A witch as a queen
Storia scritta per il concorso di Martina_Stonewall :3
Personaggi: Judette (Female Jude), Caleb, David ed altri.
Coppia: Fudoukidou (accenni Sakugenda)
Raiting: Giallo
~
In un regno lontano, il tempo scorreva in tranquillità e pace.
La dinastia degli Sharp, noti in molte nazioni, governava ormai da secoli con intelligenza e saggezza. I sovrani del regno, il re e la regina, un giorno diedero alla luce una bambina, che chiamarono Judette. Ma questa aveva un qualcosa di particolare, che la rendeva facilmente preda di accuse di ogni tipo: le sue iridi erano infatti di un colore rosso acceso, che richiamavano il fuoco e, se lo si voleva, il sangue. I genitori di ella sapevano bene che occhi del genere potevano essere considerati maledetti, anche se loro li trovavano meravigliosi. Così alla principessa vennero regalati sin da subito degli occhialini, in modo tale che non si potesse intravedere il colore dei suoi occhi.
Passarono gli anni, e la bambina divenne ormai una ragazza: indossava sempre un mantello rosso, i suoi occhialini, e teneva i capelli, dei rasta, legati in una coda alta,che ricadevano morbidi sulla base del collo. Alcuni le avevano persino chiesto la mano, ma Judette aveva sempre rifiutato tutti i pretendenti che le si erano dichiarati.
Mai nessuno scoprì il segreto dei suoi occhi.
Un giorno accadde che i genitori di lei, per questioni reali, dovettero partire per un lungo viaggio. Il controllo del regno fu quindi affidato momentaneamente alla principessa, la quale, diligente com'era, si prese le sue responsabilità ed accettò l'incarico. Molti nobili però, erano contrari sul fatto di lasciar governare una ragazza inesperta, ma successivamente dovettero ricredersi a causa delle sue ottime doti, ed accettarono di buon grado la scelta dei suoi genitori.
~Skip time~
Caleb, a sentir quella notizia, sputò l'acqua che stava bevendo addosso alla persona che stava pazientemente di fronte a lui.
"Un cambio di guardia?? Ma sei serio??"
"Mai stato così serio." rispose Joe, asciugandosi la faccia dall'innaffiatura del suo migliore amico.
"Che rottura di palle! E a chi dovrei fare da mammina?" sbottò il castano, riprendendo a bere l'acqua dal bicchiere. L'arancio si preparò psicologicamente alla reazione, che giá immaginava, dell'amico.
"Alla principessa..."
Caleb risputò l'acqua, sempre addosso a Joe.
"...Judette." concluse quello con un sospiro, asciugandosi di nuovo la faccia bagnata.
"Stai scherzando vero?? A chi cazzo è venuta in mente di fare una cosa del genere??? A quei nobili schifosi??" riprese Caleb, alzandosi di scatto dalla sedia su cui era seduto.
"Ti ripeto che no, non sto scherzando e sì, sono stati loro." il suo sguardo si incupì, mentre proseguiva.
"Da quando quell'assassino è riuscito ad evadere, vogliono aumentare ovunque la sicurezza. E dato che i genitori della principessa non sono ancora tornati-"
"Non me ne frega niente." ringhiò il castano in risposta.
"Non ho nessuna intenzione di sacrificare la mia vita per quella viziata. Da quando è al comando, crede di essere una regina. È antipatica come lo schifo e vuole sempre avere ragione. Non smette di dare ordini ed è una di quelle classiche perfettine so-tutto-io!" disse, imperterrito, posando malamente il bicchiere d'acqua ormai finito sul tavolo.
"Ed inoltre va sempre in giro con quello stupido mantello e quei...quei cosi! Ma dico io, una così ti sembra normale?"
Joe gli rivolse uno di quelli sguardi di chi la sa lunga e gli rispose.
"Amico, non lo hai deciso tu e sai che non potrai comunque farlo." Caleb stette in silenzio, permettendo all'arancio di continuare.
"Credi che sceglierebbero la guardia reale della principessa così superficialmente? Io non credo."
I due si guardano, e il castano capì dove volesse arrivare.
"Ti hanno scelto perché sei il migliore Caleb."
Questo, dopo qualche secondo di silenzio, si stiracchiò le braccia e riprese la sua spada.
"Che seccatura." rispose, per poi cominciare ad uscire dalla cantina nella quale si erano incontrati lui e Joe, ma si fermò sulla soglia, dando cosí le spalle all'amico.
