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Capitolo 14 - Quel maledetto falò

Finii di fare la valigia e mi diressi verso il bagno dove l'acqua riempii la vasca quasi sino al bordo; misi i sali da bagno che ruppero la schiuma e le bolle che si erano venuti a creare grazie al bagnoschiuma. Mi tolsi i vestiti e mi infilai nella vasca da bagno bollente.

"Non sono ancora convinta di aver fatto la cosa giusta accettando di accompagnare i ragazzi in campeggio,
chissà quante ne combineranno!" Pensai mentre sorseggiaii la mia tisana, immersa nella vasca.

Dovetti prepare pochissime altre cose per la partenza imminente del giorno seguente verso Aspen. Sentii eccitazione e spavento per quella partenza: non facevo una 'vacanza' da quasi due anni, ma quello pur essendo un campeggio sarebbe stato avvolto da una grossa responsabilità e ciò non lo rendeva un pensiero così rilassante.

Partimmo il giorno seguente per Aspen.
I ragazzi intonarono canzoni e filastrocche per tutto il tragitto rendendo le otto ore di viaggio più leggere e spensierate.
Quando arrivammo a destinazione facemmo vedere ai ragazzi le disposizioni delle loro camerate nei rispettivi bangalows: i ragazzi nel bagalow in mezzo al bosco e le ragazze in quello vicino alla sede centrale del campeggio, di fronte al lago. Noi professori eravamo divisi in bangalows distinti, ciascuno aveva il suo, pur essendo piuttosto vicini l'uno dall'altro.

Andammo poi sotto la tettoia gigante dove avremmo spiegato di giorno in giorno le attività che si sarebbero svolte durante la giornata. Noi professori avremmo svolto il compito di sorvegliare i ragazzi che erano sotto la nostra responsabilità, ma a svolgere le attività del campeggio sarebbero stati gli istruttori presenti nella struttura.

<<Ciao a tutti! Io sono Micheal Grove e sarò il vostro addestratore qui a Worverine Camp. Potete chiamarmi semplicemente Mick, ma mi raccomando non superate mai la soglia del rispetto! Vi do' il permesso di chiamarmi in questo modo, ma questo non vuol dire che sono il vostro compagno di classe. Dovrete rispettare il mio ruolo, seguire le mie regole e i consigli che vi darò perchè siete qui per imparare a vivere in campeggio. Dopo quest'esperienza vi sentire più indipendenti, credetemi.
Il primo consiglio che mi sento di dare è di mettere anima e cuore per i vostri compagni, perchè solo in questo modo capirete cosa vuol dire avere qualcuno al vostro fianco!>> continuò a dare istruzioni ai ragazzi per circa un'ora.

<<Sei mai stata in campeggio prima d'ora?>> mi chiese Patrick
<<No, cioè si. Ma non con la scuola, con i miei genitori. Ma non abbiamo mai fatto le attività che svolgeranno i ragazzi. Siamo stati in tenda, al massimo abbiamo fatto il barbecue>> risposi
<<Sono sicuro che sarà un'esperienza indimenticabile questa>> mise il braccio sulla mia spalla in maniera ammiccante e altrettanto goffa
<<Ne sono sicura>> risposi corrucciando fronte e labbra, quasi schifata togliendo il suo braccio dalla mia spalla.

Più tardi ci mettemo tutti intorno al fuoco, così come viene riprodotto nei film adolescenziali e ci mettemmo a parlare.

<<È felice>> disse James, lo guardai senza capire
<<Di chi parli?>> chiesi
<<Andrea>> mi fece cenno con la testa rivolgendo lo sguardo alla studentessa
<<Volevo ringraziarti per. .>> non feci in tempo a terminare la frase
<<È tutto merito tuo. Se non fossi andata a casa sua, se non l'avessi convinta chissà dove saremmo adesso>> la sua voce pacata lo rendeva ancora più attraente. I suoi occhi riuscivano a tenermi fissa con lo sguardo su di lui; erano ipnotici, enigmatici per certi versi.

