quelle che conosceva.
- Io lì vedo un cavallo- disse divertita.
Usama scosse la testa, - Quello è il leone- disse.
- Non ne ho mai visto uno- disse lei triste.
Il giovane rise al suo fianco, - Nemmeno io. Era il mio maestro l'esperto. Però posso immaginarlo, un leone, grazie alle stelle- disse con un tono perso nella fantasia degli astri.
Kiara sospirò e annuì.
- A casa ho una finestra nel tetto della mia camera- disse.
Usama sorrise e si girò verso di lei.
- Ti manca la tua casa?- le chiese fissandola interamente con i suoi occhi profondi.
Kiara si strinse nelle spalle e abbassò il braccio che aveva lasciato puntato verso l'alto.
- Credo di si... ma devo andare avanti. So che mio padre si trova laggiù da qualche parte- disse.
- Sei davvero determinata...- disse Usama ammirato.
- Cosa ti spinge a tanto?- chiese.
- Perchè non hai mai rinunciato?-.
Kiara sospirò.
- Fin da piccola ho sentito parlare di lui. Mia mamma in realtà non mi ha mai detto molto, ma la gente parlava. Lo ammiravano tutti, sebbene non lo nominassero mai. Questo accadeva solo quando ero molto piccola, pian piano se ne sono dimenticati tutti. Il grande capitano era caduto...- disse ricordando quei tempi lontanissimi.
Non ne aveva mai parlato con nessuno.
- Da questa ammirazione generale è nata la mia. Ho sempre sognato di incontrarlo. Ho sempre creduto che un condottiero grande come lui non potesse essere morto. Sono arrivata fin qui. Ho trovato delle tracce. Non sono sicura che riuscirò nel mio intento... ma ora che sono qui, non tornerei indietro per nulla al mondo- disse e Usama forse capì.
- Non sono certo che lo troveremo. Ma sono certo che avremo modo di trovare molte cose oltre la terra rossa di questi deserto- disse il ragazzo.
Kiara annuì.
- Domani dovremo camminare a lungo...- disse.
Usama annuì nel buio.
- Ce la faremo-.

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