"E tu? Che farai?"
"Solita routine di pattuglia, ma mi hanno spostato all'interno del castello. Pensa al lato positivo del tuo incarico, ci beccheremo in giro più spesso." ghignò Joe.
Caleb ghignò a sua volta, e dopo aver salutato l'amico, si incamminò verso la sala del trono.
~
Tcz. To' guarda cosa mi tocca fare...
Una volta arrivato all'entrata della grande sala, il castano notò che Judette stava parlando con un nobile, indicando vari fogli che quello aveva in mano: notò anche un ragazzo dai capelli azzurri ed una benda sull'occhio di fianco a lei, che raramente interveniva nella discussione. Caleb non se lo spiegò, ma a quella vista sentì una stretta al petto e una rabbia immotivata nei confronti di quel ragazzo: non lo capiva proprio il motivo di quella sensazione, soprattutto perché quel tizio lo conosceva, anche se gli stava antipatico.
Decise quindi di avanzare verso i tre, e nello stesso momento in cui arrivò di fronte alla principessa e al ragazzo, il nobile se ne andò in fretta e furia, borbottando parole poche carine. Il castano si rivolse alla ragazza, la quale aveva lo sguardo puntato su di lui.
"Be'...spero di non aver interrotto niente di troppo importante, altezza." disse, marcando aspramente l'ultima parola.
"Volevo solo informarti che da ora in poi sarò la tua nuova guardia reale, che ti piaccia o no. Detto questo, tolgo il disturbo." lanciò un'occhiataccia al ragazzo con la benda, ma prima che potesse andarsene, questo gli rispose.
"Non credi sia meglio presentarsi prima di girare i tacchi, Stonewall?" disse, con disprezzo.
Il castano si girò verso di lui.
"Samford...quale dispiacere reincontrarti qui. Spero che tu ti diverta a stare con la tua amichetta qui presente." ghignò, vittorioso, mentre l'altro digrignava i denti ed avanzava verso di lui.
"Tu, brutto figlio di-"
"David smettila, non serve." intervenne Judette, bloccandolo con una mano.
"Ma Judette lui-"
"Non ti preoccupare, va bene." gli rispose, per poi sorridergli dolcemente. L'azzurro a quella vista si tranquillizzò e sorrise a sua volta. Vedendo quella scena, invece, a Caleb salì il voltastomaco: strinse i pugni, nascosti nelle tasche. Ma quei due non potevano aspettare di essere soli per scambiarsi quelle effusioni di affetto?
Stava per commentare la scena, ma David fu più veloce.
"Vi lascio fare conoscenza allora..." disse, stupendo non poco il castano. L'azzurro si avviò verso l'uscita, non prima di essersi fermato di fianco a Caleb.
"Guai a te Stonewall." ringhiò, seppur a bassa voce, per poi dare una spallata volontaria a Caleb e lasciare così lui e la rasta da soli nella stanza del trono.
"Ti chiedo di perdonarlo. A volte è troppo protettivo." ridacchiò la principessa, cercando di smorzare la tensione.
"Tcz. Quel pirata da strapazzo può fare quello che vuole, non mi interessa."
A quelle parole lo sguardo della principessa si indurí.
"Vedi comunque di trattarlo bene. È chiaro?" disse, per poi incamminarsi verso un'ala laterale che dava accesso ad un corridoio, facendo cenno alla guardia di seguirlo. Caleb sbuffò irritato, percependo di nuovo quella fastidiosa sensazione al petto. Ma scelse comunque di seguire Judette nel corridoio.
~
Stavano andando in una parte del castello che il castano non aveva mai visitato. O meglio, sì, l'aveva fatto, ma se la ricordava a malapena: non era quella la sua solita zona di pattuglia, ma ora che era diventato la guardia reale della principessa, doveva seguirla sempre se lei lo voleva. A questi pensieri Caleb sbuffò nuovamente, facendo fermare la rasta che camminava di fronte a lui.
"Ti stai annoiando così tanto?" chiese, quasi con astio.
"E anche se fosse? Sei noiosa." disse il castano, grattandosi distrattamente un orecchio.
"Non fai mai niente di interessante o divertente: mi viene spontaneo considerarti tale, altezza." di nuovo, la guardia calcò l'ultima parola con disprezzo. Lei lo guardò accigliata.
