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Buonanotte, Millie

<<Millie>> mi disse cercando i miei occhi.

Io mi fermai, abbassai lo sguardo per risollevarlo pochi secondi dopo, quasi certamente rossa in viso, e feci scivolarle le braccia verso il basso, distese, parallele al mio corpo. Respirai a fondo il profumo dell'aria di quella notte che sapeva così tanto di oceano e sabbia.

<<Che cosa c'è?>> gli chiesi, quasi seccata, sorprendendo anche me stessa, perché non era ciò che volevo fare.
<<Non sei ancora arrivata a casa. Se per te va bene, vorrei accompagnarti fin sotto il portone.>>

Esitai, mi morsi la lingua per l'agitazione, perché anche se stavo cercando di sembrare più forte, la verità era che mi sentivo molto spaventata e molto confusa.

<<Va bene>> gli risposi, <<c'è ancora un po' di strada, ti avverto. E non vorrei che la tua ragazza pensasse qualcosa di brutto. Per questo ho pensato che fosse più giusto andare da sola.>>

Lui si passò una mano tra i capelli mossi e scuri, cercando di ordinarli ma con scarsi risultati. <<Lo so>> disse, <<hai conosciuto Betty oggi, al parcheggio. Mi dispiace per come si è comportata con te. Non avrebbe dovuto farlo.>>

Lui non sapeva che avevo visto Betty mentre lo baciava anche al Luna Park poco prima. Era carino però, da parte sua. Volermi accompagnare, voglio dire. Perché doveva sempre esserci una ragione per tutto? Magari si era soltanto preoccupato per me dopo l'aggressione al parcheggio e adesso...

<<La cittadina di Portway è piuttosto tranquilla in genere>> disse, riportandomi alla realtà <<ma ci sono persone da evitare. Gente che è meglio tenere a distanza.>>

Gente come te, pensai, riascoltando le parole di Alicia nella mia testa. Subito dopo mi sentii in colpa per averlo fatto, però. I fatti dimostravano, per il momento, tutto il contrario. Lui non mi conosceva nemmeno eppure si stava prendendo cura di me, in un certo senso.

<<Che tipo di persone?>> gli chiesi, senza guardarlo e continuando a camminare accanto a lui.
<<Persone senza scrupoli. Gente marcia. Amici di uomini pericolosi. Ma anche delinquenti di tutti i giorni.>>
<<Non capisco. È così ovunque, non credi? Io vengo da Washington. Uscire la sera da soli non è meno pericoloso di qui, anzi. Il contrario.>>

Jaydon scosse la testa e poi mi guardò.

<<Ci sono due luoghi molto importanti da queste parti, Millie. Il Luna Park e poi tutta la zona della spiaggia. E sono gestiti da due famiglie molto diverse e che non vanno d'accordo tra loro: i Cogan e i Kellerman. La mia ragazza, che tu hai conosciuto, Betty Cogan, è la figlia di Harold Cogan, un anziano signore a capo di tutta la rete di strutture legate agli stabilimenti sulla costa. Mentre i Kellerman gestiscono il Luna Park, dove sia io che Alicia lavoriamo da anni.>>
Lo guardai e alcune cose improvvisamente divennero un po' più chiare nella mia testa.
<<I Kellerman>> riprese lui << sono lo zio e il padre di Alicia. Naturalmente la famiglia di Betty detesta che io lavori per loro, ma glielo devo.>>

Mi fermai e mi resi conto che mi stava raccontando tante cose senza che glielo avessi chiesto.

Così fa chi si sente solo, a volte. Capita anche a te, Millie. Quando la sera ti ritrovi con tuo padre davanti alla tv e cominci a riempirlo di parole.

<<Ti sto dicendo questo perché la realtà di Portway è molto più complessa di quel che sembra. A volte è sufficiente incontrare le persone sbagliate. E tu...>>
Si fermò, si mise di fronte a me, come poco prima. Mi guardò negli occhi così intensamente da bloccare il mio respiro. <<Tu sembri... diversa. Fragile, forse. Accompagnarti mi è sembrato... giusto. Betty lo capirà. Non ti devi preoccupare per lei>> mi disse, facendo un passo indietro.
<<Grazie, Jaydon>> risposi, senza scappare dal suo sguardo. <<Anche per oggi al parcheggio. È stata una fortuna che tu fossi lì. Sono in debito con te.>>
<<Non dirlo>> rispose lui riprendendo a camminare. Superammo il secondo incrocio e ci avvicinammo ancora di più alla mia casa.
<<Hai detto che sei in debito con i Kellerman. Se vuoi raccontarmi per quale motivo, ti ascolto volentieri.>>
Lui scosse la testa e poi esitò per qualche istante.
<<È una storia lunga, Millie. Magari un'altra volta, ok?>>
Annuii. Avevo cercato di farlo sbottonare un po' e non era stato esattamente un successo. Ma andava bene lo stesso. Ero contenta per averglielo chiesto e anche per aver scoperto qualcosa in più su di lui e su quella cittadina. Improvvisamente anche il comportamento di Alicia nei confronti di lui sembrava acquisire una sorta di senso. Probabilmente lo zio o il padre di lei avevano avuto a che fare con Jaydon per chissà quale motivo, e Alicia aveva voluto mettermi in guardia, visto ciò che le avevo detto. C'erano ancora tante cose che avrei dovuto chiarire ma mi ripromisi che le avrei domandate direttamente a lei.

<<È quella?>> chiese lui improvvisamente, indicando la mia casa.
<<Già>> risposi. Qualche passo dopo eravamo di fronte al cancello d'ingresso.
<<Missione compiuta>> disse Jaydon e per la prima volta da quando lo avevo incontrato mi sorrise.

Se non lo avesse fatto sarebbe stato meglio. Magari le mie mani non avrebbero preso a sudare così, dal nulla.

<<Sai che cosa potresti fare?>> mi chiese, facendo un passo verso di me.
<<Eh? Che cosa?>>
<<Questo ciuffo che si ribella>> disse, prendendo una ciocca di capelli che mi era scivolata davanti agli occhi e accompagnandola lentamente dietro il mio orecchio sinistro <<ecco, questo ciuffo, potresti dargli una bella lezione. Via, dietro l'orecchio. Come ha potuto cercare di nascondere questo viso?>>

Parlava piano, sottovoce, lentamente, scandendo ogni singola parola. Diceva stupidaggini eppure era così perfetto. Era incredibile. Era forte e violento e scatenava un oceano di emozioni contrastanti dentro di me.

Come faceva? Avevo idea di ciò che stava dicendo?

No. Nessuno prima di lui mi aveva mai parlato così.

Mi assordava parlando sottovoce.

<<E se quel ciuffo tornerà a ribellarsi?>> risposi, stando al gioco, cercando di controllare le vibrazioni impazzite della mia voce.

<<Beh, allora potrai richiamarmi. Se mi presti il telefono ti scrivo il mio numero. Sai, nel caso quel ciuffo dovesse davvero impazzire e...>>
<<Sì, è comprensibile. Lo capisco. Ecco, aspetta.>>
Con il cuore che correva all'impazzata e le mani che tremavano per l'imbarazzo presi il telefono dalla tasca e glielo porsi.
Compose il numero e me lo restituì.
<<Buonanotte, Millie.>>

Respirai cercando di trattenere le emozioni. Lo guardai.
Mi innamorai di nuovo.

<<Buonanotte, Jaydon.>>

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