Il re di tutti i fuochi
Era Betty, non c'erano dubbi in merito. Non mi vide, ed io feci finta di niente, anche se a fatica. Cercai di nascondere la mia sorpresa anche a mio padre e ad Alicia, perché in un certo senso non volevo che nascesse alcun discorso su di lei. Speravo soltanto che ci saremmo perse tra la folla del Fire Park e che quella notte delle lanterne sarebbe trascorsa con tranquillità, perché era ciò di cui sentivo di avere più bisogno in quel momento.
Naturalmente, nulla sarebbe andato così.
Lo speaker continuava a parlare dal megafono, in lontananza davanti a noi, al di là di una serie sterminata di piccoli tavolini pieni di persone e bibite, fumi e sogni, grandi e piccoli, dolci e violenti. Quello era ciò che percepivo. Un mucchio di persone diverse, disparate, tutte insieme a cercare un diversivo, uno svago, un momento che fosse...
<<Forte! Perché è così che dovrete reggervi, tra molto poco. Forte, forte, forte! Siete pronti?>>
E allora dalle prime file, dove i tavolini non esistevano più e le persone erano tutte i piedi, attaccate come sanguisughe, senza maglietta quasi stessero per assistere a un concerto, da quelle prime file partì un boato incredibile. Erano voci che tutte insieme inneggiavano. Sì, inneggiavano. Era il termine più corretto.
Ma a che cosa?
<<Mmm. Sembra... sembra quasi di essere... al circo, non è vero?>> disse mio padre continuando a camminare tra i tavolini, in direzione della folla.
Alicia si voltò a guardalo, poi girò la testa verso di me e allargò le braccia.
<<Era così in passato? Voglio dire... questa notte delle lanterne segue una sorta di programma o...>>
<<No, beh. A dire il vero ci sono stata una volta sola, in precedenza. Due anni fa. E non ricordo nulla di simile.>>
<<Ah, ecco>> rispose mio padre in tono solenne. Tuttavia non sembrava preoccupato o turbato o infastidito da quella folla; anzi, era lui, era proprio lui che continuava a guidarci attraverso i tavolini, superandoli uno dopo l'altro, avvicinandoci così sempre più a quello che adesso mi sembrava una sorta di palco.
Un palco gigantesco, però. E non il tipico palco che si utilizza per i concerti. C'era... c'era qualcosa di più.
Anche se poi, in fondo, non mi importava. Tutto ciò che speravo era non vedere nuovamente Betty. Forse, mi sarebbe stato sufficiente quello per rendere la notte delle lanterne una bella notte. Certo, avrei desiderato sentire Jaydon. Mentivo a me stessa mentre sfioravo con le braccia nude i corpi sudati di chi mi passava freneticamente accanto, adulti o ragazzi, uomini grandi e grossi con barbe lunghe da motociclisti e ragazze alte e terribilmente sexy molto poco vestite. Ecco, in mezzo a tutta quella frenesia, in mezzo a quella folla mi era sufficiente pensare che da qualche parte Jaydon stava facendo qualcosa. Non era un pensiero rassicurante eppure mi sembrava sufficiente a indicare una strada, qualcosa che illuminasse ciò che fino a quarantott'ore prima non avevo mai capito essere soltanto semplice buio.
Tanto semplice quanto sconcertante. Pauroso, forse.
Sorrisi, anche se in fondo avrei dovuto essere incazzata con lui perché aveva trovato un'alternativa che sembrava più impellente rispetto al trascorrere del tempo insieme. Sorrisi perché mi resi conto, credetti e volli credere che Jaydon stesse facendo qualcosa che proprio non poteva evitare di fare.
Avevo tutti i diritti per pensarlo, non è vero?
<<Ragazzi, qui la situazione si fa seria>> disse Alicia quando passammo attraverso a una gigantesca nube di fumo che non sembrava né smog, né sigaretta, né effetto speciale.
<<Ma sia ben chiaro>> riprese, <<io non ne faccio uso, eh. Mai. E tu, Bruce?>>
Non ci potevo credere. Aveva davvero chiesto a mio padre se fumasse l'erba?
Lo guardai, stupita e curiosa.
Lui alzò gli occhi al cielo e allargò le braccia in un gesto che non mi trasmise certezze inossidabili.
<<Pa'?>> chiesi, sgranando gli occhi.
Sorrise, scosse la testa.
<<Nah, Mills. Non sono il tipo. Non serve e... beh, può darsi che sia capitato, una volta o due. In passato. Ma erano tempi...>>
Si interruppe perché senza rendercene conto eravamo finiti in mezzo alla calca. Le persone urlavano, esaltate.
Sembrava davvero una sorta di raduno per motociclisti, una specie di spettacolo per loro. Indossavano tutti una t agire a maniche corte nera e con un teschio davanti. Bevevano e fumavano senza sosta.
<<D'accordo, credo proprio che qui non ci sia nulla da vedere per noi>> disse mio padre scuotendo la testa e facendo cenno ad Alicia di tornare indietro.
Aveva ragione. E allora perché c'era qualcosa dentro di me che mi implorava di restare?
Lo sapevo, anche se non lo volevo ammettere.
Era per Betty. L'avevo vista e avrei dovuto evitarla ad ogni costo, ma a che cosa stava pensando la mia mente? Se c'è Betty forse c'è anche lui. Forse...
Fu in quell'istante che la vidi, per la seconda volta. Indossava una gonna nera aderente e cortissima e non portava la maglietta ma soltanto un reggiseno nero che metteva in evidenza il suo corpo incredibile.
Era a pochi passi da noi, in prima fila, contro le transenne, appoggiata con i gomiti in avanti.
La guardai per un lunghissimo istante e poi guardai mio padre e Alicia.
<<Restiamo>> dissi, <<voglio guardare.>>
Mio padre si fermò stupito e Alicia fece lo stesso.
<<Millie, sicura di non aver fumato di nascosto da noi, eh?>> mi chiese Alicia. In qualunque altra circostanza avrei riso, ma ero troppo tesa in quel momento. Sentivo una sorta di inspiegabile adrenalina crescere precipitosamente dentro di me. Non avevo più prestato attenzione alle parole dello speaker ma adesso la sua voce era troppo forte, troppo potente perché potessi ignorarla, e sovrastava tutto il resto. Le urla, gli schiamazzi, l'odore acre di fumo mischiato a birra ed erba e caldo e sudore.
Avrei ricordato per sempre le parole sentii mentre senza far caso a mio padre o Alicia mi apprestavo a raggiungere la prima fila, guidata soltanto da un atavico istinto primordiale.
<<URLATE, URLATE ADESSO PERCHÉ FINALMENTE LUI È QUI ED È QUI PER VOI! VI FARÀ TREMARE, SCAPPARE, SPAVENTATE E IMPAZZIRE! DIAMO IL BENVENUTO CHE MERITA A LUI, IL PIÙ VELOCE, IL PIÙ FORTE E IL PIÙ DANNATAMENTE INCURANTE DI OGNI FORMA DI PERICOLO CHE IL MONDO INTERO CONOSCA! DIAMO IL BENVENUTO A JAY, IL RE DI TUTTI I FUOCHI!
Una grossa motocicletta comparve improvvisamente sul palco di fronte a noi. Poi delle luci azzurre si accesero tutte insieme, dando vita a una serie interminabile di grandi cerchi posizionati a diverse altezze e distanze tra loro, senza che capissi a che cosa potessero servire.
l'attimo successivo, da una botola che partiva da sotto il palco stesso, si materializzò all'improvviso una figura.
Jaydon.
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