"Non siamo nella situazione di litigare...e comunque sia, devi comunque fare quello che ti dico, che ti piaccia o no." ribatté, ghignando un poco. Caleb digrignò i denti: l'aveva notata, la presa in giro che aveva utilizzato per deriderlo, ripetendo le sue stesse parole.
Ma chi si crede di essere? pensò, ma, stranamente, non lo disse ad alta voce.
Ricominciarono a camminare, questa volta uno di fianco all'altra, in silenzio. Dopo un po', Caleb spezzò il ghiaccio.
"Che rapporto c'è tra te e Samford?"
Judette lo guardò, senza fermarsi, ed abbozzò un sorriso.
"Perché ti interessa così tanto?" chiese divertita.
"Te l'ho detto, sei noiosa: se dobbiamo stare appiccicati 24 ore su 24 pretendo di conoscerti meglio." rispose, con tono scontroso.
Bugia, pensò.
In realtà, infatti, il motivo per il quale le avesse chiesto quella domanda non lo sapeva neanche lui. Semplicemente non gli andava a genio il fatto che qualcuno fosse così in confidenza con la rasta.
Non lo sopportava.
"È il mio migliore amico da quando eravamo piccoli: è normale che passiamo molto tempo insieme."
Caleb non la guardò e non le rispose neanche: stava pensando ad un modo per uccidere quel pirata. Non sapeva però il perché di questo istinto omicida.
La principessa ridacchiò, attirando così lo sguardo di Caleb.
"Non hai una bella espressione." disse.
"Tcz. E a te che importa?"
"Dico solo che sembri star pensando molto."
"E con questo? Qualche problema?"
Judette stette un po' in silenzio, per poi fermarsi davanti ad una porta: erano arrivati a destinazione.
"No, nessun problema." rispose, afferrando la maniglia della porta.
"E comunque...non potrei mai piacere a David." aggiunse, lievemente divertita.
"E perché mai?" domandò Caleb.
La principessa si voltò, offrendo un sorrisetto al castano.
"Perché lui ha già adocchiato qualcun'altro." rispose, enigmatica.
Caleb non riuscì a decifrare il suo tono di voce: v'era malizia? Divertimento? O lo stava solo prendendo in giro?
Scosse la testa, come a voler cacciare quei pensieri, e seguì la rasta che, nel frattempo, era già entrata nella stanza.
~
Una biblioteca. Un'enorme, immisurabile, biblioteca: era lì che la principessa aveva portato il castano. E a giudicare da come osservava i libri situati con cura sopra ogni scaffale, si capiva che ne era piuttosto appassionata.
Ora erano davanti ad un tavolo, con una mappa del regno e del castello, che argomentavano sui vari passaggi e scorciatoie da utilizzare.
"Ti ripeto che non ha senso!" sbottò Caleb. Stavano discutendo su un preciso corridoio sotterraneo: la guardia sosteneva che fosse il più pratico da utilizzare in caso di emergenza, mentre la rasta lo contraddiva, dicendo che fosse troppo poco utilizzabile.
"Ma porca-!" sospirò Caleb, trattenendosi.
"Ma cosa?" chiese Judette, irritata dal comportamento del ragazzo.
Caleb esplose.
"Ma sei cieca o cosa, NON VEDI CHE È IL PIÙ VELOCE?!?" le urlò contro.
Litigarono su questo per ancora un quarto d'ora fin quando la rasta, dopo un ulteriore ostinazione del castano, prese in mano la mappa e la studiò attentamente.
"Hai ragione." disse infine, neutra, distogliendo lo sguardo.
Caleb la guardò incredulo.
"Cosa?"
"Ho detto che hai ragione. Fine."
L'altro la osservò attentamente: sembrava quasi...delusa?
Infatti, alla principessa diede parecchio fastidio il fatto che fosse in torto. Si era sempre considerata una ragazza intellettuale, e il non avere ragione non era ammesso nei suoi errori. Dopotutto stava governando, anche se momentaneamente, un intero regno: sbagliare una decisione o un provvedimento poteva essere fatale.
Capendo questo, Caleb ghignò senza vergogna, assaporando il gusto della vittoria nei confronti della rasta.
"È fastidio quello che le leggo in faccia, altezza?" la derise, calcando per la terza volta sull'ultima parola. Quella lo guardò male, per poi avanzare qualche passo in avanti, dando così le spalle al ragazzo, per poi incrociare le braccia al petto.
"Capita a tutti di sbagliare. Non c'è altro da dire." rispose, fredda.
