Oror-rok
I due ragazzi raggiunsero il monumentale ingresso di Oror-rok appena in tempo. Come previsto da Robin, riuscirono ad entrare.
Quando furono dentro la mura furono subito obbagliati dai colori e storditi dai suoni che provenivano da ogni parte intorno a loro. I mercanti dietro le bancarelle ancora urlavano cercando di vendere le merci messe in bella vista su diversi ripiani che occupavano la strada.
Kiara si sentì attratta dalle ricche statue, dalle enormi fontane, dalle case che erano decorate: tutte, nessuna esclusa.
Di piazza in piazza, penetravano nella città.
Non era abituata alla confusione e la capitale ne era il massimo esempio. Era molto diversa da Harbour, l'unica altra città che aveva visto. Nel regno di Petringlass i paesi e le città erano in generale molto più tranquille, frequentate da gente semplice: contadini per lo più e piccoli commercianti nomadi.
Lì i mercanti erano ricchi e tutti tentavano di mettersi in mostra, concorrendo con il proprio vicino e cercando di apparire gentili con i clienti.
- Come ti sembra? - le chiese Robin sorridente. Kiara impiegò qualche secondo per rispondere, - È... straordinaria...- disse con il fiato sospeso, - Non sono abituata a tutto questo però...- aggiunse con un sorriso.
Il ragazzo annuì concorde, - Sì, in effetti forse non è stata una buona idea arrivare durante il mercato. In giorni come questo, la città si trasforma, diventa un formicaio vivo e in fermento. Di solito non è così. Io ci sono già stato una decina di volte, per affari...- spiegò con un tono serio e lei tornò a studiare ciò che la circondava, - Sono felice di aver avuto la possibilità di vederla così. Sono impressionata. Questa città... ecco... Non me l'aspettavo così- disse ancora con la bocca aperta per la meraviglia. Robin sorrise e, sempre tenendola per mano, la guidò attraverso le vie affollate, nella luce fioca della sera.
Raggiunsero un'osteria in una via secondaria, un po' più tranquilla. Erano dentro la seconda cerchia ed erano saliti un po' per poterla raggiungere. Le città infatti si sviluppava in verticale, su una collina, come se in mezzo alla pianura fosse rimasto un pezzo di montagna.
Entrarono con il fiatone a causa della lunga rampa di scale che avevano dovuto scalare per raggiungere il posto. Robin le spiegò in poche parole che l'oste era un suo amico e che quella notte avrebbero potuto dormire sonni tranquilli.
Magari avrebbero potuto chiedere a lui un po' di informazioni per cominciare le ricerche.
- Vedi... lui è un tipo un po' alternativo. Potremmo definirlo: anticonformista, credo...- le disse, fissando la particolare insegna che dondolava sopra l'ingresso: era la faccia in legno di un maiale sorridente. Il giovane si grattò la testa scrollando le spalle, - Questa l'ultima volta non c'era- le assicurò entrando.
Kiara sorrise eccitata e lo seguì all'interno.
Quando vide l'oste per la prima volta strabuzzò gli occhi.
L'uomo dietro il bancone era alto, aveva grandi muscoli e sembrava più un lottatore che un cuoco. Aveva però il volto buono, tondo e privo di barba.
Indossava solo un paio di calzoni e un grembiule. Era sudato e si affaccendava tra i tavoli, la cucina e il bancone.
Si intonava con l'atmosfera generale del locale, ampio ma pieno di fumo e odore di cibo, decisamente rozzo e spartano, definito da un carattere essenzialmente maschile.
La ragazza si sentì leggermente al centro dell'attenzione quando diverse paia di uomini la fissarono con occhi languidi.
Si strinse a Robin che la accolse e la riparò da altre occhiate indiscrete.
- Fa tutto da solo- le spiegò indicando l'oste con orgoglio. Lei si stupì che un omone grande e grosso come quello potesse gestire da solo una locanda del genere, non doveva essere per niente facile.
Robin gli si avvicinò e l'oste impiegò un secondo più del necessario per riconoscerlo. Quando finalmente si rese conto di chi aveva di fronte gli si illuminarono gli occhi, - Robin! Ragazzo mio! È davvero tanto tempo che non ti vedo da queste parti. Qual buon vento ti porta? - esclamò abbracciando il giovane con forza e battendogli sonore pacche sulla spalla, - Affari? - chiese con una smorfia e Robin scosse la testa, - No, questa volta no. Ho smesso, la banda non esiste più e ora sono disoccupato. Sono libero... - disse timidamente. L'oste sfoderò un sorriso a trentadue denti, - Oh Robin, sono felice per te. Davvero, non vedevo l'ora che lasciassi stare quel mestiere- si congratulò.
Il ragazzo rise e convenne con il suo amico e poi si spostò di lato per lasciar modo all'uomo di vedere Kiara che era rimasta nascosta dietro di lui fino a quel momento.
- Horst... questa è Kiara. Lei è il motivo per cui sono qui e, prima che tu possa dire qualcosa di imbarazzante, non stiamo insieme- disse imbarazzato presentandola. Lo scintillio di malizioso entusiasmo che aveva scorto nel suo sguardo venne stroncato di netto da quelle parole. Kiara fece un passo avanti con un gran sorriso e tese la mano verso il loro ospite. Le stava simpatico. - Io sono Kiara! Molto piacere! - disse e Horst le strinse con vigore la mano, - Il piacere è tutto mio! È raro vedere belle signorine come te girare in una bettola come questa- le disse strizzandole l'occhio e strizzando anche lei in un abbraccio come aveva fatto con Robin, - Siete entrambi i benvenuti - aggiunse.
Kiara si ritirò recuperando le distanze di sicurezza. Era strano vedere un uomo di quel genere comportarsi in modo espansivo e quasi infantile.
Robin interruppe il momento delle presentazioni arrivando subito alle questioni pratiche, - Molto bene... Ora che le presentazioni sono state fatte, passiamo alle cose importanti: vorremmo passare qui la notte, vorremmo due letti. Poi ho una fame da lupi quindi direi che ordineremo anche due bei piatti della tua buonissima zuppa. Infine, avremmo bisogno di parlarti questa sera, su una questione "delicata", faccia a faccia e senza nessun orecchio, potrebbe essere una di quelle conversazioni che il Lord non vorrebbe mai sentire... - disse velocemente attirando subito l'attenzione di Horst, che però non fece domande.
L'oste si era trasformato però: ora era serio e faceva quasi paura. - È una cosa seria eh? - disse poi a mo' di commento sospirando.
- Va bene. Ora vi faccio mangiare e vado a prepararvi la camera. Appena non ci saranno più avventori di cui devo occuparmi, parlerò con voi molto volentieri...- disse allontanandosi frettoloso verso un tavolo dove, da qualche minuto, richiedevano la sua presenza.
Kiara rimase per un po' immobile a fissarlo lavorare.
- Ci sediamo? - le propose Robin intanto con un sorriso. Le prese la mano, la guidò attraverso i tavoli fino ad uno piccolo e stretto tra altri vicino alla finestra.
Fuori il cielo era ormai nero e le stelle rendevano il cielo simile ad una trapunta.
Si sedettero uno di fianco all'altra e aspettarono pazientemente che Horst li raggiungesse.
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