"Una stella diurna"
9 aprile 2001, 16:32
Mista guardò la beretta.
-Giorno! Posso sapere quando arriva la mia pistola? Questa... Cosa...-
-Ci ha aiutati quattro giorni fa. E fine della discussione.-
-Sarà, ma è impossibile da ricaricare! I miei ragazzi fanno troppa fatica...-
-Ho chiesto in giro, ma sai che qui in Italia, se non hai una licenza, non puoi portare una pistola.-
-Ma chiudi il becco!-
Fece Mista buttandosi sul letto dell'amico. I due erano tornati in stanza dopo il funerale di Bucciarati. Erano stati quattro giorni intensi, con la promozione di Giorno a boss ed i funerali di Narancia e del loro ex-capo. Polnareff si era addormentato sul tavolo.
-Ma quindi è qui che vivi?-
Mista giochicchiò con la lampadina.
-I tuoi genitori?-
-Stanno in Giappone. E chissene frega.-
Fece Giorno togliendosi la giacca nera e rimettendosi quella rosa.
-Ahi! Non avete un bel rapporto, eh?-
Scherzò il moro prima che bussassero alla porta.
-Ma chi sarà?-
Chiese il biondo abbottonandosi le giacca.
-Nasconditi nell'armadio, alle suore non piace vedere che porto ospiti.-
-Agli ordini, boss.-
E Mista scomparve.
-Ti ho già detto di non chiamarmi...-
Bussarono di nuovo. Giorno fece una smorfia e coprì Polnareff con un asciugamano: nemmeno gli animali erano i benvenuti.
"Tanto Bucciarati mi ha lasciato la casa sul mare... Andrò a vivere lì tra qualche giorno, non appena Mista avrà di nuovo la sua pistola."
Aprì la porta.
-Si può?-
-Cosa? Ma tu sei... Aspetta... Il giapponese... Koichi, giusto?-
Il ragazzo, che arrivava al petto di Giorno anche contando i suoi capelli ritti, annuì.
-Proprio io.-
-Che ci fai qui? Pensavo volessi tornare in Giappone... Vuoi un passaggio?-
-Non si tratta di quello... In questi 12 giorni, ho girato l'Italia, e non ho fatto altro che ricevere telefonate preoccupate dalla Speedwagon...-
-La Speedwagon? Quella fondazione famosa multimilionaria?-
Koichi era entrato e si stava guardando intorno. L'unica volta che era entrato in quella stanza, era per recuperare il suo passaporto rubato. Alzò l'asciugamano.
-Aspetta, non...-
-Hai una tartaruga? Te la fanno tenere?-
Giorno lo prese dolcemente per un braccio e lo allontanò, per non svegliare Polnareff.
-Rispondi.-
-Sì, scusa... Fatto sta che Jotaro vuole incontrarti.-
Seguì una pausa di silenzio.
-Chi?-
-Jotaro Kujo. È laureato in biologia marina ed è stato lui a mandarmi a cercarti.-
-A cercarmi?-
L'armadio si aprì.
-Non sento la voce di suore. Tutto bene?-
Koichi e Mista si guardarono.
-E lui chi è?-
-Giorno: ho interrotto qualcosa?-
-Che?! NO! Come ti viene in mente?!-
-Scusami! Scusami!-
-Guido Mista.-
-Hirose Koichi.-
E si strinsero la mano.
-Che cosa vuole da me questo Jotaro?-
Koichi sembrò sul punto di dire qualcosa, ma poi scosse la testa.
-Non sono la persona adatta a spiegartelo... Ne parlerai con lui. Mi ha detto di avvertirti che arriverà in aereo tra due giorni. Io starò lì ad aspettarti.-
-E se io non venissi?-
-Aspetta, ti sta minacciando?-
Mista tirò fuori la beretta e gliela puntò.
-WOAH! ECHOES ACT THREE!-
Il suo stand colpì il braccio di Mista e lui si piegò.
-Ma che?-
-Fermi! Tutti e due!-
Polnareff si svegliò.
-Giogio... Ma che...-
Appena vide che c'era una terza persona e si ammutolì.
-Mista: di lui possiamo fidarci. Koichi: devi perdonarlo, lui è il mio terzo in comando.-
-Scusa tu. Ho reagito d'istinto. Echoes.-
-Certo!-
Disse lo stand, ritirando il Three Freeze.
-Anche il tuo stand parla. Pensavo il mio fosse l'unico.-
-Insomma... Ti aspettiamo. Ovviamente, non posso costringerti. Ma... Sono quasi sicuro che tu e Jotaro andrete d'accordo.-
Giorno non rispose.
-Arrivederci.-
E Koichi uscì. Giorno si avvicinò a Polnareff. Mista disse:
-Ma che voleva quello? Certo che ha delle pretese... A farti incontrare uno sconosciuto.-
Giorno lo ignorò, prendendo l'asciugamano.
-Scusaci, Polnareff. Non volevamo svegliarti. Siccome il tuo spirito nella tartaruga è debole, è normale che tu debba dormire.-
-Non fa niente, Giogio.-
E sbadigliò.
-Bonne nuit...-
Giorno lo ricoprì e poi chiuse l'armadio, in silenzio. Mista batté il piede per terra.
-Allora? Che fai, mi ignori?-
-Scusa, Mista, è solo che...-
Giorno seguì dalla finestra Koichi, mentre se ne andava.
-Ho troppe domande.-
-Se non ti ha risposto, vuol dire che non vuole risponderti! Cosa ti fa dire che possiamo fidarci di questo giapponese? Se fosse solo una trappola?-
-Mista, smettila di essere così paranoico. Ho conosciuto Koichi prima di conoscere te e gli altri.-
Mista non disse nulla: Fugo era scomparso e stavano ancora cercando di rintracciarlo, Trish ormai stava scrivendo canzoni e non avrebbe più voluto avere a che fare con la mafia per tutta la vita e tutti gli altri, invece...