Caleb continuò a ghignare, cominciando a divertirsi, e, senza farsi sentire, si avvicinò piano alla principessa.
"Vorrei poterti dire che hai ragione, ma ti sbagli anche qui." disse canzonatorio, facendosi lentamente sempre più vicino.
Uno sbuffo da parte della ragazza, una frazione di secondo, e Caleb la colse di sorpresa, facendola voltare prendendole il polso, e facendola appoggiare non molto delicatamente al muro lì vicino. Poteva scorgerli, in quel momento, anche se coperti dagli occhialini, i suoi occhi pieni di confusione e smarrimento.
"Tu-"
"Ti da fastidio, vero?" la interruppe, sempre ghignando, ricalcando la dose mentre si avvicinava al suo volto.
"Darebbe fastidio anche a me." le sussurrò, direttamente nel suo orecchio. Judette venne percossa da un brivido lungo la spina dorsale, mentre arrossiva lievemente, cosa che però non sfuggì a Caleb, facendosi scappare una risata di scherno.
"Oh, adesso siamo anche imbarazzate?"
"Stai zitto."
"Non voglio." ghignò lui serafico.
"Vedi di provvedere allora." gli rispose acida, cercando di non incrociare il suo sguardo.
Invano, poiché il castano le prese il mento con due dita e la costrinse a guardarlo negli occhi. Forse non si stava comportando proprio da gentiluomo, ma non gliene sarebbe potuto importare di meno.
"Perché porti sempre questi binocoli?" le domandò, a bruciapelo. Judette, sempre intrappolata tra il muro e la guardia, ebbe un lieve sussulto, non aspettandosi quella domanda. La sua voce si fece più esitante, mentre abbassava lo sguardo.
"Per...per vari motivi."
"Validi?"
"Molto."
Caleb sbuffò, non sapendo se essere divertito o irritato da quella risposta.
"Tcz, manco fosse una questione di vita o di-"
"Lo è!" gli urlò contro la rasta, facendo stupire il castano.
"È quello che ancora non hai capito! Nessuno lo ha capito!" Caleb sciolse la presa al polso della ragazza, e si allontanò un poco, sia per permetterle di sfogarsi sia perché aveva capito che stava parlando seriamente.
La ragazza riprese a parlare, massaggiandosi il polso.
"Tutti che mi chiedono questa cosa, ogni singolo giorno! Ma se lo faccio ci sarà un motivo, non credi?! Ci saranno dei motivi validi, no??" gli gridò contro, cercando di soffocare i ricordi che le erano tornati alla mente, con scarsi risultati. Infatti, una lacrima traditrice e solitaria le solcò la guancia, ma la rasta la asciugò velocemente con il palmo della mano. Successivamente prese un profondo respiro, tremante, per cercare di calmarsi. Caleb non seppe come reagire: non riusciva ad essere molto empatico con le persone, e consolarle non era di sicuro il suo forte.
"Hey...va bene...io non-"
"No tranquillo, non è colpa tua." lo rincuorò, tirando su con il naso. Dopodiché disse una cosa che lasciò piuttosto confusa la guardia.
"Promettimi... promettimi di non dirlo a nessuno."
Caleb la guardò stranito.
"Cosa?"
"Quello che sto per dirti e farti vedere. Non devi dirlo a nessuno." disse, con voce spezzata, come se stesse lottando per trattenere le lacrime.
"Si...va bene." Caleb si morse il labbro, preoccupato: quella situazione non gli stava piacendo per niente.
Dopo essersi assicurata che nessuno fosse lì con loro, Judette inspirò profondamente, per poi, lentamente, togliersi gli occhialini. All'inizio li tenne chiusi, ma poi aprì gli occhi, guardando in faccia il castano.
Caleb sussultò: rossi. I suoi occhi erano rossi acceso, quasi sanguignei. La guardia credette di non aver mai visto niente di più bello e raro in tutta la sua vita. Ma capì subito la preoccupazione della principessa: a causa di quel colore infatti, molti avrebbero potuto accusarla di stregoneria. E lui sapeva fin troppo bene qual'era la pena per coloro che erano sotto queste accuse.
Il rogo, pensò, mentre gli si rivoltava lo stomaco. Adesso temeva davvero per l'incolumità della ragazza.
