5. Il matrimonio combinato
Shadee 20 anni – Evianne 16 anni
Spinarupe
Nei quattro anni successivi Jaja torna spesso a Reggia Blu, ma lo fa solo per litigare con il re. Shadee sognava di svincolarsi dall'ombra di suo fratello e di riuscire a ritagliarsi un po' di tempo per imparare a conoscersi – qual è il suo dolce preferito, come se la caverebbe con la musica, che suono avrebbe la sua risata se non fosse costretto a imitare quella di un altro – ma la verità è che quando è lontano Jaja gli manca. È come se con la sua partenza lo avesse gettato in mare in un punto aperto e lo avesse lasciato ad affogare in un oceano che non conosce orizzonte.
Un tardo pomeriggio di primavera, Shadee va a visitare la tomba di sua madre. Il re le ha costruito un piccolo padiglione all'interno dell'aranceto per permetterle di riposare in un luogo che amava. Jaja è tornato da Fortezza Diaspro da meno di una settimana e la tensione a Reggia Blu è alle stelle.
«Sapevo di trovarti qui!» Suo fratello lo raggiunge con il fiato grosso. Indossa una lunga tunica color avorio che sfiora i sandali, non i soliti pantaloni larghi e la casacca della casata, non il mantello corto con i bottoni di madreperla e il cappuccio di spilli. Ha un sacco in spalla, una vecchia bisaccia che odora di partenza.
Shadee storce il naso senza nascondere la sua delusione. «Sei appena arrivato. Non dirmi che te ne vai.»
Jaja si scrolla una spalla. Porta i capelli lunghi adesso, arrivano alla base del collo e gli conferiscono un'aria selvaggia. «Colpa di tuo padre, fratellino! Tu non sai l'ultima che si è inventato! Si è messo in testa di farmi sposare una donna. A me!» Una smorfia schifata gli attraversa le labbra sottili. «Non ho trovato nemmeno la forza di protestare, me ne sono solo andato dal suo studio sbattendo la porta. Temo di essere rimasto qui troppo a lungo!»
Sembrerebbe una lite come tante altre, eppure c'è qualcosa di diverso in lui, le pupille sono bagnate e il pomo di Adamo vibra come se stesse cercando di imprigionare il pianto.
Jaja accende una barretta di incenso e la deposita ai piedi del padiglione di marmo, davanti alla statua che raffigura la regina. «Prima di partire sono venuto a salutare la mamma e a dirti che mi dispiace.»
Shadee non capisce perché sia così triste. «Puoi parlare in modo normale? Senza i tuoi soliti indovinelli?»
«Più normale di così! Hai vent'anni, dovrebbe esserti tutto chiaro a questo punto, o no?»
No. Shadee non sta capendo nulla, un po' come quando erano piccoli e Jaja gli insegnava a giocare alle trottole, gli parlava delle leggende antiche e del dio Zeme da cui discendono. A lui sfuggiva la maggior parte delle sue rivelazioni, ma non lo ammetteva per paura di fare la figura dello sciocco.
«Possiamo restare qui?» gli chiede Jaja. «Noi due e la mamma, soltanto questa notte?»
Si siede sullo scalino di pietra che dà accesso al padiglione, accanto alla statua della regina. Il dondolo sarebbe più comodo, ma vuole restare vicino alla famiglia che ama e allora abbraccia le ginocchia della scultura, come se dietro alla pietra si nascondesse la madre.
Shadee si sistema accanto a lui e lascia cadere la testa sulla spalla del fratello come faceva quando era piccolo. Visti da vicino, non si assomigliano troppo. Shadee ha la pelle di una gradazione più chiara, i lineamenti dolci e gli zigomi alti. Per un assurdo scherzo del destino, è stato Jaja a ereditare i tratti rigidi di un padre che non sopporta, le labbra dal taglio severo, il volto spigoloso, le sopracciglia folte che gli conferiscono un'aria corrucciata.
«Lo sai che ti amo, Shadee?» La voce di Jaja arriva soffusa, sembra provenire da una dimensione lontana. «Non è tanto per dire, sei stato la parte migliore di questa vita, l'unico motivo per cui ho sopportato tanto.»
Shadee sente un brivido risalire lungo la colonna vertebrale. «Perché me lo stai dicendo?»
Jaja non gli risponde. Non è più il bambino con cui Shadee è cresciuto. Da anni non giocano alle trottole e non sgattaiolano dalle loro stanze di notte, eppure in quel momento gli sembra di avere fatto un balzo indietro nel tempo e di essere tornato con lui sui tetti di Reggia Blu per guardare insieme le stelle.
Jaja si scosta una ciocca nera dalla fronte, mette in bella vista una ruga che sa di troppi pensieri. «Sei così diverso da me!»
