Don't waste your time on me, you're already the voice inside my head.
«No lo creo.»
«Non è possibile.»
«Davvero si è presentato al corso preparto con la sua ragazza?»
«Che cafone.»
I medici finiscono sempre per mettersi con altri medici. È una legge non scritta. Come non pensare a Grey's Anatomy? Quel telefilm è la dimostrazione perfetta di quello che sto dicendo. Diciotto stagioni ci insegnano che, inevitabilmente, un dottore finisce per essere attratto da un altro dottore, chirurgo o dermatologo che sia. È una questione di logica: trascorrono venti ore al giorno dentro un ospedale con altri loro simili, come possono provare attrazione per un essere umano il cui passatempo preferito non sia giocare a "guarda come gli apro il torace" con il bisturi? Quelle operazioni poi durano ore, dopo qualche battuta patetica si passa a flirtare. Ed è quello che fanno Philip e Simone, io lo so, non sono mica scema. Lei dopotutto fa l'anestesista, è sempre presente in sala operatoria. Se ne sta là dietro con i suoi capelli ondulati color grano, i suoi occhioni verdi e le sue labbra rosee a lanciare sguardi languidi al caro Dottor Turner che ricambia sfoggiando il suo maledetto sorriso da Casanova. Quanto vorrei assistere a un loro intervento. Anzi, no, forse sarebbe meglio una telecamera nascosta così nessuno lo verrebbe a sapere. Diamine, perché non ho studiato medicina anziché lettere?
D'accordo, sto esagerando. Forse. Giusto un po'. Dopotutto a me cosa importa di quello che fanno Simone e Philip in ospedale o in camera da letto? Mica sono gelosa. Sto solo analizzando la situazione, ecco tutto, è del padre di mio figlio che stiamo parlando, ragione per la quale ho tutte le motivazioni del mondo per impicciarmi della sua vita amorosa. Quella bionda secca e allampanata potrebbe diventare la matrigna del mio bambino, ci rendiamo conto? Nessuno vuole che il proprio figlio venga cresciuto da una Barbie.
«E come ti è sembrata? Simpatica?»
No, Jake, Simone non mi è sembrata simpatica. Una bionda coi capelli lisci sempre perfetti, magra e formosa allo stesso tempo, con gli occhi verde chiaro, uno stacco di coscia lungo quanto me, la voce angelica, non può essere simpatica.
Alzo lo sguardo sui miei amici. Lola, Jake e Taylor mi fissano, le tre diversissime paia di occhi che muoiono di curiosità. Tiro fuori l'aria, puntando i miei, di occhi, sul menù di carta di Nando's. Ho proprio voglia di quel pollo delizioso che fanno qui.
«Sì, sembra carina, se ti piace il tipo alla Kate Middleton bionda», non riesco a trattenermi, lo sguardo sui contorni. Purè di patate o patatine fritte? Se Philip fosse qui mi obbligherebbe a prendere il primo, ma lui non c'è e quindi posso sfondarmi di porcherie. Alla faccia sua.
«Kate Middleton, eh?» Lola soffoca una risata. Decido di ignorarla.
«Lo sai, sono sempre stata team Meghan.»
«La odi, chissà perché lo sospettavo», interviene Taylor, sollevando le spalle. Io ignoro anche questa osservazione così tanto vicina alla realtà. «E comunque team Kate tutta la vita».
«Cosa prendiamo? Pollo e patatine fritte?»
«Stai evitando il discorso», interviene Jake, che finora è rimasto in silenzio.
«Quale discorso?»
«Lo sai.»
Maledizione. Mi mordo il labbro inferiore, cercando di non far trapelare alcuna emozione, ma è inutile. Rassegnata, chiudo la schermata di Instagram nella quale mi sono rifugiata e alzo la testa.
«Che vuoi, Jake?»
«Dai, stalkeriamola sui Social», propone lui, tirando fuori il suo Smartphone.
«Bravo, cercala!»