-Ho intenzione di andare. Questo Kujo Jotaro mi sta cercando ed è in contatto con la Speedwagon.-
-Allora vengo anch...-
-No.-
-Eh? Vuoi andare senza scorta? Ma sei impazzito?-
-Affatto. Non parlerà apertamente se sto in compagnia di qualcun altro... E poi so badare a me stesso.-
Mista non discuté oltre.
"Però..."
Pensò Giorno.
"Come fa questo Kujo Jotaro a sapere di me?"
11 aprile 2001, 14:05
Giorno parcheggiò vicino al Terminal 1. Un poliziotto lo vide, ma non disse niente. Scese dalla macchina e si guardò intorno.
-Viene dal Giappone... Quindi immagino che stia verso i voli inernazionali.-
E si incamminò. Ci aveva azzeccato, perché Koichi stava lì, continuamente controllando l'orologio.
-Magari avrei dovuto dirgli a che ora era...-
-Lo sapevo.-
Il ragazzo alzò gli occhi dal quadrante.
-G-Giorno! Come facevi a...-
-Ho rintracciato tutti i voli. L'unico con un Kujo a bordo arrivava oggi alle 14 circa... E quindi eccomi qui.-
Koichi preferì non chiedere come avesse fatto a rintracciare i voli ed i passeggeri, anche perché era piuttosto concentrato sulla sua espressione: il ragazzo sembrava teso e sulla difensiva. Stava con una mano poggiata sul fianco e guardava più la porta d'uscita che il suo interlocutore.
-Una cosa prima di incontrarlo, Giorno... Può incutere timore all'inizio, ma è una persona seria, responsabile e...-
-Eccolo, deve essere lui.-
Un uomo sulla trentina puntava verso di loro. Altezza un metro e novantacinque. Vestito con una giacca ed un berretto bianco, una maglietta nera e dei pantaloni candidi. Portava con sè una valigia piccola: non doveva essersi portato molto. Appena poggiò lo sguardo su Koichi, i suoi occhi verde acqua si addolcirono, da austeri che sembravano.
-Ciao, Koichi.-
-Salve, signor Jotaro!-
Il comportamento del giovane in presenza di Jotaro era di assoluta riverenza, manco fosse il papa. Questo era quello a cui pensò Giorno mentre osservava quel buffo inchino.
-E tu.-
L'atmosfera si fece più tesa.
-Tu devi essere Giorno Giovanna.-
-E tu Kujo Jotaro.-
Fece Giorno, cercando di tenere testa ad un uomo che era più alto di lui di più di venti centimetri.
-Ed io Hirose Koichi! Non che importi...-
Fece il ragazzo per cercare di calmare la tensione. Non funzionò. I due continuarono a fissarsi in cagnesco. Koichi, spaventato che potesse scoppiare una rissa, fece:
-Oh no...-
Passò un altro secondo, poi Jotaro disse:
-Ti facevo più alto di così...-
-VAFFANCULO!-
-Ok, vi lascio soli...-
Fece Koichi, allontanandosi.
-Che cosa vuole da me?-
-Dovevo tenerti d'occhio, non credi?-
-E così ha mandato il suo piccolo amico a spiarmi?-
Ridacchiò il biondo.
-Ti ho sentito!-
Fece Koichi, risentito. Jotaro fissò con curiosità un portafoglio, più precisamente la foto in un portafoglio.
-Perché hai con te questa foto?-
Il suo tono era secco ed estremamente irritato. Giorno non se n'era ancora accorto e fece l'offeso:
-Anzi, sa una cosa? Non mi risponda... Tanto...-
Il ragazzo si immobilizzò.
-Eh?-
Guardò Jotaro, che si stava rigirando il SUO portafoglio tra le mani, con un'espressione seria.
-Ma come?-
Si guardò la tasca: non era rigirata, ma era vuota. Istintivamente, glielo strappò dalle mani e retrocesse di tre passi per allontanarsi. Era probabile che questo Jotaro fosse un portatore di stand.
-Come cazzo hai fatto? E come ho fatto io a non accorgermene?-
Jotaro continuò a fissarlo minacciosamente.
-Non mi hai risposto.-
La sicurezza di Giorno vacillò ancora di più.
-Io... Ecco... Non lo so... Penso mia madre... Oppure...-
-Almeno sai chi è l'uomo della foto?-
-Io... No.-
Ora Giorno sembrava davvero un quindicenne smarrito. Solitamente, si comportava in modo maturo e non si sarebbe detto che era così giovane, ma aveva così tante domande che gli offuscavano la mente che abbandonò quel suo comportamento serio.
-Perché? Tu lo conosci?-
Passò un momento, in cui Jotaro squadrò Giorno.
-È tuo padre, Haruno Shiobana.-
-Il mio COSA?!-
Il fatto che Jotaro conoscesse il suo vero nome non lo toccò minimamente; aprì il portafoglio di scatto per guardare la foto dell'uomo biondo con una stella sul collo. L'aveva guardata più volte, e si era sempre chiesto chi fosse e perché avesse una voglia simile alla sua sul collo.
-Tuo padre, sì. Sono certo che tu non ti possa ricordare di lui, non eri nemmeno nato quando ha lasciato tua madre ed avevi due anni quando è stato visto l'ultima volta.-
Giorno deglutì.
-Visto l'ultima volta? Quindi è morto?-
-Sì. Lo è.-
-Come?-
Questo fu il silenzio in assoluto più pesante di quel discorso. Jotaro non staccava gli occhi da Giorno, l'espressione indecifrabile, e dietro di lui Koichi era visibilmente agitato.
-Allora?-
Incalzò il biondo, rimettendo il portafoglio in tasca.
-Tu sei sicuro al 100% di volerlo sapere?-
Giorno fece una smorfia.
-Sai? Non lo ero, ma siccome sembra che tu me lo voglia nascondere, ora lo sono.-
I due tornarono a sfidarsi con gli occhi. Koichi intervenne:
-Signor Jotaro... Non deve dirlo se non se la...-
-L'ho ucciso io.-
A Giorno saltò un battito.
