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Capitolo 4 - Seconda parte

Andaì da Marley. Era infuriato.

<<Vattene>> disse guardandomi mentre andaì verso di lui
<<Marley>>
<<Marley un cazzo! Troppo facile così, dovevate dirmelo!>>
<<dirti cosa? Come potevamo
saperlo?>>
<<sai a cosa mi riferisco, non ho bisogno di nessuno>>
<<Marley, ti prego non fare così>> le lacrime iniziarono a scendere lungo il mio viso -
<<cosa cazzo piangi? Cosa pensavi di fare tornando qui? Illudermi?>>
<<illuderti? Cosa stai dicendo?>>
<<quando ero in coma eri sempre qui a parlarmi di quanto fossi dispiaciuta, di come sarebbe potuta essere la nostra vita ma lo dicevi solo perchè sapevi che non avrei mai più avuto una vita>> iniziò a compiangersi
<<non ho mai pensato di illuderti, non ero nemmeno sicura che riuscissi a sentirmi>> mi asciugai le lacrime e decisi di prendere la situazione in mano <<vedo che non sei cambiato affatto, spero tu possa riprenderti>> mi avvicinai alla porta per andarmene
<<brava vattene, scappa. Torna al tuo lavoro da professoressa, tornatene a New York e non tornare!>>
- mi voltai guardandolo perplessa- <<proprio tu mi dici questo? Mi hai allontanato, potevamo trovare una soluzione, saresti potuto venire con me, o avremmo potuto tenere una relazione a distanza o. . .>> dovetti riprendere fiato
<<o cosa? Rinunciare al tuo lavoro da maestrina? Non lo avresti mai fatto>> mi anticipò bloccandomi
<<non permetto a nessuno di mettere in dubbio il sentimento che ho avuto per te, se sono stata qui, in questi giorni è perchè tengo a te e non ti permetto di mettere in ballo il mio lavoro. Dici che non avrei mai rinunciato al mio lavoro, senza soffermarti sul fatto che non mi reco a scuola da più di un mese per stare qui da te, fai la vittima, dici che sono andata via perchè ho preferito il mio lavoro a te, senza pensare al fatto che sei stato tu a cacciarmi.>> Me ne andai lasciando la sua camera, incontraì Marie e Camille nel corridoio che speranzose mi chiesero: << sei riuscita a farlo ragionare?>>
<<tuo figlio continua ad allontanare le persone, facendo loro del male, torno a Manhattan>>
<<ha bisogno di te, non puoi abbandonarlo>> disse Marie, mentre piangeva senza controllo
<<basta con questa storia, non sono stata io ad abbandonare lui, non era un bambino e non è stato il solo a stare male, sopratutto poi se è riuscito a fare nuove conoscenze a differenza mia>>
<<di cosa stai parlando?>> Mi chiese sorpesa -
<<chiedilo a Marley>> le diedi un bacio sulla testa, mi sentii enormemente in colpa per come la trattai << scusami tu non c'entri nulla, ma io non posso più rimanere qui.>>

Andai a casa di Marley presi le mie cose e partii immediatamente per Manhattan

Quando arrivai era notte fonda; ci misi quattro ore e mezza ad arrivare al mio appartamento. Presi la valigia  ed entraì in casa.

Finalmente.
Presi i fiori ormai appassiti dal vaso posto sul tavolo e li gettai. Mi recai in salone e mi sedetti sul divano cadendo in un sonno profondissimo.
La mattina mi svegliai ritrovandomi seduta con la saliva che mi scendeva dalla guancia. 'In che condizioni pietose mi ritrovo' dissi tra me e me; decisi quindi di farmi una doccia che si protrase per circa mezz'ora.
Uscii dalla doccia, mi vestii, buttai le cose da lavare in lavatrice e l'azionai. Presi la borsa, le chiavi della macchina e mi misi in marcia verso la scuola. Non vidii l'ora di tornare a scuola dai miei ragazzi.