«Dai ragazzi, ma quale stalking...»
Mi ignorano. Non passano nemmeno cinque secondi, che sono già su Instagram e sul profilo della bionda.
«Allora, vediamo...»
«Ragazzi, non mi interessa per niente stalkerare Simone», provo a suggerire, ma Lola mi zittisce, sventolando la mano davanti alla mia faccia.
«Smettila. Allora, Simone McAdams, 5728 follower.»
«Come hai detto?»
Sfilo il telefono dalle dita sottili di Jake e resto abbastanza stupita quando leggo il numero di seguaci. Ha un profilo Instagram pazzesco. Più di cinquecento post, feed luminoso e bilanciato, immagini di paesaggi innevati, spiagge paradisiache, foto in primo piano e a figura intera in cui è una gnocca spaziale. È talmente figa che mi viene voglia di seguirla. Penso con rimpianto al mio triste profilo, con poco più di 800 follower, che è tutta gente che conosco. Con un gesto quasi invisibile, Jake preme sul pulsante "segui".
«Ma l'hai seguita?» Mi pento subito del mio tono isterico. Il mio migliore amico alza gli occhi al cielo.
«Dobbiamo controllare quello che fa il nemico, no?»
«Comunque è una figa spaziale», commenta Taylor, lapidaria. Sto per ribattere, quando Jake interviene di nuovo: «Molto più di te».
Ma che infame. Vorrei dire qualcosa, ma la sua frase è così vera che non so cosa.
«Oh, guardate!» Lola indica una foto in particolare. Allungo il collo e noto Simone circondata da bambini. I suoi capelli platino contrastano con il colore scuro della loro pelle. «L'anno scorso è andata in Kenya con un progetto per Save the Children!»
Ovvio, è anche una donna dal cuore d'oro. Perché non posso fumare una sigaretta? Ne avrei proprio bisogno.
«Secondo me è piena di soldi. Ogni anno se ne va in un'isola tropicale a trascorrere le vacanze estive.» Lola sta scorrendo e visualizzando senza vergogna tutti i post. Io mi sono stufata e mi sento parecchio nervosa. Dov'è il mio pollo?
«Buon per lei.» Mi alzo e vado a riempire il mio bicchiere di carta di coca. Philip dice che dovrei evitare le bevande gassate, ma me ne frego. Quando torno, Jake mi sta guardando in modo strano.
«Che vuoi?»
«Ammettilo.»
«Ammettere cosa?»
«Che sei gelosa di Simone.»
Io, gelosa? Qui si sta rasentando la follia.
«Non sono gelosa di Simone», ribatto, con sicurezza. «Non provo alcuna invidia per lei, perché dovrei? A trent'anni ho imparato ad accettare il mio corpo. Non sono alta un metro e ottanta, non peso cinquanta chili, non ho i capelli biondi, non ho seimila follower su Instagram, ma mi piaccio così. Quindi no, non sono per niente gelosa di Simone.»
Dire ad alta voce queste cose mi fa sentire subito meglio. Insomma, è la verità. Peccato che questi tre non se la bevano.
«Tu non sei gelosa perché è alta, magra e bionda e ha tanti follower. Sei gelosa perché si tromba Philip.» Jake si avvicina a me. «E tu no.»
Boom. Questa non me l'aspettavo. Cioè, forse un po' me l'aspettavo, dopotutto parliamo di Jake. Rifletto per qualche secondo. È davvero così? Sono gelosa di Simone non perché è perfetta, ma perché ha una relazione con Philip? Mi accarezzo la pancia, come faccio sempre negli ultimi tempi, mentre rifletto. Qual è la verità?
«No, non è così», rispondo, e ignoro lo sbuffo scettico di Lola. «Non sono gelosa perché si scopa Philip, sono gelosa del fatto che lui possa scopare e io no.»
Taylor inarca un sopracciglio. «In che senso?»
«Ha una donna e io non ho uno straccio di uomo!» esclamo con forse troppa enfasi. «Mi rode, ok?»