-Ho ucciso io tuo padre, Giorno.-
Koichi non disse più nulla. Il biondo tenne gli occhi fissi a terra, cercando di processare quella informazione. Jotaro sembrò accorgersene.
-Stai bene, Giorno?-
-Perché? Avevi una ragione per farlo, no? Sennò... Non sei altro che uno sporco assassino...-
Alle sue spalle, il moro fu sicuro di riuscire ad intravedere quello che doveva essere il suo stand. Si era ovviamente preparato a quella reazione e piegò leggermente le ginocchia, pronto ad usare Star Platinum se avesse fatto qualche mossa strana.
-No. Se c'era qualcuno tra noi due che era un assassino, quello era lui. Ascolta... Non importa cosa mi dirai. Non sento alcun rimorso ad averlo ucciso.-
Giorno non sembrò voler attaccare: Gold Experience Requiem si stava addirittura ritirando.
-E puoi odiarmi quanto ti pare. Era tutto quello che volevo dirti.-
Si volse e fece per incamminarsi verso la macchina della Speedwagon. Koichi si offrì di prendergli la valigia e Jotaro non fece in tempo a dirgli che non importava che Giorno urlò:
-Aspetta! Credi di potermi dire una cosa così ed andartene? Molli una granata e non ti fermi nemmeno a vedere l'esplosione?-
"Che paragone buffo"
pensò Koichi.
-Ora voglio sapere perché. Tu non sembri il tipo di persona che uccide senza motivo.-
Jotaro aveva arrestato la sua camminata, ma non si volse, almeno non finché Giorno fece l'errore di dire queste esatte parole:
-Dimmi il perché, oppure sei troppo coniglio da ammettere che sei stato tu ad attaccarlo per primo!-
Koichi sussultò.
-Giorno! Stai esagerando!-
Jotaro si volse con gli occhi che baluginavano tempesta e fece segno a Koichi di non intervenire.
-Lascia stare, Koichi, se il ragazzo vuole sapere, ne ha il diritto!-
Di nuovo Giorno si sentì vulnerabile ed indietreggiò di un altro passo. Forse fare quella domanda era stato un errore... Non credeva di aver mai visto una persona così arrabbiata.
-Se ci tieni proprio a sapere cosa ha fatto DIO, un centinaio di anni fa si è trasformato in un vampiro e si è impossessato del corpo del mio bis-bisnonno tagliandogli la testa, ha ucciso migliaia di innocenti ed ha lanciato una maledizione su tutta la mia famiglia, quasi uccidendo mia madre e costringendo me ed i miei amici a viaggiare fino in Egitto per sconfiggerlo e la metà di noi è rimasta uccisa!-
Jotaro sospirò, forse per riprendere fiato.
-Ti basta come spiegazione... Giorno Brando Giovanna?-
Marcò il "Brando" mentre si sistemava il berretto.
"Non avevo mai visto il signor Jotaro così arrabbiato..."
pensò Koichi.
"A sentirlo... Sembra che si sia tolto dal petto un peso enorme. Non gli piace parlare di quello che è successo in Egitto... Ed io stesso ne so pochissimo..."
Giorno non replicò. Rimase completamente immobile, come bloccato.
-Ripeto. Se vuoi odiarmi, accomodati. Colpiscimi pure con il tuo stand, se vuoi.-
Giorno diede uno sguardo rapido a GER, chiedendosi quando l'avesse evocato. Non se lo ricordava nemmeno lui. Forse era stato lo stand a reagire da solo. Il moro si voltò di nuovo e Koichi esitò a seguirlo.
-Se era davvero così... Allora sono contento di non averlo mai incontrato.-
Jotaro si arrestò di nuovo e stavolta si girò immediatamente. Anche Koichi era sorpreso.
-Non si può dire che io sia un Santo...-
Disse Giorno mentre guardava la foto.
-Ma sicuramente, non sono neanche disgustoso come lui. Se quest'uomo ha causato così tanti problemi alla tua famiglia... Forse capisco perché andava tanto d'accordo con mia madre.-
-Ma... In realtà è possibile che nemmeno si ricordasse più di tua madre, siccome aveva un discreto successo...-
Jotaro fece cenno a Koichi di non parlare e lui si azzittì.
"Koichi aveva ragione. Questo Giorno... Non assomiglia a suo padre se non di aspetto. Ha davvero ripreso dal nonno del vecchio... Non pensavo nemmeno fosse possibile. È una persona molto seria, responsabile e che tiene alla propria persona."
Giorno assunse un'espressione più decisa.
-Non voglio avere nemmeno una foto di un uomo così. Gold Experience: strappala.-
Prima che lo stand potesse fare qualsiasi cosa, il biondo si rese conto che non aveva più la foto in mano.
-Che... Di nuovo?-
-Aspetta, Giorno, non farlo.-
Era stato Star Platinum ad afferrarla fermando il tempo.
-Quella foto è mia, Kujo Jotaro. Se dico che faccio una cosa... La faccio.-
-Non lo metto in dubbio, ed è per questo che ti ho fermato. Non sai ancora tutta la storia.-
-Uh?-
Jotaro guardò Koichi.
-Ci penso io alla valigia. Aspettatemi qui.-
Dopo aver consegnato la valigia all'autista ed avergli chiesto cortesemente di lasciarla al suo albergo, tornò dai due ragazzi.
-Non ne parliamo qui in piedi. Conosci qualche buon ristorante, possibilmente in riva al mare?-
Giorno ci pensò su.
-Sì. Vi porto io in macchina...-
-Tu fai da navigatore ed io guido.-
Giorno deglutì.
"Vero. I giapponesi ci tengono a queste cose. Sono ancora minorenne e non ho la patente, dopotutto..."
