E poi i suoi occhi - Jaydon's POV
Le luci intorno, in quel camerino che altro non era che il retro mal illuminato di una vecchia roulotte, erano basse e calde, e servivano a poco. La musica che proveniva dall'esterno era forte, alta, quasi fastidiosa. Lo speaker continuava a parlare e Jaydon lo sapeva.
Sapeva che l'adrenalina avrebbe incominciato a crescere rapidamente di lì a poco. Anzi, a ben pensare, già stava succedendo. La sentiva, sì, la sentiva. Partiva da un punto nascosto e lontano che poteva essere giù nella sua testa o magari nello stomaco, nel cuore, e poi si diramava come i raggi che si creano in un pozzo d'acqua al cadere inatteso di un sasso. Si allargava e si estendeva in tutto il suo corpo, mentre lo speaker continuava a far uscire frasi potenti e vibranti dal quel vecchio megafono.
Eppure dovrei essere abituato, pensava Jaydon mentre con le mani si appoggiava al tavolino di fronte allo specchio di quello pseudo camerino. Guardava all'interno dei propri occhi e trovava un mondo nuovo ogni volta, e tuttavia era sempre lo stesso identico posto pieno di pericoli e strade asfaltate, vibranti, polverose e che d'un tratto divenivano sterrate e piene di buche e curve improvvise e insidie letali, mortali, anche.
Dovrei essere abituato e non lo sono ancora, e non lo sarò mai, probabilmente. Perché questo è ciò che sono. Da sempre. E tra le quelle curve sono cresciuto cadendo, a volte in piedi a volte no. A volte ho sanguinato, altre volte ho sentito lo schianto della pelle in una lacerazione intensa, improvvisa, profonda, venuta un attimo prima del sangue.
E poi i suoi occhi. Quegli occhi. Quei maledetti occhi. Belli come prima non avevo mai visto nulla. Belli come lei e belli come la vita stessa.
Millie e le sue mani piccole, Millie e i suoi modi dolci, Millie e quel bacio che non mi sarei mai aspettato. Mai, mai nella vita. Eppure...
Ma c'era Betty. Ed era lì, non distante, non da un'altra parte. Era al Fire Park e mi stava aspettando, come tutti gli altri. Ma lei non era "tutti gli altri." E non lo sarebbe mai stata.
Jaydon abbassò la testa, si guardò le mani, rimase per un attimo immobile di fronte allo specchio. Poi la rialzò. Infilò il dito indice in un vasetto pieno di una sorta di vernice rossa e dopo un attimo lo estrasse e se lo passò lentamente sulla fronte, poi su una guancia e dopo ancora sull'altra.
Perché questo era ciò che dovevo fare. Come sempre. Sarebbe accaduto durante le notti delle lanterne e non solo.
Accadeva già anche altrove, vero, Jaydon?
Perché una volta che ci si abitua al rischio, quel rischio diventa anche parte di noi stessi, non è così?
Certo che è così.
Era pronto, adesso. Il volto dipinto come un vero guerriero, come un indiano, forse, o come un selvaggio, perché ciò che stava per fare aveva un'indole selvaggia, dopotutto. Selvaggia e rischiosa. In una maniera indefinibile. Ma era così che doveva andare e così sarebbe stato. La paga era buona, quei soldi erano indispensabili. Certe cose costano tanto, in America.
Così Jaydon rimase immobile a guardarsi nello specchio, e in quegli occhi verdi come il mare nelle più belle giornate d'estate si perse. Ritrovò Millie, perché adesso era lì che la sua mente soggiornava. In quella parte incredibile di universo che aveva portato la sua strada ad incrociarsi con quella di lei.
Ma come avrebbe potuto fare?
Già, come avrei fatto? Come potrei portare avanti tutto questo? In che modo? Non potrei essere comunque in pace con me, non del tutto. Ma ciò che provo è strano. È diverso. Ed è grande.
Infilò la maglietta a nera senza maniche, quella con un disegno di teschio con occhi infuocati sulla parte davanti. Distese i muscoli del petto, poi gli addominali, poi tutto il resto del corpo. Trasse in respiro profondo.
Spense le luci deboli che circondavano lo specchio e chiuse gli occhi per un istante.
Sentì ancora la voce dello speaker.
Ci siamo, pensò. Ci siamo quasi. È ora.
<<E allora, signore e signori! Siete pronti? Siete pronti? Ci siete tutti? Perché Jay è di nuovo con noi. E sta per deliziarci ancora una volta con ciò che non potreste immaginare. Neanche sforzandovi. Pensate a qualcosa di incredibilmente pericoloso, a qualcosa di terribile e angosciante al tempo stesso, e ancora non sarete vicini.
Moltiplicate l'adrenalina per un milione, perché lo sento, il motore... il motore, lo sentite? Si sta accendendo! Ci siamo quasi! Preparatevi, perché la notte della lanterna sta per regalarvi fuoco e fiamme!>>
Jaydon raggiunse il fondo della roulotte. Tolse la coperta di plastica che ricopriva la moto da cross e trattenne il fiato per un istante, poi chiuse gli occhi e si preparò.
https://youtu.be/8Zc4S1shXas
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