Arrivai notando che il posto dove ero solita parcheggiare fosse occupato da una macchina mai vista prima. Solitamente gli insegnanti parcheggiavano al solito posto, pur senza averne nessuno riservato.
Entrai nell'atrio ed incontrai subito una delle mie alunne che non appena mi vide mi venne incontro per salutarmi. <<Professoressa! Finalmente è tornata>> disse abbracciandomi
<<Non vedevamo l'ora che tornasse>> <<Andrea>> ricambiai il suo abbraccio; avevo un rapporto speciale con i miei ragazzi, venivano da me quando avevano un problema o semplicemente per avere dei consigli, la loro attenzione, il loro coinvolgimento durante le mie lezioni, la richiesta di ulteriori informazioni e approfondimenti mi rendeva immensamente fiera e soddisfatta del lavoro che stavo svolgendo con loro, spesso pensare a questo mi tirava sù quando mi prendevano dei momenti tristi, pensavo che per questo valesse davvero la pena andare via da Marley.
<<Tornerò presto, spero di poter riprendere servizio già da domani>>
<<Come va con la nuova insegnante? Come vi trovate?>>
<<Non l'ha ancora visto?>> (scoppiò a ridere) 
<< No, perchè?>> (suonò la campanella) <<sto facendo tardi prof. Ci vediamo presto, ci è mancata tanto>> (mi sorrise)

Mi recai nell'ufficio della preside, dove mi accolse Samantha, la sua assistente <<Stacy! Cosa ci fai qui?>>
<<Anche io sono felice di vederti!>> ammiccai ad un sorriso
<<vorrei vedere Giorgia, per riprendere servizio>>
<< Giorgia. . . Emh, la Preside. . >>  tossì guardando uno studente seduto nella sala d'attesa
<<deve ancora arrivare, puoi accomodarti nel suo ufficio nel frattempo. Sono sicura che le farà piacere avere una sorpresa!>> le feci un occhiolino e andai nell'ufficio di Giorgia.

Io e Giorgia eravamo grandi amiche, avevamo frequentato lo stesso corso di laurea all'università e quando ho scoperto che era la preside della scuola mi sono sentita a casa, sin da subito.

<<Non ci credo!>> mi voltai e trovai Giorgia con le braccia spalancate
<<Ehy!>> la abbracciai
<<che bello vederti! Credevo non tornassi prima delle prossime
settimane!>>
<<Finalmente qualcuno che è felice di vedermi!>>
<<come sta Marley?>>
<<Bene, ma l'incidente gli ha provocato una paralisi alle gambe>>
<<cazzo!>> guardò la porta e il ragazzo seduto fuori che balzò dalla seria nell'udire quella parola, si avvicinò alla porta e la chiuse facendo segno al ragazzo di stare zitto
<<come l'ha presa? È una cosa temporanea o permanente?>>
<<non lo so, non ho avuto modo di chiederlo>>
<<come? Perchè sei tornata allora? guarda che non c'era fretta, potevi rimanere! Marley ha bisogno di te!>>
<<Oh no ti prego non cominciare anche tu. Marley non ha bisogno di nessuno, solo di sé stesso.>>
<<Hm, immagino tu abbia bisogno di metabolizzare la cosa prima di volerne parlare>>
<<già, mi conosci bene>>
<<parliamo del motivo per cui sei qui allora>> con il sorriso sotto i baffi <<voglio tornare a scuola>> 
<<ti pareva, aspetta qualche giorno! Non hai fretta, anche tu hai bisogno di riposare e di metabolizzare il tutto.>> sbuffò tirando verso l'altro gli occhi
<<NO, voglio tornare a scuola, dai miei ragazzi!>>
<<Guarda che i tuoi ragazzi non hanno poi così tanta voglia di vederti>>
<<come? Ma se ho visto Andrea ed era contentissima!>>
<<certo perchè è la tua erede al trono>> <<ma quale erede al trono?>>
<<è una studentessa brillante e molto intelligente>> 
<<come qualcuno che consosco>> <<GNE, GNE, GNE>> le feci la linguaccia <<dimmi della supplente, come ti è sembrata?>>
<<Supplente? Perchè parli di lei al femminile?>>
<<perchè scusa?>>
<<È un supplente! E che supplente! Quasi speravamo rimanessi per il resto dell'anno lì!>> si mise a ridere
<<Scherzo! Non vi siete mai sentiti per aggiornarvi sul programma da affrontare?>>
<<si, ma via mail. Si è sempre firmato come Sig.ra Kenneth!>>
<<COSA?>> scoppiò a ridere
<<Guarda può sembrare tutto tranne che una donna!>> continuò a ridere fragorosamente <<vedere per credere!>>
mi guardò provando ad interrompere le risa <<ti consiglio di parlare direttamente con la Signora Kenneth>> scoppiando di nuovo a ridere, più forte di prima
<<Farò come dici. Cretina!>> scoppiai a ridere anche io.

Fatemi indovinare? Questo capitolo vi ha lasciato con l'amaro in bocca? Leggete il seguente! Non ve ne pentirete

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