"Nessuno...lo ha mai scoperto. Fin da quando ero piccola, i miei genitori mi diedero questi occhialini perché sapevano come sarebbe potuta andare a finire, e da lì ho sempre prestato molta attenzione. Ma da quando i miei non sono qui...ne presto molta di più." spiegò lei.
"Anche se..." sussurrò la ragazza, venendo però tradita da un singhiozzo, a cui seguirono lacrime di pianto che, copiose, decisero di scendere dai suoi occhi. E se Caleb prima era preoccupato, a quella vista andò letteralmente in panico. Non sapeva come doveva comportarsi e si sentiva impotente. E si odiava per questo.
"Loro...loro-!" riuscì a dire la ragazza, tra un singhiozzo e l'altro.
"Loro sono morti!" gridò, non riuscendo a smettere di piangere, facendo così percepire al castano tutto il dolore che in quel momento provava. A questo si trafisse il petto, percependo una forte fitta di tristezza: d'altronde, non si aspettava certo una notizia simile. Senza pensarci due volte, decise di seguire l'istinto e, delicatamente, abbracciò la ragazza che, sofferente, ricambiò subito, sentendosi compresa e protetta. Caleb si rese conto che la sua divisa si stava bagnando a causa delle lacrime della principessa, ma non gliene importava niente: quello che realmente gli importava, in quel momento, era far sentire al sicuro la rasta, anche perché tremava, in preda agli spasmi del pianto, e se la strinse di più al petto, accarezzandole piano i capelli per farla calmare.
Restarono così per ciò che sembrò un'eternità, e alla fine sciolsero l'abbraccio, anche se non completamente, poiché Caleb aveva ancora le sue mani poggiate sulle spalle di Judette.
"Scusa..." disse lei, asciugandosi con le maniche della maglia gli ultimi rimasugli di lacrime.
"Non dirlo neanche per scherzo: hai fatto bene." le rispose, nel tono più dolce che potesse utilizzare.
"Piuttosto...quando è successo?" chiese, mantenendo sempre un tono di voce che potesse tranquillizzare maggiormente la ragazza.
"Poco meno di 2 mesi fa..." rispose, con un sussurro.
Caleb sgranò gli occhi, incredulo: si era davvero tenuta dentro tutto quel dolore per tutto quel tempo?
"Perché non l'hai detto prima? Andava bene chiunque, persino il pirata!" sbottò, cercando di tirarle su il morale. A quanto pare ci riuscì, perché la rasta ridacchiò leggermente, riscaldando un poco il cuore della guardia.
"Non ne ho avuto il tempo...ero troppa focalizzata a realizzare la notizia...e...ad assumermene le conseguenze..." disse, facendo capire a Caleb la verità che aveva nascosto a tutti.
"Tu...sei e sei stata regina per due mesi..." constatò, quasi incredulo: non riusciva a credere a quanto bene fosse riuscita a mascherare il dolore e il peso delle responsabilità. Doveva essere stato terribile.
Judette annuì, confermando il tutto.
"È così. Sono la regina. Però...lo sai anche tu che resto comunque facilmente accusabile..."
"Tu non capisci! Tu devi-"
"Nessuno vuole una strega come regina Caleb...questa è la realtà." disse, in tono triste. Caleb, a quelle parole, strinse di più la presa sulle spalle della rasta.
"Tutte stronzate! Tu non sei una strega o chissà che cosa! Sei semplicemente tu! E se la gente non riesce a capirlo, non è degna di essere governata da una fottutamente forte come te, hai capito???" sputò fuori, tutto d'un fiato, senza neanche aver pensato alle parole da dire. Judette sgranò gli occhi, stupita, per poi sorridere.
"Grazie." sussurrò, con il sorriso sempre sul volto. E Caleb notò che, in quel sorriso e in quello sguardo, non c'era l'amore fraterno che rivolgeva a David, ma un qualcosa di più, che fecero capire al castano ciò che si era continuamente rifiutato di credere. Così, senza ma né se, prese il viso della sua ormai regina, e ne baciò le labbra, assaporandone il gusto dolce e speziato. La rasta, d'altro canto, se all'inizio era confusa, incominciò poi a ricambiare ed approfondire il bacio, rendendo Caleb più felice che mai.
Il bacio, diventato passionale, continuò per parecchi minuti, interrotto solo da brevi pause per riprendere fiato: esso stava trasmettendo ad entrambi tutte le emozioni che, tutte e due, avevano celato per troppo tempo. Alla fine si staccarono definitivamente, e Judette, rossa in viso, poggiò una mano sulla propria bocca, distogliendo lo sguardo, imbarazzata: era il suo primo bacio, ma lo era anche per Caleb.
