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Fuoco nella notte

Fissò a lungo la foresta buia cercando di scorgere ciò che il giovane di fianco a lei sembrava vedere chiaramente.
Ad un certo punto il suo custode si alzò e si avvicinò al falò dove molti dei suoi compagni dormivano ubriachi e altri ancora cercavano di bere le ultime gocce, canticchiando e biascicando frasi senza senso. Solo quattro uomini erano sobri e parlottavano tra di loro: Stanrok, l'uomo-bambino e il suo compagno e un quarto uomo che era appena arrivato. Kiara dal bosco spostò la sua attenzione su di loro. Osservava i quattro uomini, ben visibili alla luce del fuoco, ma non riusciva a sentirne i discorsi. Lo sconosciuto la indicò e scambiò qualche parola con Stanrok, che sorrise compiaciuto. Capì che stavano definendo un prezzo per venderla e rimase sconvolta. Non voleva nemmeno pensare a quale sarebbe stato il suo futuro come schiava. Si divincolò con disperazione ma le corde erano ben strette e non potè fare altro che aspettare.
Robin li aveva appena raggiunti e sembrava preoccupato, si chiese cosa avesse scorto nel bosco ma non ebbe il tempo di farsi ulteriori domande perchè inaspettatamente il ragazzo, rapido e silenzioso, prese una coperta e la gettò sul fuoco causando oltre alla sorpresa di tutti anche il buio più assoluto. Solo la luce della luna era rimasta.
Gli occhi di Kiara si abituarono presto a quel fioco chiarore e vide distintamente il ragazzo che faceva segno di non parlare e per un lungo istante tutto parve immobile.
Poi, un urlo sconvolse quella calma irreale: -Ci hanno trovati! Ci attaccano!-.
La sentinella arrivò dal folto degli alberi e cercò di raggiungere il covo. Dalle fronde si levarono grida di battaglia, nuguli di frecce sfrecciarono sopra il bosco e un'orda di contadini, mercanti e persone armate di forconi e attrezzi da lavoro si riversò sulla collina. In poco tempo raggiunse il covo dei banditi e cominciò a far strage degli uomini ancora inebriati dall'effetto dell'alcol. Kiara guardava atterrita cercando nuovamente di liberarsi, stringeva i denti per non lasciarsi sfuggire un urlo, non aveva nessuna intenzione di finire infilzata dalla vanga di qualcuno.
Alcuni dei contadini accesero delle torce che gettarono attorno al bivacco, il terreno, che era impregnato di vino e resti degli otri dei suoi rapitori, prese fuoco. L'intero covo si illuminò a giorno e un caldo e un fumo soffocanti si levarono verso il cielo e offuscarono le stelle. Per fortuna Kiara era rimasta tagliata fuori dal luogo dove avvenivano gli scontri tra contadini e briganti ma il fuoco le si stava avvicinando terribilmente. Si divincolava e cominciava a sudare e a respirare male. Non ce l'avrebbe fatta. Fu presa dal terrore più completo e lei, lei che era sempre pronta ad affrontare con coraggio qualunque situazione, si bloccò. Rimase immobile con gli occhi sbarrati a contemplare la sua fine, a perdersi in quella danza infernale di fiamme. Per un istante balenò nella sua mente l'immagine del camino di casa sua, e l'immagine di sua madre, di Zoe. Non poteva abbandonarle, non voleva, eppure si era arresa. Chi mai avrebbe potuto sottrarla a quella fornace? Chi si sarebbe ricordato di lei in quel caos fatto di urla e di sangue?
Chiuse gli occhi. Aveva una paura folle, il suo corpo non le rispondeva più. Abbandonò la testa contro il ceppo a cui era legata e sentì le gocce di sudore correrle lungo il collo. Sentì dei passi in lontananza e li sentì avvicinarsi, una pezza umida di stoffa le agevolò il respiro. Le venne da aprire gli occhi ma si accorse di sentirsi terribilmente stanca. Qualcuno la slegò e la prese in braccio, si sentì accolta da due braccia nervose e robuste, si rifugiò al riparo del solido torace, al riparo del calmo battito cardiaco del suo salvatore. Non aveva più nessuna voglia di sapere chi fosse, voleva solo che la portasse lontano da lì che la portasse a casa. Fu invasa dalla nostalgia ma stringendo la casacca dell'uomo che la stava trasportando ritrovò il coraggio; aveva intrapreso quella strada, aveva deciso lei di andarsene dalla valle, e sempre lei aveva promesso che avrebbe trovato suo padre e che sarebbe tornata.
Non avrebbe mai smesso di lottare. Si ripromise di non cadere mai più nello stato di panico che l'aveva così irrimediabilmente bloccata.
Si aggrappò meglio e strinse tra le dita la morbida pelliccia del mantello. Le braccia che l'avvolgevano la strinsero con più forza. Sentiva chiaro il passo sicuro che la portava lontano dall'inferno che era stato il riparo dei briganti: era un'andatura rilassante cadenzata, abituata a muoversi nel bosco. Credeva di aver capito chi l'avesse salvata e sorrise nel buio. Non si addormentò, non si mosse, non diede segni di essere viva, aspettò pazientemente di arrivare a destinazione.
Quando si fermarono, venne adagiata su un letto; non si era resa conto di esser stata portata in una casa, il buio era stato sempre lo stesso, probabilmente era ancora notte. Si rigirò sulle coperte per guardare in faccia il suo salvatore e per uno strano motivo si sentì invadere dalla gioia nel vedere che si trattava di Robin.
Il giovane la osservava pensoso e preoccupato. Non le aveva ancora rivolto la parola e quindi la sorprese molto quando le sorrise e le parlò. Disse poche parole.
-Benvenuta a casa mia-.

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