PROLOGO
Era ormai sera, e per i vicoli non c'era più nessuno, il buio invadeva le strade e le piazze della cittadella.
Un uomo, coperto da un mantello grigio, colore dei soldati, camminava spedito verso il palazzo.
Pensieri bui gli affollavano la mente.
Lui, capitano della Ronda, era stato convocato a palazzo per la terza volta, quella settimana.
Era un evento particolare, soprattutto perché erano stati mesi che aveva militato fuori città, sui confini. Era tornato da poco e non si aspettava di certo tutta questa attenzione. Era preoccupato.
Bussò al portone d'ingresso che era il più grande che avesse mai visto, di legno di quercia, scuro e resistente, recava incisa la storia delle terre del sud.
Il capitano amava fermarsi a guadare quelle decorazioni così antiche.
Mentre si immaginava la grande battaglia dei Colli Verdi ammirandone il bassorilievo, la grande porta si aprì nella penombra della sera.
Il soldato di guardia lo salutò e il capitano rispose con un cenno della testa.
Era molto rispettato e amato dai suoi uomini e ne condivideva gli stessi ideali di libertà e pace.
Si fermò davanti allo scalone principale, incerto.
Era molto amico del lord della città.
Da quando era tornato però, si era accorto di un cambiamento: nell'aria non si respirava più la stessa leggerezza, la stessa allegria di quando era partito.
Lo stesso Lord Kandor si comportava stranamente.
Cominciò a salire ma venne raggiunto da un servo che lo fermò e lo guidò attraverso i corridoi fino all'ala nord, nella sala del consiglio.
Quando furono davanti all'ingresso del salone, si rese conto di quanto insolito fosse quel luogo per i loro incontri. Spesso si trovavano sulla terrazza del torrione principale, ma non gli era mai successo di esser convocato lì, se non un occasioni ufficiali.
Si sentì ancora più confuso.
Prima di entrare, dovette prendere un profondo respiro.
Si fermò al centro dell'enorme sala, ormai quasi buia, e cercò il suo signore con lo sguardo.
Lo scorse in fondo al salone, seduto sul suo scranno, avvolto dagli abiti sontuosi che era solito indossare.
Il capitano si portò la mano destra al petto e s'inginocchiò in segno di rispetto.
-Eccomi al vostro cospetto, come desideravate- pronunciò a voce alta e chiara.
Il lord sembrò non essersi accorto del suo arrivo, ma d'un tratto si alzò, camminó teso avanti e indietro, si fermò di scatto e si voltò verso di lui.
-Smettila con tutte queste questioni d'etichetta. Oggi ti ho chiamato per chiederti un servizio riguardo al mio progetto- disse sventolando una mano svogliato. Mentre pronunziava quelle parole lo guardò serio con gli occhi grigi, imperscrutabili.
Il capitano però, sapeva a cosa si stava riferendo il Signore del regno del sud e ne fu turbato. Kandor stava meditando una campagna di conquista e molto probabilmente avrebbe voluto lui come generale.
Pensò a lungo a come avrebbe potuto rifiutare.
- ti ho già parlato di tutto. Ti ho già spiegato che mi manca un condottiero capace e fedele. So che tu sei il migliore e vorrei che mi seguissi in questa impresa-.
Il lord pronunciò quelle parole con un tono freddo e distaccato, assolutamente privo di emozioni.
Nella grande sala buia, i due uomini si fronteggiarono. Kandor guardava sia lui sia la città attraverso la vetrata. In quel momento gli sembrava lo stesso uomo che aveva conosciuto in caserma, quando aveva prestato servizio e aveva avuto modo di sperimentare la dura vita da soldato, prima di assumere il controllo della città. Era stato un convinto protettore della pace, a suo tempo.
Ora il capitano non riusciva a spiegarsi il suo cambio di prospettive. Non lo risconosceva più e questo lo addolorava, più di quanto gli sarebbe piaciuto ammettere. Scosse la testa e si alzò nervoso, si passò una mano sul volto.
-Come puoi pensare una cosa così orribile?- gli chiese piano.
Kandor si volse lentamente, l'ombra gli oscurava la parte superiore del viso lasciando visibile solo un ghigno divertito. - Perchè me lo chiedi? Pensavo che ti sarebbe piaciuto essere al mio fianco. Pensavo che mi conoscessi...-.
Il capitano guardò l'uomo che lo sovrastava. Il lord si voltò nuovamente verso la vetrata che mostrava tutta la città, ormai addormentata. Si mise a ridere.
-Evidentemente mi sbagliavo, tu sai che è il mio destino... ottenere il potere assoluto. Se ti porrai sul mio cammino non esiterò a eliminarti. Governare la Lega è sempre stato lo scopo di tutta la mia vita, anche della nostra antica amicizia- sibilò con indifferenza.
Il capitano s' irrigidì. Non poteva credere che avesse tirato in ballo la loro amicizia. Non poteva accettare una richiesta del genere, non avrebbe mai sconvolto gli equilibri di pace che si erano formati.
- Eravamo come fratelli. Possibile che tu ti sia dimenticato tutto? Davvero pensi che il potere sia la massima aspirazione che un uomo possa avere? Tu non eri così. Non sei più quello di un tempo. Non puoi rinunciare? Io non ti seguirò, di questo puoi starne certo- disse.
L'uomo si mise a ridere di nuovo; una risata folle e malvagia.
-Non finirai mai di stupirmi, Capitano. Sei sempre stato cocciuto e ti ostini a non capire; insieme potremmo creare un'enorme impero. Potresti diventare molto potente...- gli offrì come se davvero credesse di poterlo comprare in quel modo.
Il capitano gli rispose freddo.
-Le tue lusinghe non mi convincono. Non ti aiuterò a distruggere l'equilibrio della terra. Non sarò la guida di un esercito di morte-. Kandor si allontanò di qualche passo poi gli si rivolse di nuovo, questa volta con tono minaccioso.
-Va bene, allora puoi andartene. Torna dai tuoi uomini e ai tuoi doveri e non intralciarmi. Altrimenti, non sarò clemente -.
Il capitano si sentì oltraggiato, era fuori di sé, si voltò con rabbia e attraversò la sala a grandi passi. Arrivato alla soglia si fermò, le spalle curve, improvvisamente svuotato di tutto il suo furore.
-Non riuscirai a conquistare la Lega finché ci sarò io. Troverò un modo per fermarti- disse piano, senza voltarsi. Poi uscì.
Kandor ruggì nella sala rimasta vuota, di pessimo umore. Aveva appena perso un valido alleato che, in più, era a conoscenza dei suoi piani.
Era stato il suo capitano.
Era stato il suo primo grande errore rivelargli il suo progetto di conquista. Avrebbe dovuto lasciarlo al fronte.
Tuttavia non era stato facile per lui mostrarsi così convinto della sua decisione. Il capitano era l'unico amico che avesse avuto, l'unico uomo di cui potesse fidarsi. Non avrebbe rinunciato per lui, no. Ma almeno gli aveva dato la possibilità di scegliere. Aveva fatto la scelta sbagliata e ne avrebbe subito le conseguenze.
Si diresse verso l'angolo più buio della sala. Si avvicinò ad una tenda e la scostò, una figura minuta vi si era nascosta dietro.
Il lord sperò per un secondo di non doversi pentire in futuro di quello che stava per fare. Scrollò le spalle. La figura attendeva i suoi ordini, le disse semplicemente poche parole. -Sai cosa devi fare-.
Prima di uscire dalla sala disse ancora: -Vedi di non deludermi! -.
Poi sparì dietro la porta, nel palazzo, verso i suoi alloggi.
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