-Forza. Sto morendo di fame.-
11 aprile 2001, 17:27
Quando si mangia in Italia, soprattutto al Sud, possono passare tre ore e non te ne accorgeresti. Così si sentiva Jotaro, in piedi sugli scogli davanti al ristorante, mentre osservava il sole che scendava verso l'acqua per scomparire fino alla mattina. Il cielo era tinto di arancio. Ancora non era tramontato, ma sarebbe successo a breve. Giorno era seduto accanto a lui. Aveva avuto il permesso di riprendere la foto, a patto che non la strappasse. Era ancora piuttosto confuso da quella storia: suo padre era un vampiro assassino. Per forza aveva lasciato sua madre. Ma, da una parte, Giorno avrebbe preferito che quel DIO Brando l'avesse uccisa come tutte le altre donne con cui era stato. Sapeva che la cosa era contraddittoria, perché se l'avesse fatto lui non sarebbe mai nato, ma due persone come quelle non potevano vivere sulla Terra.
-Giorno.-
-Mh...-
Mugugnò il biondo.
-Era un bel pranzo.-
-Nessuno supera Petronio quando si parla di pescato...-
-Ascolta...-
Fece il moro facendo due passi in avanti.
-Ti sei mai chiesto il perché di quella stella?-
Fece Jotaro puntando la foto. Koichi stava lì vicino, a far rimbalzare i sassolini sullo specchio piatto del mare con i pantaloni rialzati all'altezza delle ginocchia ed i piedi in acqua. Giorno si portò automaticamente la mano al collo.
-Certo. Sempre.-
Senza spiegare nulla, Jotaro si tolse la giacca e la poggiò su uno scoglio, e poi si scoprì anche la schiena, rimanendo quasi a petto nudo. Giorno non capì finché il moro non si volse.
-Hai la sua stessa voglia!-
-Ne hai una anche tu?-
Giorno annuì.
-Posso vederla?-
Il ragazzo esitò.
-Vedo che non indossi nulla sotto quella giacchetta...-
-Me la tolgo, un attimo.-
Disse con ripicca. Si volse per sbottonarla e se la tolse. Jotaro guardò quella stella rosata e sorrise.
-Meno male.-
Giorno, che si era dimenticato di riabbottonarsi, chiese:
-In che senso?-
-Ovviamente mi fidavo di quello che mi aveva detto Koichi, ma vederlo con i miei occhi mi mette il cuore in pace.-
-Perché ne hai una anche tu?-
-Ti ho spiegato che DIO ha rubato il corpo del mio trisavolo. Giusto?-
Disse Jotaro mentre si rimetteva la giacca.
-Sarai anche suo figlio, ma il corpo con cui sei stato concepito è quello di Jonathan Joestar e non il suo.-
Giorno ancora non si rimetteva la giacca. Era talmente confuso che strillò:
-Come?!-
-Bizzarro, no? Sei il mio pro-prozio...-
-Ma... Ma tu dovresti avere...-
-Trent'anni.-
-Infatti! Io ne faccio sedici tra cinque giorni...-
Il biondo si tenne la testa.
-Com'è che la cosa non ti confonde?-
-Ho già uno zio che ha l'età di Koichi.-
-C... COSA?! MA CHE RAZZA DI FAMIGLIA È LA VOSTRA?-
-È una famiglia fantastica.-
Giorno vide gli occhi di Jotaro brillare mentre lo diceva.
-Quindi... Io sono un Brando... Ed un Joestar...-
-Tutti i Joestar hanno quella voglia. Quindi sì.-
Giorno guardò il sole, con quel turbinio di informazioni che gli offuscavano la mente.
-Per questo ti ho detto di non strapparla. DIO... È stato senza dubbio un verme... Ma d'altro canto... Quello è il corpo di un Joestar.-
-Quindi... Jonathan è mio padre... Joseph è mio nipote...-
-Josuke è il tuo pronipote. Io sono il tuo pro-pronipote...-
-E di mio padre... Il mio vero padre, non parlo di DIO.-
Jotaro lo squadrò: non c'era dubbio. Giorno era una persona decisa ed onesta. Non avrebbe mai accettato DIO come padre, né ora né mai.
-Non mi sai dire altro?-
-Purtroppo, non sono io la persona con cui parlare di queste cose.-
Fece Jotaro, fissando il sole ormai quasi inghiottito dal mare.
-Il vecchio di sicuro ne sa più di me.-
-Capisco. Ascolta... So che non ci conosciamo ancora per niente, ma avrei un favore da chiederti.-
-Di che si tratta?-
-Quanti Joestar sono in vita ora?-
Jotaro sembrò esitare, ma poi rispose:
-Cinque. Il vecchio, mamma, io, Josuke e te.-
Koichi si volse verso di loro e fece per dire qualcosa, ma il moro lo fulminò con gli occhi.
-Posso chiederti... Di farmeli conoscere? Voglio saperne di più su Jonathan Joestar... Ed anche sugli altri, ovvio... Insomma... Fino a ieri, avevo solo una madre stronza ed un padre menefreghista...-
Jotaro ci pensò su.
-Se è troppo chiedere, non importa...-
L'uomo alzò gli occhi per guardare Koichi: lui capì e saltellò a ritroso sugli scogli.
-Che fa?-
-Gli ho detto di chiamare Josuke.-
"Ma... L'ha guardato... Non ha parlato..."
-Dovrebbero arrivare qui per il tuo compleanno, se li informiamo ora. Non sei contento?-
-Davvero lo faresti?-
Giorno si poggiò una mano al petto e chinò leggermente il capo.
-Ti ringrazio.-
-Non esagerare. È la tua famiglia... Anzi, la nostra. Hai ragione a volerne sapere di più.-
E lo salutò così.
"Kujo Jotaro... Ed Hirose Koichi. Jonathan Joestar... e DIO Brando..."
-Avrò bisogno di fare delle ricerche.-
Fece Giorno rimettendo la foto al proprio posto.
11 aprile 2001, 19:22
-Santo cielo*, abbiamo fatto tardissimo...-
-Quindi il signor Joestar verrà in Italia con la moglie e la figlia, Josuke da solo... E sua madre?-
-No, non la chiamerò. Non vale la pena disturbarla. Dopotutto... Lei è una Joestar, ma è anche piuttosto ignorante in materia DIO e stand... Non posso chiederle di punto in bianco di venire qui.-
-E riguardo alla sesta Joestar?-
Jotaro strinse i pugni.