«Beh, sei incinta», è l'ovvia risposta di Jake, con un tono che mi fa innervosire. Lo fulmino con gli occhi.
«Quindi se una è incinta deve rimanere sola come un cane?»
«Senti, non farla tanto lunga», interviene la voce di Lola, e tutti ci giriamo a guardarla. «Tu ce l'avevi qualcuno.»
Sbatto le palpebre. «E chi?»
«Come chi? Matt.»
Ah, certo, Matt.
«Chi è Matt?» domanda quell'impiccione di Jake.
«L'americano.»
«Te la facevi con un americano?» Taylor ha la bocca mezza aperta dallo shock.
Roteo gli occhi. «Non me la facevo con nessun americano.»
«Dai, ti prego, gli americani no. Hai sentito come parlano?»
«Tu sei irlandese, da che pulpito.»
«Taci, Taylor!» la zittisce Jake. «Perché non sappiamo nulla di questo americano?»
Perché io invece ho deciso di andare a pranzo con questi tre fonti di stress psicofisico? Quasi mi commuovo quando arrivano il mio pollo e le mie patatine fritte.
«Non c'è niente da dire sull'americano», borbotto. «Ci piacevamo, mi ha chiesto di uscire, ma poi ho scoperto di aspettare l'erede della nobile casata dei Turner, quindi...»
Mi interrompo e mi riempio la bocca di patatine. Le espressioni un po' compassionevoli che vedo negli occhi dei miei amici mi avviliscono.
«Che sfiga!» esclama Jake. Taylor gli dà una gomitata.
«Non è giusto.» Incrocio le braccia. «Per par condicio nemmeno lui dovrebbe avere nessuno. Poteva aspettare la nascita del bambino per mettersi a scopare in giro.»
«Quindi il problema è che vuoi scopare?» chiede Lola, in apparenza seria. Si tradisce con una risatina, che viene raggiunta da quelle degli altri due.
«Oh, andate a quel paese!»
«E dai, non prendertela!»
«Mia, se anche tu vuoi scopare con qualcuno, scopa con qualcuno», mi consiglia Jake con estrema saggezza. Io inarco le sopracciglia.
«E con chi? Chi uscirebbe con una donna incinta?»
«Io no, ma magari un americano sì.»
Uffa. Saremmo usciti insieme, se non fossi stata incinta. Lui voleva chiedermelo di nuovo quando gli ho confessato tutto, ma poi ha lasciato perdere perché nessuno vuole uscire con una donna che avrà un figlio da un altro uomo, anche se non sta insieme con quest'ultimo e non ha intenzione di mettersi con lui in futuro. Ha senso, è logico. Almeno credo. Queste cose succedono solo nelle serie TV: ricordo che in Mad Men (spoiler alert) Betty, la moglie di Don, mentre è incinta di questo si mette insieme a un altro uomo, il quale se ne fotte della gravidanza, pensa solo a stare con la donna che ama. Quello però è un telefilm e questa è la vita reale. Matt mi è parso abbastanza inorridito quando gli ho detto del bambino. Non posso certo biasimarlo.
«Ragazzi.» All'improvviso la voce di Lola ci riporta alla realtà. «C'è una cosa che devo dirvi.»
«Che è successo?»
Per la prima volta dopo molto tempo, la mia migliore amica mi sembra in imbarazzo. Le sue guance si colorano di un pericolosissimo rosso. Io, Jake e Taylor ci scambiamo uno sguardo preoccupato.
«Che hai combinato?» La guardo dritta negli occhi. La curiosità mi sta mangiando. La spagnola respira a fondo.
«Sono andata a letto con Luke.»
Lo ha detto così in fretta che per un attimo ho temuto di non aver capito. Vedo gli occhi sbarrati di Taylor e capisco.
«Cosa?»
Jake ha urlato. Resto qualche secondo senza parole, con la bocca mezza aperta. Poi scoppio a ridere, un po' troppo sguaiatamente. Lola mi lancia un tovagliolo sporco di carta addosso.
