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8


Che cavolo stavo facendo, stavo per baciarla. Non era possibile. Non potevo. Non perché fosse la mia segretaria, non mi ero mai posto problemi simili. Ma perché lei era diversa.

Dovevo dimenticare ciò che stavo per fare, quindi decisi di chiamare Natasha, per andare a casa sua.
Parcheggiai nel vialetto di casa sua, suonando al campanello.

Vidii dalla finestra, la luce dell'ingresso accendersi, e subito dopo la sua figura apparire dalla porta, con solo un baby doll rosso addosso.
"Serata faticosa avvocato?" Appoggiò la testa allo stipite della porta, guardandomi lussuriosa.

Non risposi, facendola indietreggiare, appoggiandola alla porta per richiuderla. Non era giusto che andassi a letto con lei solo per dimenticare quello che avrei voluto ma non avrei potuto fare.
Mi sorrise maliziosa, alzandogli il baby doll, accarezzandogli la coscia liscia fino alla natica soda, sentendola ansimare.

Chiusi gli occhi, pensando al viso di quella stramba dolce, poggiando le mie labbra su di lei, sentendo odore di tabacco, che anche se mi dava fastidio non volevo fermarmi, alzandola di peso per portarla in camera, sdraiandola sul letto.

Mi levai la camicia, sbottonandola, guardandola muovere il corpo eccitata, fremendo per l'attesa. Gattonai sopra di lei, prendendogli il viso tra le mani baciandola avidamente, sentendola ricambiare, facendo scivolare le mutandine, baciandogli l'interno coscia, guardandola chiudere gli occhi, risalendo su, prendendo un seno sodo tra le dita. Mi sganciò i pantaloni, afferrando un preservativo dal comodino, liberando l'erezione che non si era pacata per colpa di quella ragazza, dolce e impacciata.

Eppure i suoi occhi azzurri sembravano un cielo scuro che aspettavano di vedere il sole, così pieni di desiderio da farti venire voglia di sentirla ansimare sotto di te, scoprendo il suo corpo sotto quel vestito, e il suo seno generoso, vedendola arrossarsi ad ogni affondo.

Mentre le mani che mi toccavano, erano esperte, non c'era timidezza, era rude, diverso. Era un bisogno da parte di entrambi. La guardai negli occhi verdi prima di scivolare dentro di lei, mentre spalancò le labbra, sentendo il petto alzarsi ed abbassarsi ad ogni affondo, senza bisogno di essere gentile.

La ribaltai a pancia in giù, prendendola per i fianchi, vedendola ondeggiare per il desiderio di essere presa, attirando le natiche contro la mia erezione che pulsava, affondando di nuovo dentro, vedendola stringere il lembo del lenzuolo disfatto tra le mani serrate in un pugno, mentre i capelli gli ricadevano davanti al viso, sentendo uscire ansimi sempre più forti, concentrandomi solo sul soddisfare il mio bisogno, sentendo le pareti strette, affondando di più, fino a liberarci, sentendo il suo corpo tremante scosso da spasmi, uscendo piano da lei.

Andai in bagno a sciacquarmi, e darmi una rinfrescata al viso.
Mi girai pulendomi le gocce che rimanevano sulla barba, mentre stava con una mano sullo stipite, nuda. Era bella lo ammettevo, ed una donna altamente desiderabile.
"Pensi di restare stanotte?" Chiese fissandomi, spostandosi i capelli dietro le spalle.

Posai l'asciugamano, rinfilandomi la camicia, abbottonandola allo specchio contornato da due faretti.
"No Natasha. Ci vediamo lunedì in ufficio" le intimai serio, riagganciandomi la cintura dei pantaloni.

La sentii tirare un palmo forte contro lo stipite.
"Dimmi Mark, cosa stiamo diventando io e te? Sono solo una donna da scopare quando ne hai voglia?" Domandò cupa e gelida, avvertivo i suoi occhi rabbuiarsi.
Mi stavo comportando da stronzo, lo sapevo bene.

"No, ma per ora non posso darti di più" rivelai avvicinandomi alla sua figura, vedendola annuire, accarezzandogli un fianco scoperto, mentre mi lasciò un bacio sulle labbra. Prima di accompagnarmi alla porta, salutandola.

Tornai a casa, buttandomi sul letto, guardando il cellulare illuminarsi, per vedere di chi fosse il messaggio. Sorrisi a quel nome.

Segretaria stramba.
-grazie ancora per stasera, non credo che avrei retto se non mi avesse aiutato. E grazie anche per i drink offerti.

Scossi la testa divertito. Che ragazza strana. Non poteva esserci niente con lei, ma decisi di rispondergli per cortesia.

-nessun grazie, intesi? E dopo stasera dammi del "tu". A lunedì Cristy.