-Non so di chi tu stia parlando...-
-Perché non l'ha detto a Giorno? Che c'è anche Jolyne**?-
-NON VOGLIO SENTIR PARLARE DI LEI!-
Koichi si fermò, quasi spaventato. Jotaro si morse le labbra.
-Non voglio sentire il suo nome. E poi... È troppo piccola...-
E riprese a camminare. Koichi, anche se titubante, lo seguì.
14 aprile 2001, 12:57
Giorno tirò fuori un libro dallo scaffale. C'era ben poco sui Joestar, ma Bucciarati aveva proprio una grande libreria. Lui, Mista e Trish si erano trasferiti lì il giorno prima. Quest'ultima era confusa da tutti quei cambi e dalla morte di Bucciarati, ed era diventata più taciturna del solito. L'unico con cui sembrava volesse parlare era Mista, che faceva di tutto per tenerla felice.
-Vuoi vedere una cosa figa?-
-Cosa?-
Mista sparò con la sua vera pistola e numero 1 e numero 5 si passarono il proiettile per tre volte prima di calciarlo ad una bottiglia.
-Ehi, voi due! Dovevate colpire quel vinile là centrando il buco! Non l'acqua!-
-Scusa, Mista!-
-È stata Trish a ripeterci di non danneggiare i vinili di Bucciarati!-
Mista guardò la ragazza.
-A lui piaceva ascoltare la musica...-
Guido sospirò, cercando di non intristirsi. Quando era arrivato al Colosseo ed aveva sentito il polso di Bucciarati, era crollato. Prima Narancia e poi lui...
-Trovato! Avete mai letto questo libro di storia, ragazzi?-
Fece Giorno mostrando un libro con una copertina blu scuro. Mista e Trish si scambiarono un'occhiata confusa ed il ragazzo tossicchiò, prima di dire:
-Giogio. Quello è un libro di leggende.-
-Col cavolo che lo è. Guarda: pagina 43. Vampiri.-
-Si può sapere che ti prende? È per questo che ci hai fatto venire in libreria?-
Chiese Trish dando la lattuga a Polnareff.
-Guarda che i vampiri esistono, Trish.-
Commentò la tartaruga prima di dare un morso ad una delle tre foglie.
"Ecco, ci si mette pure Polnareff..."
-Io ne ho affrontato uno.-
-Dice sul serio, signor Polnareff?-
Chiese Giorno, avvicinandosi.
-Come no! In Egitto. Nel 1989...-
Gli occhi della tartaruga si fecero tristi.
-A volte vorrei dimenticare quello che è successo quel giorno...-
-Egitto... Dici?-
Giorno sfogliò fino ad arrivare ad una maschera di pietra.
-Che mi sai dire di questa? Nei racconti odierni, i vampiri sono rappresentati come persone ammalianti che trasformano gli altri in vampiri mordendo loro il collo... Ma qui dice che bisogna indossare questa maschera e...-
-Bagnarla di sangue, sì. Oppure basta che un vampiro doni il suo sangue ad un mortale. Funzionano entrambe.-
Mista e Trish erano scettici a riguardo, eppure quei due ne stavano parlando come se fosse normale. Come se un vampiro potesse entrare dalla porta da un momento all'altro. Il moro ridacchiò.
-Andiamo! Non può essere! Queste sono tutte storie per tenere i bambini a letto di sera. I lupi mannari... I fantasmi...-
-Non so di lupi mannari... Di sicuro i fantasmi esistono. Sennò io cosa sarei?-
Trish rise e Mista arrossì.
-E ti posso assicurare che queste non sono leggende!-
-Allora questo era mio padre...-
-Chiedo scusa?-
Fece Mista, il cervello in subbuglio. Trish guardò il libro.
-Stai dicendo che tuo padre era un vampiro?-
-Questo è quello che mi ha detto Jotaro, ma...-
Polnareff si strozzò con l'insalata e si sporse dal tavolo.
-Hai appena detto Jotaro?-
Giorno si sorprese di vedere Polnareff reagire così.
-Sì. Jotaro Kujo. L'ho incontrato tre giorni fa. Lo conosci?-
Polnareff quasi si mise a piangere e sorrise.
-Allora sta bene... Non mi serve sapere altro...-
-Hai detto Egitto prima... Eri una delle persone che è andata ad uccidere mio padre?-
Mista e Trish sussultarono insieme:
-EH?!-
-Un attimo... Tu mi stai dicendo che...-
Giorno assunse un'espressione più seria e chiuse il libro.
-Sì. DIO Brando è mio padre.-
Calò il silenzio, ma Mista, senza capire la gravità della situazione, lo spezzò:
-Ma chi?-
Giorno fece un inchino.
-E mi dispiace.-
Trish tornò accanto al moro e pulì l'acqua a terra: tanto le sue domande avrebbero avuto presto una risposta.
-Mi considero più il figlio di Jonathan Joestar, siccome il corpo ed il sangue erano il suoi. E mi dispiace di tutto quello che quel verme vi ha fatto passare.-
Polnareff non parlò per un po' di tempo, forse pensando bene a cosa dire. Era Joseph quello bravo con i discorsi. Ed anche Avdol...
-A nessuno dispiace più di me e Jotaro... Ti ha detto qualcosa riguardo a monsieur Joestar?-
-Intendi Joseph? Lo devo incontrare tra due giorni.-
Polnareff si sporse ancora di più, completamente disinteressato alla lattuga.
-Ti prego, portami con te!-
Giorno rimase sorpreso.
-Nonostante le tartarughe vivano per molto, credo che tu te ne sia già accorto... No?-
Mista si irrigidì.
-Un attimo, che intendi?-
-A Polnareff non rimane molto tempo.-
Trish fece cadere lo straccio.
-Cosa? Ma il suo spirito è nella tartaruga ora! Non dovrebbe continuare a vivere?-
-Dimentichi che Chariot Requiem ha effettuato lo scambio dopo la morte del suo corpo. Il suo spirito è debole... Infatti dorme spesso.-
-Eheh...-
Ridacchiò Mista nervosamente.