«Piantala!»
«Non ci posso credere, sei andata a letto con Luke Hamilton! Oddio mio!» Non riesco a smettere di sghignazzare, è troppo assurdo!
«Ma cosa ridete, idioti!»
Ok, forse sto esagerando. Cerco di trattenere la mia ilarità, sono stata indelicata. Mi schiaffo sul viso un'espressione seria, o almeno ci provo.
«Raccontaci tutto!»
Lola è indecisa tra il continuare a fare l'offesa e il voler parlare. Vince la seconda.
«È successo quando tu e Philip eravate a Roma. È venuto qui per una cosa, gli ho offerto una birra e poi va be', lo sapete...»
«No che non lo sappiamo, spiegaci!»
«Taylor, è già abbastanza imbarazzante!»
«Siamo i tuoi migliori amici, non puoi essere in imbarazzo con noi!»
Lola si rende conto di essere in trappola. Beve un sorso di birra, passandosi una mano tra i capelli sudati.
«Sabato sera si è rotta la lavatrice. Jake non rispondeva al telefono, non sapevo chi chiamare e ho chiamato Luke.»
«Quindi adesso la colpa è la mia?» domanda l'interpellato, ma nessuna di noi gli dà detta. Io e Taylor siamo del tutto ipnotizzate dalle parole di Lola.
«Mi hai detto di aver chiamato l'assistenza!» Sono scandalizzata dalla bugia. Lei distoglie lo sguardo.
«L'ho fatto lunedì, chi avrei potuto chiamare di sabato sera?»
«Da quando Luke sa aggiustare le lavatrici?» chiede Taylor con intelligenza.
«Da mai, infatti ha finito di romperla, però almeno ho recuperato i vestiti che stavano marcendo lì dentro.»
«E poi?»
«Gli ho offerto una birra, che sono diventate due. E niente, ragazzi, abbiamo scopato quattro volte e tanti auguri, insomma!»
Lola tace e ci guarda. Noi siamo attoniti.
«Quattro volte? Complimenti», è l'ovvio commento di Jake.
«Già.»
«Nel nostro letto, vero?» chiedo io retoricamente. Lei annuisce.
«Ho cambiato le lenzuola, tranquilla. E in teoria è il mio letto, sei tu l'abusiva.»
«Guarda questo abusivismo a cosa ha portato, per entrambe», osserva Taylor e non posso darle torto.
Mi viene di nuovo da ridere. Alla fine, Luke ce l'ha fatta. Sono ammirata, dovrò fargli i complimenti la prossima volta che lo vedo.
«Non prendetemi in giro.» Lola è nell'imbarazzo più totale, mi fa quasi tenerezza.
«Mi fa ridere la tua faccia!» esclamo, ma lei non ride.
«Ho bisogno di un'altra birra.»
Ordina un'altra Heineken e io odio tantissimo il fatto di essere incinta.
«Comunque a parte il senso di colpa che non comprendo...» riprendo la parola, ignorando la richiesta di alcol da parte del mio corpo. «Come è stato?»
«Sì, infatti, vogliamo i dettagli.»
Lola prende un sorso di birra e io spero che non prenda alla lettera la richiesta di Jake e ci risparmi i singoli dettagli.
«È proprio bravo, ragazzi. Non pensavo, credevo che fosse tutta fuffa, invece quel rosso scopa proprio bene.»
«Sarà di famiglia», asserisco, senza pensarci troppo. Scoppiamo di nuovo tutti e tre a ridere.
«In ogni caso, gran bella scopata, da manuale, ma resterà isolata.»
Ci resto male. Avevo già immaginato una spumeggiante storia d'amore tra quei due, fatta di sesso sfrenato, imprecazioni in spagnolo, litigi riguardo gli abiti troppo succinti di Lola, colluttazioni per le occhiate porche che Luke riserva a ogni donna che incontra, bambini bellissimi con i capelli rossicci e la carnagione olivastra.