«È da quando ho quattro anni che studio per essere la tua ombra. Nostro padre ne sarebbe deluso.»
«Il mondo non ruota attorno a lui. È solo un uomo come lo sono tanti, ma compie l'errore di credersi il padrone dell'intero mondo e sbaglia. Sbaglia a ogni respiro e a ogni scelta.» Jaja contrae la mascella, è furioso, forse perché sta ripensando al matrimonio combinato di cui parlava prima. «Ricordi cosa ti ho detto quando ti ho raccontato la storia di Luva?»
«Hai detto molte cose.»
«Che tu sei più di questo e che ognuno ha il diritto di scegliere. Io...» Il cielo si sta scurendo. Le ancelle sono già accorse ad accendere le lanterne dell'aranceto, hanno ignorato i due principi che riposano davanti alla tomba della regina. «So che sono egoista e so che adesso non capirai, ma spero che un giorno riuscirai a non odiarmi.»
«Se non ti ho odiato quando mi hai costretto a mangiare le lumache della vecchia Liza per una settimana, non vedo come potrei farlo in futuro!»
Si aspetta una battuta di rimando per alleggerire la tensione, ma Jaja è già volato lontano con la mente. Lo abbraccia a sorpresa e sembra intenzionato a non lasciarlo andare, nemmeno quando il sonno li raggiunge.
*
La mattina successiva l'alba è luminosa, identica alle altre. Shadee si sveglia da solo davanti alla tomba della regina con una strana sensazione che serpeggia sulle braccia. C'è qualcosa di diverso a Reggia Blu, perché suo padre non è ancora venuto a chiamarlo per le lezioni di politica. È come se il mondo si fosse fermato e lui fosse l'unica persona in movimento. L'aria è troppo silenziosa, se non per un singhiozzo strozzato che giunge da lontano e che preannuncia l'arrivo della vecchia Liza. La balia ha l'aspetto sciupato e l'occhio destro che trema in preda all'agitazione.
«Se stai per dirmi che Jaja se ne è andato, lo so già.» Shadee si alza dal gradino dove si è addormentato e con le mani liscia la casacca per rimuovere una piega che si è formata tra due bottoni di madreperla.
La vecchia Liza strabuzza gli occhi. «Lo sai?»
«Certo che lo so! Me lo ha detto ieri sera. È tornato a Fortezza Diaspro.»
La donna gli rivolge un sorriso di compassione. «No, bambino mio.» "Non sono tuo!" «Tuo fratello è fuggito dalla casata. Ha rinnegato il titolo e la famiglia. Se ne è andato per sempre.»
È una frustata al cuore. Shadee cerca di rifiutare la verità, ma i discorsi di Jaja sono cocci che la sera prima sembravano deliri e che adesso compongono un mosaico sensato. La lite con il padre, il matrimonio combinato con una donna, il modo in cui lo ha abbracciato, con il tocco di un addio. Si appoggia alla colonna del padiglione per mantenere l'equilibrio. Jaja è scappato, ma no, non può essere vero, deve averlo fatto solo per costringere il re ad annullare le nozze. Si scosta i capelli corvini dalla fronte, un gesto che ha ereditato da Jaja a furia di imitarlo.
«È uno scherzo» dice con un filo di voce. «Nostro padre lo troverà, lo riporterà a casa.»
«Se lo ami, prega che sia lontano, prega che il re non lo trovi mai.»
«Lo troverò io allora. Lo costringerò a tornare e supplicherò in ginocchio nostro padre di perdonarlo, è solo un equivoco. Basterà annullare questo dannato matrimonio e andrà tutto bene. Tornerà tutto come prima, vero?»
Si slaccia l'ultimo bottone di madreperla per respirare meglio. Gli sembra di soffocare, di annegare in uno strato di sudore freddo che gli ricopre i palmi e la fronte.
«Devo trovarlo. Devo trovarlo subito. Vado a cercarlo.»
«No, Shadee, il tuo posto è qui.»
Shadee non la ascolta. Si guarda intorno alla rinfusa, come se avesse perso l'orientamento, come se nessuna stella, nemmeno Luva, fosse disposta ad aiutarlo, forse perché è giorno e le costellazioni mappano il cielo solo di notte e lui adesso sta delirando, non riesce a respirare bene, pensa a Jaja, alle sue ultime parole – "Ti amo" – soltanto una bugia. Le ginocchia cedono, e la vecchia Liza si avvicina per sostenerlo, lo trattiene quando prova a scappare. Deve ritrovare Jaja, deve riportarlo a casa.
«Lasciami!» ordina. «Lasciami andare subito.»
«Non posso farlo. Per il tuo bene. Adesso dormi.» La balia lo coglie di sorpresa e gli infila un ago nel braccio. «Quando ti sveglierai, dovrai essere forte.»
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