"Quindi...ora...cosa siamo?" chiese la regina.
"Uhm non saprei." rispose Caleb, sarcastico. La rasta mise su un broncio, e lui, roteando gli occhi, prese la mano di Judette nella sua, per poi intrecciarne le dita.
"Posso essere il tuo re?" chiese spavaldo, ghignando.
La ragazza annuì, felicissima, e lo abbracciò di slancio, baciandolo anche sulla guancia, facendo ridacchiare il castano.
~
I due, usciti dalla biblioteca, si separano per varie faccende che ognuno di loro doveva svolgere, per poi darsi appuntamento un'ora dopo nello stesso luogo, giusto per passare più tempo insieme.
Caleb andò da Joe, mentre Judette decise che, per una volta, si poteva concedere un bagno caldo nelle terme reali: doveva pensare per affrontare la questione "nuova regina".
Aveva paura: sia di come si sarebbe potuta evolvere la cosa sia come le persone l'avrebbero potuta prendere. Sperava con tutto il cuore in una reazione positiva, e non nella pena di morte.
~
"Mi stai dicendo che ti sei sbaciucchiato la principessa nella biblioteca??" domandò Joe, incredulo.
"Amico ma tu-"
"Si si, alla fine non era odio ma amore e blah blah blah, contento? Avevi ragione." rispose il castano, incrociando le braccia al petto.
"Non so che dire. Non me lo aspettavo di certo." ghignò Joe, per poi riprendere.
"Quindi ora...state...tipo insieme?"
"Sì, lo siamo."
Joe fischiò.
"Bello, diventerai re! Non dimenticarti di darmi gli adeguati onori per averti aperto gli occhi." ridacchiò. Per tutta risposta, ricevette un pugno sul braccio da parte di Caleb.
"Ovvio che non lo farò, idiota." rispose, facendogli la linguaccia.
"Ti voglio bene anch'io." disse il leone, sempre più divertito.
La guardia lo osservò bene, per poi ghignare anche lui, senza vergogna, notando un particolare sul suo volto.
"Anche tu ti sei dato da fare, né?"
L'amico lo guardò confuso.
"Di cosa stai parlando?"
"Oh, ma di questo." disse, indicandosi poi la guancia.
Joe si toccò il punto indicatogli, ed intuì che Caleb aveva capito qualcosa.
Infatti su di essa v'era un lieve segno rosso, quasi qualcuno lo avesse morso.
"Diciamo di sì." rispose, mordendosi il labbro inferiore al ricordo.
"Chi è?" domandò Caleb, incuriosito su chi avesse potuto attirare l'attenzione del suo migliore amico.
"..."
"...Allora?"
"...è David." disse, ghignando non poco.
"Tcz... immaginavo...lo guardavi sempre di soppiatto quando passava..."
"Eh...a mia discolpa posso dire che aveva proprio un bel cu-"
"Tranquillo che lui faceva la stessa identica cosa." lo interruppe il castano. Joe sembrò stupito.
"Come?..."
"Me lo ha accennato Judette. Aveva detto che il pirata aveva adocchiato qualcuno da un po' di tempo."
"Ah. Bè, meglio così." disse, per poi sorridere. E Caleb, contagiato, sorrise a sua volta.
~
Judette aveva appena finito di vestirsi, dopo essere uscita dalle terme. Per quanto avesse pensato, non aveva trovato una soluzione al suo problema. Decise che ne avrebbe parlato più tardi sia con Caleb sia con David. Su quest'ultimo si chiese perché non lo avesse visto in giro. Forse, pensò, era riuscito a dichiararsi all'arancio, forse venendo anche ricambiato. A quel pensiero sorrise, felice di pensare che il suo migliore amico fosse riuscito a conquistare la sua cotta. Ma quella pace non durò per molto.
"Non ci si vede da un po', vero...regina?"
Judette spalancò gli occhi, non ancora coperti dagli occhialini, per poi voltarsi indietro. Alla vista di colui che le si parava di fronte, le si gelò il sangue.
Ray Dark, aka l'assassino evaso, era lì, con un cappuccio nero calato sul volto, con in mano una mannaia ancora sporca di sangue, ormai secco: e la rasta, paralizzata dal terrore, sapeva fin troppo bene a chi apparteneva quel liquido rosso.