«Ma perché?» mi lamento. «Che ha di male Luke? È carino, simpatico, colto, fa il medico, è di buona famiglia», provo a difenderlo e mi sento molto mia madre in questo momento. Lola scuote con decisione la testa.
«Non mi metto con Luke Hamilton, Mia.»
«A parte che nessuno ha detto che devi metterti con Luke, ma comunque, nel caso, non ci sarebbe niente di male.»
«Lo sapete che non me ne frega niente di, beh...»
«Avere una relazione?»
«Uhm.»
«Perché non si sa mai che Steve ci ripensi e decida di tornare dal Canada?»
Lola si ammutolisce, non appena ode quel nome pronunciato dalle labbra di Taylor. La vedo scolarsi la birra in fretta.
«Non tornerà mai dal Canada.»
La storia di Steve dura da quando siamo arrivate a Londra. È un musicista di Sidney che la mia amica ha conosciuto su Tinder e per cui ha perso subito la testa. Lui non ha mai voluto una relazione, lei non ha mai accettato di perderlo e gli ultimi anni sono trascorsi così, con Steve che quando torna la chiama e quando riparte scompare, lasciandola a pezzi.
«Sì è fatto sentire?» domanda Jake, con una delicatezza che poche volte gli appartiene. Lei si stringe nelle spalle.
«Mi commenta le storie su Instagram ogni tanto, mi manda qualche messaggio per sapere come sto. Ma state tranquilli, non ha intenzione di tornare.»
Annuisco, senza sapere cosa dire. Dopo un momento di incertezza, Lola si alza.
«Comunque, vi ripeto, non ricapiterà che vado a letto con Luke Hamilton.»
«Ma perché dici così? Ha una palese cotta per te!» piagnucolo di nuovo. Lei fa una smorfia.
«Sì, come no.»
«Hai visto come ti guarda?»
«Mi guardano tutti così.»
Restiamo in silenzio. Non posso darle torto. Io e Taylor abbiamo smesso di restarci male del fatto che quando usciamo insieme tutti guardano prima Lola, e solo dopo si accorgono di noi. Mette le mani sui fianchi, fissando un punto indefinito.
«Mi guarda come mi guardano tutti», ribadisce. «Guardano questo culo, le tette, il viso simmetrico. Non c'è altro.»
Socchiudo gli occhi. Ancora con questa storia. Vorrei dirle che non è vero che la guardano solo perché è bella, che lei è bella, bellissima, ma c'è molto altro, ci sono tante qualità in lei che Luke ha visto, ne sono certa.
«Lola, non è vero...» prova Taylor, ma lei scuote ancora la testa.
«Non mi ha richiamato dopo che abbiamo fatto sesso, non si è fatto nemmeno più vedere in giro. Non che volessi rivederlo, però insomma...»
Lascia la frase in sospeso e per qualche secondo restiamo in silenzio, senza parlare.
«Pensa che hai fatto una signora scopata!» esclama Jake, perentorio. «Io direi che ci vuole un brindisi!»
Riesce a farla ridere. Alziamo i bicchieri e li facciamo tintinnare, le labbra verso l'alto. Bevo un sorso e poi metto la mano destra sulla pancia, senza accorgermene. I rapporti umani sono complicati, ma a volte siamo noi, in prima persona, a rendere difficili le cose. Le insicurezze, le cose non dette, l'incapacità di comunicare. Ripenso al profilo Instagram di Simone e mi sento inadeguata. Non vorrei sentirmi così, ma non posso farne a meno. Guardo Lola e realizzo che anche lei si sente così, nonostante l'abbia sempre considerata una tra le più belle ragazze che abbia mai visto. Mi domando se ci sentiremo sempre così, o se mai qualcuno arriverà e ci farà capire che non ne abbiamo bisogno e che andiamo bene come siamo fatte, o se mai lo capiremo da sole.
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