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La notte delle lanterne

Orange Bay era una piccolissima località balneare sull'oceano e distava poco da Portway, ma era comunque necessario disporre di un'automobile per raggiungerla. Mio padre aveva insistito per essere presente durante la tanto declamata da Alicia "notte delle lanterne", nonostante ancora non mi avesse davvero spiegato di che cosa si trattasse. Così partimmo tutti, ma non insieme. Io e mio padre insieme a bordo della Porsche, Alicia da sola sulla vecchia Ford del nonno. L'appuntamento era agli scogli della baia, alle otto. C'era una grande serie di scogli altissimi che si affacciavano a picco sull'oceano. Da lì, superata la sabbia della costa, si arrivava direttamente nel cuore di Orange Bay. Mio padre ed io arrivammo per prima e rimanemmo per alcuni istanti a guardarci intorno, estasiati dalla bellezza strepitosa di quel posto. Il sole stava tramontando e tingeva di una timida luce rosa tutto ciò che ci circondava. Gli scogli proiettavano le proprie imponenti ombre sull'acqua, regalando alla vista un incantevole gioco di luci chiare e scure che, come le onde, si rincorrevano dolcemente.
<<È incredibile qui, Millie>> mi disse, con un sorriso.
<<Oh, sì. Lo è davvero. Lo è davvero...>>
<<Allora, si può sapere che cos'è questa famosa notte delle lanterne?>> mi chiese, curioso.
<<Beh, a dire il vero Alicia non è stata chiara sui dettagli. A proposito, che cosa pensi di lei?>>

Lui esitò per qualche secondo, poi annuì in modo solenne.

<<È... beh, lei è... estroversa. Già, e poi...>>

...E poi la vecchia Ford grigia del nonno di Alicia sgommò di fronte ai nostri occhi, sollevando sabbia e polvere e lanciando contro le nostre orecchie un rumore aspro di freni che stridevano.

<<Wow>> disse mio padre.

Alicia aprì la portiera con un colpo secco e scese dall'automobile. Io e mio padre eravamo appoggiati con i gomiti ai due lati della Porsche e la fissavamo attoniti.

<<Porca di quella puttana!>> esclamò Alicia guardandoci.

Di nuovo, si portò la mano alla bocca, coprendola in un gesto rapido.

<<Oh, cazzo. Scusate. È soltanto che... oh, cazzo. Quella sarebbe la vostra auto?>>

Mio padre sorrise. Annuì, allargando le braccia che sembravano sempre più abbronzate.

Alicia ricambiò il sorriso ed io la guardai.

Era bella da togliere il fiato. Non era una di quelle bellezze perfette, da copertina di giornale. Però era strepitosa, in ogni senso. Sembrava naturale in una maniera difficile da spiegare. I capelli neri le scivolano lungo le spalle, sulle labbra un po' di rossetto che era rosso acceso e creava un bel contrasto con la sua carnagione chiara. Indossava un vestito nero aderente e corto, molto corto. Ma non c'era volgarità in lei. Emanava una sensualità impossibile da ignorare, che poi si scontrava inevitabilmente con il suo modo di parlare, così poco... curato, per essere gentili. Le sue scarpe con il tacco, nere e bellissime, si abbinavano perfettamente al vestito. In altre parole, Alicia era una bomba, ma senza volerlo essere.

<<Beh? Che cosa stiamo facendo? Contempliamo gli astri?>> chiese Alicia, guardandoci e allargando le braccia.
<<No, per carità. Non mi intendo di astrologia>> rispose mio padre.
<<Oh, ma qual è il problema. Io mi intendo. Potrei spiegarle alla perfezione le costellazione e...>>
<<Dammi pure del tu, Alicia. Non vorrai farmi sentire vecchio?>>
<<Signor Davenport, lei non è vecchio. Anzi, lei...>>
<<Bruce. Come devo dirtelo? Bruce.>>
<<Sì, sì, come Bruce Willis. Me ne ero scordata. Ma non capiterà più. E per quanto riguarda gli astri, allora...>>
<<Alicia>> sussurrai, avvicinandomi al suo orecchio <<forse dovremmo incamminarci. Le lanterne non aspetteranno in eterno, giusto?>>
<<Sì, giusto>> rispose lei, smettendo di guardare mio padre. <<Seguitemi.>>

Mio padre sorrise e che cos'altro avrebbe potuto fare? Alicia era incontenibile. Era irreale pensare che si fosse presa una cotta per lui, ma non assurdo. Voglio dire che qualunque persona di sesso femminile dai sedici ai settant'anni si sarebbe potuta infatuare di mio padre. Me ne rendevo conto dalle occhiate che le ragazze o le signore o le donne di qualunque età gli lanciavano quando lo incrociavano per strada, con me accanto. Davvero, era difficile che qualcuna non si girasse verso di lui. Così non ero stupita dal fatto che Alicia di fronte a mio padre sembrasse impazzita. Ma dovevo pur cercare di limitarla, quantomeno.

