Partenza
- Credi che ce la farò? - chiese Kiara a mezza voce.
Nonostante fosse passato molto tempo dalla discussione di fine inverno, né sua madre né lei si sentivano realmente pronte di fronte a quella partenza.
Ne avevano parlato a lungo, discusso, valutando ogni possibilità.
Sua madre l'abbracciò con forza, - La tua scelta è stata coraggiosa. Ma lo sapevamo entrambe. Tuo padre potrebbe essere ovunque, molto lontano da qui... magari non lo troverai mai... ma questo viaggio ti sarà utile in ogni caso... tu sei come lui, fedele, coraggiosa, ma impossibile da legare per sempre in unico posto... quindi, sono sicura che te la caverai- le disse con sicurezza e commozione.
Kiara annuì e si godette la stretta materna, assaporando quegli istanti.
- Tornerò- disse con un sorriso, come una promessa.
Sua madre annuì, - Lo so...- sussurrò.
Kiara si svegliò prima dell'alba, senza esser riuscita a riposare per davvero.
Si rimproverò mentalmente mentre si preparava ad uscire attenta a non svegliare sua mamma.
Passeggiò per la casa, accarezzando i mobili come se fossero stati degli amici e solo in quel momento si rese conto per davvero di quanto fosse difficile lasciare la propria casa e tutto ciò che aveva sempre conosciuto.
Una parte di lei le diceva di restare, ma la volontà di ritrovare suo padre prevaleva quasi subito. La ragazza sospirò, uscì di casa e si sedette sopra a una roccia.
Rimase là fuori fino al sorgere del sole infine si alzò. Aveva tutti i muscoli intirizziti dal freddo, rientrò in casa e si preparò a partire, si mise gli stivali di cuoio, che aveva conservato per le occasioni importanti, i pantaloni rinforzati all'interno, e una tunica corta, si mise anche i due bracciali di cuoio che usava quando tirava con l'arco; per ultimo, si mise il mantello grigio consumato e lacero di suo padre.
-Kiara? -, sua madre la fece sobbalzare, -Che c'è mamma? - La donna la guardò, -Fai attenzione! -. Kiara la guardò piena di nostalgia, -Mi mancherai, mamma-, si sistemò la bisaccia e l'otre a tracolla e poi uscirono insieme. Guardò il cielo, era una bella giornata primaverile di sole, fresca e profumata di fiori. Si abbracciarono in lacrime ancora a lungo. Infine s'incamminò con il cuore colmo di speranza verso la strada che l'avrebbe condotta alla citta di Oror-rok.
Sua madre gliene aveva parlato, descrivendola come una città ricca e potente. Ma altre voci le erano arrivate e quello che raccontavano non l'era piaciuto. I suoi abitanti erano molto inospitali, diffidenti e Kandor, il loro re, era un uomo malvagio e crudele, un tiranno che opprimeva la popolazione con tasse troppo alte e continui saccheggi a fattorie di poveri contadini che non riuscivano a pagarle. Permetteva la tratta degli schiavi e sebbene la ragazza conoscesse questi lugubri aspetti della città, aveva deciso di andarci, perché era il luogo, dove aveva abitato suo padre prima di sparir, dove sperava avrebbe potuto trovare informazioni su di lui.
Avvolta in questi pensieri era già uscita dal villaggio. Si voltò indietro ancora una volta ad ammirare La Valle: quel paesaggio dove era nata e cresciuta e di cui faceva parte. Un ultimo debole desiderio di tornare dai suoi amici la fece tentennare ma, decisa com'era, avrebbe continuato quello che ormai aveva iniziato. Tornò sul sentiero e riprese a camminare.
Dopo alcuni minuti sentì una voce che la chiamava e che non si aspettava di sentire, la riconobbe subito; era Zoe. Si fermò ad aspettarla. L'amica aveva il viso rosso per la corsa e il fiato grosso. Tra le mani reggeva un involucro che le consegnò. Kiara lo prese delicatamente e svolse la stoffa; conteneva una bussola. Era del color del rame ed era piccola, era attaccata ad un cordoncino di cuoio che permetteva di portarla al collo. Guardò zoe in cerca di una spiegazione. La ragazza aveva le lacrime agli occhi. - Volevi andartene senza salutare eh? - la rimproverò. - non avrei potuto darti il mio regalo di addio sono molto offesa-. kiara rise commossa - io...non so cosa dire... mi spiace, ho pensato che se fossi venuta a salutarti, non sarei riuscita a partire...mi dispiace. Ti voglio bene Zoe-. L'abbracciò con riconoscenza e di nuovo l'impulso di tornare a casa la colse. Lo scacciò: ormai era partita, se si fosse fermata tutta l'euforia del viaggio sarebbe scomparsa e avrebbe rinunciato. La salutò, senza parole. Un saluto semplice e profondo basato sullo sguardo lucido di lacrime di entrambe. Non sapeva quando si sarebbero riviste. Non poteva neanche immaginarlo. Forse non si sarebbero davvero più riviste. Non potevano saperlo. Con in mano la bussola si voltò cercando di rimanere allegra, riprese il cammino, riprese il suo viaggio con il cuore stretto in una morsa per quell'addio. Si ripromise che sarebbe tornata, per Zoe e sua madre, sarebbe tornata.
Zoe la guardò allontanarsi con le lacrime che ormai avevano trovato strada sulle sue guance. Guardò Kiara farsi sempre più piccola nel fondovalle, la guardò finché non scomparve. Quando i suoi occhi non seppero più distinguerla. Si asciugò le lacrime e si ripromise che l'avrebbe rivista. Lo sperò con tutto il cuore, poi si volse, e tornò verso il villaggio. Verso casa.
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