"Il gatto ti ha mangiato la lingua?" ridacchiò l'uomo, sadico, per poi avvicinarsi l'arma al viso, osservando con malsana soddisfazione il sangue rappreso su di essa.
"I tuoi genitori...erano dei guastafeste." ringhiò, cambiando subito umore, digrignando i denti.
"E tu lo sei ancora di più...anche se non me lo spiego..."
La ragazza cercò di allontanarsi indietreggiando, ma finì contro il muro, mentre l'assassino, lentamente, si avvicinava a lei.
"Quindi...addio, regina dei miei stivali!" esclamò lui, alzando di colpo la mannaia e minacciando di colpire la rasta con essa.
Questa, aspettandosi l'impatto con la lama, chiuse di scatto gli occhi e si coprì la testa con le braccia, cercando di non piangere.
Ma tutto quello che percepì fu il rumore di qualcosa che colpiva l'assassino, seguito prima da un gemito di dolore e poi il silenzio.
Judette, spaventata, aprì gli occhi, per poi ritrovarsi un Dark svenuto, sul pavimento, con dietro David che brandiva una sedia, che aveva usato per colpire l'assassino. La lasciò cadere subito al suolo per poi raggiungere la rasta, prendendola per mano, incominciando a correre verso l'uscita.
"Devi andare via da qua! E subito!"
~
Caleb non si ricordava bene che cosa fosse successo. Un attimo prima parlava con Joe camminando nei corridoi, tranquillo, per poi vedere in lontananza il pirata che schizzava verso di loro, tenendo per mano una Judette piuttosto pallida: sembrava uno zombie.
La guardia sgranò gli occhi, mentre il battito cardiaco accelerava: aveva immaginato che fosse stato l'assassino ad uccidere i genitori della ragazza, ma non si aspettava certo di trovarlo qui. Anche Joe sembrava piuttosto preoccupato, mentre entrambi incominciarono a correre verso i due.
"Come cazzo ha fatto ad entrare senza essere visto?!?" esclamò Caleb, in preda alla rabbia. David, che li aveva ormai raggiunti, spinse la rasta verso Caleb, in un gesto di protezione.
"Dovete sbrigarvi ad uscire! Dovete portarla-!" non riuscì a finire la frase, che un coltello gli trapassò il petto, macchiandolo subito di sangue, mentre lui riuscì a sussurare solo una parola, per poi svenire a terra, privo di sensi.
"...vi...a..." e cadde al suolo, macchiandolo di rosso.
Un urlo di Joe che chiamava il suo nome gelò l'aria, mentre questo si inginocchiava verso di lui, cercando di togliere l'arma dal petto senza ferirlo ulteriormente.
Judette, se possibile, divenne ancora più pallida e sgranò gli occhi, coprendosi la bocca con le mani, mentre Caleb, anche lui sconvolto, iniziò a correre indietro.
"Via da qui!" gridò.
"Caleb! Porta via anche David! Subito!" urlò l'arancio in risposta, gli occhi felini e inniettati di sangue, i canini in evidenza: era incazzato nero.
Il castano si sbrigó ad annuire, eseguendo l'ordine dell'amico, prendendo David in braccio, iniziando poi a correre verso l'infermeria seguito dalla rasta.
Il leone, vedendoli allontare, prese il coltello che aveva ferito il suo pirata, mentre un ringhio sommesso gli uscì dalla gola, notando che l'assassino era lì, a 10 metri da lui, che ghignava soddisfatto, facendo roteare piano la mannaia.
"A noi due, figlio di puttana!" gli urlò contro, per poi scagliarsi verso di lui ad una velocità disumana: i due iniziarono a combattere.
~
Avevano portato David in infermeria: Camie, l'infermiera più esperta che era lì, sgranò gli occhi alla vista delle condizioni del ragazzo, per poi iniziare a dettare ordini.
Caleb e Judette erano fuori dalla stanza, il primo che cercava di calmare, anche in minima parte, la seconda che, in preda al terrore di ciò che era appena successo, aveva incominciato a tremare, faticando a respirare: non voleva perdere anche David. Non doveva perderlo. Era stato già abbastanza difficile aver realizzato la morte dei suoi genitori per colpa di quell'uomo, e non voleva assolutamente un'altra vittima a lei cara. Il castano, intuendo i suoi pensieri, l'abbracciò stretta, come aveva fatto in biblioteca, per dirle, senza parlare, che lui era lì. Che sarebbe andato tutto bene, che David ce l'avrebbe fatta e che Joe sarebbe riuscito a vincere.