<<Hai fatto buona parte del lavoro>> risposi. In realtà non volevo assolutamente prendermi i meriti, ma iniziare a parlare con lui intorno a quel falò, con il riflesso delle fiamme era l'ultima cosa che desideravo.

<<Hm>> tirò dei rametti in mezzo alle fiamme

I ragazzi e Mick andarono nelle camerate. Rimanemmo io, James e Sam intorno al falò.

<<Si cara, ho capito. Si, certo. Non preoccuparti vedrò di chiamarti ogni ora. Mi senti? Tesoro? Pronto?>> Sam telefonò a sua moglie per l'ennesima volta: avevano un rapporto estremamente "amoroso", si telefonavano ad ogni pausa tra una lezione ed un'altra, lì al campeggio la storia non era molto differente, se non per il fatto che la linea non prendeva. Erano sposati da quasi trent'anni, avevano un figlio Josh, che amavano tantissimo e che speravano potesse andare al College, per diventare dottore o avvocato. Non oserei definire la loro relazione "malata o morbosa" perchè si amavano davvero e non c'era nulla di male nel loro rapporto. In fondo erano teneri.

<<Non chiami tuo marito e i tuoi figli?>> mi chiese James mentre sistemava il polsino della camicia in tartan
<<Come?>> lo guardai sorpresa
<<Non sono sposata e non ho figli>> misi il gomito sopra il ginocchio a mò di triangolo, come per nascondermi. Quella situazione mi creava imbarazzo; come ogni altra volta in cui James era vicino a me.
<<Ah. Ho sentito Elizabeth dire di rimanere a casa con tuo marito e i tuoi figli. Vuoi tenere la tua vita privata, 'privata'. Lo capisco>>
<<Si è fatto tardi, vado a dormire>> mi alzaii, voltandomi verso il bangalows dove alloggiavo, in quel momento James prese la mia mano e la strinse
<<Buonanotte Stacy>> al suo tocco, dei brividi veloci pervasero il mio corpo da cima a fondo. Mi voltai di scatto con la volontà di togliere la mano dalla sua, ma alla vista del suo sguardo mi paralizzai; non riuscii a fare nulla se non fissarlo dritto negli occhi.

Non saprei quantificare il tempo trascorso a fissare i suoi occhi color nocciola, con le mani intrecciate.
Sapevo che quello che stava accadendo non era del tutto normale: quello sguardo, il tenersi per mano, la sensazione di voler andare oltre un semplice sguardo. Lui era fidanzato e quello che stavamo facendo non era corretto.

Tolsi di scatto la mano dalla sua presa.
<<Non è corretto>> dissi rivolgendomi a James
<<cosa?>> spalancò gli occhi sorpreso
<<Questo! Prendermi per mano e. . >>
<<ti ho solo preso per mano, non mi sembra di averti baciata o altro. Non ti scaldare. Non pensavo che fossi una di quelle che si scaldano per un semplice e innocuo contatto fisico>>
Mi sentii stupida: avevo frainteso quel momento, quelle sensazioni, quello sguardo.
Il mio ego cadde in un oblio triste e malinconico.
In quel preciso momento mi fermai a riflettere sul fatto che quell'uomo suscitava in me un desiderio irrefrenabile e irrazionale, la Stacy razionale che ero abituata a vedere riflessa nello specchio stava cadendo a pezzi. Non mi riconoscevo più, sin dalla prima volta in cui vidi James le mie barriere caddero un po alla volta facendo largo alla parte che mi faceva più paura, quella di una Stacy indifesa e priva di quegli atteggiamenti di difesa che sin da piccola mi contrastinguevano dalle altre ragazze disinibite.
<<Stacy, io non volevo. . >>
<<Buonanotte James>> me ne andai lasciandolo davanti a quel falò insieme alle mie disillusioni.

Chi come me pensa che la reazione di Stacy sia stata eccessiva? Ditemi cosa ne pensate!

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