Capitolo 18 - Libellule notturne
<<Come è possibile che sia finito lì?>> esclamai sorpresa e altrettanto spaventata nel vedere *Maddox, appeso a testa in giù su un albero come un salame
*studente
<<E' un'esercitazione, non si preoccupi!>> rispose Mick, rivolgendosi verso di me
<<Un esercitazione dice? Sa' per caso dirmi di preciso quanti punti gli spettano se cadesse da quell'altezza? Cosa deve esercitare, la mia pazienza?>> urlai
<<E' venuta qui per fare una vacanza o per accompagnare degli studenti ad un campeggio? Sa' cosa si fa ad un campeggio? Ne è cosciente o forse deve ancora riprendersi dal viaggio? Vuole che le faccia vedere dove si trova il suo bangalow?>> mi rispose alterato
<<Prima cosa, sono una donna e non dovrebbe rivolgersi così nei miei riguardi, specie davanti a dei ragazzi. Seconda cosa, se non tira subito via da lì il mio studente le legherò i genitali con un nodo Savoia, sulla cima di un'albero talmente alto che nemmeno gli scoiattoli riusciranno a trovarla! Chiaro?>>
Avevo fatto delle lezioni di scouting insieme ai miei genitori, nel loro periodo "savage".
Non ebbi mai avuto modo di mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti, ma per lo meno sapevo quali attività si svolgessero ad un campeggio e sopratutto avevo seguito quelle lezioni per venire a conoscenza delle regole base di primo soccorso e di salvataggio in casi estremi.
Ero capace di svolgere una moltitudine di nodi; tra cui il Savoia e sentire quelle parole mi fecero salire il sangue al cervello, nessuno doveva permettersi di parlarmi in quel modo ed era meglio che lo sapesse.
<<Oooooh>> i ragazzi urlarono in coro nell'udire quelle mie parole.
Di certo non erano parole che utilizzavo quotidianamente, ma il pensiero che un mio studente potesse farsi male, mi fece rispondere in quel modo poco lusinghiero.
<<Forza, sleghiamolo>> disse Mick, rivolgendomi uno sguardo fulmineo
<<Non potevi chiederglielo cortesemente? Senza essere arrogante?>> mi chiese Patrick stupefatto
<<Patrick caro, se Maddox dovesse cadere non solo dovremmo correre all'ospedale per permettere ai dottori di mettergli i punti, ma dovremmo poi recarci in commissariato per una bella denuncia da parte dei genitori e della scuola, per aver permesso ad uno studente di venir legato come una pinata>> risposi con un sorriso sarcastico
<<Ha. . Hai pienamente ragione>> mi guardò spostandosi gli occhiali come se fosse spaventato da me.
Dopo quell'attività così divertente Mick e Cristina spiegarono ai ragazzi le regole di comportamento in caso di contatto ravvicinato con un orso bruno, abituale in quella zona.
<<Se foste di fronte ad un Grizzly e non sapeste cosa fare, ricordatevi di non fare mosse veloci o scattanti. Dovete rimanere immobili, aspettare che si stanchi di aspettare una vostra mossa e se ne avete l'occasione vi dovrete mettere chinati a terra, sempre in maniera cauta>> spiegò Cristina
<<Ho una domanda: se cominciasse a correre dietro di noi, cosa dovremmo fare?>> Chiese Morgan*
*studente
<<Dire le tue ultime preghiere>> rispose Maddox ridendo
<<No,>> sorrise Mick <<dovresti cercare di ripararti tra i cespugli, cercando di coprire il tuo odore, sporcandoti o bagnandoti con l'acqua del fiume>>
<<Meglio se non ci cadi dentro. Dentro il fiume intendo, che poi ti tocca ringraziare l'orso per averti salvato e sai che umiliazione!>> disse James sdrammatizzando
Dopo quarantacinque minuti di spiegazione e qualche domanda dei ragazzi, ci recammo nella sala ristorante, dove avremmo potuto assistere alle performance canore della Sig.ra Bacon.
Era la cuoca del campeggio, sin dal primo giorno cercò di farci sentire a casa, cantandoci delle canzoni che era solita cantare ai nipoti; due gemellini di sei anni vivaci e appasionati del bacon alla griglia.
<<Chiamatemi pure Nanny Bacon>> disse presentandosi a noi, il primo giorno <<i miei due nipotini mi chiamano Nanny Bacon, perchè oltre ad essere la loro nonnina, sono anche l'unica che sà preparare il bacon alla griglia più buono del mondo>> era un nuon compromesso: chiamarla Nanny, come "nonnina" faceva sentire i ragazzi al sicuro proprio come fossero a casa della nonna, mentre a lei ricordava il modo in cui i nipotini la chiamavano quando andavano a trovarla.
《
Dimmi quando nasce il soleeee
Perchè sono lì a contar le oreee
Sarò la tua principessaaa
Prendila come una scommessaaa
. . .
