Giorno di mercato
Robin la guidò con sicurezza nelle piccole vie lastricate, evitando quelle più affollate come quelle deserte.
Oror'rok era una città labirinto, una città formicaio.
Al livello più basso le case erano così vicine che quasi non si vedeva il cielo, al livello più alto le case erano così grandi e lussuose che coprivano in ogni caso la vista del sole.
Era una città d'ombra, ma non faceva paura.
Le scalinate però erano faticose.
Kiara, che era allenata, faceva una gran fatica a stare al passo di Robin, avvantaggiato dalle gambe lunghe.
- Aspettami! - lo supplicó ad un certo punto con i polpacci in fiamme e il fiato grosso.
Robin si voltò verso di lei con un sorriso comprensivo, - Mi chiedevo per quanto avresti resistito, sei stata brava, siamo quasi arrivati- le comunicò lasciandola di nuovo indietro.
Dopo aver contato un altro centinaio di gradini, Kiara raggiunse finalmente la sua guida in punta alla scala.
Davanti a loro si apriva una grande piazza semicircolare, terrazzata, che dava su tutta la città.
Il panorama era pazzesco: era possibile vedere tutti i livelli della capitale, quasi a trecentosessanta gradi, da lì fino alla campagna.
In lontananza si scorgeva la sagoma scura della foresta e oltre ancora, grazie alla bella giornata e all'aria tersa, si vedevano le montagne da cui lei era partita.
Le indicò a Robin.
- Io vengo da un punto laggiù- disse indicando una montagna a caso.
Il ragazzo sorrise , - Ne hai fatta di strada- disse ammirato.
Lei si strinse nelle spalle, - Non è stato così faticoso-.
Si allontanarono dalla balaustra di pietra per avviarsi verso il centro della piazza gremita di banchetti e persone.
Senza avere una meta precisa, giravano un po' intorno.
Dopo un po' però, Kiara si accorse che Robin stava evitando sempre un punto preciso del piazzale.
- Che cosa c'è di là? - gli chiese curiosa.
- Nulla di interessante- rispose lui scurendosi in volto.
- Voglio andare a vedere- insistette lei decisa incamminandosi.
Robin le afferrò un braccio con uno scatto, - No. Non è un bello spettacolo- le suggerì tentando di dissuaderla e facendole venire ancora più voglia di andare a controllare.
- Robin...- disse minacciosa fissando la mano ancora stretta attorno al suo braccio.
Lui la lasciò andare con uno scossone e si strinse nelle spalle di cattivo umore, - Molto bene, andiamo-.
Il grande angolo che fino a quel momento avevano evitato era forse la parte più affollata del luogo.
Mercanti e acquirenti contrattavano e discutevano prezzi e scambi, tutti intenti ad accaparrarsi la merce migliore.
Ciò che colpì Kiara come un pugno allo stomaco fu vedere cosa si trovasse sui palchi di legno: uomini, donne e bambini.
Era il primo mercato di schiavi che vedeva e non le stava piacendo per niente.
Guardava con occhi sbarrati i volti scavati e senza espressione di chi ormai aveva perso ogni speranza, chiedendosi come si potesse compiere una tale barbarie nei loro confronti.
Si chiese per un attimo se anche lei sarebbe stata così, se Robin non l'avesse salvata.
Rabbrividì al pensiero.
- Hai visto abbastanza? Questo posto è il simbolo della città, la massima espressione della misera condizione di questa capitale...- le disse il giovane con voce dura.
Lei si accorse di avere le lacrime agli occhi e scosse la testa con violenza cercando di scacciarle.
Abbassò lo sguardo, - Andiamo via...- sussurrò.
Il ragazzo annuì e la prese per mano avviandosi, ma fu bloccato da un mercante che andava in giro discutendo con un suo collega.
Dietro di loro videro un gruppo di giovani dai volti sporchi, rigati di lacrime, e dai vestiti vecchi.
Robin le strinse la mano con più forza e fece per proseguire.
Kiara incrociò lo sguardo azzurro di una giovane fanciulla, riconobbe un po' di sé stessa in lei e rallentò tentando di liberarsi dalla stretta al polso; avrebbe voluto aiutarla.
- Che cosa stai facendo? Dobbiamo andare- le disse il giovane assottigliando gli occhi e seguendo il suo sguardo; sembrava afflitto da un grande dolore.
- Dobbiamo andare- ripeté con voce neutra distogliendo l'attenzione.
Kiara annuì e mentre si allontanava vide che la ragazza si sporgeva verso di loro.
- Non possiamo fare niente per loro- le comunicò Robin freddo e distaccato, - Vorrei anche io, ma non passiamo- aggiunse guardandola con la coda dell'occhio.
Lei si strinse nelle spalle e lo seguì.
D'un tratto, alle loro spalle, sentirono un gran baccano.
La ragazza dagli occhi azzurri aveva tentato la fuga e stava correndo verso di loro, ma non fece in tempo a fare più di qualche metro che il suo padrone la raggiunse con un aria minacciosa.
Kiara rimase bloccata dalla scena che si stava svolgendo davanti a loro e non si accorse che Robin si era allontanato.
Vide solo una freccia piumata colpire l'uomo che stringeva la ragazza fuggitiva.
Non capì da dove fosse venuta fino a quando non si accorse dell'arco che Robin stava stringendo in pugno.
- Sei stato tu? - chiese sconvolta mentre il panico della folla impediva ai soldati di capire chi fosse stato il colpevole.
Gli schiavi si rivoltarono approfittando della confusione e contribuirono ad aumentarla.
Il ragazzo balzò in avanti per andare a recuperare la sua freccia, afferrò una mano della fanciulla e se la trascinò dietro.
- Kiara, corri!- le gridò tuffandosi nelle viuzze che scendevano verso il secondo livello.
Lei rimase immobile ancora per qualche istante a fissare la pozza di sangue scarlatto che si allargava intorno al mercante, sorda ai suoni che la avvolgevano.
Uno spintone le diede la forza di riattivare le gambe e anche lei corse in una viuzza, la prima che incontrò, sperando fosse la stessa che aveva imboccato anche il suo compagno di fuga.
Corse a perdi fiato per qualche istante, prima che una mano grande e forte, all'improvviso, la trascinante dietro un angolo.
Tentò di urlare e di divincolarsi, morse e graffiò come una belva, memore, come se l'avesse appena vissuta, della brutta avventura nella foresta.
Non voleva finire su uno dei palchi della piazza.
- Kiara!- sentì gridare.
- Kiara! Molla la presa! Mi stai facendo male!- gridò Robin agitando il braccio che lei gli aveva appena pinzato con le unghie.
- Sono io, va tutto bene- le disse massaggiandosi il graffio non appena fu libero.
Lei lo guardò con gli occhi spalancati per lo spavento e l'adrenalina.
- Tu! Mi hai spaventata- lo accusò con voce tremante.
Lui con aria dispiaciuta la guidò fino in un posto tranquillo dove ad aspettarli trovarono, altrettanto scossa, la ragazza che avevano liberato.
Robin guardò entrambe con decisione, - Le presentazioni a dopo, va bene? -.
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