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Capitolo 1. - Quando 'finalmente' è di nuovo 'già' ma forse solo per un attimo.

Così difficile pensare che solo ieri ero nella mia casa di Manhattan a leggere Cime tempestose; ora che sono qui, che mi ritrovo a pregare per la persona che amo di più in assoluto, mi rendo conto che le cose e sopratutto il tempo volano inesorabili senza preavviso.
Mi sento sola, triste e disorientata.

48 ore prima. . .

<<Salve signora Kanluegh! >>
<<Ciao mia cara Stacy, come stai? È passato il malessere degli scorsi
giorni?>>
<<Sembra di si, con questo tempo. . .>>
<<Bene, sono molto felice! Ora che ti senti meglio forse potrai leggere il mio manoscritto, sai ci tengo molto. Vorrei presentarlo ad una casa editrice e il tuo parere sarebbe importante per me.>>
<<Certamente, passerò più tardi a prenderlo.>>
<<Grazie mille cara, a più tardi.>>
(CHIUDE LA PORTA)

Devo ancora fare un sacco di cose: passare alla sede di Ghl a ritirare i miei pacchi, ritirare la posta, controllare le mail e sopratutto correggere i compiti della scorsa settimana. Perchè avere l'influenza ha anche dei lati positivi; da quando è iniziato l'anno scolastico non mi sono mai presa un momento per me.
In fin dei conti la mia vita è completamente cambiata nell'arco di pochi mesi ed io mi sono comportata come un perfetto camaleonte: adattandomi alla situazione, cambiando forma e stato delle mie emozioni, minimizzandole tavolta, anzi ignorandole come se non contassero nulla.

(LEGGE) "Talvolta ci facciamo prendere dalla compassione per creature incapaci di provare sentimenti sia per se stessi che per altri." Queste parole risuonano nella mia testa, facendomi capitolare a quando con felicità diedi a Marley la notizia di aver ottenuto la Cattedra alla Mary Jay School e lui guardandomi mi fece segno con la testa come per dire "non è possibile".
Praticamente il mio sogno si stava avverando e lui non era felice nemmeno un decimo di quanto ero felice ed entusiasta io. Non solo non era felice per me, ma iniziò a sbraitare, sino a rompere la lampada che era sul tavolino. Per lui quello doveva rimanere un sogno, io sarei dovuta rimanere nella scuola della mia piccola città a fare da assistente alla preside; non che fosse un lavoro disonorevole o che mi dispiacesse, ma finalmente il mio sogno era dinanzi a me e potevo toccarlo con le mani e lui si preoccupava del fatto che sarebbe cambiato tutto: tra noi, tra me e sua madre, tra lui e i suoi amici...Si perchè la sua preoccupazione più grande era che sua madre ha sempre desiderato per lui una donna che badasse alla casa, ai figli e si prodigasse per il proprio marito proprio come lei aveva fatto con il padre di Marley; mi ha sempre fatto sentire come una figlia, sempre trattata come una principessa ma il pensiero che lavorassi le dava disturbo, non le andava proprio giù. Per non parlare degli amici di Marley che vedevano in me una cheerleder trasformata in secchiona, che non poteva secondo la loro mente staccarsi dai libri o avere del tempo libero, il pensiero che potessi essere una professoressa lo inquietava al solo pensiero di sentire le voci dei suoi amichetti.

Ebbene, ha scelto quello che ai suoi occhi sembrava più giusto.
Sono sicura che presto anche io starò meglio.

Quella sera andai a letto stranita, triste e malinconica pensando alla vita che avrei potuto avere con l'uomo che amavo; forse per quello sognai una passionale notte con Marley: ero di fianco a lui, distesa sul fianco con la mia camicia di notte in raso rosa, quando si avvicina per baciarmi il collo, mentre con il braccio mi cinge a sè, salendo con la mano sul seno e iniziando a stuzzicare il mio capezzolo prima piano e poi forte, di nuovo piano e poi forte. Si ferma giusto il tempo per inumidire le dita e ritorna a giocherellare con il mio capezzolo.
Mi volto per baciarlo ma non faccio in tempo che mi fa passare sopra di sè portando la mia bocca alla sua, tenendomi con la mano sinistra la testa, come segno di predominanza. Continuiamo a baciarci e. . (MI SVEGLIO AFFANNATA)
Come è possibile che mi faccia ancora quest'effetto?
Cerco di rimettermi giù ma il pensiero delle sue mani su di me, mi fa tremare, mi viene da piangere e mi addormento tra i singhiozzi del mio pianto malinconico.

IL SECONDO CAPITOLO VI ASPETTA DI SEGUITO, SPERO CONTINUIATE A LEGGERE "UNA STORIA DA SCRIVERE".
MI PIACEREBBE RISCONTRARE I VOSTRI COMMENTI E I VOSTRI CONSIGLI! ◇

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