<<E allora, questa notte delle lanterne, che cos'è? Si può sapere o resterà un segreto?>> chiese lui mentre camminavamo paralleli agli scogli di Orange Bay, lungo la riva.
<<Beh, ecco... è una serata di festa. A partire dalla settimana scorsa, ogni weekend delle state ci saranno tre notti delle lanterne. Vedrete da soli come mai si chiama così.>>
<<E che cosa succede durante queste serate?>> chiese mio padre.
<<Oh, di tutto, di tutto. Feste, Bruce. Cibo fritto. Grigliate di pesce, vino, birre, cocktail, spettacoli, musica. Di tutto.>>
<<Ah, però. Una serata che promette bene, allora, questa.>>
<<A volte serve per distrarsi dalla monotonia di questo posto. Quando si arriva qui dall'esterno sembra tutto straordinario, lo so. Ma vivere qui... è differente.>>

Mio padre annuì. Sapeva che Alicia non stava parlando a sproposito. Quella era spesso la realtà delle piccole cittadine turistiche balneari. Vita incredibile durante l'estate e poi deserto per il resto dell'anno.

<<Sembri una ragazza sveglia, però. Sono sicuro che sai come fare a restare sempre in pista. Non è così.>>
Alicia non rispose. Annuì, sorrise, si strinse nelle spalle.

Superammo l'ultimo tratto costa adiacente la scogliera e superammo l'ultimo grande tratto di spiaggia. Di fronte a noi si stendeva un lungo sentiero illuminato da una fila sterminata di piccole lanterne. Erano sia a terra sia appese ai rami dei pini che si inseguivano lungo la strada. Era uno spettacolo surreale e magico al tempo stesso. Sembrava di essere in uno di quei sentirei delle fiabe. Era bellissimo.

<<Fantastico, Alicia. È... è magnifico.>>
Alicia sorrise. Ero contenta che anche lei potesse distrarsi in qualche modo. Sapevo che tutta la storia di Gregor l'aveva distrutta e che non era e non sarebbe stato semplice superarla. Avrei voluto aiutarla ed essere lì accanto a lei mi aiutava anche a non pensare a Jaydon.

Già, Jaydon.

Quale impegno poteva essere meglio di un'altra serata insieme?

Forse non gli era piaciuto stare con me.

Forse non gli era piaciuto nemmeno quel bacio.

Forse sì, forse no. Forse ero soltanto troppo lontana da lui, dal suo mondo, dalla sua vita.

<<Millie?>> mi chiamò Alicia, che doveva essersi resa conto della mia improvvisa assenza.
<<Millie, pensi di essere ancora insieme a me e Bruce Willis, qui, o stai sognando le campane degli innamorati, quelli che si giurano amore eterno e vita beata? Eh? Eh?>>

Scoppiai a ridere e mio padre spalancò gli occhi.

<<Mills, Alicia ha ragione. Ti abbiamo persa?>>
<<Ah. Io... uh. No, ero... così, soprappensiero.>>

Stavamo percorrendo il sentiero illuminato dalla luce calda e morbida delle lanterne. Di fronte a noi, in lontananza, c'era un'insegna illuminata di rosso e blu. Attraversava la notte e risplendeva imponente nel buio. C'era scritto "Fire Park".

<<Fire Park?>> domandai.

Alicia si fermò.

<<Già. Non so di che cosa si tratti. A quanto pare però il nome sembra promettere bene. Molto bene.>>

Mi guardai intorno. Sulla nostra destra, parallela in linea d'aria all'oceano, si estendeva un'area che sembrava sterminata è circondata dal verde. C'era un palco in lontananza e da laggiù proveniva una musica forte, suonata dal vivo, rock.

<<C'è anche un concerto, credo>> dissi. Ma Alicia sembrava più interessata al Fire Park.

Sulla nostra sinistra, invece, c'era un'area che dai cartelli sembrava ricca di altre attrazioni turistiche, tra cui una pista per go kart e uno spazio per tirare con l'arco.

<<E se provassimo i go kart, per comin...>>

Non riuscii a terminare la frase. Uno speaker, dall'interno del Fire Park, stava annunciando tramite megafono l'imminente inizio di qualcosa di incredibile. Ma non fu per quel motivo che interruppi ciò che stavo dicendo. Mi bloccai perché a pochi passi da noi, proprio di fronte all'ingresso del Fire Park, riconobbi una bella ragazza bionda intenta a fumare, appoggiata con la schiena contro una delle colonne in legno che sostenevano l'insegna. Il suo sguardo era rivolto da qualche parte di fronte a sé, ma non avevo dubbi: era Betty.

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