-Pensavo fosse perché è appena uscito dal letargo...-
-Invece è perché mi resta poco tempo. Tre anni se sono fortunato... Jean Pierre Polnareff morirà a 39 anni...-
Sospirò.
-Tanto dovevo morire dodici anni fa...-
Calò di nuovo il silenzio, in cui l'unico rumore che si sentiva erano i Sex Pistols che mangiavano dei taralli.
-Ma... Jotaro non sembrava in vena di parlarne... Cosa è successo in Egitto?-
Polnareff tenne gli occhi fissi a terra, l'espressione affranta.
-Se non ne vuoi parlare, non fa nulla...-
-Tre amici con cui avevamo condiviso l'esperienza di quarantasette giorni... Sono stati uccisi. Due di loro, Iggy ed Avdol, sono morti per salvare me.-
I tre ragazzi capirono immediatamente perché Polnareff avesse detto di dover morire anni prima.
-E, da quanto mi ha raccontato monsieur Joestar, Kakyoin è morto per scoprire il segreto dello stand di DIO...-
-Mi dispiace tanto... Non credo ci sia nulla che possa fare per rimediare agli errori di mio padre...-
-Giogio: tu non sei tuo padre. Come hai detto, il sangue che ti scorre nelle vene è quello dei Joestar.-
Polnareff sorrise.
-Credimi. Ho conosciuto due persone con il sangue Joestar e tu... Hai la loro stessa determinazione nello sguardo.-
Giorno sorrise, con gli occhi lucidi.
-Grazie. Per me significa tanto. Ti porterò con me.-
-Ok. A questo punto, voglio venire anch'io.-
-Ma Mista...-
-Ascolta, puoi portare Polnareff ma non vuoi portante noi due?-
Commentò Trish buttando i vetri della bottiglia.
-Se si tratta della tua famiglia, noi vogliamo conoscerla!-
Giorno guardò entrambi i suoi amici, commosso.
-D'accordo, ragazzi...-
-Sarà così che festeggeremo il tuo compleanno. Speravo in una torta con le fragole, ma immagino vada bene comunque...-
Mista e Trish risero insieme mentre Giorno poggiava il libro sul tavolo, sicuro che sarebbe servito.
16 aprile 2001, 11:07
Polnareff tirò fuori la testa dalla borsa a tracolla.
-Si sta stretti qua dentro... Devo addirittura tirare dentro le mie zampe posteriori per colpa del libro...-
-Zitto, signor Polnareff!-
Fece Mista dandogli un colpetto sul muso.
-Ok che non la sentono, ma non ci siamo solo noi qui al porto...-
-Ora che ci penso, perché non sono venuti in aereo?-
-Non ne ho idea, sinceramente...-
Rispose Giorno a Trish. La nave sarebbe dovuta arrivare due minuti prima, ma questa volta Giorno era stato così impegnato a studiare sui vampiri che non aveva avuto il tempo di chiedere ai suoi uomini di controllare gli arrivi al porto. Jotaro li raggiunse insieme a Koichi.
-Siete puntuali, ragazzi...-
-Jotaro.-
Giorno strinse la borsa a tracolla.
-Scusa se sono stato sulla difensiva l'altra volta... Tutte quelle informazioni mi avevano confuso.-
Jotaro e Koichi si scambiarono un'occhiata.
-Tranquillo... Chiunque rimarrebbe di sasso sentendo cose del genere.-
-In ogni caso, volevo presentarti i miei due compagni. Loro sono Guido Mista e Trish Una.-
-Piacere.-
-Piacere nostro! Giogio ci ha parlato di lei.-
-Non ha fatto altro per cinque giorni...-
-Anche tu ti fai chiamare Jojo, eh?-
-Oh! Quasi dimenticavo. Volevo ringraziarti per avermi raccontato la nostra storia, quindi...-
Aprì la borsa e tirò fuori la tartaruga.
-Dice di conoscerti.-
E gliela porse. Jotaro rimase un secondo stizzito.
-Giorno: questa è una tartaruga. Ok che vuoi ringraziarmi, ma non sono così disp...-
Lo spirito di Polnareff uscì dalla chiave.
-Ciao, Jotaro! È tanto che non ci vediamo!-
Jotaro si irrigidì completamente e guardò quello spirito, basito.
"Ma che cazzo?"
Koichi piegò un po' la testa.
-Ehm... Non capisco...-
-Polnareff?-
-Chi?-
Il moro corse fino a Giorno e gli strappó la tartaruga di mano.
-Ma che... Come...-
-Ah... Silver Chariot ha smesso di obbedirmi ed ha fatto un macello...-
-Silver Chariot? Che non ti obbedisce?-
-Requiem. È una storia piuttosto lunga...-
-Un attimo... Se il tuo spirito sta qua dentro, allora...-
Polnareff fece un sorriso amaro.
-Il mio corpo è morto. Sì. È successo undici giorni fa...-
Nessuno disse più nulla e Giorno si soffermò sull'espressione di Jotaro: i suoi occhi erano coperti dal berretto, e sebbene sembrasse arrabbiato, poi si risistemò il cappello ed il suo viso sembrò più grave.
-Giorno. Grazie.-
Il biondo sorrise.
-Di nulla.-
Un gruppo di persone si stava avvicinando.
-Signor Jotaro! È il signor Joestar! È c'è anche Josuke!-
Fece Koichi sbracciandosi e correndo verso il suo amico.
-Sono loro?-
Improvvisamente, Giorno raddrizzò la schiena.
-È monsieur Joestar? Caspita... È invecchiato parecchio...-
-Vecchio! Siamo qui!-
Joseph tese l'orecchio.
-Come dici, Jotaro?-
-Oh santo cielo...-
Fece l'uomo tra i denti.
-Qui, vecchio! Guarda chi c'è!-
Joseph si avvicinò ed i suoi occhi si illuminarono.