Na na na naaaa
Poi chiedimi se sono feliceee
Dopo aver bevuto l'ultimo caliceee
》
Sentimmo la voce di Nanny Bacon cantare già prima di entrare nella sala Ristorante.
<<Nannyyy stiamo morendo di fame cosa ci hai preparato di buono?>> chiese Stefy* affacciandosi alla finestrina che affacciava sulla cucina
*studentessa
<<Interiora di anatra con contorno di broccoli e carote>> disse canticchiando
<<Che schifo!>> rispose Stefy con una faccia disgustata
Quando Nanny Bacon uscì dalla cucina, un odore delizioso si diffuse per tutta la sala, tutti i nasi dei presenti erano rivolti verso l'alto per sentire quell'odorino allettante.
Nanny poggio uno dei vassoi sul tavolo dei ragazzi e con sorpresa di tutti, vedemmo un enorme tacchino ripieno che emanava quel profumo inebriante, con tanto di patate ad incorniciare quel vassoio.
<<Spero che il tacchino ripieno vi piaccia più delle interiora di anatra>> disse ridendo Nanny
<<Quando mi hai detto cos'avevi preparato il mio stomaco, si stava preparando a digiunare fino a domani mattina!>> disse Stefy con l'acquolina in bocca.
<<Professore è dispiaciuto che la professoressa Morny non sia qui con noi?>> chiese Mattew a James, riferendosi ad Elizabeth
<<Come? Hm Hm. . Perchè questa domanda?>> rispose stizzito James, poco prima che il boccone gli andasse di traverso
<<Con gli altri vi abbiamo visto in atteggiamenti intimi, in una caffetteria del centro qualche tempo fa e pensavamo aveste instaurato, ecco. . . Un rapporto amoroso>> rispose Mattew rendendosi conto della domanda fuoriluogo
<<Io e la signorina Morny abbiamo un rapporto amichevole, così come con il resto del corpo docente>> James fu visibilmente scocciato da quella domanda ed il mio subconscio ricomparse improvvisamente cercando ennesime risposte. Quella domanda sorprese James, tanto quanto me. Mi aveva assicurato che tra loro non c'era altro che un rapporto professionale, i miei timori inziarono nuovamente a fare largo nella mia testa.
<<Stacy ti andrebbe stasera di venire con me a cercare le libellule notturne? Sono autoctone della zone e in questo periodo si rispoducono, dovremmo trovarne a centinaia!>> mi propose Patrick
<<Sai Patrick, sarebbe meglio se restassimo qui alla base, non vorrei che gli altri avessero bisogno di noi>> le sue continue proposte non facevano che renderlo ancora più strano
<<Stacy ha ragione, i ragazzi potrebbero aver bisogno di qualcosa durante la notte ed è bene che rimanessimo tutti alla base>> rispose James
<<Mi sembra di aver detto le stesse cose >> sottolineai scocciata a James
Dopo aver terminato la cena i ragazzi si misero intorno al falò insieme agli istruttori a raccontare storie di paura.
Non volevo sentire quelle storie, avevo troppi pensieri che scuotevano la mia testa, decisi così di fare una passeggiata nel bosco, adiacente il lago.
Camminai per nemmeno cinque minuti, quando udì la voce di Patrick.
<<Ti ho detto che sono vicini. Come altro te lo devo dire? Ho fatto tutto quello che mi hai chiesto ora non puoi chiedermi questo, basta perfavore!>> era visibilmente scosso, ma non riuscii a vedere nessuno nei paraggi.
<<Ok, ok, lo farò. Ma sarà l'ultima cosa che farò per te!>>
Pensai con chi potesse parlare, quando si girò verso la mia direzione e notai che era al telefono. Quel suo scatto improvviso mi fece retrocedere d'impulso, il che provocò un rumore chiassoso dovuto alle foglie secche al suolo.
<<Chi c'è lì? C'è nessuno? Ti devo lasciare penso ci stessero spiando>>
Venne verso di me di fretta, cercando di capire chi avesse provocato quel suono. Feci giusto in tempo a nascondermi dietro a dei cespugli. Notai che Patrick non indossava gli occhiali, cosa alquanto strana data la sua acclamata miopia. Pensai al fatto che gli fossero caduti, quando con scattante agilità si diresse verso la base del campeggio, correndo tra la folta boscaglia.
Rimasi lì ancora per qualche minuto, in cerca di nuove risposte. Mi sentii addosso una strana sensazione, come se avessi corso un pericolo.
Quella conversazione misteriosa di Patrick mi fece dimenticare per un momento James.
Non sapevo ancora che quella notte, avevo scampato un pericolo ben più grande dall'essere sorpresa ad urigliare una conversazione telefonica.
Non potevo immaginare quello che di lì a poco sarebbe successo.
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