"Va tutto bene." le sussurrò, dolcemente.
"C-Caleb...io non voglio perdere anche lui..." singhiozzò.
"Non voglio perdere Joe...non voglio perdere te..." disse, in un sussurro. Caleb la guardò dritto nei suoi occhi rubini, privi di occhialini, quasi sull'orlo delle lacrime. La baciò, senza preavviso, con una dolcezza che non era comune nella guardia. Le voleva trasmettere sicurezza, la voleva veder sorridere. Voleva ritornare a vedere la regina forte e tenace di cui si era innamorato. Lui capiva come si dovesse sentire la rasta: quand'era piccolo, dopo che il padre abbandonò la famiglia, anche sua madre morì per colpa di quell'uomo. Non c'era giorno in cui non se ne ricordava. La rasta lo capì, lo sentì, attraverso quel dolce bacio, il dolore che anche Caleb aveva provato e che continuava a provare. Quando si staccarono, Judette lo guardò con un'espressione dispiaciuta.
"Mi dispiace."sussurrò, accarezzando la guancia della guardia.
"Scommetto che era forte come te..." aggiunse, per poi sorridere dolcemente. Il castano si limitò ad annuire, ricambiando il sorriso. Il momento venne interrotto da Camie, che uscì dall'infermiera.
"Scusatemi, non volevo interrompervi. Volevo solo dirvi che il vostro amico è sano e salvo." sorrise, per poi riprendere.
"L'emorragia si è fermata e adesso sta bene. Ha solo bisogno di riposare."
A quella notizia, i due si guardarono, felici di sapere che David stesse bene.
Ma i loro sguardi si incupirono quando videro Joe, con una mannaia in una mano e un coltello nell'altra, raggiungerli lentamente, con tutto il corpo ricoperto da tagli che sanguinavano: ma la sua espressione non era sofferente, bensì quasi spenta.
"Ho ammazzato il bastardo. Spero che ora si trovi all'inferno." ringhiò. In quello stato incuteva paura, tanto che l'infermiera quasi non tremò alla vista.
"L-lei deve farsi curare! Immediatamente!" riuscì a dire.
"Sto bene. Dov'è lui?" disse, freddo.
"David sta bene. È vivo e vegeto. Ha solo bisogno di riposare." gli rispose Judette. A quelle parole, il leone si sedette a terra, cacciando un sospiro di sollievo.
"Grazie al cielo..."
~Skip time~
Era tutto finito. David era ritornato in piena forma, con grande felicità di tutti. Venne poi compiuto un veloce funerale per Dark, dove si seppellì il corpo. Mancava solo una cosa da fare, e Judette era nel panico, sotto gli sguardi divertiti dei suoi amici e del suo ragazzo.
"No, non ce la posso fare. Che succede se non mi accettano? Se mi mandano al rog-"
"Judette, non è da te andare nel panico. Rilassati, e vedrai che andrà tutto bene." la rassicurò David.
"Il pirata ha ragione, e poi ci sarò anch'io con te." disse Caleb, ghignando.
"Andrai alla grande." la incoraggiò Joe, sorridendo.
Lei annuì, prendendo un respiro profondo e la mano del castano.
I quattro uscirono sul balcone, dove sottostante ad esso la folla era riunita.
Alla vista della regina senza occhialini, essa bisbigliò, per poi venir fatta tacere dalle sue parole.
Lei spiegò tutto: della morte dei suoi genitori, dei suoi occhi e del resto.
Quando finì di parlare, si sentì solo silenzio per vari minuti. In seguito però, il popolo esplose in un grido di approvazione.
"Viva la regina Judette!" diceva.
Caleb guardò la rasta: era felicissima.
Lei ricambiò, raggiante, guardando i suoi amici. David sorrideva come un matto, così come Joe: poi, chissà perché, il primo afferrò il secondo per il colletto, coinvolgendolo in un bacio. Caleb seguì il loro esempio e, davanti a tutti, baciò la sua regina, incurante dei fischi e delle esclamazioni che esso scatenò.
Fine
Autrice's space:
Non ci credo.
L'HO FINITA! Spero per te, Marty, che la storia ti sia piaciuta! È un po' lunghetta però... vabbè 😂
Spero vivamente che ti (vi) piaccia!😆
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