-Sei tu, Polnareff?-
-In persona! In carne... Anzi no... In spirito!-
Fece il francese, sorridendo.
-Ma guardati... Sei una tartaruga...-
-Che cosa avete fatto voi e vostro nipote mentre ero qui in Italia ad investigare?-
-Salvato la mia città, ovviamente!-
Si intromise un ragazzo, che manteneva le sue distanza dall'animale. Aveva i capelli blu notte ed era alto sul metro e ottantatré, forse ottantacinque. Il suo taglio era molto peculiare ed indossava degli orecchini viola. Stava in camicia, tenendo la sua giacca sulla spalla con una mano.
-Fa caldo a Napoli!-
-Tu saresti...-
-Josuke Higashikata!-
Fece il ragazzo porgendo la mano e stringendo quella di Giorno.
-Immagino che tu conosca già il mio amico Koichi! Siamo migliori amici...-
-Come fate tutti ad avere una pronuncia italiana così buona?-
Chiese Mista.
-Heaven's Door.-
-Eh?-
-Lunga storia. Ci ha aiutati il maestro Rohan.-
Fece Koichi.
-E quella... È tua madre, Jotaro?-
-Mia madre non viene. Quella è mia nonna.-
-E chi è questa bambina?-
Chiese Giorno, abbassandosi alla sua altezza. Suzie lo avvertì:
-Non ti avvicinare troppo... Gli sconosciuti la spaventano e potrebbe...-
La bambina di mise a piangere e scomparve. Così. Come se non fosse mai stata lì.
-Ma che diavolo?-
-Ecco... Lo sapevo... Joseph, tesoro, la bambina...-
Joseph si avvicinò alla moglie.
-La bambina?-
-Shizuka Joestar. Il vecchio l'ha adottata due anni fa. Non abbiamo mai ritrovato i suoi genitori, ed è probabile che siano morti...-
-Adottata? E ora dov'è?-
Fece Mista camminando e guardandosi intorno.
-Sarebbe meglio se non ti muovessi troppo. Potrebbe essere lì sotto i tuoi piedi e non la vedresti. Il suo stand la fa diventare invisibile.-
Mista urlò e tirò su i piedi automaticamente.
-Uno stand che ti fa diventare invisibile?-
Dei rovi viola uscirono dalle mani di Joseph e lui li lanciò in giro finché non sembrò che si bloccassero.
-Eccola qui. Shizuka... Vieni qui.-
E la trascinò dolcemente. Lei riapparve. Non piangeva già più.
-Non ti devi spaventare...-
Fece Joseph prendendola in braccio.
-Giorno non ti farà nulla. È uno della famiglia...-
Il biondo guardò tutte quelle persone: erano loro la sua vera famiglia.
-Sacre bleu! Monsieur Joestar! Ora ha tre figli!-
Suzie tossicchiò.
-Giusto.-
-Andiamo... Pensavo mi avessi perdonato...-
-Infatti ti ho perdonato... Ma per te che puoi vedere gli stand, è più facile prenderti cura della bambina...-
Josuke ridacchiò.
-Giorno: che stand hai tu?-
-Oh.-
Giorno sfuggì gli occhi di Josuke.
-Ehm... Ecco...-
-Il mio è questo!-
Crazy Diamond uscì allo scoperto.
-Si chiama Crazy Diamond! Ovviamente conosci Echoes di Koichi.-
-I miei sono questi!-
Mista prese una lattina da terra e la lanciò in aria, poi sparando in aria. Quando il proiettile cambiò traiettoria, tutti tranne Suzie sussultarono.
-Sono i Sex Pistols!-
-Il mio stand si chiama Spice Girls...-
Ma Trish non la tirò fuori. Nemmeno Jotaro disse nulla del suo stand.
-Il mio è Gold Experience Requiem.-
E lo tirò fuori.
-E... Ecco tutto.-
-Wow! Requiem, hai detto? Da quale canzone l'hai preso?-
-No... Il Requiem non c'entra nulla...-
-Giorno... Quindi tu sei mio zio.-
Disse Joseph, lasciando la bambina alla moglie.
-Signor Joestar. Non volevo disturbarla... Ma... Ne vorrei sapere più su mio padre.-
-Anch'io ho cercato di mio nonno dopo aver sconfitto gli uomini del pilastro. Mia nonna mi aveva nascosto della sua storia perché aveva paura di perdere anche me per colpa delle maschere di pietra...-
Giorno tirò fuori il libro.
-Queste qui?-
-Sì. Quelle lì. Mio nonno ha combattuto DIO Brando per tutta la sua infanzia fino alla morte. Poverino... Voleva salvare la nonna e noi tutti da lui, ma quel bastardo... È riuscito comunque a farla franca.-
-Come è andata?-
-Secondo la nonna Erina, lei e Jonathan erano in crociera in luna di miele dopo il matrimonio e DIO li ha seguiti. Durante il loro combattimento la barca ha preso fuoco, e mia nonna, che era incinta di mio padre, insieme ad una bambina i cui genitori erano rimasti uccisi nell'incendio, che sarebbe poi diventata mia madre, è scappata usando una bara come zattera.-
Mista contò con le dita, visibilmente confuso.
-Aspetta... La bambina adottata... E suo padre... Quindi si sono sposati tra fratelli?-
-Per voi italiani, questa cosa è assolutamente vietata e non ci sono discussioni...-
Fece Joseph, quasi seccato dalla cosa.
-Ma non avevano legami di sangue. E comunque... Non sapevano di essere fratelli, sono stati separati dalla nascita.-
-Quindi è questo che è successo a mio padre...-
Giorno si sporse in avanti.
-E lui com'era?-
Sembrava un bambino curioso e Joseph rise. Non si sarebbe aspettato che il figlio di DIO Brando fosse una persona così cordiale. Sembrava un giovane sveglio...
-Da quanto mi hanno raccontato la nonna e lo zio, non esisteva persona più nobile e coraggiosa! Era un gentiluomo... Che difendeva i deboli e metteva il bene dei suoi cari prima del suo.-
-Uh. Mi pare di aver già sentito questa descrizione... Non è così, Giorno?-
Fece Trish, sorridendo.