Pov.Cristy

Salii i gradini del portone, entrando in casa, togliendo le mandate che avevo dato alla porta con la chiave lunga. Ed anche se fosse entrato un ladro avrebbe trovato la miseria e povertà assoluta.

Lanciai la borsa sul divano ed anche il cappotto, avviandomi come una zombie, sul letto, lasciandomi andare contro di esso a peso morto, avvertendo qualcosa di duro sotto la schiena, scoprendo il telecomando, per accendere la TV.
Trovai il canale che dava sul tardi la replica di "Vento di passione", portandomi le coperte sulle ginocchia, ed un cuscino dietro la schiena per guardare, ripensando a Mark e la sua erezione, causata da me, sentendomi avvampare.

-Rosalinda lo vuoi capire che ti desidero, giuro con Lusinda non c'è stato niente, solo un bacio rubato.

-Teodoldo non riesco a fidarmi di te, non sono pronta a vedere il mio cuore frantumarsi. Ho una madre malata a cui badare, ho bisogno di tempo.

-Ti prego Rosalinda, dammi solo una possibilità, una per dimostrarti che sono cambiato, e se poi non vorrai giuro che ti lascerò in pace.

Mi portai una mano sul cuore, a sentire quelle parole piene d'amore, le sue suppliche, guardando la protagonista annuire, e stretta in un abbraccio prima di essere baciata con passione, consumando il loro amore in un fienile.
E a quanto pare anche il mio vicino stava consumando nella stanza accanto alla mia, sparando musica rock a palla.

Presi il cellulare, mandando un messaggio a Mark, per ringraziarlo. Quando mi rispose subito. E il mio diminutivo come finale. Cristy. Mi si illuminarono gli occhi.

Mi portai l'indice alle labbra, indecisa se rispondere o meno, quando iniziai a scrivere.

-d'accordo niente più grazie Mark. Ci vediamo lunedì in ufficio.

Aspettai la risposta che non arrivò, spegnendo il cellulare, posandolo sul comodino.
Quando sentii dopo poco bussare alla porta.

Mi alzai di scatto, dandomi una controllata allo specchio. Cavolo, e se era lui? Se era tornato qui come Teodoldo. Andai ad aprire la porta, quando trovai sulla soglia una Kitty scompigliata, che sembrava aver passato la rivoluzione.
"Che diavolo ci fai a quest'ora della notte qui?" Le chiesi, lasciandola entrare, vedendola avviarsi verso il frigo come se fosse casa sua, prendendo una birra.

"Il tuo vicino, Jason. Oddio non puoi capire, perfetto" esultò con aria sognante, portandosi alle labbra la lattina.

"Sei stata a letto con lo strapazza passere?" La rimbeccai, vedendola annuire, con le labbra coperte dalla lattina, che posò sul mobile.

"Non farmi la predica, ognuno ha i suoi bisogni. Tu piuttosto con il tuo capo?" Mi distolse dai miei pensieri, sentendomi schifata dal fatto che avessi sentito la mia migliore amica mugolare con il mio vicino mentre mi guardavo un telefilm strappalacrime.

La guardai attendere una risposta, ticchettando le unghia viola sul tavolo, alzando un sopracciglio.
"Nulla, era una cena di lavoro. Cosa vai a pensare" risposi titubante, ripensando alle sue mani su i mie fianchi, e il suo alito caldo sul mio collo.

"Nulla? Strano perché vedo una luce strana" mi fissò attentamente negli occhi, come se sapesse che le stavo mentendo, dipingendosi un sorriso soddisfatto sul volto distrutto di una che ci ha dato dentro e parecchio.

"Sarà perché ho pianto per la telenovela. Ammetto che forse qualche sguardo e sfioramento. Mi stava per baciare Kitty, lui, il ragazzo che ho sempre sognato" esultai avvicinandomi a lei, prendendole le mani, ballando sul posto, come quando eravamo alle prime cotte in prima liceo.

"E tu? Che gli hai detto? L'hai baciato?" Domandava a raffica, senza prendere fiato, restando incollata ai miei occhi, ed i suoi indagatori.

Scossi la testa, abbassando lo sguardo.
"No, non l'ho baciato. Lo conosci com'è fatto e non voglio che riaccada come quella sera" ammisi tristemente, venendo avvolta in un abbraccio.

"Dovresti dirglielo Cry." Mi avvisò lasciando la presa debolmente su di me.

"Ci penserò" mentii guardandola indugiare sul mio sguardo, prima di aprire la porta.

"Vado per il secondo round. Ah ti torneranno utili i tappi Tesoro" aggiunse, prima di fare un gesto volgare con la mano, rimanendo esterrefatta, chiudendo la porta divertita.

Lanciandomi di nuovo sul letto, addormentandomi con le sue labbra sulle mie.

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