-Che vuoi dire?-
-Ma come? Sei tu! Non sarai un gentiluomo, ma il resto combacia.-
Giorno arrossì.
-Andiamo, Trish... Così mi lusinghi...-
-Non metto in dubbio quello che dice la tua amica, Giorno. Me ne sono accorto subito. Tu sei proprio il figlio di Jonathan Joestar. E in quanto tale, fai parte della nostra famiglia.-
-Ma pensa te...-
Fece Josuke sorridendo.
-Ne abbiamo un altro! Aumentiamo ogni anno!-
-Andiamo, Josuke, sii più serio...-
Lo rimproverò Koichi.
-Oh! Quasi dimenticavo!-
Fece Suzie lasciando la bambina per frugare nella borsa. Koichi vide che Shizuka si stava agitando ed andò a consolarla, tenendole la mano.
-Ti ho portato un regalo.-
-Ma non doveva, signora Joestar...-
-Oh non esagerare, giovanotto! Oggi è il tuo compleanno, no?-
Tirò fuori una cornice.
-Ero indecisa su cosa portarti... Ma poi mi sono ricordata che Lisa Lisa mi ha lasciato prima di morire questa foto. Sua madre gliel'aveva data ed io l'ho tenuta finora, ma anche io sono in là con gli altri e sono riuscita a farmi fare una copia con la stampante... Tieni.-
Giorno la prese e sussultò.
-Questo è...-
-Jonathan Joestar. Insieme ad Erina Pendleton ad il testimone Robert Speedwagon.-
-Speedwagon? Un attimo, ma...-
-Proprio il fondatore della fondazione.-
Mista e Trish rimasero di stucco. Giorno sembrò sul punto di mettersi a piangere: fino a qualche giorno prima, non gliene sarebbe potuto importare di meno della sua famiglia, questo perché era convinto che fossero tutte persone come sua madre. Ma ora che sapeva di far parte di una famiglia con una storia così intricata e commovente... Aveva un peso sul cuore.
-Grazie, signora Joestar.-
Fece il biondo abbracciandola.
-Di nulla caro! Tornare qui in Italia dopo così tanti anni fa qualche effetto...-
-Già! Ora voglio andare a visitare Napoli. Tu dove sei stato di bello, Koichi? Dove mi porti?-
-Che? Io ho l'aereo prenotato per domani! Sono stato qui ben più del dovuto... Ho ventisette chiamate perse da parte di Yukako. Dovevo tornare in Giappone dieci giorni fa! Sai com'è fatta, no?-
-Ah! Certamente... Yukako... Torna in Giappone. Signor Jotaro, lei invece?-
-Anche io devo tornare in Giappone. Il mio gruppo di ricerca sta studiando i polpi e se non mi sbrigo finiranno gli esperimenti senza di me.-
Josuke sospirò.
-Anche lei? Mi lasciate da solo con papà, la signora Joestar e la bambina?-
-Fai il bravo fratello, Josuke.-
Scherzò Jotaro strappando a Koichi una risata.
-Molto divertente, signor Jotaro...-
-Anche io e i miei amici dobbiamo andare.-
-Va bene, Giorno.-
Jotaro guardò la tartaruga.
-Io ormai faccio parte della squadra di Giorno, Jotaro. Però è stato bello rivederti. E speriamo che non sia l'ultima volta...-
-Già. Speriamo.-
Riconsegnò la tartaruga al biondo, che la mise in borsa.
-È stato bello conoscervi tutti...-
-Anche per noi. Un'ultima cosa, regalo da parte mia.-
Fece Joseph tirando fuori un bigliettino.
-Cos'è?-
Chiese Mista.
-Il biglietto della fondazione Speedwagon. Lui era come un padre per me ed era anche il miglior amico di mio nonno. Siccome il mio vero padre è morto quand'ero ancora un neonato, sono stati lui e nonna Erina a prendersi cura di me. Nel suo testamento, Speedwagon ha lasciato detto che la fondazione doveva aiutare i Joestar, sempre e comunque, e per questo gli siamo immensamente debitori. In quanto membro della famiglia Joestar, quando mai avessi bisogno di un favore, puoi chiedere a loro.-
E gli porse il bigliettino.
-Sul serio?-
-Sul serio.-
Giorno lo prese.
-Grazie, signor Joestar. Ci farò un pensierino.-
Joseph sorrise.
-Beh, l'ultima volta che sono stato qui, dei vampiri minacciavano il pianeta Terra, quindi... Facciamo un bel giro, ti va, Suzie?-
-Certo! Anche a te va, Shizuka? Josuke: prendi tua sorella per mano.-
-Cosa? Perché io? Lo state facendo voi due!-
Giorno, Mista e Trish salutarono, allontanandosi.
-E quindi quella è la tua famiglia, eh?-
Chiese Trish.
-Sì. E sono fiero di farne parte.-
Rispose il biondo pensando alla foto, sorridendo.
.....
Questa è la prima volta che scrivo una One-Shot, questo perché prediligo scrivere storie lunghe, come avrete capito da oltre 6350 parole di One-Shot.
Comunque spero che vi sia piaciuta.
Quando ho finito Vento Aureo, la prima cosa che ho chiesto al mio amico è stata: "Dimmi che Jotaro e Giorno si incontrano..." e lui mi ha detto "In realtà non si sa." la prima cosa che ho pensato è stata
"Devo scrivere il loro incontro. Non è possibile che uno dei best Jojos non incontri il boss della mafia."
E quindi nulla
Ditemi che ne pensate nei commenti
*NB: Sì, "santo cielo" è la mia traduzione di "yare yare daze" (perché "pensa te" ci sta nell'OAV, ma in realtà non si può ascoltare)
**NB n.2: No, non so nulla di Jolyne. So solo che Jotaro ha SICURAMENTE avuto un motivo per abbandonarla. Quindi... Boh, sbaglierò. Ma è così che pensi si comporterebbe sentendo il suo nome.
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